L’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai è sulla strada per passare dalla cooperazione su sicurezza e difesa, ad unire gli sforzi in campo economico e finanziario. Nel corso del 15.mo vertice tenutosi ai primi di novembre, il Primo ministro della Cina, Li Keqiang, ha proposto ai membri del gruppo la creazione di una zona di libero scambio e di una banca di sviluppo regionale, che aumenterebbero l’influenza di Pechino e Mosca in una regione che, secondo un’importante geostratega degli USA, definirà il futuro dell’egemonia globale.
Zbigniew Brzezinski, consigliere per la sicurezza nazionale del
presidente Jimmy Carter, scrisse nel 1997 nel libro “La Grande
Scacchiera: il primato americano e i suoi imperativi geostrategici”, che
una delle condizioni per gli Stati Uniti di mantenere l’egemonia
globale era impedire, a tutti i costi, l’emergere di una potenza
avversaria nell’Eurasia. Oggi, Washington non solo non ha più il
controllo su questa zona, ma i cinesi, insieme ai russi, costruiscono un
grande circuito economico e finanziario tra i Paesi della regione.
I
media occidentali hanno per lo più nascosto che, ai primi di novembre,
il Primo ministro della Cina Li Keqiang visitava diversi Paesi dell’Asia
centrale, per poi atterrare a Bishkek (Kirghizistan), dove partecipava
al 15.mo vertice dei capi di governo della Shanghai Cooperation
Organisation (SCO). La SCO, che copre 300 milioni di chilometri quadrati
(circa il 60% dell’Eurasia) ed ospita un quarto della popolazione
mondiale, attualmente comprende Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan,
Tagikistan e Uzbekistan. India e Pakistan vi aderiscono con un processo
che dovrebbe completarsi al vertice di Astana nel giugno 2017.
Anche se
in origine fu concepita dal punto di vista militare e della sicurezza,
oggi la SCO riguarda anche la cooperazione economica e finanziaria.
Proprio come il commercio internazionale ha registrato la peggiore
performance dalla crisi finanziaria del 2008, per i Paesi della SCO è
necessario l’urgente rafforzamento dei legami, sia commerciali che negli
investimenti. Per affrontare il rallentamento economico globale, è
urgente che i Paesi emergenti rafforzino le relazioni sud-sud (tra i
Paesi della periferia), per ridurne la dipendenza dalle nazioni
industrializzate, oggi immerse nella stagnazione.
La proposta del Primo ministro della Cina di creare la zona di libero scambio tra gli aderenti alla SCO, punta precisamente all’integrazione orizzontale delle filiere produttive della regione eurasiatica. Nel momento in cui la Cina accelera il riorientamento dell’economia verso il mercato interno, diminuendo così la prevalenza dei massicci investimenti e della crescita del commercio estero, per gli altri Paesi della SCO è questione di prim’ordine cercare di saltare alla produzione ad alto valore aggiunto. D’altra parte, credo che la SCO debba esplorare la possibilità di unire le forze con altri programmi d’integrazione attuali, cercando di consolidarsi.
L’eliminazione delle barriere
tariffarie potrebbe consentire ai Paesi della SCO d’incrementare
sostanzialmente i flussi commerciali e gli investimenti con i blocchi
regionali cui aderiscono le economie emergenti; per esempio l’Unione
eurasiatica economica (UEE, composta da Russia, Bielorussia, Kazakistan,
Armenia e Kirghizistan) o l’Associazione delle Nazioni del Sudest
Asiatico (ASEAN). E’ essenziale, in parallelo, che le strategie
d’integrazione economica regionale guidate da SCO e UEE cerchino di
stabilire al più presto possibili alleanze con le zone di libero scambio
che la Cina guida nel continente asiatico, cioè trovare punti di
convergenza, per esempio, con l’Accordo economico pan-regionale (RCEP).
A mio avviso, il ruolo della Cina nei flussi commerciali mondiali offre enormi vantaggi ai Paesi dell’Eurasia, tuttavia, non si tratta solo di vendere merci in uno dei mercati più dinamici nel mondo, ma anche di acquistare beni a prezzi molto più bassi. Inoltre, va notato che durante l’incontro con gli omologhi della SCO, Li avanzava la proposta d’implementare una banca di sviluppo regionale e di un fondo di credito speciale, strumenti che, a suo avviso, soddisferanno le esigenze finanziarie della regione eurasiatica.
Se si materializzassero, queste
istituzioni si aggiungerebbero alle istituzioni finanziarie guidate
dalla Cina, avviate negli ultimi anni: Nuova Banca per lo sviluppo dei
BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) e Banca per gli
investimenti per lo sviluppo infrastrutturale asiatico (AIIB). E’
importante notare che tutte queste iniziative hanno per obiettivo
principale convogliare i risparmi dei Paesi emergenti verso il
finanziamento delle più ambiziose iniziative economiche e geopolitiche
della Cina in questi ultimi tempi: ‘Cintura e Via’ (‘One Belt, One Road‘),
una vasta rete di trasporti collegante i Paesi di Est, Sud e Sud-Est
asiatico con Medio Oriente, Nord Africa e continente europeo.
La RPC
conferma, ancora una volta, che l’integrazione economica dell’Asia è una
delle sue priorità strategiche. Sebbene l’amministrazione Obama abbia
lanciato la “dottrina del perno” nel 2011, una missione strategica della
difesa per contenere l’ascesa della Cina a grande potenza, i leader di
Pechino hanno agito in modo più efficace, consolidando la leadership
regionale. Ora, sembra che l’avvertimento di Brzezinski di venti anni fa
sia divenuto una realtà dolorosa per gli USA. La SCO sostenuta in modo
deciso da Cina e Russia, guida la grande trasformazione dell’Eurasia…
Ariel Noyola Rodriguez, Russia Today
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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