La Rosneft fa acquisizioni in India e la Cina entra in Rosneft con un’interessante partnership a tre vie
Uno dei più grandi eventi sull’energia quest’anno è la Rosneft che acquista l’Essar Oil
indiana, dando alla società russa l’aggancio a uno dei più grandi
mercati petroliferi e gasiferi emergenti del mondo. E questa settimana
la storia è diventata più complessa. Con Rosneft che stipula un altro grande accordo, interessando un altro peso massimo nell’energia, la Cina. Rosneft
ha annunciato la vendita di una quota significativa del proprio
patrimonio a investitori cinesi.
In questo caso, la piccola società di
esplorazione e produzione CEFC China Energy. Anche se pochi
investitori la conoscono, la CEFC porta un importante capitale
nell’accordo, accettando di versare 9 miliardi di dollari per acquisire
il 14,16% della Rosneft.
L’accordo è storico essendo il primo
grande acquisto della Cina nell’industria energetica russa (anche se le
imprese cinesi finanziano progetti di esportazione di LNG nell’Artico
russo), dimostrando la forza dei legami sempre più stretti tra Russia e
Cina nell’ambito energetico. Rosneft e CEFC sono al centro di
questi rapporti crescenti. Con le due società che hanno firmato un
accordo nel settembre scorso, per l’approvvigionamento a lungo termine
di greggio russo per la Cina.
L’acquisto delle azioni di questa
settimana consolida ulteriormente i rapporti commerciali, e dimostra che
la Cina vede la Russia come alleato cruciale nel gioco sull’energia. Ma
vi sono implicazioni che vanno oltre. Con la Cina ora ha un accesso ai
mercati dell’India, attraverso le aziende da Rosneft
recentemente acquisite nel Paese. Questo è uno sviluppo cruciale nel
quadro energetico mondiale.
Dato che le aziende cinesi non hanno
direttamente accesso all’India, nonostante la nazione sia uno dei più
importanti soggetti emergenti sul piano energetico. La proprietà della Rosneft
potrebbe cambiare ciò e potrebbe aprire opportunità in altre parti del
mondo, dato che Rosneft attualmente opera dall’Egitto al Brasile al
Venezuela.
Una nota intrigante della storia: CEFC acquista la quota di Rosneft da Glencore e dal fondo sovrano del Qatar, che l’avrebbe acquistato solo nove mesi prima per 12 miliardi di dollari. Ciò significa che questi titolari si accollano una perdita del 25% nella vendita, a meno di un anno dall’acquisto. Ma nel frattempo, Glencore ha stipulato un accordo lucroso scambiando il greggio russo della Rosneft, probabilmente per compensare le perdite con la Rosneft e qualcos’altro.
Tutto ciò mostra la complessità di questa rapida
evoluzione del mondo dell’energia. Osservando altri accordi energetici
di Cina e Russia e l’influenza emergente di queste due superpotenze
energetiche in altri mercati chiave, come l’India.
L’accordo Rosneft-Cina risponde a molte domande
Glencore e l’Autorità per gli investimenti del Qatar vendono la quota della Rosneft, azienda petrolifera russa, a una piccola società cinese, CEFC China Energy Co., per 9 miliardi di dollari. Questo accordo pone molte domande ma risponde anche ad altre. La joint venture tra QIA e Glencore si dividerà la maggior parte della quota di Rosneft con Glencore
che mantiene lo 0,5% e QIA il 4,7%.
CEFC ottiene il rimanente 14,6% dal
gigante petrolifero russo. Inoltre, Glencore conserva l’accordo per
220000 barili al giorno dalla Rosneft. I termini dell’operazione sono stati erroneamente segnalati da Zerohedge
con QIA e Glencore che acquistano il 25% della quota con l’accordo
stipulato a dicembre. Ma l’accordo da 12 miliardi di dollari è ancora in
vigore, con la CEFC che acquista il 75% della quota per 9 miliardi di
dollari.
Domande sul Qatar
Quindi, la domanda è perché il QIA vende la quota della Rosneft ora? Il collaboratore della Fellow SA
Craig Pirro lo studia da ciò che esce dalla Russia, ritenendolo solo
una mossa di Putin. Non sono del tutto in disaccordo, ma Pirro non
considera i massicci cambiamenti geopolitici negli ultimi dieci mesi
dall’accordo originale. In primo luogo, tali accordi sono sempre
motivati dal punto di vista geopolitico. Tutto ciò che coinvolge Qatar,
Russia e petrolio è prima e soprattutto geopolitica e non politica del
profitto/perdita. Il Qatar acquistò Rosneft come passo per far
firmare ai russi la riduzione della produzione OPEC incrementata con
forza dai sauditi.
