La sconfitta della candidata presidenziale democratica Hillary Rodham
Clinton non “passava tranquillamente in quella buona nottata”. La
mattina dopo la sorprendente e inaspettata sconfitta per mano del
parvenu repubblicano Donald Trump, Clinton e marito, l’ex-presidente
Bill Clinton, entravano nella sala da ballo art-deco dell’hotel New
Yorker nel cuore di Manhattan in abiti viola. La stampa subito notò il
colore e chiese cosa rappresentasse. Il portavoce dei Clinton sostenne
che rappresentasse l’incontro tra l’“America blu” dei democratici e
l’“America rossa” dei repubblicani, unendosi nel viola.
Tale
dichiarazione era un mero stratagemma, noto ai cittadini dei Paesi
oggetto in passato delle vili operazioni politiche del magnate degli
hedge fund George Soros. I Clinton, che hanno ricevuto milioni di
dollari in contributi elettorali e donazioni per la Clinton Foundation
da Soros, in realtà avviavano la “rivoluzione viola” di Soros negli USA.
La rivoluzione viola si opporrà agli sforzi dell’amministrazione Trump
per respingere le politiche globaliste dei Clinton e dell’imminente
ex-presidente Barack Obama.
La rivoluzione viola cercherà inoltre di
abbreviare l’amministrazione Trump con manifestazioni di piazza
sorosiane e disagi politici. È dubbio che gli assistenti del presidente
Trump lo consiglino dall’indagare sul diversivo dei server di posta
elettronica privati di Clinton ed altre questioni relative alle attività
della Fondazione Clinton, soprattutto quando la nazione deve affrontare
tante altre questioni urgenti, tra cui posti di lavoro, immigrazione e
assistenza sanitaria.
Tuttavia, il presidente Jason Chaffetz dell’House
Oversight and Government Reform Committee, ha detto che continuerà le
udienze al Congresso, controllato dai repubblicani, su Hillary Clinton,
Fondazione Clinton e l’assistente Huma Abedin. Il presidente Trump non
deve lasciarsi distrarre da tali tentativi. Chaffetz non è un
sostenitore di Trump. Globalisti ed interventisti statunitensi già
avanzano il mantra opposto dai tanti “esperti” di sicurezza nazionale e
militari di regime alla candidatura di Trump, Trump “deve” chiamarli ad
unirsi all’amministrazione, perché non ci sono abbastanza “esperti”
nella cerchia dei consulenti di Trump.
Gli screditati neo-conservatori
alla Casa Bianca di George W. Bush, come il co-cospiratore della guerra
in Iraq Stephen Hadley, vengono menzionati come qualcuno a cui Trump
dovrebbe chiedere di entrare nel suo Consiglio per la Sicurezza
Nazionale o altre posizioni di rilievo. Il segretario di Stato di George
HW Bush, James Baker, fiero lealista di Bush, viene anche indicato come
membro della squadra alla Casa Bianca di Trump. Non c’è assolutamente
alcuna ragione per Trump di chiedere il parere di fossili repubblicani
come Baker, Hadley, Rice e Powell, il folle ex-ambasciatore degli Stati
Uniti alle Nazioni Unite John Bolton, ed altri.
Vi sono molti
sostenitori di Trump dalla ricca esperienza nella sicurezza estera e
nazionale, anche di origine africana, haitiana, ispanica e araba, senza
essere neocon, che occuperebbero le posizioni ai vertici e intermedi
dell’amministrazione Trump. Trump deve distanziarsi da neocon improvvisi
benevolenti, avventurieri, militaristi ed interventisti, impedendogli
d’infestarne l’amministrazione. Se Clinton avesse vinto, su un articolo
sulla nuova amministrazione si sarebbe letto:
“Sulla base del militarismo e dell’avventurismo estero da segretaria di Stato e del due volte presidente, il marito Bill Clinton, il mondo vedrà maggiore aggressività militare statunitense su vari fronti nel mondo. La presidentessa Hillary Clinton non nasconde il desiderio di confrontarsi con la Russia militarmente, diplomaticamente ed economicamente in Medio Oriente, alle porte della Russia in Europa orientale, e anche nella Federazione russa. Clinton ha rispolverato la politica del ‘contenimento’, da tempo screditata, introdotta dal professor George F. Kennan all’indomani della seconda guerra mondiale. L’amministrazione Clinton probabilmente promuoverà i neo-guerrieri freddi più feroci dell’amministrazione Obama, tra cui l’assistente segretaria di Stato per gli affari europei ed euroasiatici Victoria Nuland, favorita personale di Clinton”.
