giovedì 28 settembre 2017

I medici, i vaccini e la questione morale


Le questioni notevoli che premono dentro e fuori della sanità sono tante. Per quanto importante sia la legge sui vaccini è tempo di sospendere (non abbandonare) il lavoro di critica. Ma prima ho bisogno di liberarmi di un cruccio che ho dentro e chiarire soprattutto ai miei amici medici, alcune cose.

Incauto ossessionato e pure un po’ eretico


Costoro, da perfetti razionalisti, non comprendono ciò che loro vivono come un mio accanimento sui vaccini perché, alla fine, i vaccini (obblighi o no) sono delle buone cose. Sarà pur vero, mi dicono, che è anticostituzionale obbligare la gente a farsi l’antitetanica, dicendo loro che è per l’interesse generale, ma, alla fine, l’antitetanica male non fa dal momento che il rischio di tetano è ovunque.

Questi miei amici mi rimproverano quindi di essere ossessionato dai vaccini, di fare il gioco dei “no vax” e persino… udite udite… del movimento 5 stelle” come se questi fossero degli eversori (sic).

Ma soprattutto mi avvertono affettuosamente che la loro amicizia, nei miei confronti, scricchiola perché alla fine, stringi stringi, appaio, ai più, un rompi scatole che rischia non tanto di essere radiato dall’accademia, ma dai loro cuori e dai loro convegni.

A costoro con alcuni dei quali in questi anni ho fatto cose importanti, potrei rispondere spiegando che:

- una cosa sono i vaccini e una cosa è la legge sui vaccini (i primi sono prodotti della scienza e la seconda della politica) e che  le mie critiche riguardano un pessimo prodotto della politica,
- per indagare una complessità (i vaccini sono una super complessità) a volte bisogna scrivere più articoli perché è sbagliato ridurre una legge complessa a solo razionalismo scientifico quindi a semplice profilassi,
- se si commentano degli accordi internazionali che riguardano i vaccini non necessariamente si deve accusare l’analista di essere un complottista dal momento che i complotti veri non sono pubblici ma gli  accordi sì e comunque non è lui ad averli sottoscritti.
Quanto all’uso che si fa di quello che scrivo, mi viene in mente, quella che   Poincaré chiamava “la gioia della comprensione”. Per me, davanti ad una legge, una delibera, un programma, una dichiarazione, un articolo, dei dati statistici, la priorità è capire e offrire delle interpretazioni convincenti sperando in cuor mio che, aiutare a capire, aiuti a fare e ancor più a riformare.

Confesso, quindi la mia anima illuminista. A me piace il “rischiaramento” (aufklärung) sia nel senso della spiegazione (Klärung) che in quello della ricognizione (Erkundung) con lo scopo molto pragmatico di trovare una soluzione (Lösung)possibilmenteriformatrice.

Poi sull’uso che si fa del mio lavoro che dire? Il mio unico rammarico non è essere usato ma è bibliografico: in tanti scopiazzano le mie idee ed io sinceramente sono contento di ciò, ma spesso dimenticano di dire che non sono loro ad averle ideate. L’onestà intellettuale di un qualsiasi discorso si vede da due cose: le virgolette e le note in fondo alla pagina. Ma va bene così.

La questione morale

Ma a parte queste cose ai miei amici vorrei spiegare che alla fine la mia vera ossessione non sono i vaccini, o le mutue, o la medicina amministrata, ma è la moralità.

Personalmente sono convinto che:
- noi della sanità abbiamo obblighi morali imprescindibili che dovremmo riaffermare sempre, e che non possono essere negoziati,
- nonostante questo noi negoziamo la moralità nel senso che non avendo una proposta morale adeguata  con i nostri  problemi tolleriamo  spesso norme  immorali,
- noi ci stiamo assuefando a dosi sempre più crescenti di immoralità e da tempo non sentiamo  più il dovere di combatterla perché siamo diventati immuni (qui il doppio senso ci vuole) alla nausea.
Ora siccome la morale altro non è che la coerenza delle norme a dei principi e siccome le norme sono decise dalla politica ne deduco che la “questione morale”, come la chiamerebbe Berlinguer, in casa nostra, comincia dalla politica che:
- da una parte non ha capito che oggi per  riaffermare il primato della morale non serve rivendicarlo in modo apologetico, ma è indispensabile rimuovere tutte le contraddizioni che lo mettono in discussione cioè accettare la sfida della compossibilità,
- dall’altra non ha nessuna voglia di attenersi alla  morale perché  per  favorire alcuni interessi e non altri andando persino contro i diritti bisogna essere immorali.
La legge sui vaccini, non i vaccini in quanto tali, pone una “questione morale”, grande come una casa, la quale entra a far parte di quella che vi ho proposto di definire la “questione medica” che a sua volta va a sovraccaricare il grado di insoddisfazione sociale nei confronti della nostra amata medicina scientifica.

