Il risultato finale del silenzio
ufficiale negli Stati Uniti sulla disponibilità della Russia a difendere
ciò che considera interesse nazionale è che gli statunitensi navigano
alla cieca
In un’intervista con il quotidiano Bild, l’8 ottobre, il ministro degli
Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, noto per la sua retorica cauta,
descriveva l’attuale situazione internazionale nei seguenti termini
dolorosi:
“…Purtroppo è un’illusione credere che questa sia la vecchia guerra fredda. I nuovi tempi sono diversi; sono più pericolosi. In precedenza, il mondo era diviso, ma Mosca e Washington conoscevano le reciproche linee rosse e le rispettavano. Un mondo con molti conflitti regionali e la riduzione dell’influenza delle grandi potenze, diventa più imprevedibile“. Per tali ragioni, disse Steinmeier, “Stati Uniti e Russia devono continuare a parlarsi“.
Concluse l’appello con raccomandazioni abbastanza equilibrate nel
risolvere la crisi umanitaria di Aleppo est, sollecitando la Russia e le
altre potenze ad applicare la loro influenza sui loro clienti del
posto. Triste a dirsi, quest’appello alla ragione cadeva nel vuoto. Lo
stesso giorno, un portavoce del dipartimento di Stato degli Stati Uniti
spiegava la decisione di Washington del fine settimana di chiudere il
processo di pace congiunto con Mosca, dicendo che non c’era “niente di
cui parlare con i russi”.
Nel frattempo, i russi l’hanno considerata
l’ultima goccia dell’unilateralismo strombazzando come gli statunitensi
abbiano seppellito l’accordo firmato il 9 settembre tra John Kerry e
Sergej Lavrov che aveva richiesto 14 ore di negoziati ed era visto come
trionfo della cooperazione sul confronto. Di fatto, dal punto di vista
russo, l’accordo è stato sabotato il 17 settembre dal Pentagono, quando
aerei della coalizione degli Stati Uniti bombardavano un avamposto
militare del governo siriano a Dayr al-Zur uccidendo più di 60 soldati
siriani. E difatti i russi sospendevano l’attuazione del cessate il
fuoco il 23 settembre, quando rinnovarono i bombardamenti su Aleppo est,
in collaborazione con le unità delle forze aeree e di terra siriane.
Ora che gli Stati Uniti formalizzano la fine della cooperazione sulla
Siria, la Russia illustra la propria risposta netta, chiamata ‘cambio
radicale nelle relazioni’ tra i due Paesi. Molti aspetti della risposta
russa del 3 ottobre e della settimana seguente furono notati dai media
di Stati Uniti ed occidentali. Abbiamo saputo della decisione di
annullare la convenzione bilaterale conclusa con gli Stati Uniti nel
2000, il ritrattamento delle armi al plutonio per produrre energia.
Questo fu ampiamente commentato come d’importanza marginale, dato che
gli Stati Uniti non potevano attuare l’accordo per mancanza di appositi
impianti di conversione e per i costi da 18 miliardi di dollari, se
l’avessero attuato.
Abbiamo sentito della Russia svolgere esercitazioni
di protezione civile riguardanti 40 milioni di cittadini, anche se
nessuno poteva trovarvi molto senso. Abbiamo saputo del Ministero della
Difesa russo che inviava in Siria i sistemi missilistici di difesa aerea
operativi più avanzati, S-300 e S-400, ma i portavoce del Pentagono si
dichiaravano sbalorditi chiedendosi retoricamente quale ne fosse lo
scopo. Infine, abbiamo saputo questa settimana che la Russia ha
ufficialmente schierato i missili superficie-superficie ipersonici a
testa nucleare da 500 km di gittata Iskander, nell’enclave di
Kaliningrad.
