Chi controlla il passato, controlla il futuro. Chi controlla il presente, controlla il passato.
George Orwell
Completamente ipnotizzati dal puzzle dell’IMU e dal salvataggio-sì/salvataggio-no di Silvio Berlusconi i nostri media hanno totalmente passato sotto silenzio una notizia di grande rilevanza globale.
Non è una novità, direte voi.
Già, se le notizie non piacciono a chi domina il mondo possono venir falsate, mistificate, o, più semplicemente, taciute. I giornali servono a questo, no?
Occhio non legge…mente non lavora.
Questo silenzio ha una doppia valenza; prima di tutto indica come la nostra stampa sia estremamente provinciale, e, in secondo luogo, come il tacere su certi avvenimenti sia non solo omissione ma menzogna, la cui vera finalità è quella di far sì che per la gente certi eventi non siano mai accaduti.
Mi riferisco alla riunione N.7015 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 6 agosto scorso[1], il cui tema era: “La cooperazione tra le Nazioni Unite e le organizzazioni regionali e sub-regionali per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali”.
Gli argomenti messi sul tappeto non sarebbero mai arrivati in Consiglio di Sicurezza se non grazie al fatto che alla Presidenza del Consiglio di sicurezza era di turno l’Argentina, che ha avuto pertanto la possibilità di denunciare pubblicamente all’ONU lo spionaggio da parte delle agenzie d’intelligence Usa e britanniche.
Il giorno prima del Consiglio di Sicurezza, il 5 agosto, il Presidente della Repubblica Argentina, il Presidente della Bolivia, il presidente del Brasile, il Presidente dell'Uruguay, nonché i Presidenti di Venezuela ed Ecuador, avevano – tramite i loro Ministri degli Esteri - duramente condannando gli atti di spionaggio svolti dalle agenzie di intelligence degli Stati Uniti d'America[2].
Sei nazioni sudamericane hanno dunque saputo dare una lezione di dignità e di coraggio in primo luogo agli europei che, come ben si ricorda, hanno assunto un atteggiamento patetico di servi sciocchi di fronte alle rivelazioni secondo le quali aziende, legazioni consolari e ambasciate, telefonate e messaggi email di comuni cittadini vengono regolarmente spiate da anni dalle intelligence americana ed inglese.
Senza parlare dell’incredibile episodio del dirottamento dell’aereo del presidente boliviano Morales, cui a luglio venne negato il sorvolo dello spazio aereo da parte di diversi Paesi europei compreso il nostro.
Il nostro Ministro degli Esteri, l’ineffabile Emma Bonino, cui venne indirizzata una richiesta di spiegazioni, non ebbe neppure il coraggio di ammettere i fatti, mostrando non solo il volto del servo ma anche quello del servo sciocco.
Ebbene, cosa hanno portato i sei Paesi sudamericani in Consiglio di Sicurezza?
Qui di seguito alcuni stralci dai loro discorsi:
“L'intercettazione di telecomunicazioni – dall’allegato alla nota verbale del 22 luglio da parte della missione permanente del Venezuela alle Nazioni Unite, indirizzata e già discussa con il Segretario generale, Ban Ki-moon - e gli atti di spionaggio svolte nei nostri Paesi costituiscono una violazione dei diritti umani, del diritto alla privacy e del diritto all'informazione dei cittadini. Costituiscono inoltre un comportamento inaccettabile che viola la nostra sovranità e che è dannoso per il normale svolgimento dei rapporti tra le nazioni. (…) Abbiamo pertanto deciso di lavorare insieme per garantire la sicurezza informatica degli Stati membri a MERCOSUR, che è essenziale per difendere la sovranità dei nostri Paesi. Chiediamo inoltre ai responsabili [di tali atti di spionaggio] di cessare immediatamente queste attività e di fornire una spiegazione sui motivi e sulle conseguenze di esse. È fondamentale che la prevenzione della criminalità e la repressione dei reati transnazionali, tra cui il terrorismo, avvenga secondo lo stato di diritto e nel rigoroso rispetto del diritto internazionale. Intendiamo promuovere l’adozione da parte delle competenti istituzioni multilaterali di norme per la regolamentazione di Internet che pongano una particolare attenzione alle questioni di sicurezza informatica, al fine di promuovere l'adozione di norme che garantiscano un'adeguata protezione delle comunicazioni, in particolare per salvaguardare la sovranità degli Stati e la vita privata delle persone”.
