martedì 10 novembre 2015

Mongolia: il Lamaismo e la persecuzione degli Sciamani

In Occidente pensiamo al Buddhismo tibetano come ad un filosofia di compassione e pace, ma la storia sembrerebbe dare anche qualche altra indicazione...
Dopo aver di recente pubblicato questo articolo La differenza tra il mio psichiatra e il mio shamano..., mi sono ricordata di un altro articolo molto interessante che avevo tradotto e pubblicato un anno fa sul tema "shamani e buddhismo tibetano" (altro argomento quest'ultimo, che riscuote molte simpatie ed emozioni... ma un po' meno informazioni), cosi lo ripropongo...
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Per evitare di confondere il buddismo tibetano con altre forme di buddismo, useremo qui il termine Lamaismo. La storia del Lamaismo tra i Mongoli è lunga e a volte violenta. E’ importante sapere questa storia, perchè le persone possano meglio capire le radici di alcuni sentimenti tra Shamanesimo e Lamaismo.

E’ anche importante ricordare questa storia, perchè le atrocità non si ripetano. Dai tempi di Gengis Khan, solo coloro che erano del suo lignaggio reale potevano governare la Mongolia. 

Questo creò però frustrazione  in molti possibili governanti che non erano di quella linea di sangue.

Altan Khan tra gli usurpatori fu il più distruttivo. Egli si rese conto che attraverso la fede buddista  poteva ottenere legittimità, se avesse affermato di essere la reincarnazione di Khublai Khaan.

Altan khan scelse l’ordine dei Gelug del Buddhismo Tibetano (fondato da Tsongkhapa, 1357-1419). Nel 1577 egli invitò il capo di questo ordine, Sonam Gyatsho, ad andare in Mongolia e a portare insegnamenti alla sua gente.

Sonam Gyatsho proclamò Altan Khan una reincarnazione di Khublai Khan ed in cambio  Altan Khan gli diede il titolo di Dalai Lama. Altan Khan successivamente conferì il titolo ai suoi due predecessori, facendo di  Sonam Gyatsho il 3° Dalai Lama. Altan khan prosegui’ quindi con il convertire i Mongoli al buddhismo, o con la scelta o con la forza.

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“Il governo mongolo e gli organismi lamaisti di quel periodo, implementarono varie misure con l’intenzione di spazzar via lo shamanesimo mongolo. Per esempio, Tumed Altan Khan passò una legge nel 1578 che vietò la propaganda ideologica dello shamanesimo e dei rituali tradizionali. Per esempio questa legge vietò le cerimonie shamaniche, inclusi i servizi di sepoltura che implicavano il bruciare la carne di animali e venne  anche fatto rispettare, molto rigorosamente, il digiuno mensile buddhista. 

Ci furono leggi che proteggevano i diritti inviolabili dei funzionari lamaisti, quali  funzionari di stato secondo il loro rango e posizione. I primi 4 ranghi dei sacerdoti lamaisti furono esentati da tasse militari e fiscali. Sontuosi doni venivano dati ai futuri Lama, secondo codici speciali. 

Ad esempio, un Lama doveva ricevere almeno 100 cavalli o qualcosa di equivalente, se era un sacerdote esperto, ma se invece non lo era, meno di 20 e persino ad una persona di servizio o cocchiere, ne dovevano essere dati almeno 10. Inoltre, immagini e accessori di ongons [un tipo di spirito nello shamanesimo mongolo]vennero bruciati e sostituiti con idoli  di Mahagal-Burhan, che dovevano essere adorati con sacrifici di 3 tipi di animali (carne di montone, di manzo e cavallo) e di tutti i prodotti caseari.

Nelle case era proibito fare adorazioni di tipo shamanico. I rei di questo dovevano pagare una multa in cavalli, in relazione al numero dei reati compiuti. Da un lato queste leggi resero legale il Lamaismo, con privilegi economici e politici, mentre dall’altro perseguitarono  gli shamani  e ridussero moltissimo la pratica delle loro abitudini.

Grazia soprattutto agli investimenti, assistenza e sostegno della dinastia Ming, vennero edificati molti monasteri lamaisti e a Pechino vennero pubblicati molti testi buddhisti perché venissero spediti in Mongolia. E’ chiaro che un tale zelo da parte delle dinastie Ming e Qing per diffondere le sette buddhiste rosse e gialle in Mongolia, fu principalmente per minare le eroiche tradizioni dei Mongoli .

Incoraggiare il Lamaismo o il Buddhismo Giallo in Mongolia, significò sovvertire i valori tradizionali mongoli. A tal proposito l’esimio studioso Roy Chapman Andrews scrisse:  “Ci furono molte cause che contribuirono alla decadenza della razza mongola, ma il fattore primario fu l’introduzione del Lamaismo. Prima di questo essi furono shamani ed adoravano gli spiriti di natura… nelle rocce, negli alberi e nelle montagne.” (1)

Fino agli anni ’40 c’erano circa 941 monasteri buddhisti, circa il 70% dei quali creati nel 19° secolo.

Durante il 17° secolo,gli Imperatori manchuriani  [La dinastia Qing] istigarono una serie di misure brutali e aggressive contro gli shamani, che vennero uccisi, assassinati, bruciati e dovettero pagare molte multe in termini di bestiame. Tra il 1860 e il 1904 ci furono 3 roghi di massa nei pressi di Horchin, nei quali fu detto “Quelli che hanno reale potere emergeranno incolumi ma gli altri moriranno. Un’altro simile rogo accadde  nel 19° secolo a Besud Yost Zasagt Hoshuu. 

