mercoledì 21 agosto 2013

Jiddu Krishnamurti e la crisi mondiale


Jiddu Krishnamurti (Madanapalle, 12 maggio 1895 -- Ojai, 18 febbraio 1986) è stato un filosofo apolide. Di origine indiana, non volle appartenere a nessuna organizzazione, nazionalità o religione.

Nel 1909, ancora bambino, fu notato da C.W. Leadbeater in India, sulla spiaggia privata della sede della Società Teosofica (un movimento filosofico fondato nel 1875 dall'americano Henry Steel Olcott e dall'occultista russa Helena Petrovna Blavatsky) di Adyar, un sobborgo di Chennainel Tamil Nadu.

È considerato l'ultimo Iniziato vivente in attesa della venuta del futuro Maitreya; l'allora presidente della Società Teosofica Annie Besant che lo teneva vicino come fosse suo figlio, lo allevò con lo scopo di utilizzare le sue capacità come veicolo del pensiero teosofico.

Viaggiò per il mondo tutta la sua vita fino all'età di novant'anni parlando a grandi folle di persone e dialogando con gli studenti delle numerose scuole da lui costituite con i finanziamenti che otteneva.

Quello che stava a cuore a Krishnamurti era la liberazione dell'uomo dalle paure, dai condizionamenti, dalla sottomissione all'autorità, dall'accettazione passiva di qualsiasi dogma.

Il dialogo era la forma di comunicazione che preferiva. Voleva capire insieme ai suoi interlocutori il funzionamento della mente umana e i conflitti dell'uomo.

Riguardo ai problemi della guerra e della violenza in genere, era convinto che solo un cambiamento dell'individuo può portare alla felicità e che le strategie politiche, economiche e sociali non siano soluzioni radicali alla sofferenza umana.

Insisteva sul rifiuto di ogni autorità spirituale o psicologica, compresa la propria, ed era interessato a capire come la struttura della società condizioni l'individuo.

Necessario per comprendere J. Krishnamurti è l'intenzione di non aspettarsi aiuti dall'esterno bensì di porsi come maestro di se stessi e di scavare per scoprire l'umanità partendo dalla intimità.

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