I militari polacchi immediatamente espressero sgomento,
sentendosi in pericolo e dicendo che allertavano le difese. Tuttavia, il
portavoce del Pentagono diceva che non vi era alcun motivo di vedervi
in questo dispiegamento qualcosa di diverso dall’ultimo a Kaliningrad di
due anni prima, e che era solo un’esercitazione. Da ciò, sembrerebbe
che il governo degli Stati Uniti cerchi di tranquillizzare il pubblico
sulle mosse russe della scorsa settimana. E’ in tale contesto che va
apprezzato un programma televisivo russo, non ufficiale ma autorevole,
che aggiungeva un paio di punti importanti, collegandoli e facendo
capire ai profani il senso delle iniziative russe.
Il programma della TV Rossija 1 di cui parlo è Vesti Nedeli
(Notizie della settimana) presentato da Dmitrij Kiseljov. Le due ore del
programma in prima serata sono il notiziario più seguito nel Paese con
decine di milioni di telespettatori. Tuttavia, il 9 ottobre, il vero
pubblico della prima mezz’ora, descritta di seguito, era Washington DC,
nell’intento di raffreddare i bollori di Pentagono e CIA, e far
rinsavire la leadership statunitense. Dmitrij Kiseljov non è solo il
conduttore di Vesti Nedeli, ma il caporedattore
dell’informazione nella programmazione radiotelevisiva. È un patriota
duro, e possiamo supporre che ciò che dice sia approvato dal Cremlino.
Data l’importanza del messaggio di Kiseljov, citerò ampiamente la
trascrizione del resoconto, con piccoli tagli:
“La scorsa settimana le relazioni tra Stati Uniti e Russia subivano una brusca virata, ma prevista. Piegarsi ulteriormente alle bugie (degli statunitensi) non ha senso ed è semplicemente dannoso. Con piegarsi intendiamo cercare compromessi diplomatici. Avevamo infinite aspettative sugli Stati Uniti che finalmente separavano i non terroristi dai terroristi. Abbiamo aspettato più di un anno, ma è chiaro che non vogliono. Gli USA e il mondo intero ci credono stupidi.
Gli USA collaborano con al-Nusra, coprendola sul piano diplomatico; rifornendola di armi; aiutandola bombardando per presunto errore una postazione dell’esercito siriano. Vedasi l’esplosione di dichiarazioni anti-russe sui media statunitensi. Se continuiamo con gli statunitensi, la nostra stessa presenza in Siria perderà senso. Invece, lavorando con il legittimo governo siriano possiamo liberare il Paese dai terroristi, garantendo la sicurezza di Medio Oriente, Russia ed Europa. Chi vuole può unirsi a noi. Gli Stati Uniti sembravano voler aderire, poi ci ripensarono tagliando la cooperazione militare con la Russia sulla Siria, con una sola eccezione; le comunicazioni per evitare scontri militari in Siria restano in vigore, al momento.
Formalmente la situazione è tornata a prima del 9 settembre, quando Kerry e Lavrov si accordarono sulla tregua. Ma poi Ashton Carter entrava in scena, aprendo un secondo fronte e forzando Kerry a combattere su due fronti. Se Kerry pensava di affrontare i russi, ora finiva sotto il ‘fuoco amico’ del Pentagono. Le forze statunitensi hanno bombardato direttamente un avamposto militare siriano. Non ci fu alcun errore, ma fu coordinato con i terroristi che seguirono con un attacco. Poi ci fu un attacco occulto al convoglio umanitario nei pressi di Aleppo (20 settembre). Infine, è chiaro a Mosca che la diplomazia è semplicemente un “servizio” del Pentagono. Kerry giustifica intellettualmente le azioni del Pentagono.
