lunedì 17 ottobre 2016

La Russia si prepara alla guerra, mentre gli USA sono persi

Il risultato finale del silenzio ufficiale negli Stati Uniti sulla disponibilità della Russia a difendere ciò che considera interesse nazionale è che gli statunitensi navigano alla cieca

In un’intervista con il quotidiano Bild, l’8 ottobre, il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, noto per la sua retorica cauta, descriveva l’attuale situazione internazionale nei seguenti termini dolorosi: 
…Purtroppo è un’illusione credere che questa sia la vecchia guerra fredda. I nuovi tempi sono diversi; sono più pericolosi. In precedenza, il mondo era diviso, ma Mosca e Washington conoscevano le reciproche linee rosse e le rispettavano. Un mondo con molti conflitti regionali e la riduzione dell’influenza delle grandi potenze, diventa più imprevedibile“. Per tali ragioni, disse Steinmeier, “Stati Uniti e Russia devono continuare a parlarsi“. 
Concluse l’appello con raccomandazioni abbastanza equilibrate nel risolvere la crisi umanitaria di Aleppo est, sollecitando la Russia e le altre potenze ad applicare la loro influenza sui loro clienti del posto. Triste a dirsi, quest’appello alla ragione cadeva nel vuoto. Lo stesso giorno, un portavoce del dipartimento di Stato degli Stati Uniti spiegava la decisione di Washington del fine settimana di chiudere il processo di pace congiunto con Mosca, dicendo che non c’era “niente di cui parlare con i russi”. 

Nel frattempo, i russi l’hanno considerata l’ultima goccia dell’unilateralismo strombazzando come gli statunitensi abbiano seppellito l’accordo firmato il 9 settembre tra John Kerry e Sergej Lavrov che aveva richiesto 14 ore di negoziati ed era visto come trionfo della cooperazione sul confronto. Di fatto, dal punto di vista russo, l’accordo è stato sabotato il 17 settembre dal Pentagono, quando aerei della coalizione degli Stati Uniti bombardavano un avamposto militare del governo siriano a Dayr al-Zur uccidendo più di 60 soldati siriani. E difatti i russi sospendevano l’attuazione del cessate il fuoco il 23 settembre, quando rinnovarono i bombardamenti su Aleppo est, in collaborazione con le unità delle forze aeree e di terra siriane. 

Ora che gli Stati Uniti formalizzano la fine della cooperazione sulla Siria, la Russia illustra la propria risposta netta, chiamata ‘cambio radicale nelle relazioni’ tra i due Paesi. Molti aspetti della risposta russa del 3 ottobre e della settimana seguente furono notati dai media di Stati Uniti ed occidentali. Abbiamo saputo della decisione di annullare la convenzione bilaterale conclusa con gli Stati Uniti nel 2000, il ritrattamento delle armi al plutonio per produrre energia. Questo fu ampiamente commentato come d’importanza marginale, dato che gli Stati Uniti non potevano attuare l’accordo per mancanza di appositi impianti di conversione e per i costi da 18 miliardi di dollari, se l’avessero attuato. 

Abbiamo sentito della Russia svolgere esercitazioni di protezione civile riguardanti 40 milioni di cittadini, anche se nessuno poteva trovarvi molto senso. Abbiamo saputo del Ministero della Difesa russo che inviava in Siria i sistemi missilistici di difesa aerea operativi più avanzati, S-300 e S-400, ma i portavoce del Pentagono si dichiaravano sbalorditi chiedendosi retoricamente quale ne fosse lo scopo. Infine, abbiamo saputo questa settimana che la Russia ha ufficialmente schierato i missili superficie-superficie ipersonici a testa nucleare da 500 km di gittata Iskander, nell’enclave di Kaliningrad. 

I militari polacchi immediatamente espressero sgomento, sentendosi in pericolo e dicendo che allertavano le difese. Tuttavia, il portavoce del Pentagono diceva che non vi era alcun motivo di vedervi in questo dispiegamento qualcosa di diverso dall’ultimo a Kaliningrad di due anni prima, e che era solo un’esercitazione. Da ciò, sembrerebbe che il governo degli Stati Uniti cerchi di tranquillizzare il pubblico sulle mosse russe della scorsa settimana. E’ in tale contesto che va apprezzato un programma televisivo russo, non ufficiale ma autorevole, che aggiungeva un paio di punti importanti, collegandoli e facendo capire ai profani il senso delle iniziative russe.

