Introduzione di J. Arnoldski:
Il 30 settembre 2016, il New York Times pubblicava un articolo dal titolo “Audio rivela ciò che John Kerry dice ai siriani a porte chiuse”, presentando varie registrazioni delle discussioni tra John Kerry e rappresentanti dell’opposizione siriana a margine della sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. In questi dati audio trapelati, Kerry esprime frustrazione per essere soverchiato dalla diplomazia russa e il nervoso tentativo di spiegare la crisi dei piani degli Stati Uniti in Siria alla luce degli ultimi sviluppi. Nel commento seguente, l’analista politico russo Ruslan Ostashko esplora il motivo per cui questa fuga appaia ora e cosa indichi della situazione interna e geopolitica degli Stati Uniti…
Chiunque
segua la geopolitica è periodicamente afflitto da attacchi di curiosità
insaziabile. Come sapere ciò che viene detto davvero a porte chiuse
durante i negoziati che decidono il destino del mondo. Le notizie
riportate da fonti diverse, ovviamente, sono interessanti ma non danno
il punto. E attendere le memorie, gravide di bugie in ogni caso, è lungo
e noioso. A volte abbiamo la gioia di Wikileaks che ci da la
possibilità di spiare la posta diplomatica statunitense e i risultati
delle conversazioni private dei diplomatici statunitensi e dei politici
che hanno comprato, ma neanche questo è proprio ciò che serve.
Molto,
molto rare sono le fughe di notizie che permettono di vedere attraverso
la cortina fumogena diplomatica. La fuga delle conversazioni tra Kerry e
i rappresentanti della cosiddetta opposizione siriana al New York Times
è uno di questi rari reperti. I nostri media hanno raccolto solo parte
di questa perdita che, senza dubbio, è gradita ma neanche questo è
l’importante.
Sì, durante i colloqui con i suoi burattini siriani, Kerry
si lamentava dei “furbi” diplomatici russi, cosa molto piaciuta al
Ministero degli Esteri russo. Sì, Kerry ha riconosciuto la possibilità
che Assad partecipi alle elezioni presidenziali in Siria, nonostante la
posizione ufficiale del dipartimento di Stato secondo cui deve andarsene
e mai tornare nella politica siriana. Tutto ciò è molto buono, molto
bello, ed è davvero motivo in più per accusare l’assurdità della
posizione ufficiale statunitense e beffarsi della loro propaganda. Ma la
parte più importante di tale fuga è altro. Poniamoci due domande: Chi
l’ha permessa? Perché un importante giornale statunitense, e non RT, ha
per primo pubblicato tale registrazione incriminante?
Qui inizia a
girare una storia molto interessante che ho ripetuto molte volte.
Assistiamo a un conflitto molto intenso tra CIA e Pentagono o, se lo si
desidera, tra moderati e radicali dell’élite statunitense.
Tale
conflitto talvolta si manifesta in modo contorto. In questa situazione
specifica, si scopre che gli orchestratori delle fughe miravano a Kerry,
ma hanno infine colpito tutti gli USA. Lo scenario più probabile dietro
l comparsa delle conversazioni registrate è questo: i rappresentanti
dell’opposizione siriana sono molto frustrati dagli Stati Uniti che non
hanno mai bombardato Damasco, così hanno deciso di registrare i colloqui
con Kerry dove spiegava che tutto va male, che i russi l’hanno
ingannato e quindi dava decine di motivi per cui il “segretario di Stato
abbandonasse l’opposizione siriana e cedesse ai russi”.
Il New York
Times è il portavoce ufficiale dei clintonoidi e di tutti i falchi
statunitensi. Pubblicando allegramente tale fuga suggerisce che la
posizione della leadership diplomatica statunitense sia una vergogna per
gli Stati Uniti e che le cose non sono mai state e mai potrebbero
andare così male con Clinton. Risultato di tale operazione speciale, la
reputazione di Kerry subisce un duro colpo e i falchi statunitensi
avanzano nella lotta per influenzare le menti dei cittadini statunitensi
e degli indecisi dell’élite statunitense.
Tutto questo sarebbe buono, ma il mondo intero guarda a tale prova di forza traendo conclusioni diverse. Qui le nostre conclusioni:
1. Ora gli Stati Uniti vogliono davvero, ma in realtà non possono, influenzare la situazione in Siria. Nessuno crede nelle intenzioni pacifiche di Obama, e ciò significa che ci sarebbe una sola spiegazione: gli statunitensi hanno paura d’impegnarsi in un conflitto militare con la Russia. Per loro è un aspetto negativo, così come è un vantaggio per la nostra reputazione.
2. Le élite statunitensi sono a un tale punto nel confronto interno che non esitano più a sacrificare gli interessi del Paese per far dispetto ai concorrenti nelle lotte politiche interne. È un traguardo molto importante. Dal punto di vista delle antiche civiltà, come i cinesi, è un chiaro segno che l’impero statunitense si avvicina alla fine e va trattato di conseguenza.
Ora gli statunitensi cercano di organizzare altri spettacoli mediatici e
diplomatici sull’offensiva delle truppe siriane e il bombardamento di
Aleppo, cercando d’imporre la massima pressione mediatica e diplomatica
sulla Russia. Ma date le confessioni trapelate di Kerry, nessuno li
prenderà sul serio. Gli statunitensi hanno esaurito gli strumenti per
influenzare direttamente la situazione in Siria, e il loro parere va
ignorato. Con il rumore mediatico e diplomatico cercano di nascondere il
fatto di aver accettato che Assad continui a guidare la Siria e
l’intenzione dell’Esercito russo di continuare ad usare le basi siriane.
