Discorso
di Vladimir Putin al Consiglio di Sicurezza Collettivo
dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva di Dushanbe
I presidenti di Russia, Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan si sono incontrati in formato ristretto e continuato i colloqui con le delegazioni presenti. Obiettivo principale del vertice era la risposta efficace alle sfide politiche più gravi, tra cui l’aumento delle attività dei gruppi terroristici ed estremisti e la destabilizzazione della situazione ai confini dei Paesi CSTO. L’incontro si è concluso con la firma di una serie di documenti, tra cui una dichiarazione degli Stati membri del Consiglio di Sicurezza Collettiva della CSTO. In particolare, i documenti firmati concernono la cooperazione nel transito di formazioni e mezzi militari; esercitazioni per la realizzazione degli obiettivi delle forze di reazione rapida collettive, loro composizione e schieramento e il bilancio della CSTO.
Intervento alla sessione del Consiglio di Sicurezza Collettiva della CSTO
Presidente della Russia Vladimir Putin
Grazie, signor Rahmon!
Prima di tutto, vorrei esprimere la mia gratitudine per l’opportunità di
lavorare in Tagikistan oggi. Vorrei sottolineare che il Tagikistan è
nostro partner strategico e alleato. Vediamo che qui, il Tagikistan
affronta il problema di alcune incursioni e tentativi di
destabilizzazione. Vorrei dire subito che valutiamo tali minacce in modo
adeguato e si può sempre contare sul nostro aiuto e sostegno, anche se
vediamo che i vostri organi di polizia e forze armate gestiscono i
problemi che si presentano in modo efficace. Proprio ora, nel formato
ristretto, abbiamo avuto una discussione approfondita sulle
responsabilità della CSTO, così come su urgenti problemi regionali e
internazionali, e delineato misure per rafforzare ulteriormente la
nostra organizzazione. Abbiamo notato l’aumento delle minacce affrontate
dagli Stati membri della CSTO in vari settori. Siamo preoccupati dalla
situazione in Afghanistan. Le forze di sicurezza internazionale sono in
quella nazione da molto tempo, per assolvere certi compiti, comprese
opere positive; tuttavia, ancora non si sono avuti miglioramenti
qualitativi, definitivi e decisivi della situazione.
Purtroppo, la
situazione nel Paese si deteriora a seguito del ritiro della maggior
parte delle forze militari straniere. Vi è un aumento del pericolo dei
gruppi terroristici ed estremisti infiltrarsi in nazioni vicine
all’Afghanistan, e la minaccia è aggravata dal fatto che, oltre ad
organizzazioni ben note, l’influenza del cosiddetto Stato islamico s’è
diffusa anche in Afghanistan. Lo scopo dell’organizzazione va ben oltre i
confini di Iraq e Siria. I terroristi effettuano esecuzioni di massa,
gettando intere nazioni nel caos e povertà e distruggendo monumenti
culturali e santuari religiosi. I risultati della lotta delle forze di
sicurezza internazionali contro la produzione di stupefacenti non è meno
deprimente. Sappiamo come tale minaccia cresce di anno in anno;
purtroppo non diminuisce. Ho accennato alla situazione in Siria e in
Iraq; è la stessa dell’Afghanistan, preoccupandoci tutti. Permettetemi
di dire qualche parola sulla situazione in questa regione, sulla
situazione in Siria.
Lo stato delle cose è molto grave. Il cosiddetto Stato islamico controlla tratti significativi del territorio in Iraq e Siria. I terroristi già affermano pubblicamente che hanno per obiettivo La Mecca, Medina e Gerusalemme. I loro piani includono l’espansione delle attività in Europa, Russia, Asia centrale e del sud-est. Ne siamo preoccupati, soprattutto perché i militanti che subiscono indottrinamento ideologico e addestramento militare dal SIIL provengono da nazioni di tutto il mondo, tra cui purtroppo nazioni europee, Federazione Russa e molte ex-repubbliche sovietiche. E naturalmente siamo preoccupati dal loro possibile ritorno nei nostri territori. Il buon senso e il senso di responsabilità per la sicurezza globale e regionale richiedono alla comunità internazionale d’unire le forze contro tale minaccia. Dobbiamo mettere da parte le ambizioni geopolitiche, lasciare alle spalle i cosiddetti doppi standard e la politica dell’uso diretto o indiretto dei singoli gruppi terroristici per conseguire i propri obiettivi opportunistiche, inclusi i cambi di governi e regimi indesiderati.
Come sapete, la Russia ha proposto di
formare rapidamente un’ampia coalizione per contrastare gli estremisti.
