mercoledì 28 agosto 2013

Washington si prepara a punire Damasco

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© Collage: «La Voce della Russia»

Gli USA non hanno in programma un’operazione militare su larga scala in Siria. Il Washigton Post scrive con riferimento alla Casa Bianca che gli Stati Uniti hanno deciso semplicemente di “punire un po’” Bashar Assad e che un “limitato attacco missilistico” durerà soltanto un paio di giorni.

Ma Londra ha deciso di fare sul serio ed ha preparato un piano d’azione per le forze armate. Secondo l’opinione degli osservatori, le operazioni militari contro Damasco porteranno ad una lunga guerra civile.

È venuto fuori che la dichiarazione del presidente Obama secondo cui il conflitto siriano non può essere risolto con mezzi militari aveva molti significati nascosti. Stando al Washington Post, gli USA non vogliono influire sull’andamento delle ostilità in Siria e tentare di rovesciare con la forza Bashar Assad. Ma è obbligatorio, ha deciso la Casa Bianca, punire il regime siriano per l’impiego dell’arma chimica. Tale punizione dovrebbe consistere in un “attacco missilistico di breve durata” contro le posizioni delle truppe siriane e contro gli impianti dell’infrastruttura governativa. I missili saranno lanciati dalle navi che si sono già avvicinate alla costa siriana e da bombardieri strategici.

Ed intanto le forze armate della Gran Bretagna hanno già predisposto un piano straordinario di azioni in Siria, comunica la Reuters con riferimento al potavoce di David Cameron. Lo stesso premier britannico ha interrotto anticipatamente le vacanze per convocare una riunione urgente del Consiglio della sicurezza nazionale. In precedenza Londra e Parigi dichiaravano di essere pronte ad ingerirsi nel conflitto siriano senza aspettare la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU. È chiaro, infatti, che i paesi della NATO non otterranno il consenso del Consiglio di sicurezza alle operazioni militari, in quanto la Russia e la Cina non ammetteranno l’adozione di tale documento.

L’Occidente ha cominciato a parlare del possibile intervento militare in Siria dopo l’apparizione delle notizie di turno sull’impiego di arma chimica presso Damasco. Nelle capitali occidentati ci si è affrettati a dichiarare che sarebbe stata opera dei sostenitori di Bashar Assad. Questa dichiarazione non regge alle critiche. Solo un maniaco – e il presidente siriano non lo è – potrebbe organizzare un attacco con gas nella propria capitale e, per giunta, quando vi lavorano ispettori dell’ONU. Risulta quindi che l’arma chimica è solo un pretesto, come è stata nel caso dell’inizio della guerra in Iraq. Il vero bersaglio di Washington e dei suoi alleati della NATO non è la Siria ma l’Iran, dice Evghenij Satanosvkij, presidente dell’Istituto di studi sul Medio Oriente.

È ovvio che è stata presa la decisione di assestare un colpo all’Iran in quanto ci si avvicina alla ‘linea rossa’ nella questione del programma nucleare iraniano. Secondo i dati a disposizione degli esperti, Teheran deve ottenere arma nucleare entro l’estate 2014. Prima che ciò succeda, bisogna, secondo tutte le regole dell’arte militare, sgominare il suo alleato principale e l’unico ponte verso il Mediterraneo, ossia la Siria. Se questa decisione è stata presa, non si può più farci niente.

Non bisogna tuttavia dimenticare un’altra “linea rossa”. Le autorità iraniane hanno dichiarato che lo diventerà l’inizio delle ostilità contro Damasco da parte della coalizione occidentale. In questo caso Teheran si riserva il diritto ad una risposta adeguata.

Esiste, però, anche un’altra opinione. La guerra contro la Siria e tanto più contro l‘Iran costerebbe troppo a Washington e ai suoi alleati, ritiene Said Gafurov, esperto dell’Istituto di orientalistica sperimentale della Russia.

L’esercito siriano è più debole delle forze armate unificate della NATO. Ma per la guerra vanno dispiegati grossi contingenti, evidentemente nel territorio della Turchia. Tuttavia i militari turchi non lo vogliono fare. Penso che il costo di questo sarebbe troppo alto e la NATO non lo accetterebbe di fare. Se lo facesse, inizierebbe una annosa guerra partigiana, un terribile spargimento di sangue. Per questo motivo la maggior parte della popolazione è adesso con Assad, i siriani non sopportano quando qualcuno tenta di intromettersi nei loro affari interni.

A giudicare da tutto, la NATO ha già morso il freno. Secondo la Reuters, le potenze occidentali hanno già comunicato all’opposizione siriana che gli attacchi contro la Siria saranno sferrati nell’arco di alcuni giorni. Sulla questione siriana sarà incentrata la riunione straordinaria del Consiglio del Nord Atlantico a Bruxelles che, più probabilmente, avrà luogo il 29 agosto. La Russia invita gli USA e i suoi partner ad astenersi dalle pressioni militari su Damasco e a creare invece conduzioni normali di lavoro per gli esperti dell’ONU. Ma si ha l’impressione che d’oltreoceano e in Europa non sentano più nessuno oltre a se stessi. Il perché è chiaro: negli ultimi 20 anni le “fustigazioni dimostrative” dei regimi non graditi organizzate dai leader della NATO non hanno creato grandi problemi per l’alleanza. Sembra che Washington, Londra e Parigi siano convinte che anche questa volta la passeranno liscia.

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