C’era
una volta in cui tutto appariva chiaro: la religione dietro il suo
parlare di anima e di bene supremo serviva come una copertura per
nascondere ben altro, il sostanziale sostegno da parte delle autorità
religiose al dominio e allo sfruttamento dei ricchi nei confronti dei
poveri, dei potenti nei confronti degli umili, degli occidentali nei
confronti dei popoli di altre razze.
Fin
troppo facile allora vedere nella scienza l’antitesi della religione,
nella logica ferrea del materialismo e dei suoi sempiterni nessi casuali
la spiegazione di ogni processo della vita, finanche di ogni singola
scelta compiuta dalle persone umane.
Quasi
venti anni dopo le mie prime riflessioni sul libero arbitrio (che per
altro hanno ancora una loro certa validità), vedo però le cose in
maniera diversa.
Ho imparato che la scienza è solo un’altra religione con i suoi dogmi,
che serve ad incatenare le coscienze della gente, proprio per impedire
che ragioni con la propria mente. Ed ecco che la scienza, come la
religione, si adopera per impedire che l’uomo eserciti una qualche forma
di libertà di scelta. Con la differenza che la religione ammette
l’esistenza dell’anima e la scienza no. Ma se lo scientismo
semplicisticamente nega ogni valore a ciò che non si trovi sul piano
fisico, la religione codifica il piano spirituale secondo rigidi schemi
fideistici a mio parere inaccettabili.
In
altre parole scienza e religione sono due lati della stessa medaglia,
due aspetti della stessa menzogna, così come lo sono gli “opposti
partiti” che fingono di combattersi dentro e fuori del parlamento.
Detto
questo, è chiaro che l’esistenza di un piano non-fisico, che compenetra
questo mondo in cui viviamo (o in cui crediamo di vivere, secondo
alcuni approcci cari alle filosofie orientali) rende più difficile
negare in maniera categorica l’esistenza del libero arbitrio, ma non per
questo ne può sic et simpliciter dimostrare l’esistenza.
Ci sono infatti tante domande senza risposta che impediscono di fare affermazioni categoriche.
Innanzitutto,
benché io ritenga che ci sia ben altro oltre al mondo fisico, non mi
sento in grado di definire esattamente cosa sia quell’altro che fisico
non è, né di stabilire le leggi cui obbediscono i fenomeni genericamente
detti “spirituali”.
Secondariamente c’è da chiedersi da dove si sono originate queste anime,
ammesso che di anime si debba parlare? Sono sempre esistite? Sono
emanate da un qualche principio divino? Sono state create?
Fino a che punto un'anima può governare i corpi fisici e fino a che
punto ne è condizionata? Se si potesse rispondere a tutte queste domande
(e forse anche ad altre ancora) forse potremmo arrivare ad una maggiore
chiarezza riguardo al problema dell’esistenza o meno del libero
arbitrio.
Una
cosa mi pare evidente, però, il sistema intorno a noi fa di tutto per
toglierci la capacità di ragionare con la nostra testa, e peggio ancora
fa di tutto perché il nostro cervello funzioni poco e male (cibo
inadeguato, processato, industriale, vaccini tossici che causano grossi problemi sin dall’infanzia etc.). Pare che ci siano delle entità “demoniache”
(in senso lato, quanto meno) che vogliano sottrarci ogni residua
possibilità di operare liberamente (o pseudo-liberamente) delle scelte.
Ed è anche vero che, se Dio esistesse, starebbe lasciando la libertà a
questi poteri di rubarci quel po’ di libero arbitrio che ci resta. Non
si capisce quindi come si possa pensare che la gravissima situazione odierna
possa essere imputata all’uomo ed ai suoi presunti peccati, peccati
commessi dopo avere subito un vero e proprio lavaggio del cervello.
Detto
questo ripropongo qui sotto un mio vecchio saggio sulla questione, nel
quale, come appena spiegato, non mi ritrovo più del tutto, ma …
Il libero arbitrio
Il
libero arbitrio è uno dei tanti controsensi o dogmi delle religioni e
delle filosofie che è basato fondamentalmente su un sentire legato al
cosiddetto senso comune, un sentire che non viene però neanche
minimamente analizzato su base razionale. Non voglio screditare del
tutto i nostri sensi, sentimenti o sensazioni, voglio solo dire che
debbano essere anche passati al vaglio dell'intelletto prima di fare
delle affermazioni categoriche (e pertanto potenzialmente pericolose).
Così come la terra, se non si osservassero certi fenomeni o non si
avessero certe conoscenze, sulla base di un malinteso senso comune
potrebbe sembrare piatta, così come il nostro mondo potrebbe sembrare a
tre dimensioni invece che a quattro, così potrebbe essere facile credere
che l'uomo sia dotato di della capacità di scegliere, di determinare le
proprie azioni solo in base alla propria volontà, indipendentemente da
qualsiasi cosa che possa chiamarsi divinità, fato, destino prestabilito,
ordine naturale delle cose ... credere in breve che l'uomo sia dotato
di "libero arbitrio".
