L’annuncio di Teheran sulla riuscita prova di un missile balistico con
gittata di 2000 chilometri e capace di trasportare più testate belliche
per colpire diversi obiettivi, muta notevolmente l’equilibrio militare
in Medio Oriente. Israele e le circa 45000 truppe statunitensi
dispiegate in Medio Oriente, Giordania (1500 truppe), Iraq (5200),
Quwayt (15000), Bahrayn (7000), Qatar (10000), EAU (5000) e Oman (200),
rientrano nella gittata del missile iraniano.
L’Iran ha dimostrato una
deterrenza che priverà Stati Uniti e Israele dell’opzione militare. Il
test del missile è una sfida strategica di Teheran agli Stati Uniti,
dopo le scandalose osservazioni del presidente Donald Trump contro
l’Iran nel discorso all’ONU. Da questo punto, Trump deve prestare molta
attenzione nel strappare l’accordo nucleare con l’Iran.
Tale atto da
Trump o dal Congresso (imponendo nuove sanzioni) può essere usato da
Teheran per riprendere il programma nucleare, con implicazioni di vasta
portata, date le sue capacità missilistiche. Il Presidente Hasan Ruhani
ha adottato la linea dura dopo essere tornato da New York, avvertendo
che se Trump viola l’accordo nucleare, “ci opporremo e tutte le opzioni saranno riconsiderate“.
Il Ministro degli Esteri Mohammed Javad Zarif ha detto al New York Times
che se gli Stati Uniti vorranno rinegoziare l’accordo nucleare, Teheran
insisterà sulla rinegoziazione di ogni singola concessione fatta, “Siete disposti a restituirci 10 tonnellate di uranio arricchito?”
Ruhani espose un discorso rigoroso alla sfilata militare a Tehran del
22 settembre, osservando che l’Iran non ha bisogno di alcun permesso per
rafforzare la sua capacità missilistica, aggiungendo: “La nazione
iraniana è sempre stata per la pace e la sicurezza nella regione e nel
mondo e difenderà i popoli oppressi yemenita, siriano e palestinese, che
piaccia o meno“. “Finché alcuni parlano minacciando, il
rafforzamento della difesa del Paese continuerà e l’Iran non cercherà
l’autorizzazione da alcun Paese per produrre vari tipi di missili“, dichiarava il Ministro della Difesa Amir Hatami.
Ciò che emerge è la determinazione dell’Iran a consolidare l’influenza
in Siria. Gli Stati Uniti dovranno valutare attentamente le
ripercussioni prima di qualsiasi intervento (cui Israele preme). Ancora
una volta, l’Iran può stabilire una presenza a lungo termine in Siria.
La milizia sciita sostenuta dall’Iran in Iraq e in Siria è un esercito
di 100000 unità e l’Iran può scacciare le forze statunitensi da Iraq e
Siria.
L’amministrazione Trump deve considerare con la massima serietà
le minacce velate del comandante del Corpo della Guardia Rivoluzionaria
Islamica Mohammad Ali Jafari (in risposta al discorso di Trump all’ONU),
“È giunto il momento di correggere gli errori statunitensi. Ora che
gli Stati Uniti mostrano pienamente la propria natura, il governo deve
utilizzare tutte i mezzi per difendere gli interessi della nazione
iraniana. Adottare una posizione decisa contro Trump è solo l’inizio e
ciò che è strategicamente importante è che gli Stati Uniti ricevano
risposte dannose con azioni, comportamento e decisioni che l’Iran
adotterà nei prossimi mesi“.
Il test del missile balistico veniva
eseguito 3 giorni dopo la minaccia del Gen. Jafari. Allo stesso modo, la
tempistica del test si staglia sullo sfondo del referendum previsto per
il 25 settembre dei curdi dell’Iraq settentrionale, che vogliono un
Kurdistan indipendente. Teheran non ha dubbi che il piano curdo sia
un’iniziativa statunitense e israeliana per creare una base permanente
nella regione per destabilizzare l’Iran e minarne l’avanzata regionale
in Siria e Iraq.
Non sorprende che Israele sia furioso per il test
missilistico iraniano. Il ministro della Difesa Avigdor Liberman l’ha
definito “provocazione e schiaffo a Stati Uniti ed alleati” e
tentativo di sondarli. “Chiaramente, Israele è spaventato dall’Iran che
costantemente, ma inesorabilmente, lo sovrasta come prima potenza
regionale del Medio Oriente. Tuttavia, al di là della retorica, Israele
non può fare molto verso il ruolo iraniano.
Israele ha ingannato
scioccamente Trump provocando Teheran proprio in questa fase, quando a
malapena può affrontare la crisi nell’Asia nordorientale. La strategia
del contenimento dell’Iran non è più fattibile. La saggezza va a
un’amministrazione Trump che impegni l’Iran con spirito costruttivo
nell’influenzare la politica regionale. Le minacce non hanno mai
funzionato con l’Iran, e spesso si sono dimostrate controproducenti.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
https://aurorasito.wordpress.com/2017/09/25/liran-blocca-usa-ed-israele/
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