Il programma della TV Rossija 1 di cui parlo è Vesti Nedeli (Notizie della settimana) presentato da Dmitrij Kiseljov. Le due ore del programma in prima serata sono il notiziario più seguito nel Paese con decine di milioni di telespettatori. Tuttavia, il 9 ottobre, il vero pubblico della prima mezz’ora, descritta di seguito, era Washington DC, nell’intento di raffreddare i bollori di Pentagono e CIA, e far rinsavire la leadership statunitense. Dmitrij Kiseljov non è solo il conduttore di Vesti Nedeli, ma il caporedattore dell’informazione nella programmazione radiotelevisiva. È un patriota duro, e possiamo supporre che ciò che dice sia approvato dal Cremlino. Data l’importanza del messaggio di Kiseljov, citerò ampiamente la trascrizione del resoconto, con piccoli tagli:
La scorsa settimana le relazioni tra Stati Uniti e Russia subivano una brusca virata, ma prevista. Piegarsi ulteriormente alle bugie (degli statunitensi) non ha senso ed è semplicemente dannoso. Con piegarsi intendiamo cercare compromessi diplomatici. Avevamo infinite aspettative sugli Stati Uniti che finalmente separavano i non terroristi dai terroristi. Abbiamo aspettato più di un anno, ma è chiaro che non vogliono. Gli USA e il mondo intero ci credono stupidi. 
Gli USA collaborano con al-Nusra, coprendola sul piano diplomatico; rifornendola di armi; aiutandola bombardando per presunto errore una postazione dell’esercito siriano. Vedasi l’esplosione di dichiarazioni anti-russe sui media statunitensi. Se continuiamo con gli statunitensi, la nostra stessa presenza in Siria perderà senso. Invece, lavorando con il legittimo governo siriano possiamo liberare il Paese dai terroristi, garantendo la sicurezza di Medio Oriente, Russia ed Europa. Chi vuole può unirsi a noi. Gli Stati Uniti sembravano voler aderire, poi ci ripensarono tagliando la cooperazione militare con la Russia sulla Siria, con una sola eccezione; le comunicazioni per evitare scontri militari in Siria restano in vigore, al momento. 
Formalmente la situazione è tornata a prima del 9 settembre, quando Kerry e Lavrov si accordarono sulla tregua. Ma poi Ashton Carter entrava in scena, aprendo un secondo fronte e forzando Kerry a combattere su due fronti. Se Kerry pensava di affrontare i russi, ora finiva sotto il ‘fuoco amico’ del Pentagono. Le forze statunitensi hanno bombardato direttamente un avamposto militare siriano. Non ci fu alcun errore, ma fu coordinato con i terroristi che seguirono con un attacco. Poi ci fu un attacco occulto al convoglio umanitario nei pressi di Aleppo (20 settembre). Infine, è chiaro a Mosca che la diplomazia è semplicemente un “servizio” del Pentagono. Kerry giustifica intellettualmente le azioni del Pentagono. 
Spesso, post factum. Rivedremo questa sera i cambiamenti radicali nelle nostre relazioni con gli USA, come l’invio nella regione di 3 nostre navi lanciamissili dotate di Kalibr L’invio in Siria di ulteriori sistemi di difesa aerea S-300 e l’invio in Egitto di 5000 nostri paracadutisti. La fine degli accordi con gli USA sul nucleare e l’esercitazione della protezione civile che coinvolgeva 200000 effettivi della difesa civile riguardante 40 milioni di cittadini. Non ricordo una tale serie di eventi precedenti. Il centro dell’attenzione è Aleppo est, ancora occupata da terroristi con centinaia di migliaia di civili in ostaggio come scudo umano. Giustiziano coloro che vogliono andarsene, e non possiamo tollerarlo più. I terroristi non rispettano gli accordi. L’esercito siriano attua un’operazione di assalto. Vi sono così tante menzogne e urla nel mondo su questo…
E’ un fatto grave che gli Stati Uniti esaminino le azioni della Russia contro i terroristi in Siria come minaccia alla propria eccezionalità. Lo scenario non va secondo i piani degli Stati Uniti, quindi qual è il senso di tali pretese su dominio e leadership statunitensi. Sembra che Barack Obama se ne vada prima di Bashar Assad. E i loro sporchi trucchi contro la Russia, le sanzioni, non funzionano. A dire il vero, Washington aveva rumorosamente annunciato di passare al cosiddetto Piano B. Formalmente non ci sono dettagli. Ma in termini generali, tutti sanno di cosa si tratta. 
Il Piano B è l’uso della forza militare diretta degli USA in Siria. Non è difficile indovinare contro chi, contro Bashar Assad e l’Esercito governativo, e questo significa contro le forze armate della Russia, presenti in Siria legalmente. Possiamo escludere tale cambio? No. Non possiamo escludere provocazioni per giustificare la guerra, come è accaduto in passato nelle due guerre mondiali. La guerra del Vietnam fu inoltre avviata con una provocazione organizzata dagli statunitensi. Si vedano i falsi pretesti per invadere l’Iraq e la Libia. Gli USA ignorano il diritto internazionale e hanno deciso che non ci siano ostacoli ai loro assalti. Mosca ha reagito con calma al Piano B. La Russia prepara la sella lentamente, ma poi cavalca velocemente. 
Per capire come le relazioni Russo-statunitensi abbino rapidamente cambiato direzione, torniamo all’inizio della settimana. Seguiamo ora gli eventi della settimana. Prima di tutto voglio dirigere la vostra attenzione sul discorso pubblico di Putin. Parlò più silenziosamente e lentamente del solito. Formalmente apriva la sessione della 7.ma Duma. Ma si rivolgeva a questioni molto centrali per le nostre anima e mente. Le sue parole non erano sui progetti di legge, ma sull’essenza del momento. Putin ha ritenuto importante parlare alla base, dell’unità del popolo essenziale per l’esistenza del nostro Paese. La forza è essenziale per mantenere la nostra statualità. In questa sessione alla Duma, Putin presentava il progetto di legge per finirla sulla convenzione sul plutonio con gli Stati Uniti”.
Kiseljov qui associava il discorso di Putin alla Duma e il disegno di legge per chiudere la convenzione sul plutonio, che non sarebbe evidente agli estranei. Ancora più importante, richiamava l’attenzione sul contenuto di tale progetto di legge, a partire dalla ragione di ciò che chiamava “cambio radicale delle circostanze, l’emergere di una minaccia alla stabilità strategica date le azioni ostili degli Stati Uniti d’America contro la Federazione russa e la loro incapacità di garantire l’adempimento agli obblighi di riprocessare il plutonio militare in conformità all’accordo e ai suoi protocolli”. Kiseljov poi passa all’importantissimo punto 2 del disegno di legge. Il testo veniva proiettato sullo schermo con le disposizioni evidenziate in giallo mentre Kiseljov le leggeva. Una copia del testo è disponibile online.

