Già da alcuni anni, su molti siti americani, si trovano fotografie ed articoli che stigmatizzano il modo in cui tablet e smartphone hanno cambiato la nostra vita sociale.
Ormai anche in Italia c’è chi comincia a lamentarsi. In effetti, in molti contesti, specialmente in quelli metropolitani, si vede un cambio netto nelle interazioni tra le persone.
Ormai anche in Italia c’è chi comincia a lamentarsi. In effetti, in molti contesti, specialmente in quelli metropolitani, si vede un cambio netto nelle interazioni tra le persone.
Questi aggeggi ci permettono di esere sempre on-line, e soprattutto di poter essere costantemente presenti sui social networks.
E se da un lato è comodo poter accedere in ogni momento all’infinita
quantità di dati, tra i quali, ogni tanto, ne troviamo anche qualcuno
utile, dall’altro si vedono sempre con più frequenza scene in cui gruppi
di adulti e di ragazzi, magari riunitisi in un bar, o in un parco,
invece di interagire con le persone fisiche presenti davanti a loro,
passano tutto il tempo a chattare con chissà chi, magari per dirgli
quanto si stanno divertendo con gli amici che hanno davanti (con cui
hanno scambiato si e no tre parole!), oppure scattano e postano foto in
continuazione di qualsiasi cosa succede: al ristorante è arrivato il
primo? Prima di toccarlo una bella foto per dire atutto il mondo quanto si è contenti che sia arrivata la carbonara! Se poi è scotta, poco male, tanto in foto non si vede.
Questo bel corto di 2 minuti evidenzia il problema:
Alcuni locali pubblici, bar e ristoranti in giro per il mondo,
cominciano a prendere contromisure, in quanto, evidentemente,
preferiscono che i loro clienti si divertano davvero, e magari, perchè
chiacchierando di più, consumano di più, perchè parlare, si sa, secca la
bocca…
Quindi cominciano a comparire cartelli di divieto di telefonini e tablet
ai tavoli. L’idea più carina però, è probabilmente quella che si vede
nella foto qui accanto: un bel cestino per i cellulari sul tavolino, con
su scritto: IL PRIMO CHE LO USA PAGA IL CONTO!
Insomma, questi comodissimi aggeggi sembrano funzionare un po’ come
l’anello ne “Il Signore degli Anelli” di Tolkien: ti danno si un potere
utilissimo, ma lo scotto da pagare a quanto pare è simile a quello che
paga “Gollum”:
la dipendenza dall’anello/smartphone a mo’ di droga, la schizofrenia di
dover essere in due posti contemporaneamente (uno reale, l’altro
virtuale), ed una discreta perdita delle capacità di interazione
sociale nel mondo reale.
Enrico Carotenuto
fonte: Coscienze in Rete
letto su: Oltre la Coltre
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