giovedì 30 ottobre 2014

La gestione della “malattia mentale”: come la psichiatria, l’anti-psichiatria e la non-psichiatria perseguano fin troppo spesso gli stessi fini.


Il grande merito dei movimenti che si sono opposti ai metodi ed alle pratiche violente della psichiatria è stato quello di denunciare come tale scienza “non del tutto scientifica” (o “pseudo-scienza fasulla”, secondo Thomas Szasz) sia servita e possa sempre servire come strumento di repressione, come la “diagnosi” di una cosiddetta malattia mentale possa nascondere in realtà un pregiudizio etico o peggio ancora un mero intento persecutorio. Non sembrano esistere infatti segni chiari ed evidenti del “disagio mentale”, e di certo la psichiatria ufficiale non prescrive nessun tipo di analisi di dati biologici dai cui esiti dedurre le alterazioni del pensiero, dell’ideazione, del comportamento, delle risposte emozionali.

Ma è proprio in questo che i due contendenti in realtà si mostrano allineati e collaborano nel difendere lo status quo, impedendo per lo più ai pazienti/sofferenti/disagiati di prendere coscienza delle reali cause organiche del proprio disturbo. E come ci si può curare se nessuno ci spiega quali siano le cause del nostro problema? Per quanto mi consta adesso sappiamo, anche grazie agli studi, ed alle ricerche di persone come la dottoressa Campbell-McBride, Kerri Rivera, Andreas Kalcker, che le vere cause del “disagio mentale” siano: disbiosi/parassitosi (con la conseguente carenza di nutrienti essenziali), mercurialismo, focus dentali (compresi i denti del giudizio impattati), sensibilità al glutine ed alla caseina (con conseguente produzione di gluteomorfine e caseomorfine), dieta squilibrata a base di cibo processato e artificiale (e satura di zucchero o altri dolcificanti nocivi come lo sciroppo di glucosio da mais, o i dolcificanti artificiali). In tal caso come potrebbe mai la mera negazione della “malattia mentale” portare reale giovamento a chi non riesce a utilizzare a dovere le proprie facoltà mentali per le cause sopra elencate?

E d’altronde che aiuto può dare chi afferma l’esistenza della “malattia mentale” ma sa rilevarla solo da sintomi spesso ambigui? Chi crede che la malattia mentale abbia cause psicologiche o sia legata ad alterazione nel livello di certi neurotrasmettitori? Se si camuffa o si nega la causa reale del problema, del disagio, tanto la psichiatria quanto i movimenti che le si oppongono in realtà ottengono lo stesso risultato: la cronicizzazione del problema.

E così l’antipsichiatria (o non-psichiatria che dir si voglia) sembra assumere la stessa funzione del sindacato nelle moderne società occidentali: una forma di opposizione controllata che denuncia mai le reali cause dei problemi socio-economici.

La realtà è che ci sono persone che, a causa delle tossine che hanno in corpo (prodotte da batteri e lieviti patogeni come batteroidi, clostridium, candida, oppure da parassiti come ossiuri e ascaridi) o a causa delle carenze nutritive (di vitamine del gruppo B, vitamina C, zinco, magnesio, zolfo, etc., causate da una dieta squilibrata e/o da patogeni e parassiti), a causa di intolleranze alimentari o a causa dell’effetto tossico di metalli come il mercurio, non riescono a ragionare in maniera serena e normale, e per questo manifestano ossessioni, compulsioni, visioni distorte della realtà, sviluppano comportamenti aggressivi o autolesionisti, diventano depresse.

In tale situazione uno dei sintomi dell’alterazione del funzionamento neurologico (che causa di conseguenza alterazioni del funzionamento mentale) è il negare la propria condizione patologica. Purtroppo è vero, si tratta di un’osservazione che rischia di essere utilizzata a sproposito dal momento che anche chi davvero non è malato nega di esserlo, ma la cosa cambia quando si effettuano indagini obiettive per valutare disbiosi, parassitosi, sovraccarico di metalli pesanti, carenze vitaminiche, sensibilità al glutine, intolleranza alla caseina, etc.



fonte: http://scienzamarcia.blogspot.it/2014/10/la-gestione-della-malattia-mentale-come.html

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