Inoltre, il Qatar doveva convincere Putin che non
finanziava più i gruppi di al-Qaida che combattono il governo
di Assad a Idlib. Dopo che l’accordo fu annunciato, la resistenza nella
Siria nordoccidentale cominciò a sbriciolarsi, e il Qatar deve trovare
amici più grossi prima di finire appeso da qualche parte. L’Arabia
Saudita non ha potuto convincere Putin ad accettare le riduzioni perché
non aveva nulla da dare alla Russia. Si ricordi che il rublo ora
galleggia liberamente, mentre il riyal saudita no, poiché i sauditi sono
in crisi finanziaria e politica mentre i russi escono da una recessione
che li avrebbe paralizzati se non avessero svincolato il rublo nel
novembre 2014.
Quindi, il Qatar entrò a mediare l’accordo, come
riportato da Bloomberg e Financial Times lo scorso anno, dando a Putin ciò che voleva per firmare il taglio della produzione. Rosneft ottiene molta liquidità, il Qatar guadagna un alleato nella Russia, il prezzo del petrolio si stabilizza e Glencore
ottiene un buon accordo sul petrolio russo. Vincono tutti.
Arrivando ad
oggi, col Qatar che subisce la forte pressione dei sauditi che ne
bloccano le attività, gli Stati Uniti che impongono rigorose sanzioni
alle banche europee che fanno affari con l’industria energetica russa e
la Cina presa di mira dall’amministrazione Trump su più fronti. Quindi,
mentre l’economia di questo accordo sul prezzo corrente delle azioni
della Rosneft non ha molto senso, come ha sottolineato Pirro, c’è molto
più in gioco, per chi ne è interessato, di qualche centinaio di milioni
di azioni di un arbitrato che potrebbe cambiare in pochi giorni.
Risposte dalla Cina
La Cina entra qui per salvare non solo BancaIntesa, la banca italiana che ha provveduto a far fluire gran parte del finanziamento per l’accordo, ma anche il Qatar che ottiene una grande infusione di liquidità in dollari assai necessari. La Russia s’integra ulteriormente nel sistema di negoziazione petrolifera della Cina di Shanghai, tra cui i molto discussi contratti futures convertibili in oro (GLD).
La Cina entra qui per salvare non solo BancaIntesa, la banca italiana che ha provveduto a far fluire gran parte del finanziamento per l’accordo, ma anche il Qatar che ottiene una grande infusione di liquidità in dollari assai necessari. La Russia s’integra ulteriormente nel sistema di negoziazione petrolifera della Cina di Shanghai, tra cui i molto discussi contratti futures convertibili in oro (GLD).
Ciò scansa
l’accordo dalle nuove sanzioni statunitensi. Infatti, compie un perno
perfetto da tali sanzioni. Si ricordi che il segretario al Tesoro Steve
Mnuchin ha apertamente minacciato, di nuovo, le banche cinesi di
espulsione dal sistema SWIFT. Era per la Corea democratica, ma
intimamente collegato all’acquisto di petrolio dei cinesi. Tale minaccia
è credibile contro le banche del Qatar.
Russia e Stati Uniti hanno già
scambi così esigui in dollari da essere irrilevanti sul grande piano
delle cose. La Russia già sostituisce Visa con il proprio sistema di pagamento interno denominato Mir. La Cina ha già UnionPay.
Ma tale minaccia non è semplicemente credibile contro la Cina, il più
grande partner commerciale degli Stati Uniti. Sarebbe un atto di
autodistruzione dei mercati globali dei capitali. Inoltre, testerebbe il
sistema di pagamento interbancario cinese (CIPS) sulla capacità di
gestire il finanziamento del commercio della Cina.
CIPS è conforme al
protocollo SWIFT. Questo accordo consolida ancor più Cina e Russia quali
alleati strategici, sempre più vicini e più importanti ad ogni
tentativo di punirle per perseguire ciò che ritengono loro interesse
nazionale. Inoltre, sottolinea l’impegno della Cina con il Qatar. La
Cina è un suo importante partner commerciale. E questo accordo è una
dichiarazione importante ai sauditi che la Cina è disposta a correre in
difesa di un suo importante fornitore di energia e di dettare i termini.
A un certo punto, la Cina smetterà di offrire dollari per il petrolio
dell’Arabia Saudita. Compiendo ogni mossa per garantirsi di pagare le
fonti in yuan, il cambio col dollaro saudita s’indebolisce. Rosneft
su questo accordo è neutrale. È semplicemente un mezzo per le grandi
manovre geopolitiche.
Per il Qatar è un passo positivo, visto l’ovvio
scambio con l’investimento originale di dicembre, per comprarsi alcuni
mesi per resistere alla pressione economica saudita, prima di decidere
di far fluttuare la propria moneta.
Per la Cina, l’accordo è una
vittoria netta perché assicura un flusso maggiore di petrolio russo nei
propri mercati petroliferi, continuando a consolidare fiducia tra gli
investitori e nel tempo. E questa è veramente la vittoria definitiva per
tutti loro.
Tom Luongo Seeking Alpha 13.09.2017
Traduzione di Alessandro Lattanzio
Nessun commento:
Posta un commento