I ministri degli Esteri del Brasile, Venezuela, Uruguay, Bolivia ed Ecuador hanno dunque duramente condannato il piano spionistico internazionale degli Stati Uniti considerandolo senza mezzi termini una grave minaccia per i governi democraticamente eletti dell'America Latina, un comportamento che mette di fatto in pericolo la loro sopravvivenza.
Ricordiamo bene, infatti, come il Sudamerica sia stato sempre considerato dagli USA come il “cortile di casa”, come sia stato per molti tragici decenni schiacciato da dittature militari che hanno inflitto impunemente terrore di stato.
La storia recente testimonia come i Paesi sudamericani siano stati soggetti a progetti di destabilizzazione e di abbattimento dei propri leader democraticamente eletti da parte della CIA.
Basti ricordarne alcuni - e l’elenco non è completo: il presidente Arbenz in Guatemala nel 1954; il Presidente Goulart in Brasile nel 1964; il Presidente Juan Bosch, nella Repubblica Dominicana nel 1965; il Presidente Torres in Bolivia nel 1971; il Presidente Allende in Cile nel 1973, sino alla più recente destabilizzazione dei governi di Honduras e Paraguay.
Meno di un mese prima della riunione del Consiglio di Sicurezza, il 12 luglio, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, la signora Navi Pillay aveva affermato: “I programmi di sorveglianza senza garanzie adeguate per proteggere il diritto alla privacy in realtà rischiano di incidere negativamente sul godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali, contraddicendo gli articoli 12 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo[3] e gli articoli 17[4] e 18[5] del Patto internazionale sui diritti civili e politici, che stabiliscono, rispettivamente, che Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, famiglia, casa o corrispondenza, e che Ogni individuo ha diritto alla protezione della legge contro tali interferenze o lesioni[6]”.
Negli interventi al Consiglio di Sicurezza è stata sottolineata la preoccupazione che, come è accaduto più volte, i leader della NATO e di Paesi membri ritengano che non sia necessaria l'autorizzazione esplicita da parte del Consiglio di Sicurezza per ricorrere alla coercizione, visto che la NATO ha liberamente interpretato mandati d'azione volti a promuovere la pace e la sicurezza internazionale autorizzata dal Consiglio di Sicurezza, trasformandoli in occasioni di aggressione e di guerra, mascherate da ‘missioni di pace’ o ‘guerra umanitaria’.
Significativi alcuni passi del discorso del Ministro degli Affari Esteri della Bolivia David Choquehuanca Cespedes, tenuto nel pomeriggio del 6 agosto:
“Preservare la pace non è e non sarà il risultato dell’esistenza di poliziotti internazionali, ma piuttosto il risultato dello sviluppo della giustizia sociale, dell’equità, la complementarietà, la solidarietà e il rispetto tra gli Stati... vorrei esprimere il nostro rifiuto e la condanna della pratica di spionaggio da parte degli Stati Uniti. Vorrei anche esprimere il dolore e l'indignazione del mio popolo e il mio governo sull’atto di aggressione subito dal presidente Evo Morales Ayma, che è stato descritto dalla comunità internazionale come offensivo, umiliante, discriminatorio, colonialista, spiacevole nonché una violazione dei diritti umani e delle norme internazionali. Tenuto conto della grave natura di questi fatti, chiediamo alle Nazioni Unite di chiarire questi eventi e di adottare misure per garantire i diritti umani e il rispetto del diritto internazionale, in modo che nessuno debba in futuro soffrire per tali violazioni”.