I passaggi evidenziati sono i seguenti:
La validità dell’accordo e dei protocolli dell’accordo può essere rinnovata dopo l’eliminazione da parte degli Stati Uniti d’America delle cause che hanno portato al cambio radicale delle circostanze esistenti il giorno dell’entrata in vigore dell’accordo e dei protocolli dell’accordo, a condizione:
1) che l’infrastruttura militare e i contingenti di truppe degli Stati Uniti d’America di stanza sui territori degli Stati membri dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) entrati nella NATO dopo il 1 settembre 2000 siano ridotti al livello del giorno di entrata in vigore dell’accordo e dei protocolli dell’accordo
2) che gli Stati Uniti d’America rinuncino alla politica ostile nei confronti della Federazione Russa, che va espressa:
a) abrogando la legge del 2012 degli Stati Uniti d’America (legge Sergej Magnitskij) e le disposizioni di legge del 2014 degli Stati Uniti d’America a sostegno della libertà dell’Ucraina contro la Russia
b) annullando tutte le sanzioni introdotte dagli Stati Uniti d’America contro soggetti della Federazione Russa, individui ed enti giuridici russi
c) risarcendo i danni alla Federazione Russa per le sanzioni indicate nel punto ‘B’, tra cui le perdite dovute all’introduzione delle necessarie contromisure alle sanzioni degli Stati Uniti d’America
d) presentando un chiaro piano per il riprocessamento irreversibile del plutonio dagli Stati Uniti d’America, rientrando nel campo di applicazione dell’accordo“.
Vladimir Putin, Sergei ShoiguKiseljov giustamente chiamava queste disposizioni “ultimatum” alla Casa Bianca. Era sbalorditivo, ma il messaggio del Cremlino a Washington sono le azioni, non solo le parole; e Kiseljov spiegava come il governo abbia sospeso anche il programma dei contatti scientifici con gli Stati Uniti nel settore nucleare. Lo stesso giorno cancellava un programma di cooperazione tra Rosatom e dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti sui reattori nucleari. Poi, come notava Kiseljov, i russi “passano dai freni all’acceleratore” inviando 3 navi lanciamissili della Flotta del Mar Nero nel Mediterraneo orientale, in risposta agli Stati Uniti nel caso procedessero al Piano B. 

