Di più, mancando lo Yemen d’aviazione e di macchine militari di un certo livello, i sauditi non possono fare altro che colpire bersagli civili e infrastrutture per provare a piegare gli yemeniti ribelli ai loro voleri, e lo fanno. Un comportamento che è ben poco coerente con la pretesa d’essere intervenuti nel paese per proteggere i civili e a tutela del governo «legittimo» Governo che poi sarebbe l’ex presidente «di transizione» Hadi, usato come fantoccio dai sauditi dopo che il suo mandato era scaduto e dopo che si era addirittura dimesso, stante che non lo voleva e ascoltava più nessuno e che da quando è iniziata l’aggressione saudita non è più nel paese.
A peggiorare la situazione di Pinotti è giunta ieri la notizia del bombardamento di un funerale da parte dell’aviazione saudita, un massacro per il quale finora il conto è arrivato a circa 180 vittime e mezzo migliaio di feriti. Un massacro inescusabile che ha spinto persino Obama a minacciare l’interruzione degli «aiuti» ai sauditi. Gli americani in teoria bombardano il paese con i droni a caccia di qaedisti e non sono impegnati nella campagna saudita, alla quale comunque collaborano con intelligence, supporto logistico e ovviamente con la fornitura dell’hardware usato per i bombardamenti e, ancora più importante, con un supporto politico senza il quale Riad non potrebbe far nulla.
L’Italia invece tace, il ministro degli esteri Gentiloni si è limitato a scrivere su Twitter che: «Italia condanna bombardamento contro funerale a Sanaa. Inaccettabile escalation attacchi ai civili. Negoziati per fermare la guerra». I sauditi neppure nominati, si propongono anzi negoziati nei quali si suppone gli yemeniti dovrebbero cedere qualcosa ai sauditi, non si chiede la fine dell’aggressione e nemmeno dei bombardamenti aerei. Non sono dettagli.
A questo punto si capisce che Pinotti ha sentito il bisogno di reagire in maniera diversa da come aveva fatto un paio di giorni fa, quando la reazione era stata affidata a un patetico tweet del Ministero della Difesa che minacciava querele alle ONG che da mesi cercano risposte dal governo su quelle che sembrano forniture assolutamente illegali, posto che l’Arabia Saudita è un regime sanguinario, una monarchia assoluta che calpesta i diritti umani e pure uno paese sponsor del peggior terrorismo. A paesi del genere in teoria non dovremmo vendere armi, abbiamo scritto una legge per vietarlo, da qui la necessità per Pinotti di schivare ogni assunzione di responsabilità, anche ricorrendo alle bugie.
Necessità che oggi l’ha spinta a smarcarsi a titolo personale, scaricando tutta la responsabilità sul collega Gentiloni, ha infatti dichiarato che:«Il ministero della Difesa non si occupa dell’export di armi, è una questione che dipende dal ministero degli Esteri». Una dichiarazione che è una bugia autoevidente perché il ministero della Difesa negli anni è stato frequentemente impegnato nella promozione dei nostri prodotti bellici all’estero e qualche anno fa organizzò allo scopo persino un tour porta a porta nelle tirannie del Golfo.
Se qualcuno pensa che sotto la gestione Pinotti il Ministero della Difesa abbia cambiato attitudine, sappia che nel giugno scorso Roberta Pinotti in persona è stata impegnata nella firma dell’accordo per la fornitura al Qatar di di naviglio militare. Peraltro sul sito della Presidenza del Consiglio c’è scritto che il suo Ministero: « fornisce al Ministro degli Affari Esteri il necessario parere sulle restanti tipologie di esportazione tenendo in considerazione le valutazioni di carattere tecnico-operativo, politico-militare e di sicurezza.» È molto difficile sostenere che non si occupa del’export delle armi di fronte a tali evidenze, ma Pinotti lo ha fatto lo stesso, chiaramente mentiva sapendo di mentire.
Così come visibilissima è la coda di paglia che spunta dal tweet di Gentiloni, perché c’è anche la sua firma su quelle bombe.
Resta da capire come reagirà Gentiloni all’uscita della collega, che gli scarica la responsabilità dell’armare un regime che poi con le nostre bombe commette stragi indegne come quella consumata nella capitale dello Yemen. ma soprattutto resta da capire come reagirà il governo nel suo complesso, perché dopo aver cercato di sopire la questione per mesi, contando anche sulla complice indifferenza di buona parte dei media, ora si trova coinvolto in uno scandalo che assume dimensioni sempre più difficili da ignorare.
Tanto che ora dovrà risponderne anche ai giudici di Brescia, che hanno aperto un’inchiesta proprio al fine di verificare la legalità della fornitura d’armamenti al regime saudita, i quali difficilmente s’accontenteranno della parola di Pinotti, secondo la quale è tutto fatto «secondo la legge».
Mazzetta
fonte: https://mazzetta.wordpress.com/2016/10/09/la-grossa-bugia-di-roberta-pinotti-le-bombe-ai-sauditi-le-vende-gentiloni/
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