L’Assemblea Costituente, la mobilitazione militare, la
mobilitazione nazionale contro l’imperialismo interventista, hanno
affondato la destra.
Efraim Chury Iribarne: Stavamo osservando che la situazione attuale
in Afghanistan è abbastanza complessa e che Donald Trump in qualche modo
prolunga la guerra in Afghanistan. È corretto?
Sì, è sotto il comando dei suoi generali, che hanno deciso
che non è il momento di lasciare il paese, perché potrebbero subire un
altro impatto negativo sull’immagine di un governo debole e fallito, in
particolare nei media, che cercano qualsiasi pretesto per delegittimare
il Presidente Trump.
Ma in realtà le cifre che danno per giustificare l’invasione
nordamericana non corrispondono alla realtà, dicono che i talebani
controllano solo il 50% del paese, ma gli esperti che hanno conoscenza
sul campo dicono che è più dell’80%. Gli Stati Uniti controllano solo
alcune città, soprattutto Kabul, la capitale, e molto di meno il resto. E
voglio menzionare un altro fattore, tra i soldati dell’esercito afghano
ci sono molti oppositori. Cioè, infiltrati talebani che, di tanto in
tanto, eliminano i funzionari del governo nordamericano.
E, inoltre, anche nelle città presumibilmente controllate dagli Stati
Uniti, ci sono costantemente incendi, attentati e altre azioni, che
indicano che nemmeno nei centri che rimangono nelle loro mani sono
sicuri. Quindi, l’idea che gli Stati Uniti con un aumento di 5.000 o
10.000 unità, possano invertire la situazione è totalmente falsa. È un
atto suicida, nel senso che inviano truppe impossibilitate ad agire, nel
senso di recuperare l’Afghanistan per conto degli Stati Uniti.
Credo che ci sono due possibilità alternative, o devono moltiplicare
il numero di truppe, intensificare il bombardamento [che già si è
dimostrato non funziona], o devono ritirarsi entro un termine dato,
riconoscendo che inevitabilmente non sono in grado di invertire le
tendenze verso i talebani.
EChI: Il Venezuela chiede all’ONU di prendere posizione sulle minacce
statunitensi. Il capo della diplomazia venezuelana ha detto: l’ONU non
può rimanere con le braccia incrociate e non condannare queste azioni,
lo abbiamo fatto notare al suo segretario generale. D’altra parte, il
ministro venezuelano della Difesa Vladimir Padrino López, ha detto
sabato scorso che il popolo del Venezuela e delle Forze Armate Nazionali
sono pronti a dare tutto per difendere la patria, “è scritto nella
nostra Costituzione, siamo una Repubblica indipendente e sovrana e
dobbiamo comprendere l’ampio concetto di ciò che è sovranità, la
capacità di uno Stato, di una nazione e del suo governo di prendere le
proprie decisioni.” Come vedi la situazione da quelle parti, Petras?
JP: L’ONU non ha molto peso, perché gli Stati Uniti hanno diritto di
veto, hanno un controllo efficace sugli Europei, hanno il sostegno
indiretto dei paesi neo-liberisti dell’America Latina, soprattutto la
destra più dura. Quindi, l’idea è buona e il Venezuela deve presentarla,
ma non si aspettano molto dalle Nazioni Unite.
Invece, hanno preso misure più positive, ad esempio, l’esercizio
militare lo scorso fine settimana, con più di 700 mila soldati e
miliziani. È un segno di forza, una capacità di mobilitare e proteggere
il paese, che potrebbe servire da avvertimento agli Stati Uniti che
un’invasione sarebbe molto costosa.
E ha anche un enorme effetto sull’opposizione interna. Dobbiamo
analizzare i nuovi rapporti di forze.
Trump, con la dichiarazione di
intervento o di minaccia di intervento, ha neutralizzato e paralizzato
l’opposizione. Perché su questo tema l’opposizione non ha alcun
sostegno, tanto meno nelle piazze.
In secondo luogo, la mobilitazione militare e delle milizie serve
pure a ridimensionare la presenza dell’opposizione. In altre parole,
l’Assemblea Costituente, la mobilitazione militare, la mobilitazione
nazionale contro l’imperialismo interventista, hanno al momento
modificato i rapporti di forza. Non si sente molto da parte degli
avversari, né dalle roccaforti di Caracas né da nessun altro posto. La
destra insorgente è paralizzata, non ha voce o presenza in questo ultimo
confronto.
Difesa Venezuela
E pure Almagro e l’OSA. Sono rimasti emarginati dal contesto, perché
nemmeno Almagro osa sollevare la testa di fronte all’interventismo
sfacciato degli Stati Uniti. Quindi, possiamo dire, che, almeno questa
settimana, questo mese, c’è stato un cambiamento nei rapporti di forza
favorevole al Venezuela, dovuto alla sua esibizione di forza,
all’appoggio popolare e alle cattive politiche di Trump, tutti fattori
che hanno avuto un impatto molto positivo per il presidente Maduro.
EChI: Petras, l’altro argomento che ci interessava è l’attacco
permanente di Israele alla Palestina. Come va letto da una differente
angolatura?