Spesso, post factum. Rivedremo questa sera i cambiamenti radicali nelle nostre relazioni con gli USA, come l’invio nella regione di 3 nostre navi lanciamissili dotate di Kalibr L’invio in Siria di ulteriori sistemi di difesa aerea S-300 e l’invio in Egitto di 5000 nostri paracadutisti. La fine degli accordi con gli USA sul nucleare e l’esercitazione della protezione civile che coinvolgeva 200000 effettivi della difesa civile riguardante 40 milioni di cittadini. Non ricordo una tale serie di eventi precedenti. Il centro dell’attenzione è Aleppo est, ancora occupata da terroristi con centinaia di migliaia di civili in ostaggio come scudo umano. Giustiziano coloro che vogliono andarsene, e non possiamo tollerarlo più. I terroristi non rispettano gli accordi. L’esercito siriano attua un’operazione di assalto. Vi sono così tante menzogne e urla nel mondo su questo…
E’ un fatto grave che gli Stati Uniti esaminino le azioni della Russia contro i terroristi in Siria come minaccia alla propria eccezionalità. Lo scenario non va secondo i piani degli Stati Uniti, quindi qual è il senso di tali pretese su dominio e leadership statunitensi. Sembra che Barack Obama se ne vada prima di Bashar Assad. E i loro sporchi trucchi contro la Russia, le sanzioni, non funzionano. A dire il vero, Washington aveva rumorosamente annunciato di passare al cosiddetto Piano B. Formalmente non ci sono dettagli. Ma in termini generali, tutti sanno di cosa si tratta.
Il Piano B è l’uso della forza militare diretta degli USA in Siria. Non è difficile indovinare contro chi, contro Bashar Assad e l’Esercito governativo, e questo significa contro le forze armate della Russia, presenti in Siria legalmente. Possiamo escludere tale cambio? No. Non possiamo escludere provocazioni per giustificare la guerra, come è accaduto in passato nelle due guerre mondiali. La guerra del Vietnam fu inoltre avviata con una provocazione organizzata dagli statunitensi. Si vedano i falsi pretesti per invadere l’Iraq e la Libia. Gli USA ignorano il diritto internazionale e hanno deciso che non ci siano ostacoli ai loro assalti. Mosca ha reagito con calma al Piano B. La Russia prepara la sella lentamente, ma poi cavalca velocemente.
Per capire come le relazioni Russo-statunitensi abbino rapidamente cambiato direzione, torniamo all’inizio della settimana. Seguiamo ora gli eventi della settimana. Prima di tutto voglio dirigere la vostra attenzione sul discorso pubblico di Putin. Parlò più silenziosamente e lentamente del solito. Formalmente apriva la sessione della 7.ma Duma. Ma si rivolgeva a questioni molto centrali per le nostre anima e mente. Le sue parole non erano sui progetti di legge, ma sull’essenza del momento. Putin ha ritenuto importante parlare alla base, dell’unità del popolo essenziale per l’esistenza del nostro Paese. La forza è essenziale per mantenere la nostra statualità. In questa sessione alla Duma, Putin presentava il progetto di legge per finirla sulla convenzione sul plutonio con gli Stati Uniti”.
Kiseljov qui associava il discorso di Putin alla Duma e il disegno di
legge per chiudere la convenzione sul plutonio, che non sarebbe evidente
agli estranei. Ancora più importante, richiamava l’attenzione sul
contenuto di tale progetto di legge, a partire dalla ragione di ciò che
chiamava “cambio radicale delle circostanze, l’emergere di una minaccia
alla stabilità strategica date le azioni ostili degli Stati Uniti
d’America contro la Federazione russa e la loro incapacità di garantire
l’adempimento agli obblighi di riprocessare il plutonio militare in
conformità all’accordo e ai suoi protocolli”. Kiseljov poi passa
all’importantissimo punto 2 del disegno di legge. Il testo veniva
proiettato sullo schermo con le disposizioni evidenziate in giallo
mentre Kiseljov le leggeva. Una copia del testo è disponibile online.
