Come
viviamo? Quali sono le nostre angosce, le velleità, le motivazioni delle nostre
scelte? Come spendiamo il nostro tempo quotidiano? Ad inseguire quale bandiera?
Quanto siamo affezionati e vincolati dalle nostre nevrosi, personali e
collettive? Quanta importanza diamo al denaro, alla presunta logica, alla
sedicente razionalità?
Interrogativi
di fondo del nostro vivere (sopravvivere ormai) cosiddetto civile, massificato,
prevedibile, scontato. Una vita contemporanea senza angosce è solo possibile
con l’assunzione di droghe, legali od illegali che siano. Il nostro Io
interiore si rifiuta infatti di accettare la mole di compromessi e rinunce
proprie dell’agire contemporaneo.
Ad
inasprire la nostra già misera condizione esistenziale, insistono le potenti eggregore
di sempre, inorgoglite oggidì dal loro potere coercitivo su ponderose masse di
esseri umani tutti uguali, tutti assoggettati al benessere del nulla, alla
ragione di stato, alla distrazione coatta. Quelle
eggregore succhiasangue rese quasi invincibili dalla tecnologia oscura (e d’accatto)
che dona loro un’aura ancora più sinistra, algida, metafisica.
Reiteriamo
i nostri errori, composti abilmente da un mix di ignavia, paure ed ansie
generalizzate. Respiriamo in contesti dissestati, innaturali, maligni e
particolarmente brutti. L’orrore ormai non è altro che consuetudine, necessità,
cosa inevitabile e, in fondo, di poco conto.
Siamo
disponibili ancora a vivere l’orrore? Per quanto ancora la nostra natura
migliore si renderà disponibile alla convivenza con la miseria, l’angoscia, il
nulla? Questa
suadente ed inafferrabile tensione verso il nulla collettivo ci elettrizza, ci seduce,
ci ipnotizza come zanzare alla luce scoordinata di una lampada a led.
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