venerdì 7 marzo 2014

La Cabala della Fenice

La Cabala della Fenice Lil Kaitesi
Origini fenicia e sumera della Bibbia

La prima cosa che dobbiamo comprendere è che la nostra civiltà è fondata su una deviazione delle sacre scritture. Ogni civiltà s’instaura partendo da una rivelazione trascendente trasmessa da un eroe divino, come Ermes, Zoroastro, Orfeo, Mosè, Krishna o Christos. La rivelazione iniziale viene fatta soltanto a un esiguo numero di iniziati i quali sono gli unici in grado di capire di che si tratta. In una civiltà tradizionale, si formano quindi due correnti: gli iniziati e i profani. Può accadere che coloro che sanno hanno un interesse politico a nascondere la verità. E, ancora è più grave, a deformarla proibendo di risalire alla Fonte. È in questo modo fraudolento che si è instaurato il monoteismo che costituisce il pilastro del ciclo giudeo-cristiano...


ORIGINI DELLA BIBBIA

Occorre menzionare la Bibbia, il cui nome significa il libro per eccellenza. La Bibbia ci rinvia a Babele e alla città di Biblo, in Fenicia, il cui nome sarebbe stato dato da Alessandro Magno, in memoria della città in cui sarebbe nata la scrittura alfabetica. I Fenici di Biblo adoravano il dio EL che diventerà il dio creatore della Bibbia. Alessandro sapeva che un tempo Biblo era stata un centro iniziatico in cui nell’alfabeto sacro dei Fenici aveva preso forma una sintesi delle tradizioni di Sumer e dell’Egitto. Questo importante alfabeto diventerà la matrice degli alfabeti moderni e di quelli che ne derivano direttamente, come l’ebraico e il greco. Quando si parla dell’anzianità della Bibbia ebraica, occorre sapere che l’ebraico è un prodotto diretto del fenicio. Non esiste un vero alfabeto ebraico, ma un modello originale che fu stabilito sotto forma delle ventidue lettere-numeri dell’alfabeto fenicio (le lettere latine provengono da ideogrammi fenici).

I miti biblici, e in particolare il mito della Genesi, sono nati a Sumer e, dopo essere passati per Babilonia, furono condensati da iniziati fenici che li mescolarono agli elementi mitici dell’Egitto.

Come l a Fenice, la Tradizione è ri-nata nella porpora fenicia. Le versioni più antiche delle scritture bibliche sono state redatte in fenicio ma, stranamente, ne sussistono poche tracce, come se la versione ebraica, più recente, fosse uscita dal nulla. Si può pertanto pensare che i capi degli ebrei in cerca di legittimità, i quali fecero trascrivere i miti sumeri e caldei dal fenicio in ebraico, abbiano fatto sparire le tavolette originali. Trascrivere dal fenicio in ebraico è semplice: è sufficiente cambiare la forma delle lettere da una lingua che è pressoché identica. Ecco perché la Bibbia menziona che, al ritorno da Babilonia, gli Ebrei riscrissero la Torah con la cosiddetta grafia di Esdra, la scrittura attuale della Bibbia ebraica canonica. Alcuni iniziati ebraici sono quindi stati incaricati di operare la transizione della Tradizione, prima che il giudaismo rabbinico si appropriasse della tradizione biblica. Questa Tradizione fu sintetizzata nei ventidue ideogrammi fenici che costituiscono un sistema di rappresentazione delle potenze universali in cui ogni lettera rappresenta una struttura essenziale della manifestazione. Per questo i rabbini, più per ingenuità che per malizia, affermano che «Dio ha creato il mondo avvalendosi delle ventidue lettere dell’alfabeto ebraico.» Se ammettessero che EL ha generato il nostro universo avvalendosi delle ventidue strutture dell’alfabeto fenicio, che ne sarebbe del giudaismo ortodosso?


MATEMATICA SACRA

Che cos’è che dà al mito della Genesi biblica il carattere sacro e il potere evocativo che ha ipnotizzato l’umanità? Eppure il racconto è di natura molto inferiore rispetto ai miti delle altre civiltà, se si paragona per esempio alle allegorie greche o indù. Il Libro della Genesi non si distingue né per la sua qualità letteraria né per la trascendenza del suo messaggio. Affermare che all’inizio dio creò il cielo e la terra è una sorta di sofismo che non ha confronti con la poesia dei racconti amerindiani o celti.

Un proverbio cabalistico recita «che non bisogna prendere l’abito della Torah per la Torah stessa.» Aggiungiamo che molte persone di talento avrebbero potuto scrivere una storia più significativa dal punto di vista formale e morale.

Il libro della Genesi, nella sua forma letterale, è quindi un velo che dissimula un significato più profondo che si rivela soltanto agli iniziati in grado di decriptarli. Questo libro non è stato redatto affinché i profani ne parlino sulle piazze pubbliche, nelle sinagoghe, nei templi o nelle accademie. La forma letterale di queste scritture è stata stabilita proprio per camuffare accuratamente i segreti che nasconde e, nonostante le pretese dei rabbini, non certo per renderli intelligibili. La tecnica del camuffamento venne utlizzata anche dai redattori delle scritture sacre dell’India, che gli eruditi ingenui citano a sproposito senza vedere verso quali trappole vengono orientati, non già spinti dalla malizia degli iniziati indù, ma semplicemente perché la verità concerne soltanto coloro che già la possiedono perché se ne sono resi degni. Agli ebrei, ai cristiani e ai musulmani che recitano come pappagalli le loro sacre scritture bisognerebbe dire: circolate, non c’è niente da vedere!