I passaggi evidenziati sono i seguenti:
“La validità dell’accordo e dei protocolli dell’accordo può essere rinnovata dopo l’eliminazione da parte degli Stati Uniti d’America delle cause che hanno portato al cambio radicale delle circostanze esistenti il giorno dell’entrata in vigore dell’accordo e dei protocolli dell’accordo, a condizione:
1) che l’infrastruttura militare e i contingenti di truppe degli Stati Uniti d’America di stanza sui territori degli Stati membri dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) entrati nella NATO dopo il 1 settembre 2000 siano ridotti al livello del giorno di entrata in vigore dell’accordo e dei protocolli dell’accordo
2) che gli Stati Uniti d’America rinuncino alla politica ostile nei confronti della Federazione Russa, che va espressa:
a) abrogando la legge del 2012 degli Stati Uniti d’America (legge Sergej Magnitskij) e le disposizioni di legge del 2014 degli Stati Uniti d’America a sostegno della libertà dell’Ucraina contro la Russia
b) annullando tutte le sanzioni introdotte dagli Stati Uniti d’America contro soggetti della Federazione Russa, individui ed enti giuridici russi
c) risarcendo i danni alla Federazione Russa per le sanzioni indicate nel punto ‘B’, tra cui le perdite dovute all’introduzione delle necessarie contromisure alle sanzioni degli Stati Uniti d’America
d) presentando un chiaro piano per il riprocessamento irreversibile del plutonio dagli Stati Uniti d’America, rientrando nel campo di applicazione dell’accordo“.
Kiseljov giustamente chiamava queste disposizioni “ultimatum” alla Casa
Bianca. Era sbalorditivo, ma il messaggio del Cremlino a Washington
sono le azioni, non solo le parole; e Kiseljov spiegava come il governo
abbia sospeso anche il programma dei contatti scientifici con gli Stati
Uniti nel settore nucleare. Lo stesso giorno cancellava un programma di
cooperazione tra Rosatom e dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti
sui reattori nucleari. Poi, come notava Kiseljov, i russi “passano dai
freni all’acceleratore” inviando 3 navi lanciamissili della Flotta del
Mar Nero nel Mediterraneo orientale, in risposta agli Stati Uniti nel
caso procedessero al Piano B.
Queste navi sono dotate di due tipi di
missili: il missile da crociera Kalibr che può essere a testata
nucleare ed ha una gittata di 2600 km contro bersagli terrestri e il
missile supersonico Oniks per attaccare le navi nemiche. Anche nel
giorno che chiamava ‘martedì nero’, il governo russo confermava di aver
installato il sistema di difesa aerea S-300 in Siria. Spiegando,
Kiseljov utilizzava dei video della dichiarazione del Capo del Servizio
Stampa ed Informazione del Ministero della Difesa Igor Konashenkov, che
rispondeva a domande sulla campagna siriana della Russia.
Konashenkov
affermava che la difesa aerea è stata installata per rispondere alle
minacce francesi e statunitensi d’imporre una ‘no fly zone’, date le
lezioni apprese dall’attacco della coalizione contro le forze siriane a
Dayr al-Zur il 17 settembre. Konashenkov sottolineava che probabilmente
passerà tempo prima di una qualsiasi discussione con gli statunitensi su
aerei stealth o missili in volo: saranno abbattuti “qualunque cosa i
dilettanti” dei circoli militari statunitensi possano pensare. Spiegava
che militari russi si trovano in aree abitate della Siria svolgendo
compiti umanitari e trattando con le milizie locali che depongono le
armi, offrendosi come intermediari. Pertanto, eventuali attacchi aerei
degli USA in Siria probabilmente colpirebbero anche le forze russe, cosa
assolutamente inaccettabile.
Poi Kiseljov ricordava al pubblico che la
Russia notifica ufficialmente a Washington di ritenere gli impianti
della difesa missilistica costruiti in Romania e in costruzione in
Polonia una violazione della Convenzione sui missili intermedi, in
quanto possono utilizzare missili offensivi quanto difensivi. La Russia
per ora non si ritira dalla Convenzione sui missili a intermedi, il
maggiore accordo sul controllo degli armamenti degli anni
Reagan-Gorbaciov, ma si prepara ad abrogarla a discrezione. Questo era
il contesto dell’annuncio di Mosca, lo stesso giorno che dispiegava il
sistema missilistico Iskander a Kaliningrad. Il suggerimento è che
questo sarà permanente, slegato da qualsiasi esercitazione.