Tutto ciò che rimane è costringerli a riconoscerlo non solo a margine
delle Nazioni Unite, ma ufficialmente. Credo che la nostra forza aerea
possa assolvere a questo compito.
Ruslan Ostashko, PolitRussia, 3 ottobre 2016 – Fort Russ
La Russia dispiega un avanzato sistema antimissile in Siria per la prima volta
La Russia ha schierato un avanzato sistema antimissile in Siria per la prima volta, affermano tre funzionari statunitensi a FoxNews,
l’ultima indicazione che Mosca continua le operazioni in Siria a
sostegno del Presidente Bashar al-Assad, dopo le azioni della Russia che
hanno causato il crollo del cessate il fuoco e la fine dei colloqui
diretti con gli Stati Uniti. Mentre i motivi di Mosca non sono certi, i
funzionari dicono che il nuovo sistema d’arma potrebbe potenzialmente
contrastare ogni attacco dei missili da crociera statunitensi sulla
Siria. Componenti del sistema antiaereo e antimissile SA-23 Gladiator,
che ha una gittata di circa 300 km, sono arrivati nel fine settimana
“sulle banchine” della base navale russa di Tartus sulla costa
mediterranea della Siria, secondo i due funzionari degli Stati Uniti.
E’
la prima volta che la Russia schiera il sistema SA-23 al di fuori dei
suoi confini, secondo un funzionario occidentale citando una valutazione
dell’intelligence. Missili e componenti associati sono ancora nelle
casse e non ancora operativi, secondo i funzionari. La comunità
dell’intelligence degli Stati Uniti ha osservato l’invio dei SA-23 dalla
Russia nelle ultime settimane, secondo un funzionario. Anche se lo
scopo non è chiaro, un funzionario ha chiesto con sarcasmo, “Nusra non ha una forza aerea vero?“,
parlando del gruppo legato ad al-Qaida in Siria. Lo Stato islamico
neanche ha alcun aeromobile o missile da crociera, segno che la Russia
compie operazioni per proteggersi da qualsiasi potenziale attacco da
Stati Uniti e loro alleati. Il SA-23 può sparare due diversi tipi di
missili. Uno più piccolo contro aerei e missili da crociera, conosciuto
dalla NATO come Gladiator. Il missile più grande contro missili balistici a medio raggio e aerei d’interdizione, noto come Giant. Entrambi i missili utilizzano lo stesso tipo di testata da oltre 300 chili di esplosivo, secondo military-today.com.
Tre anni fa il presidente Obama soppesò l’azione militare contro gli impianti di armi chimiche e basi aeree con elicotteri e aviogetti d’attacco del regime di Assad. Le navi dell’US Navy nel Mediterraneo orientale erano pronte a lanciare missili da crociera Tomahawk con un attacco limitato per paralizzare il regime. La Russia ha schierato un altro sistema di difesa aerea, l’S-400, in Siria dopo che un aviogetto russo fu abbattuto da un aereo da guerra turco a novembre. Dal dispiegamento dell’S-400, l’esercito statunitense ha fatto attenzione a che gli aeromobili con equipaggio non entrassero nel raggio d’azione del sistema, nonostante le ripetute promesse da parte dei militari degli Stati Uniti che i loro attacchi aerei in Siria si concentrassero sullo SIIL e non sul regime di Assad. Il Pentagono annuncia anche di aver condotto un attacco aereo che avrebbe ucciso un “capo” legato ad al-Qaida attivo in Siria.
I funzionari hanno
detto che ancora valutano l’attacco e non hanno detto il nome del
bersaglio. Ore dopo che il dipartimento di Stato annunciava la fine dei
colloqui con Mosca, il Presidente Vladimir Putin dichiarava la
sospensione dell’accordo Russia-USA sulla cessione di plutonio per uso
militare. Il decreto di Putin diffuso dal Cremlino citava “azioni
ostili” di Washington. Gli alti funzionari degli Stati Uniti hanno
recentemente accusato Russia e regime siriano di bombardamenti
indiscriminati in Siria con bombe incendiarie e antibunker. Due
settimane prima, un convoglio di aiuti delle Nazioni Unite veniva
bombardato, uccidendo decine di operatori umanitari che tentavano di
consegnare rifornimenti cruciali a più di 200000 residenti di Aleppo
intrappolati nella parte orientale della città, una volta la più
popolata della Siria. La settimana scorsa, centinaia di civili, compresi
i bambini, sono stati uccisi, secondo fonti locali.
La Russia iniziava la campagna aerea in Siria il 30 settembre 2015 schierandovi per settimane aerei da combattimento e d’attacco. Bombardieri a lungo raggio decollano da Russia e Iran per attaccare i ribelli siriani, alcuni sostenuti dagli Stati Uniti. Giorni dopo l’inizio dei bombardamenti russi in Siria, il presidente Obama predisse che Russia e Iran si sarebbero “impantanati”. “Il tentativo di Russia e Iran di sostenere Assad e cercare di tranquillizzare la popolazione li bloccherà in un pantano. E non funzionerà”, disse in una conferenza stampa della Casa Bianca il 2 ottobre 2015. Il 30 settembre scorso, primo anniversario degli attacchi russi, il dipartimento di Stato riconosceva che la Russia è riuscita nell’obiettivo di puntellare il regime di Assad. “E’ un triste anniversario… E’ difficile non vedere che sono riusciti a rafforzare il regime“, dichiarava Mark Toner, portavoce del dipartimento di Stato degli USA.
Lucas Tomlinson, FoxNews, 4 ottobre 2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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