giovedì 22 agosto 2013

Intolleranze alimentari: chi testa i test?

Introduzione
Reazioni avverse al cibo sono note da anni. Alcuni di noi sanno che mangiando determinati cibi possono immediatamente manifestare reazioni cutanee, respiratorie, cefalee o diarrea. 
 
Reagire in questo modo ad un alimento rientra nel quadro delle allergie. Il termine allergia è stato usato per la prima volta da Von Pirquet (1906) per indicare una variata reattività rispetto alla norma nei confronti di una sostanza. Poi nel 1920, è stato scoperto che un particolare tipo di anticorpo, chiamato “reagina” o più modernamente IgE, era coinvolto nella maggioranza delle reazioni allergiche. Negli ultimi decenni, oltre alle note allergie ai cibi, si è iniziato in  modo sempre più insistente a parlare di “intolleranze”. Il concetto di intolleranze alimentari ha preso piede soprattutto negli ambienti delle medicine non convenzionali. Si tratterebbe sempre di una sorta di reazione avversa ai cibi o sostanze assunte con l’alimentazione (additivi, pesticidi, etc.), che però non è riscontrabile con i normali test per le allergie. Secondo gli esperti, le intolleranze sono causa di numerosi sintomi, spesso male interpretati dalla medicina ufficiale,  e sarebbero  associate a malattie anche gravi. Per diagnosticare queste intolleranze e scoprirne le cause, sono comparsi sul mercato tutta una serie di test. Si tratta di apparecchiature elettroniche, test muscolari, test sul sangue, sui capelli e altri tipi ancora. Un vero boom del test alimentato da articoli, libri e conferenze.

 
Le allergie…. in breve
La differenza tra  allergia e intolleranza e spesso fonte di confusione. E’ bene spendere due parole chiarificatrici. Per dirla in parole semplici, senza entrare in ambiti troppo scientifici (non è lo scopo di questo scritto), l’allergia si basa su di un percorso immunologico ben definito e conosciuto. Per lo più si tratta di reazioni IgE mediate, cioè che coinvolgono gli anticorpi IgE. Questi  legandosi alla sostanza allergenica e ad alcune cellule del sistema immunitario provocano la nota reazione infiammatoria-allergica. Si tratta, di norma, di reazioni immediate e, a volte, anche violente. Sono considerate reazioni “fisse”. Vuol dire che se c’è un cibo che mi crea allergia e non lo mangio per mesi o per anni, tornando a mangiarlo mi causerà comunque una reazione allergica. Reazioni a sostanze ambientali possono coinvolgere anche altri meccanismi immunitari non IgE mediati. Alcuni cibi possono liberare istamina direttamente dalle cellule immunitarie (mastociti, basofili) senza l’intermediazione degli anticorpi e altri coinvolgere reazioni ritardate mediate dalle cellule T. Addirittura possono verificarsi reazioni miste IgE-non-IgE. Infine, la sensibilizzazione ad un cibo può essere la causa di una allergia al polline di una pianta. Queste si chiamano “reazioni crociate”. Possiamo avere reazioni crociate tra alimenti affini o, come già detto, tra cibi e pollini. Come si può ben vedere, a volte le situazioni possono essere molto complesse.
 
Criteri per un test delle allergie
Un test allergico dovrebbe con affidabilità identificare uno o più agenti verso i quali il paziente reagisce ad ogni esposizione. Il test dovrebbe essere riproducibile e identificare l’allergene (la sostanza che provoca l’allergia) implicato ad ogni occasione in cui il test viene ripetuto. Il test dovrebbe essere specifico p
er quel allergene e dare un minimo di falsi positivi (quando il test è positivo in persone non allergiche) o falsi negativi (quando il test è negativo in persone che hanno l’allergia).

I test convenzionali
Attualmente la medicina convenzionale si avvale di alcune prove per indagare le allergie alimentari.

Test cutanei
Sulla base della storia alimentare del paziente, gli alimenti sospettati di provocare reazioni sono inclusi tra quelli da testare. Gli alimenti sono messi a contatto con la cute (prick, scratch test) e poi si sta a vedere se compaiono reazioni. La validità di questo test è controverso e i risultati non sono attendibili al 100%. Per quanto riguarda le allergie alimentari IgE-mediate, questo test è superiore al test sul sangue.

Test sul sangue (RAST)
Si esegue mescolando piccole quantità di sangue del paziente con estratti di alimenti in una provetta. Nel caso di allergia, il sangue produce anticorpi per combattere la proteina estranea, che sarà poi identificata. Questo test ha una sensibilità media del 70 % (1).

