Gli eventi recenti confermano la visione
di molti che, per gli Americani, il rispetto delle leggi
internazionali è – se va bene – un optional aggiuntivo, piuttosto che
una componente essenziale del comportamento fra Stati.
Il primo esempio si riferisce al recente
stallo tra USA e Corea del Nord. L’articolo 2 (3) della Carta delle
Nazioni Unite, un documento della cui formulazione gli Stati Uniti sono
stati determinanti, recita:
“Tutti i membri devono risolvere le dispute internazionali con mezzi pacifici…”.
L’articolo 2 (4) prevede inoltre che:
“Nelle relazioni internazionali tutti i membri devono astenersi dalla minaccia o dall’utilizzo della forza contro l’integrità territoriale…di ogni Stato…”
Nelle ultime settimane non c’è stato un
giorno senza che quegli obblighi non siano stati violati rispetto alla
Corea del Nord. Lo stesso Donald Trump ha minacciato “fuoco e furia come
non avete mai visto”. Lui, il suo Segretario alla Difesa Mattis e
l’ambasciatore USA all’ONU Nikki Haley, hanno detto varie volte “tutte
le opzioni sono sul tavolo” o “la Corea del Nord sarà cancellata” e cose
simili, tutte frasi di esplicita e aperta minaccia.
Non sono solo parole. Massicce
esercitazioni militari – di terra e di mare – sono state effettuate
vicino ai confini della Corea del Nord. Ci hanno detto che uno degli
obiettivi di queste esercitazioni era la preparazione della
“decapitazione” della leadership nord coreana. Bombardieri con armi
nucleari pattugliano lo spazio aereo coreano, e sono stati installati
sistemi missilistici. Questi ultimi dichiarati per scopi “difensivi”, ma
sono in realtà parte di un sistema missilistico offensivo rivolto verso
Russia e Cina.
Il secondo esempio sono state le
incursioni senza precedenti da parte dei funzionari federali USA nel
consolato russo di San Francisco e nelle abitazioni dello staff
consolare. Questa è una violazione della convenzione internazionale più
importante, la Convenzione di Vienna sulle Relazioni Diplomatiche e i
Protocolli Opzionali (la “Convenzione di Vienna”).
L’Articolo 22 della Convenzione di Vienna stabilisce che:
- Le sedi delle rappresentanze diplomatiche sono inviolabili. Gli agenti dello Stato ospite non possono entrare, tranne che con il consenso del capo della missione.
- Lo Stato ospite ha l’obbligo particolare di adottare misure adeguate per proteggere le sedi delle rappresentanze diplomatiche
- Le sedi delle rappresentanze diplomatiche, i loro arredi e le altre proprietà presenti in esse, e i mezzi di trasporto delle sedi sono immuni da perquisizioni, requisizioni, sequestri o provvedimenti esecutivi.
Qui non c’è alcuna ambiguità.
Inviolabile significa esattamente ciò che significa. Ciò che è meno
chiaro sono le motivazioni americane per tale palese e inaccettabile
violazione delle norme internazionali. Christopher Black [in Inglese]
cita il Ministro degli Esteri russo secondo cui l’unica ragione per
queste perquisizioni, oltre che per bullismo e intimidazione, è stata
l’opportunità per gli Americani di installare degli oggetti che possano
essere utilizzati nella loro guerra di propaganda contro la Russia.
Cosa che è certamente possibile, ed è
una ragionevole conclusione da trarre, visto il fatto che gli Americani
hanno preteso che le sedi fossero vuote durante la perquisizione. E’
anche coerente con i trascorsi che gli Stati Uniti hanno con questa
disonestà e con le continue false dichiarazioni per giustificare
l’aggressione.
Le accuse contro il governo libico di
“uccidere il proprio popolo”, i presunti attacchi di gas sarin da parte
del governo siriano contro la popolazione, le armi di distruzione di
massa dell’Iraq e il presunto programma di armi nucleari dell’Iran:
questi sono solo quattro esempi tra i più recenti ed esagerati.
Le conseguenze di queste falsità sono
state devastanti per tre dei quattro paesi interessati. Nonostante le
evidenti prove contrarie, i successivi governi americani hanno
perseverato con queste falsità, con la consapevole complicità dei media
corporativi.
Black correttamente sottolinea anche che
ciò agisce come un precedente che si può ritorcere contro gli Stati
Uniti, in quanto gli USA non possono ora logicamente sostenere che le
proprie missioni diplomatiche rimangano immuni.
La terza possibilità è che tali azioni
siano state semplicemente il risultato di arroganza e stupidità. Gli
Stati Uniti si sono sempre considerati una “nazione eccezionale”, con
quella percezione che ora si è estesa e la rende esente dalle norme del
diritto internazionale. La violazione e la perquisizione nelle sedi
diplomatiche in violazione della Convenzione di Vienna è quindi
semplicemente un’estensione di un modello consolidato di comportamento.
