Al Sisi con Putin
Non poteva mancare la “gola profonda” del New York Times,
organo preferito della CIA e del Dipartimento di Stato USA, per
pubblicare il finto “scoop” delle rivelazioni sul caso Regeni. Secondo
il NYT i servizi segreti del Cairo sono i responsabili del rapimento e
dell’uccisione del borsista italiano Regeni.
E’ quanto scrive Declan Walsh in una lunga inchiesta sull’omicidio
Regeni pubblicata sul New York Times Magazine. Il giornalista, che dal
Cairo ha seguito tutte le fasi del caso Regeni, scrive di aver avuto la
conferma da tre fonti dall’amministrazione Obama: Washington aveva
ottenuto “prove incontrovertibili sulla responsabilità egiziana”, “non
c’era alcun dubbio”.
Ma guarda che coincidenza, adesso che l’Italia aveva rinviato il suo ambasciatore al Cairo, dopo un periodo di raffreddamento dei rapporti diplomatici, puntuale come un orologio viene pubblicata una informativa del Dipartimento di Stato USA sul caso Regeni.
Era già evidente che il caso era stato creato appositamente, con la
“manina” dei servizi britannici, per creare una frattura nei rapporti
diplomatici fra Italia ed Egitto ed era evidente che al centro degli
interessi britannici e statunitensi vi era la concessione data all’ENI
delle attività di prospezione e sfruttamento dell’importante giacimento
di idrocarburi scoperto al largo delle coste egiziane.
Trovare il modo di guastare i rapporti diplomatici dell’Egitto con l’Italia per far revocare la concessione all’ENI, era sembrato il sistema più semplice per gli anglo americani per arrivare al loro obiettivo. Questo spiega l’assassinio dell’incauto ricercatore italiano caduto nella trappola tesagli dai servizi segreti e rimasto vittima di un gioco molto più grande.
Inoltre bisogna considerare che il regime di Al Sisi non è di quelli graditi a Washington,
visto la giravolta del Governo egiziano che si è schierato con la
Russia e con la Siria sulle questioni dei conflitti nell’area (guerrra
in Siria e nello Yemen), voltando decisamente le spalle agli USA ed
all’Arabia Saudita. Vedi: L’Egitto entra nella guerra di Siria dalla parte di Damasco.
L’Egitto è il più importante paese arabo, un paese sunnita con una
minoranza di cristiani copti (il 10% della popolazione) che hanno subito
attacchi e persecuzioni durante il precedente governo del Morsi,
affiliato ai F.lli Mussulmani, protetti dagli USA e dalle Monarchie del
Golfo. Gli USA vorrebbero un cambio di Governo al Cairo e, da molti
anni, sono i servizi di intelligence di Washington che finanziavano la
setta dei F.lli Mussulmani, come accertato da vari analisti. La stessa
Amministrazione Obama/Clinton non ha mai nascosto i suoi buoni rapporti e
il suo appoggio al Governo Morsi ed alla setta del F.lli Mussulmani.
Vedi: Quegli strani rapporti tra l’Amministrazione Obama-Clinton ed i Fratelli Mussulmani
Il tentativo di creare una “primavera araba” anche in Egitto mirava esattamente a questo: favorire l’ascesa dei movimenti radicali sunniti, fatto questo che costituisce l’obiettivo delle trame e della
sobillazione attuata dalla CIA e dal Dipartimento di Stato USA. E’ ormai
accertato che i gruppi radicali sunniti sono utilizzati dalla politica
USA come leva per la destabilizzazione dei paesi arabi: quanto avvenuto
in Iraq, in Libia, in Tunisia ed in Siria conferma questa tesi.
Al Sisi incontra Putin
I rapporti dell’Italia con i paesi arabi devono qundi muoversi in
questa direttrice stabilita a Washington ed è del tutto normale che gli
USA interferiscano quindi con le scelte della Farnesina per dettare le
regole, calpestando ancora una volta gli interessi nazionali dell’Italia
di poter avere dei buoni rapporti di cooperazione con il più importante
paese arabo. Non sono più i tempi di Craxi a Sigonella, uno “strappo”
alle direttive americane non è concesso ai serventi del Governo
italiano.
L’Egitto di Al Sisi ha varca to la linea rossa stabilita da Washington nel momento in cui ha voltato le spalle agli USA ed all’Arabia Saudita ed al Sisi si è recato a Mosca concludendo accordi per acquisti di armi russe e cooperazione economica con la Russia. Vedi: Russia ed Egitto promuovono una cooperazione multiforme
In conseguenza di questo strappo, l’Arabia Saudita, che mira ad avere
la supremazia nel mondo arabo, ha chiuso il rubinetto dei finanziamenti
e dellle forniture di petrolio tanto che l’Egitto si è rivolto all’Iraq
per ottenere le forniture di greggio di cui abbisogna. In contemporanea
è partita la campagna mediatica che accusa Al Sisi di impersonare un
regime dittatoriale e tirannico che viola i “diritti umani”. Tutta la
sinistra europea si è accodata supinamente a questa campagna, in
ossequio alle centrali USA.
Per isolare l’Egitto e far revocare gli accordi economici con
l’ENI e con l’Italia è partita puntuale l’offensiva degli organi del
“main stream” USA, il New York Times è soltanto il primo, ne seguiranno
altri, ci possiamo scommettere.
Luciano Lago
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