mercoledì 5 ottobre 2016

Gli USA ammettono la grande sconfitta in Siria

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Le registrazioni di Kerry svelano la paura della vittoria russa

Introduzione di J. Arnoldski: 
Il 30 settembre 2016, il New York Times pubblicava un articolo dal titolo “Audio rivela ciò che John Kerry dice ai siriani a porte chiuse”, presentando varie registrazioni delle discussioni tra John Kerry e rappresentanti dell’opposizione siriana a margine della sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. In questi dati audio trapelati, Kerry esprime frustrazione per essere soverchiato dalla diplomazia russa e il nervoso tentativo di spiegare la crisi dei piani degli Stati Uniti in Siria alla luce degli ultimi sviluppi. Nel commento seguente, l’analista politico russo Ruslan Ostashko esplora il motivo per cui questa fuga appaia ora e cosa indichi della situazione interna e geopolitica degli Stati Uniti… 
Chiunque segua la geopolitica è periodicamente afflitto da attacchi di curiosità insaziabile. Come sapere ciò che viene detto davvero a porte chiuse durante i negoziati che decidono il destino del mondo. Le notizie riportate da fonti diverse, ovviamente, sono interessanti ma non danno il punto. E attendere le memorie, gravide di bugie in ogni caso, è lungo e noioso. A volte abbiamo la gioia di Wikileaks che ci da la possibilità di spiare la posta diplomatica statunitense e i risultati delle conversazioni private dei diplomatici statunitensi e dei politici che hanno comprato, ma neanche questo è proprio ciò che serve.

Molto, molto rare sono le fughe di notizie che permettono di vedere attraverso la cortina fumogena diplomatica. La fuga delle conversazioni tra Kerry e i rappresentanti della cosiddetta opposizione siriana al New York Times è uno di questi rari reperti. I nostri media hanno raccolto solo parte di questa perdita che, senza dubbio, è gradita ma neanche questo è l’importante. 

Sì, durante i colloqui con i suoi burattini siriani, Kerry si lamentava dei “furbi” diplomatici russi, cosa molto piaciuta al Ministero degli Esteri russo. Sì, Kerry ha riconosciuto la possibilità che Assad partecipi alle elezioni presidenziali in Siria, nonostante la posizione ufficiale del dipartimento di Stato secondo cui deve andarsene e mai tornare nella politica siriana. Tutto ciò è molto buono, molto bello, ed è davvero motivo in più per accusare l’assurdità della posizione ufficiale statunitense e beffarsi della loro propaganda. Ma la parte più importante di tale fuga è altro. Poniamoci due domande: Chi l’ha permessa? Perché un importante giornale statunitense, e non RT, ha per primo pubblicato tale registrazione incriminante? 

Qui inizia a girare una storia molto interessante che ho ripetuto molte volte. Assistiamo a un conflitto molto intenso tra CIA e Pentagono o, se lo si desidera, tra moderati e radicali dell’élite statunitense. 

Tale conflitto talvolta si manifesta in modo contorto. In questa situazione specifica, si scopre che gli orchestratori delle fughe miravano a Kerry, ma hanno infine colpito tutti gli USA. Lo scenario più probabile dietro l comparsa delle conversazioni registrate è questo: i rappresentanti dell’opposizione siriana sono molto frustrati dagli Stati Uniti che non hanno mai bombardato Damasco, così hanno deciso di registrare i colloqui con Kerry dove spiegava che tutto va male, che i russi l’hanno ingannato e quindi dava decine di motivi per cui il “segretario di Stato abbandonasse l’opposizione siriana e cedesse ai russi”. 

Il New York Times è il portavoce ufficiale dei clintonoidi e di tutti i falchi statunitensi. Pubblicando allegramente tale fuga suggerisce che la posizione della leadership diplomatica statunitense sia una vergogna per gli Stati Uniti e che le cose non sono mai state e mai potrebbero andare così male con Clinton. Risultato di tale operazione speciale, la reputazione di Kerry subisce un duro colpo e i falchi statunitensi avanzano nella lotta per influenzare le menti dei cittadini statunitensi e degli indecisi dell’élite statunitense.

Tutto questo sarebbe buono, ma il mondo intero guarda a tale prova di forza traendo conclusioni diverse. Qui le nostre conclusioni:
1. Ora gli Stati Uniti vogliono davvero, ma in realtà non possono, influenzare la situazione in Siria. Nessuno crede nelle intenzioni pacifiche di Obama, e ciò significa che ci sarebbe una sola spiegazione: gli statunitensi hanno paura d’impegnarsi in un conflitto militare con la Russia. Per loro è un aspetto negativo, così come è un vantaggio per la nostra reputazione.
2. Le élite statunitensi sono a un tale punto nel confronto interno che non esitano più a sacrificare gli interessi del Paese per far dispetto ai concorrenti nelle lotte politiche interne. È un traguardo molto importante. Dal punto di vista delle antiche civiltà, come i cinesi, è un chiaro segno che l’impero statunitense si avvicina alla fine e va trattato di conseguenza.
Ora gli statunitensi cercano di organizzare altri spettacoli mediatici e diplomatici sull’offensiva delle truppe siriane e il bombardamento di Aleppo, cercando d’imporre la massima pressione mediatica e diplomatica sulla Russia. Ma date le confessioni trapelate di Kerry, nessuno li prenderà sul serio. Gli statunitensi hanno esaurito gli strumenti per influenzare direttamente la situazione in Siria, e il loro parere va ignorato. Con il rumore mediatico e diplomatico cercano di nascondere il fatto di aver accettato che Assad continui a guidare la Siria e l’intenzione dell’Esercito russo di continuare ad usare le basi siriane. Tutto ciò che rimane è costringerli a riconoscerlo non solo a margine delle Nazioni Unite, ma ufficialmente. Credo che la nostra forza aerea possa assolvere a questo compito.

