mercoledì 28 agosto 2013

LA MENTE SI MUOVE IN UNO SPAZIO CHIUSO DI VERITA' PARZIALI

E mentre ascolto ciò che il dolore mi dice, ripenso a quanto può essere arrogante l'uomo con tutta la sua intelligenza, la sua sicurezza, il suo desiderio di dominio e di controllo. La mente come dice nel brano che cito in basso, come dice la Weil, "si muove in uno spazio chiuso di verità parziali" e il mistero della morte e della vita ti raccontano che è ben poca cosa quello che la nostra intelligenza sa formulare. C'è ben altro. Siamo piccoli e limitati, siamo nulla se non sappiamo metterci in relazione con tutto ciò che ci circonda e non impariamo proprio da questa pochezza il rispetto e la consapevolezza che quello che sappiamo è solo una goccia in un oceano immenso.
La Weil su questo ha scritto pagine straordinarie di cui riporto un brano.

"Come un vagabondo, accusato in tribunale di aver preso una carota in un campo, sta in piedi di fronte al giudice, il quale, comodamente seduto, infila elegantemente domande, commenti e scherzi, mentre l’altro non riesce neanche a balbettare; così sta la verità di fronte ad un’intelligenza occupata ad allineare elegantemente opinioni. (…)

Anche considerando le cose in un mondo migliore, una mente racchiusa nel linguaggio è in prigione. Il suo limite, è la quantità di relazioni che le parole possono rendere presenti contemporaneamente alla sua mente. Resta ignorante dei pensieri che implicano la combinazione di un maggior numero di relazioni; questi pensieri sono fuori del linguaggio, non formulabili, benché siano perfettamente rigorosi e chiari e benché ciascuna delle relazioni che li compone sia esprimibile con parole perfettamente precise. Così la mente si muove in uno spazio chiuso di verità parziali, che del resto può essere più o meno grande senza poter mai gettare uno sguardo su ciò che è fuori.


Se una mente prigioniera ignora la propria prigionia vive nell’errore. Se l’ha riconosciuta, sia pure per un decimo di secondo, e se si è affrettata a dimenticarla per non soffrire vive nella menzogna. Uomini dall’intelligenza estremamente brillante possono nascere, vivere e morire nell’errore e nella menzogna. In questi l’intelligenza non è un bene e neanche un vantaggio. La differenza tra uomini più o meno intelligenti è come la differenza tra criminali e condannati a vita alla galere le cui celle siano più o meno grandi. 
 
Un uomo intelligente ed orgoglioso della sua intelligenza assomiglia ad un condannato orgoglioso di avere una cella grande. Una mente che sente la propria prigionia vorrebbe dissimularla. Ma se ha orrore della menzogna, non lo farà. Dovrà allora soffrire molto. Batterà la testa contro la muraglia fino allo svenimento; si sveglierà, guarderà la muraglia con timore, poi un giorno ricomincerà e sverrà di nuovo e così di seguito, senza fine, senza alcuna speranza. Un giorno si sveglierà dall’altra parte del muro. 
 
Forse è ancora prigioniero, in una cornice soltanto più spaziosa. Che importa? 
 
Ormai possiede la chiave, il segreto che fa cadere tutti i muri e al di là che ciò che gli uomini chiamano intelligenza, dove comincia la saggezza".

Simon Weil da Oltre la politica 
 
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