Test alimentari
E’ possibile indagare l’eventuale alimento offensivo, anche sottoponendo il paziente ad una rigida dieta di esclusione (o di rotazione) seguita poi dalla reintroduzione dei cibi sospetti, valutando le reazioni del paziente.

In arrivo altri test
Per la valutazione delle allergie alimentari, al momento sono in corso ricerche su altri tre test. I risultati dei primi studi sono molto incoraggianti (2).

Il test per il rilascio dell’istamina dai basofili (HRT)
L’istamina è una sostanza coinvolta nelle reazioni allergiche e causa prurito, gonfiore e congestione. A volte, l’istamina è liberata dai basofili e dai mastociti senza il coinvolgimento delle IgE, rendendo inutili i nostri test convenzionali. Sarebbe pertanto ideale riuscire a misurare direttamente l’istamina rilasciata in una reazione allergica. Recentemente, è stato messo a punto un test che misura il rilascio dell’istamina dai basofili in “vitro” (in laboratorio). Così, possiamo valutare la reazione allergica a tutte le sostanze possibili mescolandole con i basofili del paziente. La successiva misurazione (tramite Radio-immune Assay) dell’istamina rilasciata testimonierà l’allergia del paziente. Sfortunatamente il test necessita di un campione di sangue fresco e quindi deve essere eseguito immediatamente. E’ costoso e non è ancora disponibile. Inoltre, occasionalmente altre sostanze simil-istaminiche (amine vaso-attive) possono reagire in modo crociato con il sangue e provocare falsi positivi.

Il test CAST (Cellular Allergen Stimulation Test)
Il test CAST è un altro nuovo esame al vaglio dei ricercatori. Con questo test si misurano altri mediatori dell’allergia noti come sulfido-leucotrieni, che promuovono la reazione allergica e la conseguente infiammazione. Questo test può essere utilizzato nel caso di allergie non mediate dalle IgE. Si va a misurare il rilascio del mediatore quando i globuli bianchi del paziente entrano in contatto con l’allergene. Il test è positivo quando si dosano oltre 400pg/ml di leucotrieni nel supernatante. Il test CAST ha un’ottima accuratezza diagnostica per numerosi allergeni, ma è valido soprattutto nel caso di farmaci, veleno d’api e vespa e additivi e coloranti alimentari. Attualmente, è solo un test sperimentale che viene eseguito in alcuni centri specializzati, ma non è disponibile per il grande pubblico. Tuttavia, ancora una volta, il test ha bisogno di un campione di sangue fresco ed è costoso. 

Il test LTT (Antigen Induced T-Cell Proliferation Test & Lymphocyte Transformation Test)
E’ un test per lo studio delle reazioni da ipersensibilità ritardata. Queste sono reazioni che impiegano oltre 24 ore a manifestarsi e in cui è molto difficile trovare l’allergene responsabile. Le cellule T del paziente vengono incubate con l’allergene per 5 giorni. Successivamente, si misurano le citochine (sostanze chimiche che mediano la reazione) nel supernatante. Il problema è che le citochine misurate non sono un indice attendibile di allergia e si verifica spesso una positività sia nei pazienti allergici, sia non-allergici. Pertanto, al momento questo test non è raccomandato e deve essere sottoposto ad ulteriori valutazioni.

…e le intolleranze?
La medicina ufficiale prende in considerazione pochissime intolleranze. Tra queste vi sono quelle al glutine e al lattosio, che sono scientificamente dimostrabili. Per quanto riguarda le altre, è di fatto molto scettica perché le “intolleranze alimentari” di cui tanto oggi si rumoreggia non sono, per il momento, dimostrabili con nessun tipo di test riconosciuto. Ma è esperienza di molti medici verificare giornalmente come numerosi pazienti, negativi ai test convenzionali per le allergie, presentino comunque dei quadri molto simili ad un vero stato allergico e come questi pazienti possano migliorare seguendo una dieta che escluda certi cibi o impostata con alimenti diversi dai soliti assunti. Veramente, alle intolleranze si attribuiscono sintomi anche molto diversi dal quadro di una reazione allergica. Gli effetti delle intolleranze alimentari potrebbero essere, ad esempio, l’aumento di peso, il senso di stanchezza generale, l’eccitabilità dei bambini, l’insonnia e la ritenzione idrica. Sono quadri poco definiti, di fronte ai quali la medicina convenzionale è spesso inadeguata. Oppure si tratta di vere e proprie patologie, che ancora una volta, la medicina convenzionale cura in modo sintomatico e non è in grado di ricondurre alle abitudini alimentari del paziente.

Ricordo che anche l’aspetto mentale, lo stile di vita e lo stress può influenzare la capacità dell’organismo di “elaborare” alcuni cibi, altrimenti innocui, e generare una “intolleranza alimentare”.

