Mettere in fila le frasi di Brunetta, Letta, Zanonato, Saccomanni & C sull’Imu fa ridere o piangere
No,
vi prego, non può finire così: molto rumore per nulla no, non è serio.
Lo dico da spettatore, prima ancora che da cronista.
Dopo tre settimane
passate a redigere proclami di fuoco, attacchi spietati, minacce di
mobilitazione generale, dopo tutto questo non si può finire tutto con un
brodino riscaldato e un accordino sull’Imu al novantesimo. È un
problema di stile, se non altro, perché così l’effetto finale è comico.
Prendete Renato Brunetta: aveva chiuso la stagione – al culmine dell’idillio delle larghe intese – con la foto nel salottino insieme a Stefano Fassina davanti agli obiettivo di Chi.
Poi si è arrabbiato, ha tuonato, ha lanciato due tre ultimatum, ha
detto che sull’Imu cadeva il governo. Ieri, come se nulla fosse, di
nuovo twittava: «Stiamo trovando la quadra». Ma come? E prima che cosa
stavate facendo?
Prendete il ministro Zanonato, quello che su twitter ci mette
tutto, anche le foto con la piccozza o quelle di quando porta a spasso
il cane. Resterà negli annali la memorabile comparsata davanti
alla Confcommercio, con quella frase storica: «Mi sarebbe piaciuto poter
venire qui a dire che cancelliamo l’Imu, e invece…». E invece pioggia
di fischi. Bene, contrordine anche per lui, l’accordo si trova, i soldi
che non c’erano ora ci sono. E il coro delle amazzoni del Cavaliere?
«Siamo tutte Silvio Berlusconi!
Non si possono colpire nove milioni di
elettori! Andiamo subito al voto!», hanno gridato all’unisono per
quindici giorni, e adesso qualcuno addirittura si spinge a dire che
Berlusconi – che solo una settimana fa veniva paragonato a Mandela e a
Che Guevara – potrebbe persino accettare l’affidamento ai servizi
sociali. E che dire di quella perla di Enrico Letta, persino lui
solitamente così misurato, che sale sul palco del meeting a dice la
meravigliosa frase manifesto del governissimo: «Fecondiamoci». Scusate
tanto, ma «Fecondiamoci», riferito a questa maggioranza mette paura.
Però due giorni dopo Letta era in temuta di guerra, vestito con elmetto e
giubbotto antiproiettile: «Non accetto ultimatum». E Grillo? «Siamo i
più grandi nemici del porcellum». Poi la settimana scorsa contrordine:
«Andiamo a votare con il porcellum che vinciamo». E il ministro
Saccomanni? I soldi per l’Imu li stiamo cercando, anzi non si trovano,
anzi, vi regalo nove ipotesi diverse su dove trovarli. Adesso, miracolo,
pare che ci siano.
Sembra che la politica italiana, a maggior ragione di questi tempi, abbia perso qualsiasi senso della misura. Si
può dire tutto e il contrario di tutto, si può suonare la campana del
dramma, un giorno, e il giorno dopo rifugiarsi in una battuta, fare
marameo, scusate, stavamo scherzando. Sarà pure il bene del Paese, ma se
finisce così, senza soluzione di continuità fra la catastrofe e la
commedia stile Vanzina, l’unica soluzione possibile è che ci stiano
prendendo per culo.
Anche perché poi il risultato è che la catastrofe
non spaventa più, nemmeno quando arriva davvero, e la commedia non fa
ridere: neanche quando i protagonisti sono grotteschi.
- Luca Telese -
Twitter: @lucatelese
http://www.linkiesta.it/imu-imu
http://www.informarexresistere.fr/2013/08/28/che-farsa-il-brodino-riscaldato-dellaccordo-sullimu/
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