Qualche
speculazione si tesse via radio secondo cui una volta che le sanzioni
degli Stati Uniti saranno tolte, tra qualche mese, l’Iran lascerà
l’alleanza con la Russia mettendosi contro la Grande Russia facendo
accordi di esportazione di gas e petrolio che minerebbero direttamente
la Russia, in particolare il gasdotto Turkish Stream della Gazprom
per gli Stati del sud dell’Unione europea.
Se ciò accadesse, forse allo
stesso tempo del riarmo dell’esercito ucraino appoggiato da Pentagono e
CIA, rifornendolo di massiccia artiglieria pesante per lanciare un
attacco molto più efficace alle repubbliche orientali dell’Ucraina, i
calcoli di Washington sarebbero devastanti per la stabilità economica di
Putin e della Russia. Non importa quali sogni emergano al Pentagono,
tuttavia, per molti motivi una contrapposizione iraniana è assai
improbabile.
Conseguenze
In primo luogo è utile porsi la domanda ipotetica se l’Iran a visibilmente e massicciamente si opponesse alla Russia, quali sarebbero le conseguenze per Teheran? Non c’è dubbio che questo o quel politico o affarista iraniano abbia fantasticato su vaste ricchezze da Stati Uniti e Unione europea una volta tolti i 36 anni di guerra e gravi sanzioni economiche da USA e Washington. Delegazioni commerciali da diversi Paesi europei sono già state a Teheran per parlare del possibile enorme investimento nella ricostruzione della fatiscente industria petrolifera iraniana e di altri possibili progetti. Ma quali sarebbero le conseguenze nel ridurre direttamente le strategicamente significative esportazioni di petrolio e gas della Russia con i grandi giacimenti di petrolio e gas dell’Iran?
In primo luogo è utile porsi la domanda ipotetica se l’Iran a visibilmente e massicciamente si opponesse alla Russia, quali sarebbero le conseguenze per Teheran? Non c’è dubbio che questo o quel politico o affarista iraniano abbia fantasticato su vaste ricchezze da Stati Uniti e Unione europea una volta tolti i 36 anni di guerra e gravi sanzioni economiche da USA e Washington. Delegazioni commerciali da diversi Paesi europei sono già state a Teheran per parlare del possibile enorme investimento nella ricostruzione della fatiscente industria petrolifera iraniana e di altri possibili progetti. Ma quali sarebbero le conseguenze nel ridurre direttamente le strategicamente significative esportazioni di petrolio e gas della Russia con i grandi giacimenti di petrolio e gas dell’Iran?
Prima di tutto metterebbe Teheran alla mercé
dello stesso occidente che ha imposto le sanzioni. Il ministro del
Petrolio iraniano Bijan Namdar Zanganeh ha detto alla TV iraniana il 26
agosto dell’intenzione dell’Iran di ristabilire i precedenti livelli di
esportazione del petrolio indipendentemente dagli effetti sui prezzi
dell’OPEC, ed ha suggerito che le esportazioni iraniane raddoppieranno,
dimezzando i prezzi, non saranno viste come un problema, dato che il
Paese è abituato a sanzioni e restrizioni alle esportazioni. Le sanzioni
di USA e UE, tra cui l’inaudita chiusura ai pagamenti interbancari
SWIFT dell’Iran per bloccarne il pagamento delle esportazioni di
petrolio, iniziarono a fine 2011, ed ebbero una seconda fase nel 2012.
Le conseguenze furono gravi.
Le esportazioni di petrolio dell’Iran
scesero da 2,6 milioni di barili al giorno a soli 1,4 milioni nel 2014.
Il vuoto fu riempito da Cina e da altri acquirenti asiatici ed europei
del greggio dell’Iran, che acquistarono principalmente da Arabia
Saudita, Quwayt, Nigeria e Angola secondo l’EIA dell’US Department of Energy.
Aggiungere 1 milione di barili all’eccesso di offerta sul mercato del
petrolio di oggi, tenendo prezzi ben al di sotto dei 50 dollari al
barile, piuttosto che i 114 dollari del giugno 2014, non sarebbe una
buona notizia per Mosca.
Tuttavia, tutto dipende per quanto Arabia
Saudita e altri produttori arabi dell’OPEC potranno inondare i mercati
mondiali di petrolio nel tentativo di mandare in bancarotta gran parte
del concorrenziale petrolio di scisto degli Stati Uniti. Un nuovo
rapporto della Banca Mondiale stima che entro il 2016, l’Iran potrebbe
esportare un milione di barili di più. Nel mercato di oggi è molto.
Tuttavia, ci sono indicazioni che l’Iran non agirà in modo sconsiderato.
Arabia Saudita e OPEC fino a poco tempo prima hanno sempre visto l’Iran
come membro.