Il terzo esempio della ragione per cui
la parola degli Stati Uniti non può essere affidabile, è quella con le
conseguenze potenzialmente più pericolose. Gli USA e i suoi alleati
dichiarano da molto tempo che l’Iran aveva un programma di armi
nucleari. Israele lo ha detto per 20 anni che l’Iran è stato “a soli
pochi mesi di distanza” dal possedere un’arma nucleare, a cui si
aggiunge una bizzarra presentazione di Benjamin Netanyahu all’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite.
La totale assenza di ogni prova
evidente, e addirittura l’esistenza di due rapporti di intelligence
americani che dicono il contrario, non è stata mai sufficiente per
fermare l’inarrestabile fuoco di sbarramento di propaganda fatto contro
l’Iran o per impedire l’imposizione delle sanzioni.
L’effetto è stato quello di far
aumentare pericolosamente la tensione fino al punto che un singolo atto
di stupidità, come Israele che porta avanti una delle sue molteplici
minacce per attaccare l’Iran, avrebbe potuto facilmente portare a una
guerra più ampia.
Grazie in gran parte ai governi russo e
cinese, e a un raro momento di sanità mentale del governo statunitense
di allora, è stato negoziato un accordo tra i cinque membri permanenti
del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’Alto Rappresentante
per gli Affari Esteri dell’Unione Europea, la Germania e l’Iran. Noto
come JCPOA, Piano d’Azione Congiunto Globale [Joint comprehensive Plan of Action], è stato firmato dalle parti nel luglio 2015.
Di conseguenza il Consiglio di Sicurezza
dell’ONU ha sostenuto questo accordo unanimemente il 20 luglio 2015
(Risoluzione 2231). Vale la pena citare tre elementi chiave definiti
nell’Introduzione:
iii) l’Iran ribadisce che in nessun caso l’Iran cercherà, svilupperà o acquisirà mai armi nucleari.
(v) La JCPOA avrà come effetto
l’abolizione totale di tutte le sanzioni del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite e delle sanzioni multilaterali e nazionali relative
al programma nucleare iraniano.
(viii) I paesi dell’Unione Europea,
Russia, Cina, Stati Uniti e Iran si impegnano ad attuare l’accordo JCPOA
in buona fede e ad astenersi da ogni altra azione incompatibile con il
contenuto, lo spirito e l’intento del JCPOA che potrebbe compromettere
la sua efficace attuazione.
La risoluzione del Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite ha di fatto trasformato il JCPOA in uno
strumento di diritto internazionale. Il Congresso degli Stati Uniti ha
anche approvato l’Atto di revisione dell’accordo sul nucleare iraniano,
in base al quale il Presidente deve fornire ogni 90 giorni al Congresso
una “certificazione di conformità” che attesti il rispetto da parte
dell’Iran di quanto previsto nel JCPOA.
In base a quanto previsto dal JCPOA,
l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA) ha anche il
diritto di effettuare ispezioni presso le strutture nucleari iraniane
(l’uso civile è permesso) e di rilasciare i propri certificati di
conformità. La ha già fatto più volte.
Trump ha così adempiuto due volte ai
suoi doveri di segnalare la conformità al Congresso ma ha detto al Wall
Street Journal che, se fosse stato per lui, avrebbe rilevato la non
conformità dell’Iran 180 giorni prima (cioè quando si è insediato).
L’ignoranza di Trump è abbastanza
profonda, ma ora si sa che ha istruito le sue agenzie di intelligence a
fornire la prova della mancata conformità dell’Iran. Questo è
sorprendente e pericoloso. Trump ha chiaramente tratto la conclusione a
priori che l’Iran non sia conforme, e vuole che le agenzie di
intelligence producano dei fatti che possiamo definire solo come “falsi”
per giustificare la sua conclusione pre-definita.
Questo fatto riporta alla mente il punto
sollevato dal capo dell’intelligence britannica nella fase precedente
la guerra in Iraq, quando osservava che “i fatti sono stati costruiti
per adattarsi alla politica”.
Inoltre, gli Stati Uniti non sono
riusciti a togliere le sanzioni in base al JCPOA, ma hanno imposto nuove
sanzioni con il pretesto dei test balistici effettuati dall’Iran (che
non sono vietati dal JCPOA), affermando che l’Iran è uno “sponsor del
terrorismo”. Di nuovo: i fatti non possono intromettersi nella
politica. È semplicemente impossibile riconciliare queste e altre azioni
con l’obbligo della “buona fede” previsto dal JCPOA.
Le tre immagini qui riportate confermano
la verità dell’osservazione del Presidente Putin, secondo cui l’America
è HeAOROBOPOCNOCO6Hb1, che – da quanto capisco – si traduce come
“incapace di accordo”.
L’unico mistero che rimane è il motivo
per cui qualcuno potrebbe accettare l’impegno illimitato dell’America,
quando la sua affidabilità è subordinata ai capricci
dell’amministrazione del giorno.
*****
Articolo di James O’Neill pubblicato per The New Eastern Outlook il 9 settembre 2017
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it
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