Mosca e Kiev hanno corretto le loro proposte sul piano
di forniture del gas per un periodo invernale fino alla fine del marzo
2015 nel senso che siano eliminati i rischi per il transito europeo. In
particolare, la Russia ha ridotto la sua richiesta verso l’Ucraina per
l'estinzione della prima tranche del debito per il gas fino ad un
miliardo e mezzo di dollari. Al tempo stesso, Kiev deve trovare delle
risorse finanziarie per poter pagare le future forniture poiché la
Russia non fornirà più all'Ucraina gas a credito.
Dopo i
negoziati di Milano tra Vladimir Putin e Petro Poroshenko il Presidente
dell’Ucraina ha detto che Kiev può far ricorso a soldi del FMI e di
altre organizzazioni finanziarie internazionali. È ovvio che gli
europei, quasi più degli altri, sono interessati a che tra la Russia e
l’Ucraina sia raggiunto un compromesso al riguardo. Gli europei non
vogliono essere vittima dell'irresponsabilità politica ed essere colpiti
dal freddo il prossimo inverno in nome degli alti ideali democratici.
Peraltro, come ritengono alcuni esperti, l’Europa è tenuta a prendersi
la propria parte di responsabilità per la crisi ucraina che logicamente
rappresenta un frutto del cambio di potere in violazione della
costituzione nazionale del paese. Dice Yuri Solosobov, direttore dei
progetti internazionali dell’Istituto Russo di Studi Strategici:
Qualcuno dovrà rimborsare il debito non pagato da Kiev per il gas russo fornito. A quanto pare, a farlo sarà l’Europa. Qualcuno deve essere un garante finanziario e politico di Kiev. Qualcuno deve costringerla ad una partnership responsabile. Purtroppo, attualmente un simile garante non c’è. A poco a poco l’ottimismo nei confronti dell’Ucraina si sta riducendo a zero.
Secondo gli esperti l’Europa
giudica in modo del tutto realistico la situazione in Europa e non vuole
rischiare qualcosa di importante. Intanto Kiev sta manovrando
attivamente in uno spazio assai limitato creando nei suoi alleati
europei un leggero senso di vertigine. Dice l’esperto di settore Dmitry
Alexandrov:
Il compito principale si riduce a ritardare al massimo la soluzione del problema, facendo appello ai suoi alleati europei. È una reazione comprensibile. Ma il ritardo può essere valutato anche in denaro poiché il costo dell’utilizzo di un miliardo e mezzo di dollari nell’arco di un trimestre è espresso in cifre concrete partendo dalla congiuntura di mercato. Si tratta di quasi dieci milioni di dollari – semplicemente perché il denaro non è stato ricevuto dalla Gasprom a tempo debito.
Secondo
le stime della Gasprom, al momento il debito totale dell’Ucraina per il
gas russo fornito è pari a 5,3 miliardi di dollari. Ma la Russia è
pronta a ridurre questo debito fino a 4,5 miliardi, rivalutando il
debito per il gas fornito in aprile, in maggio e in giugno in
considerazione dello sconto di 100 dollari. Comunque a Kiev non va bene
il meccanismo proposto di concessione dello sconto nella misura di 100
dollari per mille metri cubi per conto del dazio doganale. Non solo, la
Parte ucraina ha proposto un suo calendario per rimborsare il debito.
Ma
il vero problema sta nel fatto che per Kiev risulta assolutamente
impraticabile anche la somma corretta nel senso della riduzione. Tanto
più che in considerazione di tutte le circostanze la somma del debito
ucraino è prossima a dieci miliardi di dollari. La Russia sta
continuando a dimostrare la sua disponibilità a raggiungere un
compromesso, affrontando gravi rischi economici. In questo senso gli
europei sono tenuti a darle una risposta adeguata. Dimostrazione di
intenzioni serie, garanzie esplicite dell’Ucraina per l’esecuzione dei
suoi impegni derivanti dai contratti gas non solo consentirebbero di
raggiungere un progresso importante nel processo negoziale, ma anche
potrebbero servire da una specie di ancora per il sistema statale
ucraino in grave difficoltà.
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