Foto: EPA
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E’ oramai di moda tra i governi
occidentali protestare duramente quando un governo arabo reprime
manifestazioni e la polizia o l’esercito uccidono qualche manifestante.
Come se, per definizione, i protestanti fossero sempre pacifici e
volessero solo esprimere i loro punti di vista contro il potere sordo e
repressivo.
Dopo
le prime incertezze iniziali, fu cosi’ anche per le manifestazioni
contro Mubarak e tutti finsero allora di non vedere lo zampino
dell’esercito che, di fatto, realizzo’ un colpo di stato. Si parlo’ di
“primavera egiziana” e della fine di una dittatura anche se i veri
motivi che spinsero i militari non erano la crisi economica, che
costringeva molti egiziani alla disperazione, o una inattesa volonta’ di
democrazia, bensi’ il desiderio degli alti gradi dell’esercito di
salvaguardare i propri privilegi.
Allora,
i giornalisti, concordi tra loro come spesso succede, fecero a gara nel
dipingere la tradizionale vicinanza dell’esercito al popolo egiziano e
tacquero sui veri motivi del loro comportamento.
Poi,
si tennero le elezioni parlamentari che furono pero’ giudicate “nulle”
dalla locale Corte Costituzionale e quelle presidenziali con la vittoria
di Morsi, candidato dei Fratelli Musulmani. Costui ottenne solo il 26
percento dei voti al primo turno, dimostrando che la Fratellanza era la
piu’ forte organizzazione politica ma ben lontana dall’avere il consenso
della maggior parte degli egiziani. I militari, filoamericani, laici ma
desiderosi di mantenere i loro privilegi ed il loro potere extra
politico accettarono la situazione arrivando ad un accordo, più o meno
tacito, con i Fratelli.
Purtroppo
costoro, oltre a mostrare ben presto una totale incapacità gestionale,
resero evidente che le loro vere intenzioni non corrispondevano
certamente ai canoni di una democrazia liberale: epurazione, ove
riuscirono a farlo, di tutti i sodali o supposti tali di Mubarak, sharia
nelle Costituzione, mano libera a persecuzioni, velate o non, delle
altre religioni e, soprattutto, tentativo di mettere in un angolo
magistratura ed esercito. Senza contare che la crisi economica, la
disoccupazione e la miseria continuavano a peggiorare spingendo, alla
fine, milioni di cittadini ad occupare le stesse piazze che erano
servite a manifestare la protesta contro Mubarak.
Il
secondo colpo di stato dei militari trovò quindi la strada spianata,
con la differenza che Morsi, a differenza di Mubarak, non ha accettato
di dimettersi “spontaneamente”.
La
reazione dei Fratelli Musulmani non si e’ fatta attendere, nonostante
al loro interno vi fossero diverse opinioni su come comportarsi. La
soluzione piu’ tranquilla sarebbe stata una negoziazione con il nuovo
potere per organizzare nuove elezioni che avrebbero aperto la porta ad
un governo a partecipazione plurima, come in Tunisia. Una volta date ai
militari le garanzie sul loro ruolo futuro, laici e religiosi avrebbero
potuto trovare un accordo per una maggioranza condivisa e si sarebbe
potuto dedicarsi un po’ di piu’ a come far recuperare l’economia, magari
chiedendo aiuti ancora piu’ sostanziosi ai Paesi amici.
Invece, anche per influenze esterne, la parola d’ordine e’ stata subito chiedere il ritorno di Morsi alla Presidenza.
Questa
condizione e’ ovviamente inaccettabile sia alla maggior parte degli
egiziani, che raccolsero ben venti milioni di firme per chiederne
l’allontanamento, sia per le Forze Armate che, dovessero accettarlo,
segnerebbe la fine di ogni loro potere e ruolo nell’Egitto del futuro.
Da qui’ l’inutilita’ dell’irrealistica richiesta di “dialogo tra le
parti” e di moderazione invocate da Europa ed USA. Ancora piu’ inutili
le proteste e le minacce lanciate dagli stessi contro i massacri
effettuati da esercito e polizia.
Se non e’ possibile un compromesso,
cosa dovrebbero fare i militari? Accettare l’anarchia?
L’ingovernabilita’? La destabilizzazione?
E’
sempre bello richiamare il rispetto dei diritti umani: ci si sente
buoni e democratici ed i ministri europei vi fanno gara tra di loro. La
Ministra Bonino, spinta dal ricordo dei suoi impegni passati, arriva ad
affermare che “non si può governare contro la metà di un Paese e
tantomeno uccidere dei concittadini civili”. Chi ha detto alla Ministra
Bonino che è la metà del Paese che vuole il ritorno d Morsi? Chi l’ha
convinta che i manifestanti sotto la bandiera dei fratelli mussulmani
siano tutti dei pacifici civili? Magari nessuno gli ha fatto osservare
che è proprio dalle file dei manifestanti che sono partiti i primi colpi
e che, forse, proprio loro han fatto di tutto per provocare una
reazione violenta da parte dell’esercito?
Comunque,
queste dichiarazioni e la minaccia di fermare gli aiuti sono solo
recitazione per il pubblico.
Sia agli Usa che ai Paesi Europei fa comodo
che l’esercito mantenga il controllo della situazione, purche’ faccia
in fretta a sedare i tumulti e lasci noi giocare la parte dei buoni di
cuore. Un Egitto instabile od in mano ad una setta musulmana senza
controlli, ancorche’ “moderata” (?) non va bene ne’ agli americani, ne
agli europei ne’ ad Israele. E nemmeno,per motivi diversi, ai Sauditi.
Fa
invece comodo agli Iraniani e, perche’ no?, in parte, anche ai Russi.
Entrambi non amano la Fratellanza Musulmana ma hanno l’interesse che gli
Usa perdano amici in Medio Oriente e che siano sempre piu’ “distratti”
da nuove emergenze.
Chi
invece guarda sinceramente come fumo negli occhi la caduta dei Fratelli
sono soprattutto Turchi e Qatarini: i primi non possono dimenticare il
ruolo che il loro esercito ha svolto, fino a poco fa, per garantire la
laicita’ della Turchia e temono ritorni come effetto imitazione; i
secondi, grandi finanziatori di questa setta musulmana, vedevano
riconosciuto in Morsi e nei Fratelli il proprio ruolo internazionale,
alternativo a quello Saudita.
Noi,
lo diciamo francamente, se dovessimo scegliere, senza alternative, tra
una dittatura religiosa ed una militare ma laica, se fossimo costretti
ad optare tra una forza assolutista che non ha rispetto per le minoranze
ed un sistema che aveva dimostrato nel passato di saper mantenere una
pacifica convivenza tra le varie anime del Paese, ebbene non avremmo
dubbi : staremmo con questi secondi . E non stiamo, quindi, tra coloro
che oggi innalzano i loro lai per cio’ che sta succedendo in Egitto.
Mario Sommossa, Redazione Online
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