“La pace – così Elias Jaua Milano, Ministro degli Affari Esteri del Venezuela e Presidente protempore del Mercato Comune del Sud (MERCOSUR) - non può essere raggiunta nel mondo senza giustizia sociale e senza sradicare una volta per tutte fame, povertà, analfabetismo, malnutrizione e il divario tecnologico, in altre parole, senza garantire a tutti le risorse necessarie per un pieno sviluppo in condizioni di uguaglianza. Allo stesso modo, noi rifiutiamo le azioni di spionaggio globale condotte dal governo degli Stati Uniti, che minano la sovranità degli Stati e che conosciamo grazie alle rivelazioni di Edward Snowden. Data la gravità di questi rapporti di spionaggio informatico su scala globale, riconosciuto dallo stesso segretario generale dell'Unione internazionale delle telecomunicazioni, le Nazioni Unite, alla luce di tali pratiche illegali, devono avviare un ampio dibattito multilaterale per rendere possibile la progettazione di accordi per salvaguardare la sovranità e la sicurezza degli Stati membri. (…) Ribadiamo la nostra condanna di azioni che potrebbero minare il potere dei membri di attuare pienamente il diritto di asilo umanitario. A questo proposito, respingiamo ogni tentativo di fare pressione, molestare o criminalizzare uno Stato parte o di terzi alla decisione sovrana di una nazione a concedere l'asilo, sancito in tutte le convenzioni internazionali. Allo stesso modo, esprimiamo la nostra solidarietà con i governi di Bolivia e Nicaragua, che, come il Venezuela, hanno offerto asilo al signor Snowden, come espresso dai capi di Stato del Mercosur nella decisione relativa al riconoscimento universale del diritto di asilo politico”.
In effetti, dopo aver resistito a innumerevoli tentativi di golpe militare e di controllo economico, il nuovo pericolo che oggi devono affrontare i governi indipendenti dell'America Latina – e non solo loro - proviene dai programmi di sorveglianza elettronica della NSA, un attacco cibernetico nei confronti degli spazi più privati e intimi della vita dei popoli e degli Stati.
Un progetto criminale il cui obiettivo più inquietante sembra quello di minacciare l’identità e la mente delle persone, distruggendo la loro capacità di creare reti di solidarietà e di ottenere le informazioni cruciali per la loro comprensione degli avvenimenti, annientandone in tal modo il pensiero critico, senza il quale essi vengono ridotti facilmente alla condizione di zombie, confusi, docili, facilmente controllabili, soggiogati, in ultima analisi, sfruttati e ridotti in schiavitù.
Questa sorveglianza equivale a imporre un controllo totale individuale e sociale che è una forma d’isolamento psicologico e intellettuale, una delle più crudeli forme di tortura, che alla fine porta alla disintegrazione della personalità umana, costretta all’interno di un prigione invisibile.
“I leader che dovrebbero dare spiegazioni – ha aggiunto Patino Aroca, Ministro degli Esteri dell'Ecuador - e confrontarsi con il dibattito sui limiti di ciò che stiamo discutendo, hanno invece lanciato una crociata contro il diritto di asilo - una vera e propria offensiva diplomatica contro i Paesi che hanno mostrato disponibilità in un caso così importante. I Popoli della Nostra America Latina sono stati messi sotto pressione, semplicemente perché hanno preso in considerazione una domanda di asilo.
Tutti questi Paesi hanno firmato la Convenzione di Caracas del 1954 sull'asilo territoriale, che è forse uno degli strumenti più importanti del sistema interamericano dei diritti umani. Non è la rivelazione del reato che minaccia il clima di comprensione tra le nazioni, ma il reato stesso. In un mondo fragile, dove i conflitti armati sono a malapena influenzati da pressioni internazionali, tali azioni non aiutano a generare fiducia, ma tensione. (…) La massiccia sorveglianza globale, arbitraria e illimitata deve fermarsi. (…) È richiesto anche dallo spirito di convivenza, che ha ispirato la stesura della Carta delle Nazioni Unite. È anche l'appello di miliardi di persone nel mondo che capiscono che qualsiasi azione mirante a garantire la sicurezza di un Paese ha i suoi limiti, vale a dire i diritti umani di tutti sul pianeta”.
Ma qual’è davvero lo scopo di questo programma NSA di sorveglianza globale?
Non riuscendo a contrastare in modo significativo – come ammesso dagli stessi protagonisti - l'attività terroristica, deve avere un fine nascosto.