Si devono unire coloro pronti a, o che già aderiscono, alla lotta al
terrorismo, come le forze armate di Iraq e Siria fanno oggi. Sosteniamo
il governo siriano, voglio dirlo, nella lotta contro l’aggressione
terroristica. Forniamo e continueremo a fornire l’assistenza
tecnologico-militare necessaria e sollecitiamo le altre nazioni a
parteciparvi.
Chiaramente, senza una partecipazione attiva da parte
delle autorità e dei militari siriani, senza la partecipazione
dell’esercito siriano, come dei soldati che combattono lo Stato
Islamico, non è possibile espellere i terroristi dalla nazione, così
come dalla regione, ed è impossibile proteggere i popoli multi-etnici e
multi-religiosi della Siria da eliminazione, riduzione in schiavitù e
barbarie. Naturalmente è indispensabile pensare ai cambiamenti politici
in Siria. E sappiamo che il Presidente Assad è pronto a coinvolgere il
segmento moderato dell’opposizione, le forze di opposizione sane, in
questi processi della gestione dello Stato.
Ma la necessità di unire le
forze nella lotta al terrorismo certamente è al di sopra di tutto oggi.
Senza questo, è impossibile risolvere gli altri problemi urgenti e
crescenti, tra cui il problema dei profughi cui assistiamo oggi. Tra
l’altro, assistiamo a qualcosa di diverso: a tentativi d’incolpare la
Russia per tale problema, per la sua presenza. Come se il problema dei
profughi sia cresciuto perché la Russia sostiene il governo legittimo
della Siria. Prima di tutto, vorrei sottolineare che il popolo della
Siria, in primo luogo, fugge dai combattimenti, in gran parte dovuta a
fattori esteri come forniture di armi e altre attrezzature
specializzate. Le persone subiscono le atrocità dei terroristi.
Sappiamo
che si commettono atrocità, si sacrificano persone, distruggendo
monumenti culturali, come ho già detto, e così via. Fuggono dai
radicali, prima di tutto. E se la Russia non avesse sostenuto la Siria,
la situazione sarebbe stata ancor peggiore che in Libia, e il flusso di
profughi sarebbe ancora maggiore. In secondo luogo, il sostegno del
governo legittimo in Siria non è in alcun modo collegato al flusso di
rifugiati da Paesi come la Libia, come ho già detto, Iraq, Yemen,
Afghanistan e molti altri. Non siamo noi a destabilizzare quelle nazioni
ed intere regioni del mondo. Non distruggiamo le istituzioni
governative, creando vuoti di potere subito riempiti dai terroristi.
Quindi nessuno può dire che siamo la causa di tale problema.
Ma in
questo momento, come ho detto, dobbiamo concentrarsi ad unire le forze
tra il governo siriano, la milizia curda, la cosiddetta opposizione
moderata e le nazioni della regione per combattere la grave minaccia
alla statualità della Siria e nella lotta al terrorismo, in modo che
insieme, con i nostri sforzi combinati, possiamo risolvere tale
problema. Ho già parlato degli altri problemi che attualmente ci
riguardano, e di cui abbiamo parlato oggi. A tal proposito, vorrei
sottolineare che abbiamo intenzione di continuare a rafforzare la
cooperazione tra le nostre forze armate. Programmiamo una serie di
attività in questo settore. Vorrei anche sottolineare che la nostra
cooperazione nel quadro CSTO non è certamente diretta contro nessuno.
Siamo aperti alla cooperazione costruttiva, secondo l’approccio
rafforzato dalla dichiarazione finale che sarà firmata oggi.
Sono certo
che riprenderemo le discussioni sulla creazione di concreti sistemi
euroatlantici per una sicurezza equa e indivisibile; dobbiamo fare
l’inventario completo dei problemi e disaccordi esistenti. Questa
analisi può essere utilizzata per una discussione sui principi per un
durevole sviluppo politico. L’OSCE e altre organizzazioni internazionali
possono essere utilizzate per concordare garanzie giuridicamente
vincolanti sull’indivisibilità della sicurezza per tutte le nazioni,
avere il rispetto degli importanti principi fondamentali del diritto
internazionale (nel rispetto della sovranità degli Stati, senza
immischiarsi negli affari interni) e rafforzare la norme
sull’inammissibilità nel promuovere colpi di Stato anticostituzionali ed
anti-statuali, e forze radicali ed estremiste.
Vorrei ringraziare l’onorevole Rahmon per il lavoro da presidente della CSTO, così come i miei altri colleghi, e augurare ai nostri partner e amici armeni il successo nel presiedere l’organizzazione. Grazie per la vostra attenzione.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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