lunedì 7 novembre 2016

Gli USA preparano la Pearl Harbor elettorale

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Il direttore della National Intelligence, James Clapper, avanzava la minaccia di una False flag, quando il 26 ottobre affermò, “Non escluderei che i russi abbattano un aereo statunitense, se lo ritenessero una minaccia per le loro forze sul campo“, parlando presso il Council on Foreign Relations di New York. “La Russia ha schierato un sistema di difesa aerea molto avanzato e potente in Siria e non l’avrebbe fatto per non usarlo”, secondo Clapper. 

Sulla pretesa dell’amministrazione Obama che i russi abbiano piratato i siti statunitensi, Clapper rispondeva che la risposta degli Stati Uniti non sarebbe stata un attacco informatico alla Russia, e che sarebbe avvenuto “Forse dopo le elezioni“.
 
166899433-jpg-crop-rectangle3-largeLa cyberguerra, inventata e scatenata dall’amministrazione Obama, probabilmente ha lo scopo di occultare e mimetizzare i brogli elettorali, già verificatisi in diversi Stati; così come gli attacchi cibernetici del 21 ottobre erano dei test per i prossimi, imminenti, attacchi informatici da attribuire a Russia o Corea democratica, giustificando sospensione e annullamento della elezioni, in caso di risultati non graditi. Il 25 ottobre, a Los Angeles, 100 uffici della Motorizzazione della California subivano il malfunzionamento dei computer, senza poterlo attribuire a pirateria informatica.

Il giorno delle elezioni potrebbe essere una storia diversa. Sistemi informatici governativi sono vulnerabili agli attacchi informatici. Credo che ci sarà sicuramente una sorta di problema di sicurezza informatica in qualche punto”, dichiarava Clifford Neuman, direttore del Centro per la sicurezza dei sistemi informatici degli USA. Perciò, il segretario del dipartimento per la Sicurezza Nazionale (DHS) Jeh Johnson suggeriva che i sistemi di voto statali e locali vengano designati “infrastrutture critiche”, in modo che il Department of Homeland Security (DHS) li protegga dagli hacker; una proposta incostituzionale e pericolosa secondo gli esperti legali. “Il dipartimento della Sicurezza Nazionale non ha l’autorità legale per interferire sui sistemi elettorali degli Stati senza il loro permesso“, dichiarava il professor John Yoo della Berkeley School of Law of University of California. “Mentre il governo federale ha il potere di proteggere l’infrastruttura informatica della nazione, non può sconfinare in aree di sovranità statale senza l’esplicito mandato costituzionale“.
 Il suggerimento per designare i sistemi di voto “infrastrutture critiche” fu sollevata da Johnson il 3 agosto,
Pensiamo alla sicurezza informatica delle elezioni. Il problema del processo elettorale, come si sa, è che non c’è un unico sistema elettorale federale. Ci sono 9000 giurisdizioni nel Paese, coinvolte nel processo elettorale, quindi quando ci sono le elezioni presidenziali, vi sono circa 9000 giurisdizioni che partecipano e contribuiscono a raccogliere voti, contarli e riferirli. Stati, città e contee a proprio modo vi partecipano, fino alla natura delle schede e a come i voti vengono raccolti e schedati. Dobbiamo considerare attentamente il nostro sistema elettorale, il nostro processo elettorale, quali infrastrutture critiche come il settore finanziario e la rete elettrica. È d’interesse nazionale vitale il processo elettorale, quindi penso che dobbiamo prendere in considerazione se considerarlo parte del mio dipartimento e di altre infrastrutture critiche“.
Il 15 agosto il DHS dichiarava però di “non essere a conoscenza di eventuali minacce specifiche o credibili alla sicurezza dei sistemi informatici relativi alle prossime elezioni generali“. Il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, poi dichiarava che la designazione dei sistemi di voto quali ‘infrastrutture critiche’ darebbe agli esperti federali della DHS “un ruolo che va oltre assistere gli amministratori di tali reti nel scoraggiare le intrusioni“. Il 18 agosto, l’FBI emise un avviso, dicendo che aveva riscontrato violazioni nei database di registrazione degli elettori sui siti web del Consiglio di Stato Elettorale di Arizona e Illinois. 