Proviamo a pensare alle possibili conseguenze di tali misure di spionaggio globale: non è difficile immaginare che già oggi vi saranno molte persone che, sapendo che le proprie comunicazioni sono spiate, cambieranno il proprio comportamento.
Ad esempio ci sarà chi, prima di visitare siti web controversi, o di discutere argomenti ‘sensibili’ o di indagare su questioni politicamente delicate ci penserà due volte. Individualmente, queste esitazioni potrebbero sembrare insignificanti, ma il loro ripetersi e moltiplicarsi per milioni di cittadini potrebbero modificare il rapporto della gente con il potere.
Queste ipotesi sono terrificanti.
Un vero e proprio ‘divieto di pensiero’; riporto ancora una volta una citazione da una conferenza di Rudolf Steiner del 1916: “Non sarà trascorso molto tempo dopo che sul calendario sarà passato l’anno 2000, che si manifesterà – a partire dall’America - un divieto, non diretto, ma comunque un divieto di ogni tipo di pensare, una legge che avrà lo scopo di sopprimere ogni pensiero individuale. Da un certo punto di vista l’inizio di ciò si può ravvisare in ciò che oggi fa la medicina puramente materialistica, dove l'anima non può avere più alcuna influenza, dove l’uomo viene trattato come una macchina solo sulla base di esperimenti esteriori[7]”
Fantasia? O solo l’inizio di una nuova politica di dominio assoluto del mondo?
D’altra parte la feroce determinazione di arrestare Edward Snowden fa pensare che egli potrebbe aver scoperto qualcosa di più, qualcosa di così illegale che, per coprire tali reati, gli autori non esitano a mettere in pericolo quelle vite stesse che affermano di proteggere grazie alle intercettazioni.
Il dirottamento dell’aereo di Morales, che ha messo in pericolo la vita del presidente della Bolivia, rende questa ipotesi non del tutto peregrina.
Insomma, nel Consiglio di Sicurezza del 6 agosto sotto la presidenza argentina si è aperto un capitolo nuovo.
Quelle che una volta venivano sprezzantemente definite ‘Banana Republic’ stanno indicando al mondo una via di dignità e di coraggio il cui testimone ci auguriamo possa venir raccolto da altri Paesi.
[3]
Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie
nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua
corrispondenza, nè a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni
individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali
interferenze o lesioni.
[4]
1. Nessuno può essere sottoposto ad interferenze arbitrarie o
illegittime nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa o
nella sua corrispondenza, né a illegittime offese al suo onore e alla
sua reputazione.
2. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze od offese.
2. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze od offese.
[5]
1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e
di religione. Tale diritto include la libertà di avere o di adottare una
religione o un credo di sua scelta, nonché la libertà di manifestare,
individualmente o in comune con altri, e sia in pubblico sia in privato,
la propria religione o il proprio credo nel culto e nell'osservanza dei
riti, nelle pratiche e nell'insegnamento.
2. Nessuno può essere assoggettato a costrizioni che possano menomare la sua libertà di avere o adottare una religione o un credo di sua scelta.
3. La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo può essere sottoposta unicamente alle restrizioni previste dalla legge e che siano necessarie per la tutela della sicurezza pubblica, dell'ordine pubblico e della sanità pubblica, della morale pubblica o degli altrui diritti e libertà fondamentali.
4. Gli Stati parti del presente Patto si impegnano a rispettare la libertà dei genitori e, ove del caso, dei tutori legali di curare l'educazione religiosa e morale dei figli in conformità alle proprie convinzioni.
2. Nessuno può essere assoggettato a costrizioni che possano menomare la sua libertà di avere o adottare una religione o un credo di sua scelta.
3. La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo può essere sottoposta unicamente alle restrizioni previste dalla legge e che siano necessarie per la tutela della sicurezza pubblica, dell'ordine pubblico e della sanità pubblica, della morale pubblica o degli altrui diritti e libertà fondamentali.
4. Gli Stati parti del presente Patto si impegnano a rispettare la libertà dei genitori e, ove del caso, dei tutori legali di curare l'educazione religiosa e morale dei figli in conformità alle proprie convinzioni.
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