L'esistenza
del libero arbitrio è un pregiudizio dei più radicati, perché è spesso
alla base (a volte come presupposto non dichiarato) non solo delle più
"alte" filosofie, ma anche dei ragionamenti più spiccioli. Gran parte
delle nostre azioni e reazioni sono basate sul fatto che ogni persona
con cui ci relazioniamo sia dotata di libero arbitrio e per questo
suscettibile di essere rimproverata, lodata, biasimata, giudicata,
condannata, messa in prigione, messa sul podio, esaltata ... Tutto ciò è
ovviamente umano, fin troppo umano, e se non ci comportassimo nella
vita pratica in tante occasioni "come se" il libero arbitrio esistesse,
sembreremmo comportarci "da pazzi" e non riusciremmo a raggiungere certi
fini. Ma da un punto filosofico più alto, più razionale, la negazione
del liberto arbitrio porta alla negazione di qualsiasi giustificazione
filosofica per il senso del peccato e della vendetta, per il senso di
colpa e per l'autocelebrazione, per le morali dogmatiche, religiose e
secolari. Di fronte alla negazione del libero arbitrio e quindi del
concetto di colpa, e quindi via via del concetto di peccato, di onore
... cadono ad uno ad uno tutti i più biechi pregiudizi su cui il potere
religioso e temporale hanno basato la repressione di innocui piaceri
terreni predicando al loro posto odio e intolleranza.
Provate
a immaginarvi delle crociate, delle guerre di razza o di religione,
provate a immaginarvi il fanatismo razzista e nazista in un mondo in cui
l'uomo non crede nel libero arbitrio ... La negazione del libero
arbitrio porta alla negazione di ogni motivo per sentirsi migliori o
peggiori degli altri proprio perché mostra che non si è (se non
apparentemente) artefici di sé stessi; così la negazione del libero
arbitrio, ben lungi dal "distruggere la morale" con la negazione dei
meriti e delle colpe, apre la strada alla comprensione. Negare il libero
arbitrio è un primo passo verso una strada che porta a comprendere ogni
azione umana in base alle cause che la determinano, proprio il
contrario della tanto decantata "morale" tradizionale che semplifica
tutto con uno sbrigativo giudizio di condanna o di esaltazione. In
questo senso mi sembra di poter affermare che una filosofia fondata
sulla negazione del libero arbitrio è una filosofia dell'umanesimo,
dell'amore e della comprensione.
Ribadisco,
in certi casi il libero arbitrio è "come se" venisse a tutti gli
effetti tacitamente riconosciuto, l'uomo non può (non ce la fa proprio, a
meno di essere inumano) agire sempre essendo cosciente che i suoi
simili non siano dotati di tale arbitrio, ma quel "come se" va
analizzato con attenzione per evitare assurde confusioni, ed è qualcosa
che mi prometto di fare più in là.
Negazione del libero arbitrio
Ma
cominciamo per gradi, perché il discorso, anche se potrebbe essere
breve, si deve in realtà dilungare per essere comprensibile a chi, come
qualsiasi uomo contemporaneo, è stato cresciuto nel senso del dovere e
del peccato, della giustizia terrena e divina, e quindi in breve nel
culto del "libero arbitrio".
Si
potrebbe infatti dire semplicemente che una persona, o più in generale
un qualsiasi essere pensante, potrebbe essere dotato di tale libero
arbitrio solo se si fosse letteralmente fatto da sé, voglio dire creato
da sé, se ciò può avere un senso. Ma ciò per sfortuna non ha alcun
senso. Se anche ammettessimo l'esistenza di una qualche divinità
immortale esistita da sempre (lasciando perdere quello che
significherebbe l'eternità o il tempo per un essere trascendente) o
anche creatasi per caso (o per le leggi della fisica tento il
ragionamento che segue non cambia), ebbene questa divinità o è sempre
esistita con certi attributi (che siano la bontà e l'amore o la
cattiveria e l'odio non importa poi tanto), cioè con le caratteristiche
sue proprie, e in base a queste caratteristiche ha condotto le sue
azioni (che siano fisiche, terrene, spirituali o metafisiche). Siccome
le caratteristiche della divinità non sono state scelte dalla divinità
stessa (non si può scegliere quello che si è prima ancora di essere,
soprattutto se si è eterni), le Sue azioni sono dettate da tali
caratteristiche innate che Lei non si è scelta ma di cui si è trovata
dotata sin dall'origine dei tempi. In basi a tali caratteristiche la
divinità compie le sue azioni e svolge i suoi pensieri che sono dovuti
quindi al modo in cui Essa è sempre stata, un modo di essere di cui Essa
non è responsabile.
