martedì 10 maggio 2016

Erdogan mostra il dito medio all’Europa

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L’impatto della mossa del presidente turco Recep Erdogan per sostituire il primo ministro Ahmet Dautoglu, si fa già sentire nelle cancellerie occidentali segnalando lo scenario di un divorzio acrimonioso tra Ankara e l’Unione europea. L’accordo UE-Turchia per fermare il flusso di rifugiati verso l’Europa in cambio dell’esenzione dal visto ai cittadini turchi nell’area Shenghen si schianta. (Financial Times)

Naturalmente, il problema dei rifugiati è un problema esistenziale per l’UE, e per la cancelliera tedesca Angela Merkel in particolare, il cui prestigio politico è in gioco dato che è l’architetto della trattativa con la Turchia, imposta a un’UE riluttante ad accettarla. La cancelleria di Berlino ha avvertito Erdogan:
La cancelliera ha agito molto bene fino ad oggi col primo ministro turco Davutoglu… e presume che questa cooperazione buona e costruttiva continui col nuovo primo ministro turco“. (Bloomberg
Ma Erdogan sfida, ed anche chiaramente in modo sprezzante, replicando: “Noi andremo per la nostra strada; voi per la vostra”, lasciando intendere che chiude la porta alle riforme democratiche che l’UE pretende dalla Turchia, aggiungendo:
L’Unione Europea ci dice di cambiare la nostra legge sulla lotta al terrorismo. Permettendo ai terroristi di alzare le tende e poi avanzare pretese“.
Murat Yetkin, redattore turco di tutto rispetto, ha scritto oggi sul quotidiano Hurriyet,
 “E’ una questione di speculazione nei retrobottega di Ankara che Davutoglu abbia siglato l’accordo con l’Unione europea sull’immigrazione modificandolo all’ultimo minuto, e per la richiesta di visitare gli Stati Uniti ed incontrare Obama solo un mese dopo che Erdogan veniva adombrato da Davutoglu, scontentandolo per aver messo in secondo piano il potere del presidente“. 
Non ci s’inganni, Erdogan non ammicca alla nuova tattica occidentale di fare pressioni. Non potrà mai accettare certe precondizioni chiave nella trattativa UE che Davutoglu negoziava, secondo cui la Turchia deve modificare la legislazione antiterrorismo, in linea con la giurisprudenza europea e della Corte dei diritti dell’uomo. In discussione è la prerogativa dei tribunali turchi (che Erdogan controlla) di essere l’arbitro nell’interpretare e far rispettare la legge nel Paese. Anche in questo caso, per esempio, l’UE chiede più indipendenza alle autorità della protezione dei dati che limiterebbe alle agenzie governative l’accesso ai dati personali per considerazioni di sicurezza, andando contro l’esigenza politica di Erdogan d’imbavagliare i dissidenti. (Hurriyet)

Le quotazioni di Erdogan sono molto basse nelle capitali occidentali, anche a Washington. La decisione di rimuovere Davutoglu è il campanello d’allarme sulla Turchia che prosegue la politica estera che Erdogan ha sempre favorito, il ‘neo-ottomanismo’. Erdogan ora giocherà sul nazionalismo turco per consolidare il proprio potere, ed anche rafforzerà l’agenda politica reale nel trasformare la Turchia in un sistema presidenziale, centralizzandone i poteri ancora di più. Secondo le voci di corridoio ad Ankara, Erdogan vorrebbe il genero Berat Albyrak (attualmente ministro dell’Energia) al posto di Davutoglu. Il campo ‘occidentalista’ in Turchia, metà del Paese, è sconsolato da tali viluppi e le tensioni cresceranno nella politica interna della Turchia. Allo stesso modo, il reset della bussola nella politica estera turca, in questo frangente, avrebbe gravi implicazioni per la politica regionale.

In termini immediati, se Erdogan si ritira dall’accordo con l’UE, i rapporti di Ankara con l’Europa cadranno in picchiata, dato che lo spettro che tormenta molti Paesi europei è lo tsunami di immigrati clandestini che arrivano sulle proprie coste, con una pressione intollerabile sull’unità del continente e la sua stabilità politica. (Turkish Power Struggle Threatens Ties to West) In prospettiva più ampia, anche se Davutoglu è stato l’architetto del ‘neo-ottomanismo’ è anche un ‘modernizzatore’ che apprezzava l’importanza dei legami della Turchia con l’occidente. L’assenza di Davutoglu dai vertici del potere lascia il ‘Sultano’ ritenersi il monarca assoluto che vede mano libera nel pilotare la nave turca nelle acque del Medio Oriente, con un riorientamento strategico della politica estera da Europa e Stati Uniti al mondo islamico.

La linea di fondo è che, se la rimozione di Davutoglu è un gioco di potere di Erdogan per dimostrare chi è il capo ad Ankara, proprio quando quest’ultimo aspirava ad essere l’interlocutore del presidente Barack Obama alla Casa Bianca, nella politica estera turca ha anche un forte contenuto ideologico, nell’appuntamento della Turchia con il destino di ponte tra Europa e Asia. (Vedasi il mio articolo su Asia Times Turkey’s Sultan eases out his Grand Vizier).


MK Bhadrakumar Indian Punchline 7 maggio 2016

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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2016/05/07/erdogan-mostra-il-dito-medio-alleuropa/ 

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