Il professore Bradley Smith della Capital University Law School, affermava, 
Uno dei grandi punti di forza del sistema elettorale statunitense è che non esiste una rete o infrastruttura nazionale che possa essere sequestrata. La pirateria dei sistemi locali isolati può verificarsi, ma il sistema è così decentrato da essere immune da qualsiasi attacco“, eventuali problemi “rimarranno isolati e locali”. 
Ma a luglio, il direttore dell’Ufficio federale della direzione del personale (OPM) si dimise dopo che i cyberhackers riuscirono a violare il sistema anti-intrusione Einstein, del DHS, costato diversi miliardi di dollari, sottraendo i dati personali di 21,5 milioni di dipendenti federali degli USA.

mark-malloch-brown L’attacco informatico del 21 ottobre, contro importanti siti di mass media e commerciali, non fu “opera di un governo tramite attori statali“, e non fu fornito uno straccio di prova che la Russia avesse condotto tali attacchi cibernetici. 
Certamente il governo russo ha avuto il tempo di studiare l’origine della pirateria sui sistemi degli Stati Uniti, e certamente ne monitora le elezioni per proteggersi da eventuali accuse di pirateria e dimostrare che non avrà colpevolezza se i democratici falseranno le elezioni, brogliandole. Perciò l’amministrazione Obama avvertiva la Russia che il semplice monitorare le elezioni giustificherebbe accuse al governo russo”. 
E la Russia, dopo che un rapporto del Pentagono aveva affermato che suoi specialisti informatici avevano aggredito la rete elettriche, di telecomunicazioni e del Cremlino della Russia, dichiarava che 
Se non ci sarà alcuna reazione ufficiale dall’amministrazione statunitense, significherebbe che gli Stati Uniti sono uno Stato cyber-terrorista. Se le minacce di attacco, pubblicizzate dai media statunitensi, si sono svolte, Mosca sarà giustificata ad accusare Washington“, 
dichiarava la portavoce del Ministero degli Esteri russo Marija Zakharova. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov affermava che la Russia ha 
adeguate misure di sicurezza informatica attualmente, rispetto le minacce profferite da funzionari di altre nazioni“. 
Infatti, gli statunitensi avevano dichiarato che Russia e Cina potrebbero disturbare le reti elettriche statunitensi con dei cyberattacchi. E anche Hillary Clinton aveva accusato il Cremlino d’inserirsi nelle reti informatiche dei democratici, pubblicandone le informazioni sensibili, per supportare la campagna elettorale di Donald Trump. In particolare, aveva affermato che la Russia forniva a WikiLeaks i messaggi di posta elettronica del presidente del suo ufficio elettorale, il satanista John Podesta. Ma finora, l’unico Paese a condurre attacchi informatici ad altre nazioni sono proprio gli Stati Uniti, come l’operazione Olimpiadi, condotta da Stati Uniti e Israele contro le reti informatiche iraniane.

Infine, sul caso Soros va notato che la società inglese Smartmatic, che ha fornito le macchine per il voto a 16 Stati degli USA, tra cui Florida e Arizona, ha legami diretti con il miliardario George Soros che, come WikiLeaks ha dimostrano, consegnava ad Hillary Clinton le direttive in politica estera, assieme a decine di milioni di dollari per la campagna presidenziale. Smartmatic è presieduta da Mark Malloch-Brown, ex-funzionario delle Nazioni Unite e membro del CdA della Open Society Foundation di Soros. Malloch-Brown fece parte del comitato consultivo di Soros sulla Bosnia, e del comitato esecutivo del Crisis Group, thin tank fondato nel 1990 sempre da George Soros. 

Nel 2007 Soros nominò Malloch-Brown vicepresidente del suo Quantum Funds, vicepresidente del Soros Fund Management e vice-presidente dell’Open Society Institute (vecchio nome della Open Society Foundation). Malloch-Browns ha anche legami con i Clinton, tramite il socio Sawyer-Miller della società di consulenza di Mandy Grunwald, collegata ai Clinton. Brown è stato anche anche consulente della FTI Consulting, una società di Jackson Dunn, per 15 anni collaboratore dei Clinton. La Smartmatic ha fornito le macchine per il voto ad Arizona, California, Colorado, Washington DC, Florida, Illinois, Louisiana, Michigan, Missouri, New Jersey, Nevada, Oregon, Pennsylvania, Virginia, Washington e Wisconsin.

In sintesi, la fazione dei Clinton e Obama si prepara ad evocare “attività nemiche” nel caso perdesse le elezioni, etichettandole come “truccate” e sospendendole con vari pretesti, magari utilizzando un autentico attacco informatico contro sé stessi come copertura e casus belli.


Alessandro Lattanzio, 6/11/2016


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Note:
CNS
Fox News
RussiaToday
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The Daily Sheeple


fonte: https://aurorasito.wordpress.com/2016/11/06/gli-usa-preparano-la-pearl-harbor-elettorale/

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