Durante la
stessa settimana, il Ministero della Difesa russo annunciava
un’esercitazione militare senza precedenti in Egitto inviandovi 5000
paracadutisti dotati di nuove uniformi desertiche e un nuovo paracadute.
Secondo Kiseljov, il Viceministro della Difesa russo Pankov dichiarava
che il ministero esaminava la riattivazione delle basi militari a Cuba e
in Vietnam. E in occasione del lancio nello spazio del primo Sputnik,
Mosca celebrava la Giornata del Corpo Missilistico mostrando clip degli
ultimi lanci di missili “più telegenici”.
Riassumendo, Kiseljov riconosceva che questi eventi danno l’impressione
di una situazione assai tesa, affermando che è conseguenza della
campagna degli USA di continua espansione della NATO, della rinuncia del
Trattato ABM, delle rivoluzioni colorate, della denigrazione della
Russia e della guerra d’informazione basata su menzogne. Tali atti
ostili vanno fermati. Chiese retoricamente: è pericoloso? Rispondendo in
modo affermativo.
Tuttavia, se la Russia è moralmente e fisicamente
preparata a una guerra con gli Stati Uniti per difendere ciò che vede
come interessi nazionali, anche in Siria, Kiseljov chiudeva con una nota
non belligerante affermando che il messaggio del governo russo è che si
prepara al peggio, sperando di ottenere migliori risultati. Citava
Dmitrij Peskov, addetto stampa di Putin, che insisteva che la Russia è
sempre pronta a cooperare. Per quanto pessima apparisse l’enumerazione
del “cambio radicale nelle relazioni” di Mosca con gli Stati Uniti, la
panoramica delle azioni ed intenzioni russe nel programma di Kiseljov
non era esaustiva.
Nella stessa settimana ci furono notizie sui piani
russi per stabilire ciò che non c’era mai stato durante la guerra
fredda, una base navale in Egitto che dovrebbe sostenerne le operazioni
nel Mediterraneo occidentale (!) La menzione dell’argomento delle basi
militari all’estero appariva su un altro programma serale di punta della
televisione di Stato russa, l’edizione del 9 ottobre di ‘Domenica sera
con Vladimir Solovjov’, il più popolare e rispettato talk show di
Rossija 1. Come solito, l’edizione aveva solo relatori russi, per lo più
di alto profilo.
La politologa più apprezzata era Irina Jarovaja, una
decisa deputata della Duma molto intelligente e nota come autrice di ciò
che Snowden chiama Legge del Grande Fratello, dello scorso luglio.
Jarovaja è stata recentemente nominata Vicepresidentessa della Duma di
Stato, ed apriva la trasmissione concentrata su relazioni USA-Russia e
forza militare comparata. Jarovaja notava come dal 1992 il bilancio
della difesa degli USA si fosse moltiplicato 77 volte lo scorso anno,
mentre quello della Russia era solo 10 volte maggiore.
Oggi, osservava,
gli Stati Uniti coprono il 36% delle spese militari globali mentre la
Russia il 4%. Perché gli Stati Uniti hanno bisogno di una tale
sproporzionata struttura militare? Risposta: dominare il panorama
politico. In tale contesto, spiegava, la Russia raffredda tale idea di
dominio.
A questo punto, il secondo politico che entrava nel dibattito
aveva una qualificazione importante. Vladimir Zhirinovskij, a capo del
partito nazionalista LDPR, che aveva avuto successo nelle elezioni di
settembre, e premiato con la presidenza del comitato della Duma sulle
relazioni estere, altro particolare della vita politica russa passato
praticamente inosservato dai commentatori di Stati Uniti ed occidentali.