Ciò significa che sauditi ed altri che sostituiscono le
esportazioni di petrolio dell’Iran negli ultimi tre anni, si aspettano
di perdere la recente quota acquisita con il disagio economico
dell’Iran. I recenti negoziati russi con l’Arabia Saudita su accordi da
10 miliardi, compresi l’acquisto di centrali nucleari di fabbricazione
russa e probabilmente significativi acquisti di sofisticate armi russe,
potrebbero fare di Vladimir Putin un mediatore unico tra le due potenze
petrolifere ex-nemiche. L’Iran non ha nulla da guadagnare da azioni
sconsiderate, creandosi nuovi nemici, quando il nuovo “amico”
statunitense è poco affidabile. L’altro fattore di moderazione sono i
grandi nuovi accordi su armamenti e le trattative per la consegna di
quelli acquistati, una volta che le sanzioni saranno tolte. Teheran
finora si accorda con Mosca, e chiaramente non con Paesi NATO.
I missili russi arrivano in Iran
Il 19 agosto, il Viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov ha
dichiarato che l’Iran riceverà i sistemi missilistici terra-aria a lungo
raggio S-300 entro quest’anno. L’ha confermato il Ministro della Difesa
iraniano Generale di Brigata Hossein Dehqan che ha aggiunto la nota
significativa che i sistemi missilistici saranno aggiornati includendovi
i miglioramenti apportati dalla Russia da quando l’accordo originale fu
congelato dall’allora presidente Medvedev con il pretesto delle
sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 2010.
L’S-300 oggi sarebbero i sistemi antiaerei missilistici più potenti
attualmente dispiegati, compresi quelli degli Stati Uniti. Nella stessa
conferenza stampa, Dehqan ha detto che Teheran è in trattative con Mosca
per comprare nuovi aerei da combattimento, escludendo il possibile
acquisto dall’Iran di aerei militari della Francia. Commentando la
decisione di acquistare aerei da combattimento russi, Dehqan ha
dichiarato:
“Nel campo degli aerei da combattimento, abbiamo dichiarato i nostri requisiti ai russi e non abbiamo fatto alcuna richiesta in questo campo alla Francia“,
aggiungendo che è molto
“improbabile” che l’Iran s’impegni nella cooperazione militare con la
Francia nell’attuale situazione. Povera Francia. Perde non solo la
vendita redditizia della Mistral alla Russia, ma le vendite di jet da
combattimento all’Iran. Fin da quando Sarkozy l’ha riportata nella NATO
nel 2009, invertendo la decisione del 1966 del presidente francese
Charles de Gaulle di lasciare la NATO, la Francia non ha avuto che
problemi. Poi al MAKS-2015, la mostra aerea russa del 28 agosto, il
Viceministro dell’Industria e del Commercio russo Andrej Boginskij
annunciava che l’Iran ha espresso interesse per l’acquisto di decine di
jet di linea regionali bimotori Sukhoj Superjet 100 per modernizzare la
flotta commerciale dell’Iran, congelata dal 1979 dalle sanzioni
statunitensi.
La Russia ha offerto all’Iran di localizzare parte della
produzione se dovesse acquistare l’aereo russo. Il Vicepresidente
iraniano Sorena Sattari era a Mosca per discutere come ripristinare le
linee di credito e commerciali tra i due Paesi, avendo colloqui con il
Ministro dell’Industria e del Commercio russo Denis Manturov. Hanno
discusso a lungo come coordinare l’interazione dei sistemi bancari e
creditizi.
“Questo creerebbe la base necessaria per lo sviluppo della cooperazione commerciale ed economica tra i nostri Paesi“, ha detto Sattari al quotidiano russo Kommersant. “I colloqui sono stati molto costruttivi. Speriamo in un risultato positivo su questo tema“,
osservava. L’Iran è interessato ad utilizzare i missili vettori russi
per lanciare satelliti in orbita. Sattari ha osservato:
“E’ importante che ciò avvenga nell’ambito di progetti congiunti. Vale a dire, sviluppando e realizzando congiuntamente satelliti e cooperando nella costruzione di missili spaziali“.
Ha aggiunto che la Russia
non ha rivali nella tecnologia spaziale. Addio fantasie di ESA e NASA su
succosi contratti satellitari con l’Iran. In sintesi, è chiaro come
l’Iran post-sanzioni preveda di approfondire i legami strategici con
Mosca, e non di farsene deliberatamente un nemico economico. Per quanto
l’OPEC ha fatto per decenni, non vi è alcun motivo per cui Mosca e
Teheran non possano concordare amichevolmente le cruciali quote del
mercato di petrolio e gas.
