Change.org è un’impresa a scopo di lucro, non una ONG, e svia i suoi sostenitori usando il dominio .org invece di quello .com, come dovrebbe fare.
Fa affari facendo firmare petizioni alle persone, vendendo nel contempo spazi pubblicitari e dati personali per incrementare i profitti.
Meglio ignorare del tutto le sue
petizioni, in particolare una deplorevole che sta circolando in questo
momento e che ha quasi due milioni di firmatari, che chiede al Collegio
Elettorale, quando voterà il 19 dicembre, di far diventare presidentessa
la dea della guerra/truffatrice/spergiura Hillary, annullando
l’elezione di Trump.
La democrazia in America è pura
fantasia, e Change.org vuole danneggiarla più di quanto non sia già
danneggiata – perché questo è in linea di fondo il suo interesse,
avvantaggiandosi tramite l’anti-Trumpismo sponsorizzato dallo stato e
dei media, senza tener conto dei risultati elettorali, o di qualsiasi
altro fattore.
“Il 19 dicembre gli Elettori del Collegio Elettorale esprimeranno le loro preferenze, e se voteranno tutti nel modo in cui hanno votato gli stati che rappresentano, Donald Trump vincerà”.“Tuttavia, possono votare per Hillary, se vogliono: perfino negli stati in cui questo non è permesso il loro voto verrebbe comunque contato, pagherebbero semplicemente una piccola sanzione, sanzione che i sostenitori della Clinton saranno sicuramente lieti di pagare!Chiediamo agli Elettori di ignorare i voti dei loro stati ed esprimere la loro preferenza per il Segretario Clinton”.
Change.org dice che Trump non è adatto a fare il presidente, al contrario di Hillary, citando una vasta gamma ragioni espresse dalla propaganda anti-Trump.
Afferma che “24 stati multano gli
Elettori. Se votano contro il loro partito, di solito pagano una multa e
la gente si arrabbia, ma possono votare quello che vogliono e nella
maggior parte degli stati non ci sono mezzi legali per impedirglielo.
Ecco cosa dice la National Archives and Records Administration [in Inglese] riguardo alle votazioni del Collegio Elettorale:
Durante la storia degli Stati Uniti, “più
del 99 per cento degli Elettori ha votato come promesso”, ovvero per il
vincitore del voto popolare negli stati che rappresentano.
“Non ci sono clausole costituzionali o leggi federali che chiedono agli Elettori di votare in accordo col voto popolare, solo alcuni Stati hanno richieste simili”.“Notate che 48 dei 50 Stati concedono il voto degli Elettori in base al concetto “il vincente si prende tutto” (così come fa il Distretto Federale di Columbia)”. Solo il Nebraska e il Maine non seguono la regola “il vincente si prende tutto”.
Se nessun candidato riceve la
maggioranza dei voti degli Elettori, i membri della Camera dei
Rappresentanti scelgono il presidente fra i tre candidati che hanno
ricevuto più voti, e in questo caso ogni stato ottiene un voto.
Negare a Trump l’incarico che ha
ottenuto, come esorta a fare Change.org, rasenterebbe l’insurrezione –
forse darebbe il via ad un’agitazione nazionale e allo spargimento di
sangue nelle strade.
Trump non sarà un presidente del popolo,
nessuno dei precedenti leader della storia americana lo è stato: non lo
sono stati né Washington, né Jefferson, né Lincoln, né i due Roosevelt,
solo John F. Kennedy ci è andato vicino, ma è stato assassinato dalla
CIA per aver fatto la cosa giusta.
Trump si insedierà il 20 Gennaio come
45° Presidente degli Stati Uniti, e ha salvato il mondo dal possibile
flagello di una guerra nucleare che Hillary avrebbe scatenato nel caso
lo avesse sconfitto.
Il suo desiderio di relazioni migliori
con la Russia è il segnale più promettente di relazioni geopolitiche
americane possibilmente migliori di quelle che abbiamo adesso col
partito della guerra al comando, e Hillary, suo membro di spicco in
qualità di first lady, senatrice americana, Segretario di Stato e due
volte aspirante presidente, ora è politicamente morta: che rimanga tale!
Un’ultima domanda: chi ha pagato
Change.org per far circolare questa petizione: la Convention Nazionale
Democratica o gli organizzatori della campagna di Hillary Clinton?
*****
Articolo di Stephen Lendman pubblicato su Global Research l’11 novembre 2016.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
[Le note in questo formato sono del traduttore]
Nessun commento:
Posta un commento