Di conseguenza:
1) nessuna divinità eterna o meno, onnipotente o meno, misericordiosa o meno può essere dotata del libero arbitrio
2) nessuna divinità può a ragione essere lodata o biasimata, amata od odiata, ringraziata o denigrata per quello che fa, dato che ciò che fa deriva da una situazione di necessità e non di "libero arbitrio".
Pensare
che un Dio non dotato di libero arbitrio sia in grado di conferirlo a
qualche altro essere da lui creato sembrerebbe una barzelletta, ma
siccome la filosofia (quella seria almeno) non si dovrebbe basare su
quello che sembra, sul "comune buon senso", su sensazione non passate al
vaglio dell'intelligenza o su altre idiozie, mi sembra corretto
confutare anche questa ipotesi.
Un
Dio creatore potrebbe essere onnipotente oppure non esserlo, ma il
concetto di onnipotenza, per quanto vago e indefinito non può che essere
contraddittorio: ad esempio un Dio per quanto onnipotente certe cose
non le può fare, o per essere più chiari, non può fare sì che due più
due sia uguale a cinque perché il miracolo è una cosa, ma la logica è un
altra. Insomma, quello che sto cercando di dire è che un Dio, per
quanto bravo e bello (onnipotente se volete) non può "creare" il libero
arbitrio perché è una cosa impossibile, contraddittoria, illogica.
Se
fosse onnipotente saprebbe di certo che creandoci in un certo modo con
un certo corpo e una certa intelligenza, mettendoci in un certo mondo,
alla fine tale Dio conoscerebbe tutto di noi e sarebbe in grado di
determinare ogni nostra minima azione da qui all'eternità, alla faccia
del libero arbitrio. Se poi non fosse onnipotente l'unica cosa che
cambierebbe è che Lui non saprebbe sin dall'inizio quali sarebbero le
nostre azioni, per quanto poi le cause di tali azioni siano già poste,
siano già determinate una volta per tutte, e anche se non ci fosse
un'intelligenza nell'universo capace di fare delle previsioni, il nostro
destino sarebbe già stato determinato una volta per tutte.
Per
finire ribadisco un concetto che mi sembra particolarmente importante:
il libero arbitrio è un pregiudizio, è qualcosa in cui tante persone
credo od hanno creduto senza averlo minimamente dimostrato, e non ci si
dovrebbe in realtà dare troppa pena a dimostrare la sua inesistenza. Se
ad esempio qualcuno asserisse che esistono i draghi alati sarebbe lui a
dovere provare l'esistenza di tali fantomatici animali e non noi a
doverlo smentire. Ma questo purtroppo è quello che bisogna fare coi
pregiudizi.
Volontà e libero arbitrio
Certo
il pregiudizio di cui stiamo parlando ha un motivo di essere, e tale
motivo e la nostra autocoscienza, la nostra percezione di una volontà
che sperimentiamo nella coscienza. Ma bisogna stare attenti a non
confondere le due cose, perché noi tendiamo a prendere per libero
arbitrio la volontà, senza pensare che la nostra volontà non è per
niente libera ma è determinata dal periodo e dal luogo in cui viviamo,
dal contesto sociale nel quale cresciamo, dal nostro patrimonio
genetico, dalle nostre esperienze ... sono tutti questi dati che fanno
sì che la nostra personalità si costruisca in un modo invece che in un
altro e che alla fine quella che noi chiamiamo volontà ci faccia
decidere in un senso piuttosto che in un altro.
Intendiamo,
non si può certo negare che l'esercizio della nostra volontà non
contribuisca a cambiare (in bene o in male) il mondo che ci circonda e
ad avere effetti su di esso, il fatto fondamentale è che anche quando
crediamo di essere "liberi" nelle nostre scelte siamo in realtà
determinati dalla nostra personalità, dai nostri gusti, dalle nostre
inclinazioni, tutte cose che a loro volta si basano su dati quali le
nostre esperienze passate, il contesto sociale in cui viviamo, il nostro
corpo, il nostro cervello, dati che sono al di fuori della nostra
volontà perché, come già accennato all'inizio, nessuno si può costruire
da solo.
Non
voglio quindi asserire che bisogna accettare tutto quello succede nel
mondo senza cercare di intervenire sulla realtà facendosi schermo del
fatto che tutto è predeterminato, la nostra volontà (o quello che noi
riteniamo essere tale) va usata perché così possiamo ottenere dei
risultati utili modificando il contesto, la realtà in cui viviamo, solo
dobbiamo stare attenti a non credere che tale volontà si possa
identificare con un fantomatico libero arbitrio che non può mai esistere
se non nei sogni e nelle farneticazioni dei peggiori "filosofi" e
teologi, quelli cioè che partono non dai dati in nostro possesso per
dimostrare qualcosa, ma che partono invece direttamente da quello che
vogliono dimostrare e poi si arrampicano sugli specchi per portare a
termine la loro dimostrazione.
Nessun commento:
Posta un commento