Oltre alla uccisione degli shamani, la campagna per far sparire lo shamanesimo ebbe molte strategie.

Prima di tutto l’ideologia lamaista si diffuse nel prendere di mira gli shamani, le loro famiglie e iI loro figli, dicendo loro che erano reincarnazioni di grandi Lama. Quindi venivano invitati ad entrare nei monasteri o a mandarvi i figli, che sarebbero stati poi “rieducati” nel dogma lamaista. Se lo shamano era considerato potente o importante, i Lamaisti prendevano di mira tutta la famiglia.


In secondo luogo,  vennero riscritte le preghiere con influenze e dogma lamaisti.

Le persone venivano costrette a recitarle nuove preghiere.

Terzo gli spiriti degli antenati dello shamano, si “reincarnavano” come Lama o venivano “convertiti” al Lamaismo.

Quarto, iI Lamaisti etichettarono tutti gli shamani come “Black shamans” (shamani neri)  senza badare alla loro tradizione. Dal 17° al 19° secolo, questa etichetta venne usata per creare confusione, diffondere sfiducia e distruggere le varie tradizioni shamaniche.

Quinto gli spiriti dei protettori mongoli venivano “convertiti” nel Lamaismo ed incorporati in cio’ che venne chiamata la danza di Tsam .

Sesto,  sui siti sacri shamanici furono costruiti monasteri e stupas.

Nel 1644 la dinastia Qing prese il potere in Cina. A differenza delle dinastie precedenti, la dinastia Qing si coinvolse molto con la Mongolia, il Tibet e l’Asia Centrale. Sia con mezzi militari che diplomatici, i Qing prima conquistarono I Mongoli Chahar  e il territorio della Mongolia interna.

I Mongoli Khalkha della Mongolia esterna avevano bisogno di unirsi e Tusheet Khan desiderò farlo. Costui credeva che il Lamaismo poteva essere di aiuto per unificare i Mongoli, se questi avessero avuto il loro Buddha vivente [The Living Buddha]. Con un Buddha vivente – un  Bogdo Gegen- di discendenza mongola, egli poteva riunire i Mongoli e svincolarsi dal fatto di dover passare dal Dalai Lama in Tibet per avere il titolo. Nominò il figlio  Zanabazar (1635-1723) quale Buddha vivente e lo mandò in Tibet perchè venisse riconosciuto  e istruito.

L’unione politica che Tusheet Khan cercò, però non ebbe successo. Tuttavia nacque la tradizione di un Bogdo Gegen della Mongolia. Zanabazar ritornò dal Tibet e divenne il primo di molti  Bogdo Gegens.

Nel 1691, la Mongolia fu sottomessa al dominio dei Qing, il cui governo volle incoraggiare i Mongoli a diventare lamaisti-pacifisti e permise così la continuazione della linea Bogdo Gegen. In realtà posero molti limiti  ai Living Buddhas (Buddha viventi) . Si fece un decreto che disse che tutte le reincarnazioni del  Living Buddha della Mongolia si dovevano cercare in Tibet e non potevano riferirsi alla nobiltà mongola.

Queste incarnazioni venivano istruite in Tibet, prima di andare a regnare in Mongolia. Questi governanti fantoccio [è una storia che si ripete…] della Mongolia potevano impegnarsi solo in attività religiose lamaiste e non potevano nemmeno viaggiare senza permesso del governo di  Qing.

Le serie dei Bogdo Gegens solidificò il ruolo lamaista in tutta la regione. Si costruirono sempre più monasteri e ci si aspettava che la popolazione li supportasse. I monasteri lamaisti prosciugarono le ricchezze della gente e cambiarono la società mongola. A circa metà del 1800, il 45% dei maschi mongoli aveva preso voti monastici.

Molte persone vennero costrette a servire come garanti per i monasteri. Bogdo Gegen aveva 22.000 monaci e 28000 garanti. Ci furono molte proteste per gli abusi sui bambini da parte dei monaci  [anche qui la storia e le culture seguono sempre lo stesso modello…] che diffusero la sifilide in tutte le campagne.  

Cominciarono a sollevarsi inquietudini tra le genti. Nel 1921, vennero fatte richieste di assistenza  al governo della unione Sovietica. Nel 1924, quando morì l’ultimo  Bogdo Gegen a causa della sifilide, nacque la Repubblica Popolare di Mongolia.

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Oggi la Mongolia è una democrazia con libertà di religione. Lo Shamanesimo è riemerso nel Paese e sta crescendo forte. Le tribù che avevano perso le tradizioni shamaniche durante il periodo della persecuzione, sono state in grado di attingere dai loro cugini per riprendere le credenze indigene. I popoli come  i Darhad, i Buriati Occidentali e   gli  Urianhay, che erano fuori tiro dalla regola lamaista, hanno mantenuto  le loro tradizioni shamaniche. Ora lavorano tutti in solidarietà per ristabilire equilibrio nel mondo.


fonte: http://www.tengerism.org/lamaism.html


(1) tratto da  Mongolian Shamanism by Purev Otgony


traduzione Cristina Bassi
http://thelivingspirits.net/sulla-morte-e-le-altre-vite/mongolia-il-lamaismo-e-la-persecuzione-degli-sciamani.html

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