giovedì 30 ottobre 2014

La NATO mette in castigo la Russia, "rispettare la sovranità dei popoli"

La NATO mette in castigo la Russia, "rispettare la sovranità dei popoli"

La Russia resterà in isolamento finché non impara a rispettare la sovranità di altri popoli. E solo una forte alleanza occidentale può insegnarglielo, pertanto la NATO deve essere pronta a usare la forza militare. 
 
Chi lo dichiara sono i dirigenti della NATO – Jens Stoltenberg e Alexander Vershbow, i quali però assicurano che non vogliono una “guerra fredda”.

Parlando recentemente al German Marshall Fund a Bruxelles, Jens Stoltenberg, da poco entrato nella carica di Segretario generale della NATO, ha dichiarato che la NATO non vuole rivaleggiare con la Russia e nessuno vuole una nuova guerra fredda a distanza di 25 anni dalla caduta del muro di Berlino. A credergli, la NATO vuole addirittura cooperare con la Russia, ma è Mosca che non vuole venire incontro all’Occidente. Per questo motivo l’alleanza dovrà ampliare la sua presenza in Europa orientale, senza però “dislocare una quantità notevole di truppe”. Secondo Stoltenberg, ciò contribuirà a “rafforzare la difesa collettiva dei membri della NATO”, il che “ non è in contrasto con la politica mirante a sviluppare i rapporti con la Russia”.


Il vice di Stoltenberg, Alexander Vershbow, ha fatto le sue dichiarazioni da Seul, dove ha partecipato a una conferenza sulla pace. Vershbow sostiene che “con le sue folli azioni contro l’Ucraina e con i suoi tentativi di intimidire i propri vicini, la Russia ha abbandonato la strada della cooperazione, scegliendo invece la contrapposizione e l’aggressione”. Lo scopo della NATO, ha precisato Vershbow, è quello di “indurre Mosca a comportarsi con responsabilità”. Finché ciò non succederà, la Russia deve sapere che resterà in isolamento.

Sia Stoltenberg che Vershbow si contraddicono. Potrebbe essere vero quello che Vershbow ha detto a proposito dell’obiettivo della NATO: far pressione sulla Russia. Che la NATO si stia trasformando in un’alleanza antirussa l’ha detto recentemente anche il ministro degli Esteri della Russia Sergej Lavrov.
Invece di garantire un normale funzionamento dell’OSCE nel modo che davvero provveda alla sicurezza di tutti, i nostri colleghi occidentali hanno imboccato la strada del folle e sconfinato allargamento della NATO e ci dicono apertamente che le garanzie giuridiche della sicurezza le potranno avere soltanto coloro che faranno parte dell’Alleanza atlantica. È stata respinta persino la nostra proposta di firmare un trattato di sicurezza che assicurasse tale possibilità a tutti i paesi – sia quelli che sono membri della NATO sia i paesi CSTO (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva), e anche paesi neutrali.
Negli ultimi anni l’Alleanza ha violato la maggior parte, se non addirittura tutti gli accordi con la Russia. In particolare, si è allargata verso Est, anche se aveva promesso a Mosca di non farlo. Ora dice che non vuole la contrapposizione, ma allo stesso tempo reclama i suoi diritti nei confronti dell’Ucraina, sottolinea l’esperto dell’Istituto russo di valutazioni strategiche Sergej Mikhailov.
È chiaro che da parte della NATO le frasi sulla voglia di evitare la contrapposizione con la Russia sono solo dichiarazioni diplomatiche. Nello stesso discorso troviamo un’incongruenza ancora più grande, quando dicono che la NATO continuerà a sostenere la scelta euroatlantica dell’Ucraina e non permetterà alla Russia di invertire il corso degli eventi. In fin dei conti, la NATO ha ogni diritto di dislocare le truppe nel territorio dei suoi Stati membri. Ma dire apertamente che provvederanno all’Ucraina e la trasformeranno in una testa di ponte, è una sfida aperta.
L’Occidente sta cercando di dimostrare che l’attivismo della NATO è dovuto alla minaccia che la Russia rappresenta nel contesto della crisi in Ucraina. In realtà però, come rileva il direttore del Centro di studi militari Grigory Tishchenko, tutti i piani erano stati elaborati già prima della rivolta di Kiev e poi annunciati al vertice di settembre in Galles.
Si dice che la causa è la crisi in Ucraina, ma queste azioni sono state progettate molto tempo prima. Si prevede in particolare di creare una forza unificata di pronto intervento di 5 mila uomini che sarà dislocata nei paesi Baltici. Il piano prevede anche la creazione di una forza di spedizione, di circa 10 mila uomini, che sarà in grado di condurre operazioni di vario tipo. In più, sarà potenziata la marina della NATO e saranno create alcune nuove basi navali.
Va detto che Stoltenberg è entrato in carica soltanto di recente, pertanto preferisce parlare con cautela, ma l'esperto dell'Istituto di globalizzazione e dei movimento sociali Mikhail Neyzhmakov crede che potrebbe semplicemente recitare il copione tradizionale.
Ricordiamo bene come il suo predecessore, Anders Fogh Rasmussen, si permetteva di usare parole dure all’indirizzo della Russia. È una specie di gioco che le personalità pubbliche - politici, diplomatici – conducono abbastanza spesso: il funzionario uscente fa il duro, affinché il suo successore possa sembrare un “poliziotto buono”, disposto a usare una retorica meno dura nei confronti dei partner.
Diciamo la verità: Stoltenberg è poco adatto a fare il “poliziotto buono”, mentre Vershbow, addirittura, è una frana, specie quando invita la Russia a “ritornare al rispetto delle regole universali, a rispettare la sovranità di altri paesi, incluso il loro diritto a scegliere la propria sorte, anche se non è d’accordo con questa scelta”. Cioè, nella logica di Vershbow, addestrare e armare i nazionalisti, assumere il controllo diretto, da parte degli USA, della polizia e delle forze speciali di Kiev, non costituisce una violazione della sovranità nazionale. Evidentemente è nel rispetto delle “regole universali” che le armi americane vengono paracadutate in Siria. Quanto al “diritto a scegliere la propria sorte”, anche questo, a quanto pare, non riguarda i popoli di Siria, Iraq e Libia.


Igor Siletskij


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