Cosa c’è sotto?
E’ evidente che il quadro generale delle intolleranze è assai complesso. Alcuni sostengo che alla base ci sia una reazione immunitaria “ritardata” e altri meccanismi non IgE mediati. Altri ancora invece escludono che il sistema immunitario sia coinvolto. Che tra gli esperti delle intolleranze le opinioni siano contraddittorie e confuse lo dimostrano proprio i numerosi test messi in campo, che partono da presupposti spesso completamente diversi.

…e vennero i test
L’impossibilità di definire con certezza, sul piano clinico e diagnostico, le intolleranze alimentari ha portato allo sviluppo e alla diffusione di tutta una serie di test non ufficiali che ha prepotentemente invaso il mercato del “naturale”.

I più conosciuti sono strumenti elettronici, come il Vega test e l’EAV (Elettro Agupuntura di Voll), ma sono disponibili anche test sul sangue (il Cito test, per esempio), sui capelli e  i test muscolari. Molti di questi test, secondo chi li propone,  sarebbero in grado di individuare non solo le intolleranze, ma anche le allergie. I test sono praticati da medici, ma purtroppo anche da naturopati e da altre figure non mediche. Alla fine, sono approdati anche nelle farmacie. Il messaggio generale che giunge al pubblico è che i loro problemi di salute potrebbero essere causati da qualche intolleranza e che questi test sono in grado di scovarle. La cosa che mi sconcerta, è la risolutezza con cui viene proposta l’infallibilità di test che non hanno ricevuto nessuna, dico nessuna, dimostrazione sulla loro effettiva attendibilità. La gente si sottopone a questi test, spesso senza mettere minimamente in dubbio la veridicità dei responsi.

Qualcuno ha avuto dei giovamenti dall’esclusione dei cibi segnalati dai test. Non ho dubbi! Il più delle volte si tratta di cibi di cui abitualmente abusiamo o che notoriamente danno allergie o reazioni simili: latte, latticini, pomodori, grano, arance, noccioline, cioccolato e via dicendo. L’uomo moderno si alimenta male e in modo monotono, un qualsiasi cambiamento nella dieta è sempre di grande beneficio.

Chi testa i test?
Nessun test è in assoluto infallibile, ma credo che la maggioranza di quelli utilizzati dalla medicina abbiano un accettabile e collaudato margine di obiettività, ripetibilità e accuratezza. In particolare, parlando di strumenti elettronici, mi aspetto che una macchina mi dia un responso che sia il meno possibile influenzato da chi la sta utilizzando.  Altrimenti, è meglio affidarsi da subito ad uno strumento di per sé fallibile e relativo che è il nostro cervello…… come d’altronde facevano i nostri vecchi e bravi clinici. Gli strumenti elettronici, sempre più fantasiosi, che vengono utilizzati nella diagnosi delle intolleranze temo non rispondano affatto a questa esigenza minima accettabile di obiettività e ripetibilità. Infatti, i responsi sono spesso influenzati da troppe variabili e l’operatore interviene pesantemente nel dirigerli ed influenzarli. Ho conosciuto dei pazienti che nel giro di pochi giorni hanno eseguito test per le intolleranze presso diversi operatori di EAV ottenendo risultati del tutto differenti.

Sottoposto ad un rigoroso test in doppio cieco, il Vega è risultato assolutamente incapace di distinguere i pazienti allergici da quelli non allergici, in paragone ai test convenzionali (3). Non è stato possibile valutare la capacità del Vega di identificare anche le intolleranze, semplicemente perché non esistono simili test riconosciuti con cui confrontare i risultati.  Molte variabili incidono anche sui test eseguiti sul sangue. Ad esempio il Cito test, che mette a confronto i globuli bianchi del sangue del paziente con gli alimenti, non è per nulla accurato.

Per verificare l’attendibilità del test, sono stati inviati a diversi laboratori che eseguono il Cito test, campioni dello stesso sangue. Ogni laboratorio ha dato risultati diversi (4). Studi obiettivi hanno dimostrato che anche le analisi dei capelli sono inattendibili (4).

Altre prove, sicuramente meno scientifiche ma altamente significative, sono state condotte e pubblicate dalla rivista inglese PROOF! (il cui sottotitolo è : “cosa funziona nella medicina alternativa”) (4).Una manager di 42 anni affetta da una serie di allergie alimentari, che lei conosceva benissimo, si è prestata per le prove.