Effetto massa

Immorale, in sanità, non è solo rubare, truffare, sprecare, far del male con le proprie negligenze, ma è anche:
- incentivare le mutue e distruggere l’universalità cioè un bene comune ledendo un interesse davvero collettivo,
- snaturare la professione del medico o dell’infermiere o di chiunque altro  ma anche non cambiare la propria professione per difenderla,
- l’uso delle linee guida a fine precauzionali  se queste ledono il diritto alla cura secondo necessità,
- la compatibilità spinta fino alle estreme conseguenze,
- obbligare chi sta male a stare in barella nei pronti soccorsi ecc.,
- impedire l’accesso ai servizi di chi ha bisogno con liste di attesa irragionevoli.
Noi a tutte queste cose normalmente pensiamo in modo tecnico e funzionale mai in modo morale fino a considerare il de-finanziamento del sistema pubblico come un problema solo economico quando primariamente esso pone primariamente una “questione morale”.

Ebbene la legge sui vaccini è piena di immoralità: obbligare senza giustificato motivo, sperimentare una legge senza consenso sociale, abusare dell’interesse collettivo per favorire certi interessi, prendere decisioni sul nostro paese altrove espropriando il Parlamento, disinformare anziché informare, non dire le verità scientifiche per quelle che sono e tante altre cose sono tutte forme di immoralità.

Ma anche non dichiarare i conflitti di interesse è immorale, cioè società scientifiche e medici boriosi che hanno appoggiato la legge e nello stesso tempo prendono in qualche modo soldi dalle industrie produttrici di vaccini.

Che l’OMS abbia modificato il concetto di pandemia e che le nostre massime istituzioni sanitarie dicano che abbiamo pandemie ogni anno, e epidemie che non esistono non è solo una questione epidemiologica ma è una questione morale.

A questa immoralità diffusa e microscopica  la maggior parte di voi non ci fa più caso e la dà quasi per scontata ma essa zitta zitta si aggiunge a tante altre immoralità (la legge sulla responsabilità professionale che alla fine penalizza il cittadino e favorisce le assicurazioni, il decreto sull’appropriatezza che costringe i cittadini a stare dentro le linee guida, i costi standard  che annullano l’individualità della persona, i Lea finanziati a metà, le professioni  trasformate in trivial machine che ormai quando vanno a lavorare è come se andassero  in trincea con le scarpe di cartone e le pistole finte, ecc.

Giorno dopo giorno, negli anni, l’immoralità fa massa e diventa “questione morale” e a un certo punto i cittadini si incazzano fino a rivoltarsi contro di noi perché essi, come S. Lorenzo sulla graticola, scoprono che ovunque si girino si scottano.

C’è un “rompi coglioni” con il quale bisogna fare i conti


Non c’è bisogno di scomodare Durkheim per comprendere in sanità i nessi che legano le insofferenze degli individui alle ricadute sociali delle politiche sanitare. Ma chi ha scritto la legge sui vaccini non sa neanche chi sia Durkheim.

Oggi i cittadini picchiano i medici come ci aveva predetto già negli anni ‘40 Viktor von Weizsäcker, ma questi fatti esecrabili (indulgenza zero sia chiaro, la violenza resta violenza) non sono un’altra cosa dalla crescita del contenzioso legale, dalla sfiducia, dai dubbi delle persone e dalle loro frustrazioni e disillusioni, dalla crescita dei pregiudizi della disinformazione ecc.

Financo il suicidio, quindi un fenomeno tipicamente individuale, dice Durkeheim ha a che fare con l’anomia vale a dire la rottura degli equilibri e lo sconvolgimento dei valori in una società.

Figurarsi le violenze contro i medici. Ma anomia e immoralità sono la stessa cosa. Sui vaccini l’errore politico grave (lo stesso fatto con la legge sulla responsabilità medica) è che anziché recuperare la crisi di fiducia si è pensato di liquidare l’alleanza terapeutica e quindi di contrapporre i medici ai cittadini.

Amici miei come potete pensare che tutto questo non si esprima sotto forma di sfiducia di diffidenza e di disobbedienza? Cioè non produca lo strappo? La stessa cosa vale per la sfiducia della gente nei confronti della politica. Ma pensate veramente che tra l’astensionismo cioè la gente che non va più a votare e tutte le immoralità che abbiamo accumulato in sanità non vi siano delle connessioni?

A parte questo, cavolo, è da anni che ve lo dico e ve lo ripeto ed è da anni che fate orecchio da mercante, il paziente è morto bisogna fare i conti con l’esigente cioè con il più formidabile “rompi coglioni” (preciso per non essere frainteso nel senso del “break through”) che la medicina abbia mai avuto nella sua storia.

La paura di essere usati

Per non apparire ai miei amici un moralista da quattro soldi, cioè un rigorista asservito in modo intransigente ai suoi principi, vorrei spiegare meglio in cosa consiste la diffidenza sociale di una bella fetta di società nei confronti dei vaccini.