L’Iran e la Via della Seta
Un altro motivo che avvicina Teheran all’Eurasia e non alla NATO è la Cintura infrastrutturale stradale, ferroviaria e marittima della grande Via della Seta della Cina. Anche prima dell’accordo nucleare, l’Iran decise di aderire da membro fondatore all’AIIB della Cina, l’Asian Infrastructure Investment Bank, crescente rivale della Banca Mondiale controllata da Washington. Per la Cina, la posizione geografica iraniana e la sua topografia ne fanno un partner strategico per lo sviluppo della rete di corridoi infrastrutturali terrestri attraverso l’Eurasia, indipendente nel caso del possibile scontro con la presenza navale degli Stati Uniti.
Un altro motivo che avvicina Teheran all’Eurasia e non alla NATO è la Cintura infrastrutturale stradale, ferroviaria e marittima della grande Via della Seta della Cina. Anche prima dell’accordo nucleare, l’Iran decise di aderire da membro fondatore all’AIIB della Cina, l’Asian Infrastructure Investment Bank, crescente rivale della Banca Mondiale controllata da Washington. Per la Cina, la posizione geografica iraniana e la sua topografia ne fanno un partner strategico per lo sviluppo della rete di corridoi infrastrutturali terrestri attraverso l’Eurasia, indipendente nel caso del possibile scontro con la presenza navale degli Stati Uniti.
L’Iran fece parte dell’antica via della seta della Cina
durante la dinastia Han, 2100 anni fa. La cooperazione tra i due Paesi
ha una lunga storia. Ora, dopo la decisione del Presidente Xi Jinping di
creare il ponte terrestre eurasiatico con la Nuova Via della Seta
economica, stimolato in parte dallo sciocco accerchiamento militare
della Cina via mare del “Pivot in Asia” di Obama, l’Iran è considerato
da Pechino partner essenziale.
L’Iran è per la Cina la più conveniente
via di accesso al mare aperto dopo la Russia, e l’unica intersezione
commerciale est-ovest/nord-sud dell’Asia centrale. Nel maggio 1996, Iran
e Turkmenistan forgiarono questo anello mancante completando una
ferrovia di 300 km tra Mashhad e Tejen, e nel dicembre 2014, Kazakistan,
Turkmenistan e Iran inauguravano la ferrovia da Uzen (Zhanaozen) a
Gorgan e quindi ai porti sul Golfo Persico dell’Iran. Per Pechino, il
valore geostrategico dell’Iran è rafforzato dalla posizione su uno dei
due ponti terrestri verso ovest della Cina.
L’altro ponte costeggia la
costa settentrionale del Caspio attraversando Kazakistan e Russia
sud-occidentale, vicino alla regione del Caucaso. L’Iran è strategico
per il vasto progetto infrastrutturale della Cina collegando Cina a
Europa e Golfo Persico. Ora, una volta che le sanzioni saranno tolte nel
corso di diversi mesi, l’adesione dell’Iran a lungo cercata
nell’eurasiatica Shanghai Cooperation Organization (SCO), bloccata
perché l’Iran era sottoposto alle sanzioni internazionali, potrebbe
anche essere approvata al prossimo vertice annuale.
La SCO ora include
Russia, Cina, India, Pakistan, Uzbekistan, Kirghizistan e Tagikistan con
l’Iran come osservatore. Il Viceministro dell’Economia iraniano Massoud
Karbasian, in una recente intervista a Teheran ha dichiarato che quando
il ramo iraniano della Nuova Via della Seta economica sarà completato,
l’Iran sarà via di transito per oltre 12 milioni di tonnellate di merci
all’anno. Il presidente cinese Xi ha stimato che entro un decennio la
Cintura e Via della Cina, come è ora ufficialmente conosciuta, creerà
ogni anno oltre 2,5 miliardi di dollari di commercio tra i Paesi lungo
la Via della Seta. Per l’Iran cooperare pienamente a questo sviluppo
guidato da Cina e Russia è molto più promettente che diventare una
pedina geopolitica di Washington nelle guerre economiche, o qualsiasi
altra, contro Cina e Russia.
Durante una visita a Teheran nel 2013, assistetti a un altro fattore molto profondo nell’animo iraniano che ostacola qualsiasi fiducia nelle promesse di Washington. Feci un tour guidato al museo nazionale della tragica guerra Iran-Iraq del 1980-88. Fu una delle più sanguinose e lunghe guerre del 20° secolo che costò all’Iran più di un milione di morti. Nessun iraniano ignora il fatto che fu Washington a spronare e sostenere Sadam Husayn a lanciare quella guerra devastante.
F. William Engdahl New Eastern Outlook 09/01/2015
F. William Engdahl
è consulente di rischio strategico e docente, laureato in Scienze
Politiche all’Università di Princeton, è autore di best-seller su
petrolio e geopolitica, in esclusiva per la rivista online New Eastern Outlook.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/09/01/perche-liran-non-andra-contro-la-russia/
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