giovedì 14 agosto 2014

Aiuti russi in Ucraina, quando il caval donato non è cavallo di Troia

Aiuti russi in Ucraina, quando il caval donato non è cavallo di Troia

Giorni fa un collega giornalista ha scritto che “in agosto 2014 l’Europa ha esaurito il suo buon senso”. Questa triste conclusione nasce dal fatto che l’iniziativa di Mosca, che ha proposto di inviare un convoglio di aiuti umanitari agli abitanti di Lugansk e Donetsk, trovatisi sull’orlo della sopravvivenza a seguito della rappresaglia scatenata dal regime di Kiev, si è trovata al centro di strani giochi.
 
Mosca ha deciso semplicemente di inviare generi di prima necessità, cibo e medicine, ma la reazione di Kiev, Washington e Europa oltrepassa ogni limite del buon senso.

A caval donato non si guarda in bocca. Questo detto è presente in molte lingue del mondo. Se lo usiamo per descrivere l’ondata di isteria politica sollevata in relazione agli aiuti della Russia agli abitanti dell’Est dell’Ucraina che stanno vivendo una catastrofe umanitaria, si avrà un quadro seguente.

Attorno al “cavallo”, che il vicino di chi ne ha bisogno ha deciso di donare al bisognoso, è scoppiata una rissa. Il destinatario del dono si è messo a “guardare in bocca”, perché gli è sembrato che al posto dei denti il cavallo abbia zanne da cinghiale. Poi sono accorsi altri vicini che hanno cominciato a esprimere dei dubbi circa la sincerità del donatore, dicendo che è una trappola. Infine, il caporione ha pronunciato il suo verdetto: il regalo è illecito, perché il vicino ha un brutto carattere e non si sa mai che cosa ha in mente. Proprio questo sta accadendo adesso attorno al convoglio inviato dalla Russia.

“Ogni tentativo di ingresso non autorizzato nel territorio dell’Ucraina o di altri Stati, compreso con pretesto di aiuti umanitari, sarà considerato un atto di aggressione”, - ha dichiarato il 12 agosto nel corso di un briefing il vice capo dell’amministrazione del Presidente dell’Ucraina, Valery Chaly. Nel contempo il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha detto che il convoglio russo potrebbe essere un tentativo di Mosca di organizzare la sua “presenza permanente” in Ucraina. Dopo un colloqio telefonico col Presidente USA, il Cancelliere tedesco Angela Merkel e il Premier britannico David Cameron hanno minacciato Mosca di pesanti sanzioni, se essa deciderà di aiutare direttamente gli abitanti del Sud-Est dell’Ucraina. Per non essere in dissonanza con gli altri, anche il Segretario della NATO, Fogh Rasmussen, ha lanciato delle minacce. Tocco finale: Barack Obama ha ammonito Mosca contro l' “ingerenza” negli affari interni dell’Ucraina col pretesto degli aiuti umanitari.

Ma che cosa sta succedendo? Perché tanta isteria attorno al dono della Russia che vuole aiutare gli abitanti delle due Repubbliche autoproclamate che, però, sono anche cittadini ufficiali dell’Ucraina? Sulla base di quali poteri e quali norme del diritto internazionale alcuni Stati hanno deciso di avere il diritto di alzare la voce contro altri Stati, anch’essi membri dell’ONU, e di minacciarli? Forse che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non esiste più? Perché, infine, qualcuno ha deciso di avere il dominio dell’Ucraina che, tra l’altro, nessuno intende aggredire?

Ma soprattutto, perché non si dice che Kiev sta praticamente sterminando i 4 milioni degli abitanti dell’Est? Perché non si parla delle migliaia di persone uccise e ferite, dei profughi che si contano a centinaia di migliaia? Il tedesco “Junge Welt” riferisce che a Lugansk gli abitanti sono costretti a bere acqua di ruscello perché l’impianto dell’acqua è stato distrutto dalle bombe, che con 30 gradi sopra lo zero i frigoriferi non funzionano in quanto le sottostazioni elettriche sono state rase al suolo. Questo tipo di comportamento è tipico dell’Occidente, sottolinea l’esperto militare dell’agenzia ITAR-TASS Viktor Litovkin.

“Tutti loro sanno bene di avere questo pallino: far dispetti alla Russia che si sta comportando in maniera indipendente e sovrana, e non si inchina alla pressione”.

A proposito, oggi l'Europa si è già dimenticata del referendum che i cittadini di Donetsk e Lugansk hanno tenuto nel mese di maggio, quando il 90% ha votato contro l’usurpazione del potere da parte delle forze filonaziste. Allora è stato detto che i referendum erano una parte del “piano di Putin”. A quanto pare, l’Europa “democratica” non prende neanche in considerazione il diritto delle persone ad avere una propria opinione.


Oleg Severghin




fonte: http://italian.ruvr.ru/2014_08_13/Quando-il-caval-donato-non-e-cavallo-di-Troia-0519/

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