Leone X (Giovanni de Medici 1513-21)), nacque con più di una camicia.
Suo padre era Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze, e suo cognato,
Ceschetto Cibo, uno dei sette figli di papa Innocenzo VIII. Non
possiamo meravigliarci se il secondogenito di Lorenzo diventa, a soli
sette anni, protonotario apostolico, e a tredici cardinale, col
corrispettivo di ricchissimi benefici e commende.
Fu eletto al
soglio pontificio ancor giovane ma già malandato in salute a causa di
una vita non troppo morigerata.
Fu infatti un papa gaudentissimo,
splendido e amante di tutte le arti. La sua corte era considerata la più
raffinata d'Europa, circondata da artisti famosissimi (Michelangelo,
Bramante, Raffaello) e da grandi letterati (Bembo, Castiglione, Aretino e
Tasso). Era lui stesso un fine letterato, autore di salaci epitaffi.
Come
molti papi del suo tempo, era un perfetto miscredente, per non dire
ateo, e considerava il cristianesimo una favola per gli allocchi.
Scrisse, infatti, in una lettera a Luigi Bembo, fratello del cardinale
omonimo: Tutti sappiamo bene quanto la favola di Cristo ci abbia recato
profitto “Historia docuit quantum nos iuvasse illa de Christo fabula”.
(Archivi vaticani - Corr. Leone X - Vol. 3° - Scaffale 41 - 2° piano
inf.) Ovviamente il Vaticano questa lettera l'ha occultata, spostata,
smarrita o distrutta e ne nega, naturalmente, l'esistenza).
Omosessuale
incallito, preferiva i bei maschioni alle cortigiane, ma non
disdegnava neppure quelle.
Qualche suo favorito divenne anche cardinale.
Benché
fosse più ricco del triumviro Crasso, come ebbe ad osservare un
cronista del tempo, non pagava di tasca propria la costruzione
dell'enorme Basilica di San Pietro, ma lo faceva con l’obolo dei
poveri credenti.
Per questo motivo potenziò ed estese in ogni
angolo d'Europa il mercato delle indulgenze provocando la rivolta
luterana. Con l’Exurge Domine scomunicò Lutero, «il cinghiale che
devastava la vigna del Signore», ma non riuscì a frenare lo stacco da
Roma di molti cristiani del Nord. Forse aveva sottovalutato la
pericolosità della situazione che si era venuta creando.
Gli
viene attribuita anche la Taxae Camarae: un elenco tariffario divulgato
nel 1517 che consentiva il perdono di ogni colpa, anche la più
ignominiosa (stupro, incesto, sodomia con animali, assassinio, simonia e
qualsiasi altro più infame delitto) pagando ai tesorieri del papa una
somma stabilita.
Secondo lo storico Gregorovius fu la causa
d’innumerevoli guasti architettonici che deturparono Roma.
Infatti, fece
distruggere «la Meta di Romolo, l’arco e l’accesso alle terme di
Diocleziano, il tempio di Cerere sulla Via Sacra, il Forum Transitorium,
le splendide basiliche erette nei Fori e infinite colonne, fregi e
architravi» per costruire coi loro marmi basiliche e palazzi..
Per non
parlare delle migliaia d’epigrafi polverizzate per produrre calce.
Se
oggi Roma è un insieme di ruderi, anziché di splendidi monumenti
antichi, lo dobbiamo anche a questo papa.
fonte: http://impegno-laico.blogspot.it/2010/01/papa-leone-x-perle-di-nequizie.html
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