Non credete minimamente a ciò che dico. Non prendete nessun dogma o libro come infallibile. (Buddha)
giovedì 19 maggio 2016
Gli usi possibili del rovo
Il nome scientifico del rovo comune è Rubus fruticosus, appartiene alla famiglia delle rosacee (come la rosa e il melo) ed è una pianta autoctona di tutto il continente eurasiatico; vi sono poi tantissime altre sottospecie di rovo, nella totalità raggruppate, secondo le moderne classificazioni, in dodici sottogeneri.
Caratteristica comune a tutte le specie è la presenza di fusti annui aerei erbacei o per lo più bienni diventati legnosi. A questo genere appartiene anche il lampone (Rubus idaeus), che appunto per questo ha un frutto simile alla mora (pur avendo un colore differente si tratta sempre di un insieme di bacche) e le sue foglie negli infusi e nei decotti si mescolano bene a quelle del rovo comune.
Il rovo è una pianta molto utile come rigenerante dei terreni abbandonati, ma molto fastidiosa per l’uomo. Oltre che per i suoi gustosissimi frutti, è possibile utilizzare la pianta anche per altri aspetti: vi si può fare anche una bevanda partendo dai suoi germogli. Occorre raccoglierne una buona quantità quando essi sono ancora teneri e metterli in acqua potabile (in teoria sarebbe preferibile scegliere l’acqua di montagna). Bisogna lasciarli in infusione per qualche ora, dopo di che l’acqua ai germogli sarà pronta per essere bevuta.
Si può fare anche il decotto di rovo, facendo bollire i germogli nell’acqua o anche le foglie. Ha proprietà astringenti e può essere usato per fare gargarismi contro le affezioni della bocca. Volendo si possono mescolare nel decotto anche delle foglie di lampone.
Un’altra bevanda che è possibile preparare con le more di rovo è lo sciroppo, che si prepara mettendo le more dopo averle ben lavate e asciugate in un barattolo da conserva versandovi poi sopra dello zucchero sciolto a caldo in 500 grammi di acqua; bisogna poi chiudere ermeticamente il barattolo, farlo bollire in un recipiente pieno di acqua per un tempo di circa 20 minuti e mettendolo da parte per un mese.
Un metodo alternativo e più veloce per preparare lo sciroppo consiste nel mettere le more a bollire aggiungendo progressivamente lo zucchero (o in alternativa il miele, il fruttosio o la stevia) e continuando a mescolare fino a quando non si sarà ottenuto un composto sciropposo omogeneo.
Esso si può bere diluito con acqua frizzante,mescolato con la spremuta di limoni o di altri agrumi, oppure lo si può usare come aggiunta al gelato; si può anche metterlo in bottiglia aggiungendovi cubetti di ghiaccio, agitando poi in modo da avere una bevanda rinfrescante e leggermente schiumosa.
Analogamente, il succo di more si prepara mettendo acqua in quantità maggiore e poi frullando (facoltativamente con una modica quantità di zucchero o altri dolcificanti).
Le more, da qualunque specie di rovo esse provengano, sono sempre commestibili. Bisogna però prestare attenzione alle eventuali bacche velenose dall’aspetto similare quando si vuol fare una raccolta di more selvatiche. Per essere riconosciute, le more devono essere in raggruppamenti di bacche e non bacche singole o aggregate in gruppi piccoli, e devono avere il caratteristico colore nero tendente al violaceo quando sono mature.
Lorenzo Janulardo
fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/usi-possibili-rovo.php
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