martedì 15 novembre 2016

ENERGAS (Q8): Una bomba a orologeria da disinnescare!

 
L’Italia vanta il più alto tasso di consumo del territorio d’Europa ed al contempo, secondo l’Unesco, fra il 60 e il 70 per cento del patrimonio archeologico, storico e architettonico mondiale. Tutela? Pari a zero. Ecco un esempio d’attualità. 
 
Un gigantesco deposito costiero (da 60.200 metri cubi) di gas a petrolio liquefatto, a rischio di incidente rilevante, su un’area protetta dell’Europa, una dolina carsica ricca di testimonianze archeologiche (villaggi neolitici) e storiche, compresa tra le chiese medievali di San Leonardo e di Santa Maria di Siponto.
depositi gpl
Invece di puntare sull’energia rinnovabile si accontenta lo Stato del Kuwait a cui si vendono armi in cambio di petrodollari, ed i profittatori nostrani. Come al solito lo Stato italiano è fuorilegge a livello nazionale ed internazionale. Infatti, dai dati ufficiali del vecchio continente emerge che il gpl non è strategico per l’Europa e nemmeno per l’Italia o la Puglia; tantomeno per la Daunia e meno che mai per Manfredonia. 
 
I combustibili fossili sono stati messi al bando dall’ONU con l’Accordo di Parigi (Paris Agreement) entrato in vigore il 4 novembre 2016. L’Italia ha obbligo di ridurre i gas serra - incluso il gpl - del 38 per cento entro il 2020, senza deroghe. Inoltre, il governo pro tempore dell'ineletto Renzi non ha un valido piano energetico.
 
Eppure ancora una volta gli ineletti governicchi tricolore (Monti, Letta & Renzi) imposti dal Napolitano ma non votati dal “popolo sovrano” l’hanno fatta grossa, violando e disapplicando - nel caso del mero progetto di massima targato Kuwait Petroleum, autorizzato dal ministero dell'industria il 10 novembre 1999 sotto Bersani durante il governo D'Alema, a Manfredonia (prima Isosar, poi Energas) - la terza direttiva Seveso, introdotta nell’Unione europea dalla direttiva 2012/18/ue del 4 luglio 2012, recepita dallo Stato italiano con appena 3 anni di ritardo (decreto legislativo 26 giugno 2015, numero 105).
 
La legge 4 aprile 2012, numero 35 (Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo), all’articolo 57 impartisce provvedimenti in contrasto con l’articolo 9 della Costituzione repubblicana, con la Convenzione europea sul paesaggio e perfino con il nostro Codice dei beni culturali e del paesaggio.  
 
Il comma 7 della predetta norma parla chiaro: «Sono esercitati dallo Stato, anche avvalendosi dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, i seguenti compiti e funzioni amministrativi: … i) l'individuazione delle infrastrutture e degli insediamenti strategici, ai sensi della legge 21 dicembre 2001, n. 443, e del decreto legislativo 20 agosto 2002, n. 190, al fine di garantire la sicurezza strategica, ivi inclusa quella degli approvvigionamenti energetici e del relativo utilizzo, il contenimento dei costi dell'approvvigionamento energetico del Paese, lo sviluppo delle tecnologie innovative per la generazione di energia elettrica e l'adeguamento della strategia nazionale a quella comunitaria per le infrastrutture energetiche; l) l'utilizzazione del pubblico demanio marittimo e di zone del mare territoriale per finalità di approvvigionamento di fonti di energia». 
 
Ciò vuol dire, che il referendum del 13 novembre organizzato dal sindaco Riccardi, non ha alcuna valenza giuridica, ovvero nessun effetto legale e/o amministrativo per arrestare il folle ed obsoleto progetto imposto alla Daunia da Diamante Menale & soci arabi, in quanto decide unicamente il ministero dello Sviluppo economico. 
 
Onorevole Bordo, consigliere Campo, sindaco Riccardi, a Roma l’autorizzazione unica è già pronta per dare il via libera all’Energas? Come è possibile dare un parere favorevole, dopo numerosi dinieghi (2000, 2005) opposti dai ministero dell’ambiente e dei beni culturali? Per quale ragione questo progetto non definitivo risalente al 1997 non è stato vagliato ai sensi della direttiva 2012/18/ue? 
 
Come mai non è stata preso minimamente in considerazione il dominante rischio sismico accoppiato a quello idrogeologico? Come faranno le navi gasiere ad attraccare al pontile "alti fondali", impiantato senza il minimo rispetto delle normative antisismiche? Perché distruggere la prateria di Posidonia, alterando l'habitat naturale? Con quali risorse sopravviveranno i pescatori locali? E l'economia turistica legata alla salvaguardia ecologica del territorio?
 
Ex sindaco Prencipe, ex sindaco Campo, ex assessore Riccardi, perché nel 1998 Manfredonia non è stata deindustrializzata, bensì ferocemente reindustrializzata fagocitando anche il territorio a sud della realtà urbana? Nel 2001 chi in maniera rocambolesca ha fatto escludere la zona di Santo Spiriticchio dall'area del parco nazionale del Gargano, con apposito decreto ministeriale?  
 
Cosa dire della vicina base militare di Amendola, che invece di essere riconvertita all'uso civile, poiché Foggia non ha più in uso un aeroporto funzionale, diventa invece un avamposto bellico per cacciabombardieri nucleari F-35, in palese violazione dell'articolo 11 della Costituzione, nonché del trattato di non proliferazione nucleare (Tnp)?
 
Qualcuno pensa che i Dauni abbiano l'anello al naso e siano sottomessi a qualunque sopruso istituzionale? In vandali contemporanei sono in errore, e devono ripassare la storia, quantomeno da Federico II in poi.  
 
In questo labirinto è necessario trovare la strada maestra, perché l’apatia dei cittadini è la migliore alleata dei predatori senza scrupoli. Il gigantesco ordigno va disinnescato dalla volontà popolare, ma non basterà un banale quesito referendario per salvare la Daunia.
 
 
Gianni Lannes
  
riferimenti:
 
 

Nessun commento:

Posta un commento