Ruslan Ostashko, PolitRussia, 3 ottobre 2016 – Fort Russ

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La Russia dispiega un avanzato sistema antimissile in Siria per la prima volta

2cf3a31600000578-3255518-image-a-7_1443653190942La Russia ha schierato un avanzato sistema antimissile in Siria per la prima volta, affermano tre funzionari statunitensi a FoxNews, l’ultima indicazione che Mosca continua le operazioni in Siria a sostegno del Presidente Bashar al-Assad, dopo le azioni della Russia che hanno causato il crollo del cessate il fuoco e la fine dei colloqui diretti con gli Stati Uniti. Mentre i motivi di Mosca non sono certi, i funzionari dicono che il nuovo sistema d’arma potrebbe potenzialmente contrastare ogni attacco dei missili da crociera statunitensi sulla Siria. Componenti del sistema antiaereo e antimissile SA-23 Gladiator, che ha una gittata di circa 300 km, sono arrivati nel fine settimana “sulle banchine” della base navale russa di Tartus sulla costa mediterranea della Siria, secondo i due funzionari degli Stati Uniti. 

E’ la prima volta che la Russia schiera il sistema SA-23 al di fuori dei suoi confini, secondo un funzionario occidentale citando una valutazione dell’intelligence. Missili e componenti associati sono ancora nelle casse e non ancora operativi, secondo i funzionari. La comunità dell’intelligence degli Stati Uniti ha osservato l’invio dei SA-23 dalla Russia nelle ultime settimane, secondo un funzionario. Anche se lo scopo non è chiaro, un funzionario ha chiesto con sarcasmo, “Nusra non ha una forza aerea vero?“, parlando del gruppo legato ad al-Qaida in Siria. Lo Stato islamico neanche ha alcun aeromobile o missile da crociera, segno che la Russia compie operazioni per proteggersi da qualsiasi potenziale attacco da Stati Uniti e loro alleati. Il SA-23 può sparare due diversi tipi di missili. Uno più piccolo contro aerei e missili da crociera, conosciuto dalla NATO come Gladiator. Il missile più grande contro missili balistici a medio raggio e aerei d’interdizione, noto come Giant. Entrambi i missili utilizzano lo stesso tipo di testata da oltre 300 chili di esplosivo, secondo military-today.com.

Tre anni fa il presidente Obama soppesò l’azione militare contro gli impianti di armi chimiche e basi aeree con elicotteri e aviogetti d’attacco del regime di Assad. Le navi dell’US Navy nel Mediterraneo orientale erano pronte a lanciare missili da crociera Tomahawk con un attacco limitato per paralizzare il regime. La Russia ha schierato un altro sistema di difesa aerea, l’S-400, in Siria dopo che un aviogetto russo fu abbattuto da un aereo da guerra turco a novembre. Dal dispiegamento dell’S-400, l’esercito statunitense ha fatto attenzione a che gli aeromobili con equipaggio non entrassero nel raggio d’azione del sistema, nonostante le ripetute promesse da parte dei militari degli Stati Uniti che i loro attacchi aerei in Siria si concentrassero sullo SIIL e non sul regime di Assad. Il Pentagono annuncia anche di aver condotto un attacco aereo che avrebbe ucciso un “capo” legato ad al-Qaida attivo in Siria. 

I funzionari hanno detto che ancora valutano l’attacco e non hanno detto il nome del bersaglio. Ore dopo che il dipartimento di Stato annunciava la fine dei colloqui con Mosca, il Presidente Vladimir Putin dichiarava la sospensione dell’accordo Russia-USA sulla cessione di plutonio per uso militare. Il decreto di Putin diffuso dal Cremlino citava “azioni ostili” di Washington. Gli alti funzionari degli Stati Uniti hanno recentemente accusato Russia e regime siriano di bombardamenti indiscriminati in Siria con bombe incendiarie e antibunker. Due settimane prima, un convoglio di aiuti delle Nazioni Unite veniva bombardato, uccidendo decine di operatori umanitari che tentavano di consegnare rifornimenti cruciali a più di 200000 residenti di Aleppo intrappolati nella parte orientale della città, una volta la più popolata della Siria. La settimana scorsa, centinaia di civili, compresi i bambini, sono stati uccisi, secondo fonti locali.

La Russia iniziava la campagna aerea in Siria il 30 settembre 2015 schierandovi per settimane aerei da combattimento e d’attacco. Bombardieri a lungo raggio decollano da Russia e Iran per attaccare i ribelli siriani, alcuni sostenuti dagli Stati Uniti. Giorni dopo l’inizio dei bombardamenti russi in Siria, il presidente Obama predisse che Russia e Iran si sarebbero “impantanati”. “Il tentativo di Russia e Iran di sostenere Assad e cercare di tranquillizzare la popolazione li bloccherà in un pantano. E non funzionerà”, disse in una conferenza stampa della Casa Bianca il 2 ottobre 2015. Il 30 settembre scorso, primo anniversario degli attacchi russi, il dipartimento di Stato riconosceva che la Russia è riuscita nell’obiettivo di puntellare il regime di Assad. “E’ un triste anniversario… E’ difficile non vedere che sono riusciti a rafforzare il regime“, dichiarava Mark Toner, portavoce del dipartimento di Stato degli USA.

Lucas Tomlinson, FoxNews, 4 ottobre 2016

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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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