Il Presidente Trump non può permettersi che chi è nella stessa rete di
Nuland, Hadley, Bolton ed altri, entri nella sua amministrazione,
metastatizzandola come una forma aggressiva di cancro. Costoro non
porterebbero avanti la politica di Trump, ma continuerebbero a
danneggiare le relazioni degli USA con Russia, Cina, Iran, Cuba e altre
nazioni. Non solo Trump avrebbe a che fare con i neocon repubblicani,
che cercano di bacarne l’amministrazione, ma anche con il tentativo di
Soros d’interrompere la sua presidenza con la rivoluzione viola. Prima
che Trump sia nominato 45° presidente degli Stati Uniti, le operazioni
politiche finanziate da Soros si attivavano per sabotarlo durante il
periodo terminale di Obama e in seguito.
La rapidità della rivoluzione
viola ricorda la velocità con cui i manifestanti invasero le strade di
Kiev, capitale ucraina, nelle due rivoluzioni arancioni sponsorizzate da
Soros nel 2004 e, dieci anni dopo, nel 2014. Mentre i Clinton
adottavano il viola a New York, manifestazioni di piazza violente,
coordinate da Moveon.org e “Black Live Matter” finanziati da Soros,
scoppiavano a New York, Los Angeles, Chicago, Oakland, Nashville,
Cleveland, Washington, Austin, Seattle, Philadelphia, Richmond, St.
Paul, Kansas City, Omaha, San Francisco e altre 200 città degli Stati
Uniti.
Il gruppo “Pussy Riot” finanziato da Soros pubblicava su YouTube
un video anti-Trump dal titolo “Make America Great Again”. Il video è
divenuto “virale” su Internet, ed è pieno di atti profani e violenti,
ritraendo una distopica presidenza Trump. Seguendo la sceneggiatura
dello scribacchio di George Soros, Gene Sharp, il membro delle Pussy
Riot Nadya Tolokonnikova invocava gli statunitensi anti-Trump a
trasformare la rabbia in arte, musica e arte visiva. L’uso dei graffiti
politici è una tattica popolare di Sharp. Le proteste di strada, musica e
arte anti-Trump sono la prima fase della rivoluzione viola di Soros
negli USA.
Il presidente Trump affronta un duplice attacco dai nemici. Uno guidato dai burocrati neo-con, tra cui l’ex-direttore della National Security Agency e della CIA Michael Hayden, l’ex-segretario alla Sicurezza Nazionale Michael Chertoff, e i fedelissimi della famiglia Bush, cerca di decidere le nomine di Trump alle cariche per sicurezza nazionale, intelligence, politica estera e difesa dell’amministrazione.
Tali neo-guerrieri freddi
cercano di convincere Trump a mantenere l’aggressività di Obama verso
Russia, Cina, Iran, Venezuela, Cuba e altri Paesi. Il secondo fronte
contro Trump sono i gruppi politici e mediatici finanziati da Soros.
Tale seconda linea di attacco attua la guerra di propaganda anti-Trump
utilizzando centinaia di giornali, siti web ed emittenti, cercando di
minare la fiducia del pubblico verso l’amministrazione Trump fin da
subito.
Uno degli annunci politici di Trump, poco prima dell’elezione,
dichiarava che George Soros, la presidentessa della Federal Reserve
Janet Yellen e l’amministratore delegato della Goldman Sachs Lloyd
Blankfein, fanno parte di “una struttura di potere globale responsabile
delle decisioni economiche che hanno derubato la nostra classe operaia,
spogliato il nostro Paese della ricchezza, mettendola nelle tasche di un
pugno di grandi aziende ed enti politici”.
Soros e i suoi servi avevano
immediatamente e ridicolmente attaccato l’annuncio come “antisemita”.
Il presidente Trump dovrà stare in guardia contro coloro che la sua
campagna ha denunciato e i loro colleghi. Il figlio di Soros, Alexander,
ha invitato la figlia di Trump, Ivanka, e il marito Jared Kushner, a
sconfessare pubblicamente Trump. Le tattiche di Soros non solo cercano
di dividere le nazioni, ma anche le famiglie.
Trump deve guardarsi dalle
macchinazioni, attuali e future, di George Soros, tra cui la
rivoluzione viola.
Wayne Madsen Strategic Culture Foundation 11/11/2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2016/11/13/clinton-e-soros-lanciano-la-rivoluzione-viola-negli-usa/
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