Queste navi sono dotate di due tipi di missili: il missile da crociera Kalibr che può essere a testata nucleare ed ha una gittata di 2600 km contro bersagli terrestri e il missile supersonico Oniks per attaccare le navi nemiche. Anche nel giorno che chiamava ‘martedì nero’, il governo russo confermava di aver installato il sistema di difesa aerea S-300 in Siria. Spiegando, Kiseljov utilizzava dei video della dichiarazione del Capo del Servizio Stampa ed Informazione del Ministero della Difesa Igor Konashenkov, che rispondeva a domande sulla campagna siriana della Russia. 

Konashenkov affermava che la difesa aerea è stata installata per rispondere alle minacce francesi e statunitensi d’imporre una ‘no fly zone’, date le lezioni apprese dall’attacco della coalizione contro le forze siriane a Dayr al-Zur il 17 settembre. Konashenkov sottolineava che probabilmente passerà tempo prima di una qualsiasi discussione con gli statunitensi su aerei stealth o missili in volo: saranno abbattuti “qualunque cosa i dilettanti” dei circoli militari statunitensi possano pensare. Spiegava che militari russi si trovano in aree abitate della Siria svolgendo compiti umanitari e trattando con le milizie locali che depongono le armi, offrendosi come intermediari. Pertanto, eventuali attacchi aerei degli USA in Siria probabilmente colpirebbero anche le forze russe, cosa assolutamente inaccettabile. 

Poi Kiseljov ricordava al pubblico che la Russia notifica ufficialmente a Washington di ritenere gli impianti della difesa missilistica costruiti in Romania e in costruzione in Polonia una violazione della Convenzione sui missili intermedi, in quanto possono utilizzare missili offensivi quanto difensivi. La Russia per ora non si ritira dalla Convenzione sui missili a intermedi, il maggiore accordo sul controllo degli armamenti degli anni Reagan-Gorbaciov, ma si prepara ad abrogarla a discrezione. Questo era il contesto dell’annuncio di Mosca, lo stesso giorno che dispiegava il sistema missilistico Iskander a Kaliningrad. Il suggerimento è che questo sarà permanente, slegato da qualsiasi esercitazione. 

Durante la stessa settimana, il Ministero della Difesa russo annunciava un’esercitazione militare senza precedenti in Egitto inviandovi 5000 paracadutisti dotati di nuove uniformi desertiche e un nuovo paracadute. Secondo Kiseljov, il Viceministro della Difesa russo Pankov dichiarava che il ministero esaminava la riattivazione delle basi militari a Cuba e in Vietnam. E in occasione del lancio nello spazio del primo Sputnik, Mosca celebrava la Giornata del Corpo Missilistico mostrando clip degli ultimi lanci di missili “più telegenici”.

Riassumendo, Kiseljov riconosceva che questi eventi danno l’impressione di una situazione assai tesa, affermando che è conseguenza della campagna degli USA di continua espansione della NATO, della rinuncia del Trattato ABM, delle rivoluzioni colorate, della denigrazione della Russia e della guerra d’informazione basata su menzogne. Tali atti ostili vanno fermati. Chiese retoricamente: è pericoloso? Rispondendo in modo affermativo. 

Tuttavia, se la Russia è moralmente e fisicamente preparata a una guerra con gli Stati Uniti per difendere ciò che vede come interessi nazionali, anche in Siria, Kiseljov chiudeva con una nota non belligerante affermando che il messaggio del governo russo è che si prepara al peggio, sperando di ottenere migliori risultati. Citava Dmitrij Peskov, addetto stampa di Putin, che insisteva che la Russia è sempre pronta a cooperare. Per quanto pessima apparisse l’enumerazione del “cambio radicale nelle relazioni” di Mosca con gli Stati Uniti, la panoramica delle azioni ed intenzioni russe nel programma di Kiseljov non era esaustiva. 

Nella stessa settimana ci furono notizie sui piani russi per stabilire ciò che non c’era mai stato durante la guerra fredda, una base navale in Egitto che dovrebbe sostenerne le operazioni nel Mediterraneo occidentale (!) La menzione dell’argomento delle basi militari all’estero appariva su un altro programma serale di punta della televisione di Stato russa, l’edizione del 9 ottobre di ‘Domenica sera con Vladimir Solovjov’, il più popolare e rispettato talk show di Rossija 1. Come solito, l’edizione aveva solo relatori russi, per lo più di alto profilo. 

La politologa più apprezzata era Irina Jarovaja, una decisa deputata della Duma molto intelligente e nota come autrice di ciò che Snowden chiama Legge del Grande Fratello, dello scorso luglio. Jarovaja è stata recentemente nominata Vicepresidentessa della Duma di Stato, ed apriva la trasmissione concentrata su relazioni USA-Russia e forza militare comparata. Jarovaja notava come dal 1992 il bilancio della difesa degli USA si fosse moltiplicato 77 volte lo scorso anno, mentre quello della Russia era solo 10 volte maggiore. 

