TAVOLETTA CUNEIFORME
Un
aspetto singolare che compare se si approfondisce la conoscenza sulle
conseguenze delle interferenze tra l’essere umano ed i suoi ‘parassiti’
psichici, è la xenoglossia.
Nutrita
è la letteratura scientifica al riguardo e costante la sua presenza nel trattamento
(esorcismo) dei soggetti presunte vittime dell’azione del ‘maligno’, tanto da
diventare una delle caratteristiche considerate tipiche di questa profonda ed
oscura afflizione. Sono stati rilevati casi di conoscenze inaspettate, non solo
di idiomi ben lontani dall’esperienza sociale e culturale del soggetto ma
addirittura di lingue cosiddette ‘perdute’, come il sumero o l’arabo antico.
Dall'enciclopedia Treccani:
XENOGLOSSIA
(dal gr. ξένος "straniero" e γλῶσσα "lingua"). - Termine
introdotto da Ch. Richet per definire i casi in cui un soggetto medianico parla
o scrive una lingua a lui normalmente ignota. Per quanto raro, il fenomeno
della xenoglossia è stato osservato a più riprese nel corso di indagini
metapsichiche anche recenti, e spesso in circostanze assai probative. I casi
più impressionanti sono quelli in cui il soggetto è un illetterato o un
bambino, e quelli in cui le lingue parlate o scritte sono parecchie, o
specialmente estranee al soggetto (lingue morte, dialetti particolari, lingue
orientali, ecc.). I casi di xenoglossia sono tra i più ardui a spiegarsi con
ipotesi a carattere naturalistico. Il "dono delle lingue" è
annoverato dalla Chiesa cattolica tra i carismi, ed è compreso tra i 9 elencati
da San Paolo (I Cor., XIV).
La
xenoglossia diviene quindi un mistero bizzarro per la scienza medica ed una
notevole sfida per la logica, soprattutto se associata agli annessi e tipici
sbalzi nel volume e nel tono vocale dei malcapitati.
Per
l’esorcista, tale anomalia comportamentale è un segnale evidente e probante di
possessione demoniaca. Sarebbe il demone a parlare tramite il soggetto, con la
sua lingua più propria, modificandone quindi anche tono ed impostazione vocale
originaria.
Interessante
e completa l’interpretazione del fenomeno da parte del Prof. Corrado Malanga.
Per lo studioso pisano, la xenoglossia sarebbe il risultato della presenza,
nella mente del soggetto, delle varie memorie aliene e di quelle di tutti gli
esseri umani che hanno ‘prestato’ il loro contenitore (il corpo e la mente, loro
malgrado) per svolgere la funzione di supporto fisico all’innesto di memorie (essenze
vitali complete) aliene.
L’essere
umano verrebbe utilizzato, secondo questa interpretazione del fenomeno, per
contenere in sicurezza al suo interno le memorie aliene (che il Prof. Malanga
suddivide in attive o passive) al fine di preservarne la loro continuità nel
tempo.
La
xenoglossia deriverebbe quindi dall’accumulo di queste ‘esperienze’ passate,
che si dipanano dalla notte dei tempi. Ciò diverrebbe palese al verificarsi
dell’affiorare delle memorie passate in stato ipnotico oppure per il
verificarsi della temporanea presa di possesso delle MAA (memoria aliena
attiva) nel soggetto umano.
Possiamo
a questo punto permetterci alcune brevi riflessioni.
La
prima riguarda la permeabilità dell’essere umano. Siamo 'stati persuasi' a
immaginare noi stessi come un sistema chiuso e definito all’interno di uno
spazio cartesiano immutabile mentre sarebbe meglio prendere atto del contrario.
L’essere umano sarebbe quindi un complesso aperto a più componenti, inserito in
un sistema dinamico spazio/temporale. Tale interpretazione esistenziale
permetterebbe di riconoscere aspetti della nostra realtà correlati dalle
interazioni inaspettate. Ci permetterebbe inoltre di entrare in contatto con
una dimensione vasta e prolifica nella quale ‘siamo’, a nostra parziale
insaputa.
La
seconda riflessione è sulla conoscenza. Sembrerebbe corretto affermare che
conoscere sia ri-conoscere. La presenza di aspetti immortali (e non solo
interferenti quindi) nella nostra costituzione permetterebbe tale
interpretazione sorprendente del processo conoscitivo.
Ciò
premesso, infine, pensiamo a quanto sia inadatto e scorretto l’attuale sistema
educativo di stato. Massificato e diretto all’erogazione di contenuti
‘universali’ indiscriminatamente, risente pesantemente di quella visione del
mondo ‘cartesiana’ e scientista ottocentesca, vera e presente matrice degli
impianti statali odierni, educativi compresi.
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