JP: In primo luogo, potremmo dire che la visita dell’’ultra’-sionista
consigliere del presidente Trump, Jared Kushner, un ebreo israeliano
ortodosso fanatico, va nella direzione del sostegno a Netanyahu
nell’occupare più terre palestinesi. Questo è il primo fatto che
dobbiamo capire. In secondo luogo, Israele sta ampliando la demolizione
di case palestinesi in ogni quartiere di quello che resta della
Palestina.
In terzo luogo, dobbiamo notare che Israele si basa fortemente
sull’Arabia Saudita e sulla collaborazione delle destre nel Medio
Oriente. E questo indica che, in questa situazione, dove la Siria e
l’Iran stanno guadagnando peso in Iraq e altrove, Israele ha perso
influenza tra i governanti e i terroristi coinvolti nei paesi colpiti.
Infine, dobbiamo riconoscere che la politica nordamericana è ancora
totalmente controllata dai sionisti. Se analizziamo il regime di Trump,
ci sono lo stesso numero o più sionisti nei primi posti dell’economia e
della politica estera, che nel regime di Obama. Gli Stati Uniti sono
ostaggio dei sionisti all’estero, che funzionano come una quinta
colonna.
E questo non ha avuto nessuna risonanza in altri paesi. Ad esempio,
esaminiamo i quotidiani considerati progressisti in Argentina, “Pagina
12”, “La Jornada” in Messico e forse anche in “Brecha”, non esiste una
discussione approfondita sul peso israeliano nei governi nordamericani e
su come formulano la politica nordamericana. Parlano di interessi
petroliferi, parlano di interessi militari, ma, in realtà, riguardo al
Medio Oriente, non esiste nessuna osservazione che possa negare che
Israele è la principale forza della politica interna ed estera degli
Stati Uniti.
Dobbiamo, infine, ricordare che Israele ha un’opposizione interna.
Abbiamo visto come il gruppo pro-boicottaggio e anti-insediamenti in
Palestina ha guadagnato molto consenso. Ci sono anche settori importanti
di studenti ebrei che hanno respinto la politica israeliana. E
nonostante il fatto che abbia ancora forze preponderanti nel Congresso,
nella Presidenza, l’opposizione cresce anche tra la popolazione
nordamericana.
EChI: Beh, Petras, come sempre ci aspettiamo di discutere qualche altro tema su cui al momento sta lavorando.
Potremmo cominciare con il caso della scomparsa di Santiago
Maldonado, che sosteneva la lotta dei Mapuche in Argentina. La sua
sparizione, la cui responsabilità è dei gendarmi sta provocando una
grande mobilitazione di protesta. Non solo in Argentina.
Oggi, ad
esempio, nella BBC hanno dato un servizio sulla sua scomparsa e una
messa in discussione delle versioni ufficiali. Più di ogni altra cosa,
il mondo teme che l’atto di sequestro da parte di Macri sia un passo
verso la licenza di uccidere che esisteva durante la dittatura. In altre
parole, le dichiarazioni del ministro della “insicurezza” Patricia
Bullrich, non hanno peso. Né all’estero né all’interno. Negli Stati
Uniti, tra gli specialisti dell’America Latina, c’è molta preoccupazione
e hanno convocato molte persone conosciute in America Latina,
respingendo la versione ufficiale.
Ritengo che il caso Maldonado potrebbe comportare un grande colpo
politico contro Macri alle prossime elezioni. Vorrei estendere il mio
sostegno a tutto il movimento per la ricomparsa con vita di Maldonado.
Il secondo punto che voglio menzionare sono le inondazioni in Texas,
in particolare nella grande città di Houston. Tutti parlano di pioggia,
uragano, inondazioni, distruzione di centinaia di miliardi di dollari,
ma nessuno parla del perché le inondazioni si ripetono. È perché non c’è
investimento nelle infrastrutture. Quando la pioggia cade, riempie le
strade perché i sistemi di drenaggio non funzionano. È curioso, una
città con grandi raffinerie di petrolio, ha tunnel per canalizzare il
petrolio dappertutto, ma non ha abbastanza infrastrutture per preservare
la città dalle inondazioni.
Ancora una volta, sorge il problema delle catastrofi interne, ciò che
i media di qui chiamano catastrofe. Il capitalismo non mette in campo
investimenti e infrastrutture per salvare le proprie fonti di ricchezza.
Da quelle parti, stanno perdendo 500.000 barili all’ora a causa della
paralisi delle raffinerie. Vorrei sottolinearlo di nuovo, gli Stati
Uniti sono un gigante con i piedi di argilla.
Infine, vorrei menzionare un altro fatto che dobbiamo prendere in
considerazione, gli Stati Uniti stanno militarizzando la polizia, la
stanno dotando di armi da parte dell’Esercito, le chiamano eccedenze e
nuove armi, carri armati, macchine blindate, mitragliatrici, le stanno
trasferendo alla polizia locale e statale.
Originariamente, la giustificazione era la lotta contro i cartelli di
droga. Poi la scusa è diventata l’anti-terrorismo. Ed ora, è la polizia
che è investita dei problemi delle comunità impoverite. Cioè, la
militarizzazione delle città, indipendentemente da qualsiasi problema di
droga e terrorismo.
James Petras
Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Marco Nieli
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