Oggi, osservava, gli Stati Uniti coprono il 36% delle spese militari globali mentre la Russia il 4%. Perché gli Stati Uniti hanno bisogno di una tale sproporzionata struttura militare? Risposta: dominare il panorama politico. In tale contesto, spiegava, la Russia raffredda tale idea di dominio. 

A questo punto, il secondo politico che entrava nel dibattito aveva una qualificazione importante. Vladimir Zhirinovskij, a capo del partito nazionalista LDPR, che aveva avuto successo nelle elezioni di settembre, e premiato con la presidenza del comitato della Duma sulle relazioni estere, altro particolare della vita politica russa passato praticamente inosservato dai commentatori di Stati Uniti ed occidentali. Zhirinovskij insisteva sulle capacità militari più favorevoli alla Russia rispetto a quanto suggerissero i dati rozzi. Dopo tutto, spiegava, gran parte del bilancio della difesa degli Stati Uniti riguarda carta igienica, salsicce e pulizie per le loro 700 basi estere. 

Fermo restando l’osservazione caustica sulle basi in generale, e la comprensione acuta che tale forza di proiezione sia anche debilitante, Zhirinovskij nel programma suggeriva che la Russia farebbe bene a stabilire un centinaio di basi all’estero! Per capire bene cosa significhino delle possibili basi militari russe all’estero, va ricordato che in un passato non così lontano, Vladimir Putin osservò che il Paese non dovrebbe avere basi all’estero, distinguendo la Russia dall’altra superpotenza. 

Non abbiamo alcuna ambizione di essere una superpotenza, disse poi. Quelli del partito bellico degli Stati Uniti che parlano del sogno di Putin di ristabilire l’Unione Sovietica ripetono all’infinito tale totale assurdità. Ma c’è un sogno, un nuovo sogno a Mosca che non esisteva fino al confronto diretto ed esistenziale con gli Stati Uniti; che la Russia comprende di non essere solo una grande potenza, ma una superpotenza dagli interessi globali. In questo senso, presentandole ostilità e sfide gravi, gli Stati Uniti hanno creato una Russia che li spaventa.

Tutte le informazioni di questo commento sono open source. I programmi televisivi sono accessibili ai funzionari dei servizi segreti statunitensi di stanza nella nostra ambasciata a Mosca. Sono anche accessibili agli analisti di Langley interessati, dato che finiscono entro 24 ore su youtube. Inoltre la CIA ha un proprio agente che prende parte ai talk show serali diversi giorni alla settimana. È un gradito ospite della televisione di Stato russa per le eccezionali abilità linguistiche e la difesa della linea politica di Washington, che ne fa l’americano che gli spettatori russi amano odiare. In tale veste, si scontra regolarmente con i leader politici russi ed ha la possibilità, nelle pause, di far quel tipo di domande che un politico indicò una settimana prima: “Ci sarà la guerra?” 

Se la dirigenza della nostra intelligence fa il suo lavoro in modo professionale, e dobbiamo presumere che sia così, vi sono dei briefing per il presidente Obama e i due candidati alla presidenza sugli sviluppi nelle relazioni russo-statunitensi, come ho già sottolineato. In tal caso, una domanda sconcertante e scandalosa sorge spontanea: perché il presidente non ha detto una parola sul ‘cambio radicale nei rapporti’ con la Russia? 

E perché i due candidati alla domanda su come rispondere alle uccisioni ad Aleppo est, in TV quella stessa sera, il 9 ottobre, non ne sapevano nulla. Infatti, le osservazioni di Hillary Clinton secondo cui gli Stati Uniti devono opporsi ai russi e imporre una zona di non volo in Siria non indicava che ciò significherebbe la distruzione di aerei e navi degli Stati Uniti o, in altre parole, la terza guerra mondiale. O lei e il suo team politico non sono attenti o mentono. 

Da parte sua, Donald Trump se n’è uscito un po’ meglio dicendo che, per quanto ha capito, la causa è persa. Tale valutazione è molto vicina alla realtà. Il risultato del silenzio ufficiale negli Stati Uniti sul messaggio di sfida della Russia e l’invio di mezzi militari in Siria per difendere ciò che interpreta come interesse nazionale, è che siamo una nazione che naviga alla cieca.


Gilbert Doctorow, Russia Insider 14/10/2016
 
G. Doctorow è il coordinatore europeo del Comitato statunitense per l’Accordo Est-Ovest. Il suo ultimo libro ‘La Russia ha un futuro?’ è stato pubblicato nell’agosto 2015.

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