La gentile signora aveva l’impegno di presentarsi dai maggiori esperti inglesi di test non-convenzionali per una valutazione delle proprie allergie (senza dichiararle, ovviamente) e intolleranze. Si è sottoposta al test kinesiologico, al Vega test e ad un test del sangue (ricerca  IgG). Nonostante le rassicurazioni degli operatori sulla assoluta precisione dei test, ognuno ha dato responsi diversi e nessuno è stato in grado di identificare le sue vere allergie!

Per quanto riguarda il test ELISA che ricerca gli anticorpi IgG contro vari cibi, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un esame poco accurato. Molte persone sviluppano anticorpi IgG contro gli alimenti che mangiano. E’ una risposta non specifica e non ci sono sufficienti prove che questo test sia di qualche valore. Infatti, la risposta IgG potrebbe essere addirittura protettiva e prevenire una reazione allergica ai cibi IgE mediata. Discorso diverso è lo studio degli anticorpi IgG4, che potrebbero essere in effetti coinvolti nelle intolleranze alimentari. Per il momento, tuttavia, si è ancora in fase sperimentale e non c’è nulla di ufficiale.

Allora che fare?
Forse i presupposti teorici dei test non convenzionali delle intolleranze hanno un qualche fondamento di verità. Tuttavia, credo che ci sia ancora molta strada da fare e che al momento attuale nessuno questi metodi sia in grado veramente di scovare le intolleranze e tanto meno le allergie. Allora cosa fare? Prima di tutto va ridimensionato il gran  baccano che si fa attorno alle intolleranze alimentari. Viene il serio sospetto che, in questi anni, l’enfasi data al problema delle intolleranze fosse in funzione dei test che si volevano proporre e quindi vendere ……. un clichet già visto nella medicina di tutti i tempi.

Io credo che il problema delle intolleranze sia stato mal posto. Questo ha generato una marea di equivoci. Non si tratta di nulla di nuovo. Da bambini, quando dopo qualche giorno di abusi alimentari (cioccolato, gelati o altro) ci veniva uno sfogo sulla pelle o il culetto rosso il buon vecchio medico non elucubrava sulle intolleranze, ma parlava di “intossicazione” e ci metteva “a dieta”. Quindi, fino a qualche tempo fa si sarebbe parlato più semplicemente di intossicazione! Solo che oggi la moderna alimentazione, la vita innaturale che conduciamo, l’abuso di farmaci e i cambiamenti dell’ecologia ambientale sono causa di una maggiore intossicazione del nostro organismo rispetto ad una volta, rendendo le manifestazioni di questo stato più complesse e tenaci. Diciamo che il nostro organismo a volte non ne può più del trattamento che quotidianamente gli riserviamo e ce lo fa sapere in vari modi.
Che dietro questa “intossicazione” vi siano meccanismi immunitari, non immunitari o misti, ancora non lo sappiamo con precisione e comunque, come ho già detto, al momento nessun test ce lo può dire.
Un consiglio? Innanzitutto, smettiamo di credere che esistano dei test per le intolleranze e smettiamo di avere “l’intolleranza-fobia”. Se sospettate delle allergie, eseguite le indagini convenzionali. Se la vostra non è una allergia, almeno non una che si possa dimostrare con i test, non giungete a conclusioni affrettate. Non pensate subito che sia un’intolleranza a qualche cibo.

Approfondite le indagini con l’aiuto di un medico esperto. L’esame clinico e una corretta valutazione della vostra storia (patologie personali e famigliari, funzione digestiva e intestinale, stile di vita, modo con cui mangiate, stress, etc.) sono la base necessaria per avere un quadro generale. Il medico potrà eventualmente provare con una dieta particolare, escludendo i cibi sospetti, oppure sottoporvi ad un programma di disintossicazione.

Le medicine naturali, la cui ricchezza è tra l’altro quella di avere ancora conservato il concetto generale di intossicazione e le relative pratiche di purificazione, sono un validissimo metodo per affrontare questi problemi.


Scritto da Dr Francesco Perugini Billi    

Bibliografia
1. Williams PB, Dolen WK, Koepke JW, et al. Comparison of skin testing and three in vitro assays for specific IgE in the clinical evaluation of immediate hypersensitivity. Ann Allergy 1992;68(1):35-45.
2. Morris A. Controversial allergy tests. http://www.allergy-clinic.co.uk/
3. Lewith T et al 2001 — Is electrodermal testing as effective as skin prick tests for diagnosing allergies? A double blind, randomised block design study. B M J ; 322:131-134.
4. Brostoff J, Gamlin L 1998 — Food allergies, food intolerance. The complete guide to their identification and treatment. Healing Arts Press. Rochester, Vermount.
5. Edwards T, 2000 — Allergies: putting the tester to the test. Proof! What works in alternative medicine.

fonte: http://www.dottorperuginibilli.it/intolleranze-alimentari-chi-testa-i-test-

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