Molti cittadini hanno paura degli errori medici, temono gli effetti iatrogeni dei trattamenti, paventano il malfunzionamento dei servizi e di essere curati male, chiedono inutilmente la personalizzazione della cura, sperano che il medico di famiglia risponda alle loro difficoltà su chiamata, che l’infermiere di notte corra subito quando suona il campanello ecc.

Nel caso dei vaccini oltre a queste ansie c’è qualcosa in più. Essi come è noto riguardano soprattutto i bambini, cioè i nostri figli, per molti genitori, pur sapendo che i vaccini sono utili, l’idea che il proprio figlio sia usato perché:
· all’Europa serve sperimentare da qualche parte una legge,
· l’Italia è il paese capofila per i vaccini nel mondo,
· ci sono accordi internazionali,
· l’industria punta al massimo dei profitti,
· c’è la campagna elettorale non ci si fa scrupolo di  usare  i vaccini come clave,
· ci sono gli immigrati alle porte,
· ecc…
…non va giù.

Nelle forzature della legge sono in molti a vedere una forma di immoralità che coincide soprattutto con l’uso del bambino senza neanche tentare di incontrare il consenso dei genitori.

Sulla legge gli interessi di ogni tipo sono talmente tanti che per molti genitori la paura che i propri figli siano usati quasi in modo pornografico, è insopportabile.

Obbligare senza giustificati motivi quando è possibile convincere e concordare è immorale. Questo dicono.

Quale obbligo morale?

Sono rimasto deluso e smarrito dopo aver letto la nota congiunta della Pontificia Accademia per la Vita,Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute (CEI) Associazione Medici Cattolici (31 luglio 2017).

Una nota che per non esagerare e non cadere nel facile ossimoro, evito di definire “immorale” ma che tuttavia mi sento di definire “a morale” cioè senza nessuna, dico nessuna, preoccupazione etica per le tante aporie contenute nella legge. Una “marchetta” fatta alla politica che di fatto risulta compiacere probabilmente chi l’ha sollecitata (anche un cieco vedrebbe da come è fatta che è stata commissionata).

Essa cita l’Oms, l’Istituto superiore di sanità, ma non l’insegnamento morale della Chiesa, parla il linguaggio della clinica come se fosse la Siti (società italiana di igiene), ma non quello dell’etica e della morale del catechismo, si  rimangia quanto stabilito nel 2005 dalla  “Pontifica accademia  per la vita”  a proposito di vaccini preparati con  cellule provenienti da feti umani abortiti. Probabilmente per non dare adito ad obiezioni a danno della legge, ecc.

Ma forse la cosa più grave, almeno rispetto al bisogno di moralità che io sento, è quando la nota restringe l’obbligo morale alla sola copertura vaccinale (“urgente risulta l’obbligo morale di garantire la copertura vaccinale necessaria per la sicurezza altrui”), riducendo così la morale a profilassi, e ricavando l’obbligo morale dalla norma  giuridica e non come ci insegna la chiesa dalla coscienza delle persone.

La nota se fosse stata meno compiacente verso chi l’ha sollecitata e più conforme agli insegnamenti della Chiesa avrebbe dovuto:
- dire che l’obbligo morale circa i vaccini  riguarda la coscienza morale (non la norma giuridica) intesa comela capacità per il genitore di distinguere il bene e il male e di agire di conseguenza,
- puntare sulla capacità del genitore  di giudicare  e indirizzare i propri comportamenti per il bene dei propri figli,
- indicare la formazione morale del genitore  come garanzia per l’esercizio da parte sua dell’obbligo alla vaccinazione.
Ma niente di tutto questo, solo una nota “a morale” dentro una normale quanto disinvolta immoralità rispetto alla quale  io ho le scatole piene anche perché nessuno dice niente.

Conclusione: il cetriolo e l’ortolano

No amici miei i vaccini non sono solo vaccini e io non sono ossessionato dai vaccini ma dalla intrinseca immoralità della legge. Voi su questa immoralità avete chiuso gli occhi senza rendervi conto di tirarvi la zappa sui piedi dimentichi di quella recursione proverbiale  tra il cetriolo e l’ortolano.

Voi guardate alle persone come me, come a dei matti senza cervello e nel frattempo siete trattati da questa società ingiustamente come persone inaffidabili quindi immorali

Se pensate di fare i medici continuando a tollerare le immoralità che con mille scuse vi stanno imponendo a piccole dosi i matti siete voi. La scienza da sola non è mai stata in grado di distinguere il bene dal male. Una medicina senza morale non avrà mai la fiducia della gente.

“Questione medica” e “questione morale” oggi, daje e daje, sono diventate la stessa cosa. Date retta a un amico, datevi una regolata.


Ivan Cavicchi
 
http://www.informasalus.it/it/articoli/medici-vaccini-questione-morale.php

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