La potenza magica che ipnotizza i credenti che si avvalgono della Bibbia deriva da una carica segreta proveniente dal sistema di codifica alfanumerico che sottende la forma letterale. Il testo è potente, più per i misteri che dissimula che non per il significato che gli si attribuisce. Il giudaismo ha mostrato la via al cattolicesimo che ha recuperato il sistema di seconda mano, poiché la Bibbia in latino aveva perso la forza intrinseca della codifica alfanumerica del fenicio/ebraico. Israele ha conservato la prima spremitura del frutto, e la Chiesa si è accontentata di una seconda molitura carica di additivi teologici. Gli iniziati sanno che il codice di lettura biblico è un sistema esoterico scientifico. Ogni lettera di ogni parola è un processo energetico in correlazione con le lettere precedenti e seguenti. Si tratta di una sequenza di lettere-numeri che rinviano ai valori archetipici delle forze universali. Si suppone che le parole e i nomi siano la messa in equazione dei raggi e delle strutture cosmiche. Un testo del genere si presenta sotto forma di un documento codificato completamente ermetico. È evidentemente illeggibile per i non ebrei, i quali ne captano però soltanto un’etimologia superficiale, benché molto istruttiva se ci prendiamo la briga di studiarla senza pregiudizio religioso né proiezione mentale.

Per schematizzare, possiamo considerare che la Bibbia, quanto meno il Pentateuco, ma in particolare il Libro della Genesi, sia la trasposizione in racconto di un sistema di matematica sacra. Le equazioni metafisiche sono state semplicemente convertite in immagini infantili ai fini del controllo politico dei credenti.


LA LEGGE D’ANALOGIA

Nell’universo tutto funziona sulla base dell’analogia dei numeri e delle forme che si incastrano e si fanno eco, dalle altezze metafisiche fino al piano fisico. Gli antichi Egizi sapevano che esiste una risonanza vibratoria, per esempio tra il cecio e il falco, a causa della forma simile a una testa di uccello dal becco aquilino che si scorge chiaramente quando si osserva un cecio secco. Pertanto, falco e cecio si faranno eco attraverso il nome che è loro attribuito in egizio. Tutti gli elementi che costituiscono l’universo visibile e invisibile sono codificati, e si gerarchizzano secondo i numeri segreti che ne strutturano la forma. Per gli Antichi, l’etimologia era la scienza di ciò che è vero. I Sumeri allestivano elenchi in cui il nome delle stelle era in relazione con il nome delle piante corrispondenti. Pertanto si poteva scorgere direttamente l’analogia tra elementi apparentemente dissimili, ma i cui codici numerici interni erano in risonanza.

La comunicazione universale è fondata sulla risonanza sottile tra tutti gli elementi che riempiono l’universo, dall’alto fino in basso.


CABALA, SCIENZA DELL’ENERGIA

Le correnti mistiche ebraiche sono dei derivati e delle inversioni della scienza della Cabala originale. Occorre fare una distinzione tra la Kabala con la K (kaf), che è la tradizione esoterica ebraica («trasmissione» o «ricezione»), e la Cabala con la Q (qôf), una scienza sacra ben più antica. La lettera qôf rinvia a Qaîn, il «maestro», primogenito di Eva, nato da un dio. La Kabala (di Abele, il pastore) è una trasmissione di conoscenze che non escono dal circuito del ghilgul (reincarnazioni), mentre la Cabala è una scienza dell’energia, anteriore alla teologia e alle speculazioni della mistica ebraica. Proviene da un altro universo, quello della scienza sacra di Daath (Daath significa «Gnosi». Viene detta la «non-sefira» poiché è intelligibile soltanto dai «liberati» usciti dal circuito delle sfere della manifestazione).


L’ERESIA MONOTEISTA

L’idea del principio unico è una verità trascendente che non si applica al mondo della molteplicità. Esistono lobby occulte che usurpano la parola divina a fini egocentrici, avvalendosi della magia ipnotica sottile e celando i grandi miti relativi alla creazione del mondo e dell’uomo. Per capire questo processo di degrado, occorre dire ancora una volta che la Verità è inafferrabile per la mente umana. La scienza sacra non è fatta per gli esseri che trasmigrano nel circuito del settimo universo. È loro inaccessibile, e d’altronde non saprebbero che farne. Appropriarsi delle verità superiori per ridurle al senso comune, non può che comportare la decadenza irreversibile di una civiltà anti-tradizionale.

L’essenza primordiale che genera i mondi non è un dio unico, ma un processo che mette in moto diverse potenze su molteplici dimensioni. Rappresentarsi questo assoluto come il dio dei monoteisti, fa cadere lo spirito, che di conseguenza proietta Dio a sua immagine. L’uomo ha creato Dio a sua immagine, e ciò che si trova in alto si ritrova in basso. Per comprendere come si è operato il processo di degradazione di una rivelazione spirituale, dobbiamo interessarci in particolare ai miti che hanno dato i natali alle religioni contemporanee. Fin dalla notte dei tempi, la Tradizione Primordiale è passata da una civiltà all’altra cambiando forma, senza che la sua essenza ne venisse alterata. Quando ebbe inizio l’Età Nera, cinquemila anni or sono, alcuni grandi iniziati presentirono che non si sarebbe più potuto trasmettere liberamente la Tradizione poiché l’Umanità sarebbe caduta nel materialismo e in un’empietà generalizzata. Fu così deciso, in seno al Consiglio Superiore, di nascondere la rivelazione sotto una forma semplice e condensata, affinché continuasse a irradiare in segreto e restasse intelligibile a coloro che la desiderano.

Autore: Lil Kaitesi

fonte: http://www.crom.be/it/documenti/la-cabala-della-fenice 

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