Zhirinovskij insisteva sulle capacità militari più favorevoli alla
Russia rispetto a quanto suggerissero i dati rozzi. Dopo tutto,
spiegava, gran parte del bilancio della difesa degli Stati Uniti
riguarda carta igienica, salsicce e pulizie per le loro 700 basi estere.
Fermo restando l’osservazione caustica sulle basi in generale, e la
comprensione acuta che tale forza di proiezione sia anche debilitante,
Zhirinovskij nel programma suggeriva che la Russia farebbe bene a
stabilire un centinaio di basi all’estero! Per capire bene cosa
significhino delle possibili basi militari russe all’estero, va
ricordato che in un passato non così lontano, Vladimir Putin osservò che
il Paese non dovrebbe avere basi all’estero, distinguendo la Russia
dall’altra superpotenza.
Non abbiamo alcuna ambizione di essere una
superpotenza, disse poi. Quelli del partito bellico degli Stati Uniti
che parlano del sogno di Putin di ristabilire l’Unione Sovietica
ripetono all’infinito tale totale assurdità. Ma c’è un sogno, un nuovo
sogno a Mosca che non esisteva fino al confronto diretto ed esistenziale
con gli Stati Uniti; che la Russia comprende di non essere solo una
grande potenza, ma una superpotenza dagli interessi globali. In questo
senso, presentandole ostilità e sfide gravi, gli Stati Uniti hanno
creato una Russia che li spaventa.
Tutte le informazioni di questo commento sono open source. I programmi
televisivi sono accessibili ai funzionari dei servizi segreti
statunitensi di stanza nella nostra ambasciata a Mosca. Sono anche
accessibili agli analisti di Langley interessati, dato che finiscono
entro 24 ore su youtube. Inoltre la CIA ha un proprio agente che prende
parte ai talk show serali diversi giorni alla settimana. È un gradito
ospite della televisione di Stato russa per le eccezionali abilità
linguistiche e la difesa della linea politica di Washington, che ne fa
l’americano che gli spettatori russi amano odiare. In tale veste, si
scontra regolarmente con i leader politici russi ed ha la possibilità,
nelle pause, di far quel tipo di domande che un politico indicò una
settimana prima: “Ci sarà la guerra?”
Se la dirigenza della nostra
intelligence fa il suo lavoro in modo professionale, e dobbiamo
presumere che sia così, vi sono dei briefing per il presidente Obama e i
due candidati alla presidenza sugli sviluppi nelle relazioni
russo-statunitensi, come ho già sottolineato. In tal caso, una domanda
sconcertante e scandalosa sorge spontanea: perché il presidente non ha
detto una parola sul ‘cambio radicale nei rapporti’ con la Russia?
E
perché i due candidati alla domanda su come rispondere alle uccisioni ad
Aleppo est, in TV quella stessa sera, il 9 ottobre, non ne sapevano
nulla. Infatti, le osservazioni di Hillary Clinton secondo cui gli Stati
Uniti devono opporsi ai russi e imporre una zona di non volo in Siria
non indicava che ciò significherebbe la distruzione di aerei e navi
degli Stati Uniti o, in altre parole, la terza guerra mondiale. O lei e
il suo team politico non sono attenti o mentono.
Da parte sua, Donald
Trump se n’è uscito un po’ meglio dicendo che, per quanto ha capito, la
causa è persa. Tale valutazione è molto vicina alla realtà. Il risultato
del silenzio ufficiale negli Stati Uniti sul messaggio di sfida della
Russia e l’invio di mezzi militari in Siria per difendere ciò che
interpreta come interesse nazionale, è che siamo una nazione che naviga
alla cieca.
Gilbert Doctorow, Russia Insider 14/10/2016
G. Doctorow è il coordinatore europeo del Comitato statunitense per l’Accordo Est-Ovest. Il suo ultimo libro ‘La Russia ha un futuro?’ è stato pubblicato nell’agosto 2015.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2016/10/15/la-russia-si-prepara-alla-guerra-mentre-gli-usa-sono-persi/
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