Non è una notizia piacevole, ma quella che riguarda
l’Ucraina è ancora peggio: l’UE non ha trovato i 2 miliardi di euro che
servono a Kiev per ripagare alla Russia il suo debito per il gas già
consumato. D’altra parte, che Bruxelles sia incline a giocare su tutti i
campi senza però risolvere nessuno dei problemi reali, è un fatto ben
noto.
In Lussemburgo, dove i ministri hanno parlato
delle sanzioni, si è sentita soprattutto la voce dei filoamericani, cioè
della “lobby dell’Est” rappresentata da Polonia, Lettonia e Lituania.
Proprio loro, a più riprese, hanno spiegato ai giornalisti che la
politica della Russia non è sufficientemente collaborativa, pertanto le
sanzioni non possono essere revocate.
A detta
dell’ambasciatore della Russia presso l’UE, Vladir Chizhov, che ha
commentato queste dichiarazioni, si crea l’impressione che qualcuno
costringa l’Europa a dar ascolto alle “teste calde” e non le permetta di
ascoltare le “teste fredde”. In questo momento l’Europa viene privata
della possibilità di riflettere per elaborare una strategia che consenta
di uscire da questa impasse.
Credo che dopo aver esaurito la risorsa politica delle sanzioni, l’UE sia ormai vicina al punto in cui occorre pensare a muoversi in direzione inversa. Tuttavia la Russia non chiederà niente a nessuno. Non supplicheremo nè l’UE nè chicchessia a rinunciare alle sanzioni.
Che
Mosca non debba supplicare nessuno è stato confermato, in modo del
tutto inatteso, dall’intelligence tedesca BND. I suoi analisti hanno
calcolato che grazie alle sue riserve valutarie, al debito pubblico
piccolissimo in confronto ad altri paesi (meno del 13% del PIL), Mosca
potrà vivere sotto le sanzioni senza grossi disagi per almeno altri
quattro anni. Non si può dire lo stesso dei paesi UE, perché ogni nuovo
anno di sanzioni porterà al fallimento di decine di società agricole e
aziende di trasporto. La Germania è già sulla soglia della recessione:
l’FMI predice che le esportazioni tedesche caleranno del 35-40%.
Le
sanzioni contro la Russia costituiscono il principale strumento di
Washington per mantenere il controllo geopolitico su tutta la regione
euroatlantica, ha detto da Mosca il ministro degli Esteri della Russia
Sergej Lavrov. La soluzione della crisi in Ucraina non è mai stata per
Washington la cosa più importante. L’essenziale è avere l’Ucraina come
fattore di destabilizzazione dei rapporti tra Russia e UE. È per questo
che gli USA stanno sostenendo Kiev che intende privare il Sud-Est del
diritto a usare la lingua madre russa, della propria cultura e della sua
storia, ha aggiunto Lavrov.
Il piano che mira a costringere la Russia a rinunciare alla verità e alla giustizia attraverso minacce, pressioni e sanzioni, è assolutamente illusorio. Le restrizioni annunciare dagli USA, UE e da alcuni altri Stati sono illegittime e non possono conbtribuire né alla de-escalation del conflitto, né alla tutela dei diritti della popolazione dell’Ucraina. Queste misure, varate dagli europei sotto una forte pressione da parte degli USA, vanno contro gli interessi degli stessi Stati UE, per i quali la Russia è uno dei partner commerciali più grandi. Il danno che si vuole arrecare alla Russia (sentiamo, infatti, una determinata influenza negativa) viene arrecato anche ai paesi UE.
La
seconda questione dolorosa di cui si è parlato in Lussemburgo e si
parlerà al Consiglio europeo del 23-24 ottobre, riguarda i rapporti con
Kiev o, piuttosto, i suoi problemi del gas. Per persuadere la Slovacchia
a ricominciare le forniture inverse all’Ucraina, a Bratislava si è
recata d’urgenza la cancelliera tedesca Angela Merkel, alla quale il
primo ministro slovacco Robert Fico ha detto che il suo paese è disposto
ad aiutare l’Ucraina, ma occorre che anche Kiev si adoperi per la
soluzione dei propri problemi. “Ho l’impressione che l’Ucraina stia
aspettando che i suoi problemi vengano risolti da chiunque, tranne che
da lei stessa”, - ha detto Fico.
Fonte: http://italian.ruvr.ru/2014_10_21/UE-si-rifiuta-di-revocare-le-sanzioni-a-Mosca-e-non-intende-dare-altri-soldi-a-Kiev-8752/
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