martedì 21 ottobre 2014

Il business della holding di pediatria


Così ha inizio un articolo del Corriere della Sera:
Pediatra vuol dire fiducia. Chi ha bambini lo sa: quel che dice il pediatra è oro colato. Ma se il credito conquistato diventa business, se qualcuno lucra sul patrimonio di fiducia e sull’ enorme forza persuasiva della parola «Pediatra», se si vende il marchio medico per promuovere prodotti per l’ infanzia, se l’ autorità di mercato muove pesanti accuse sulla trasparenza e se il confine con le multinazionali della farmaceutica è segnato da una lunga sequenza di fatture, allora vale la pena approfondire. Anche perché dietro a tutto ciò si muove la più grande organizzazione sindacale dei dottori dei bambini. La holding dei pediatri fulcro del sistema è la Fimp, la Federazione italiana medici pediatri, una sorta di holding mezzo sindacale e mezzo commerciale. Ad essa è iscritto il 90% dei pediatri convenzionati con il Servizio sanitario nazionale, oltre seimila medici per 5 milioni di bambini assistiti. La missione «politica» è la tutela giuridica e salariale degli iscritti. Ma poi c’ è il braccio economico. L’ idea di creare una società commerciale per la «raccolta di fondi, lasciti e donazioni» e «per trattare con aziende farmaceutiche e non» (parole dell’ ex tesoriere del sindacato) fu realizzata nel 2002 con la costituzione di Gestifimp. Dunque Fimp è il sindacato nazionale e Gestifimp la società commerciale controllata”.
Sono dunque queste le persone che pretendono di fare la morale ai genitori che pongono quesiti critici sulle vaccinazioni: una holding mezzo sindacale e mezzo commerciale! E tra questi c’è anche qualche avventuriero solitario che, anziché dedicarsi alla degustazione del torrone di Cremona, pretende addirittura di screditare ed intaccare l’onestà di seri Professionisti, che ogni tanto hanno anche scritto per il nostro sito, attraverso un comportamento schizofrenico, vigliacco, non privo di conflitti d’interesse, illudendosi di bloccare la nostra opera informativa.
 
Forse costoro non hanno compreso bene che più proveranno a pestarci i piedi e maggiori saranno le informazioni riservate che rilasceremo al pubblico. Più saranno messi in pratica dei loschi tentativi per fermarci e più tremerà il pavimento sotto i loro piedi. E’ giunta l’ora di pagare il conto per i crimini commessi a danno dei bambini, a causa delle vostre operazioni commerciali, di cui riportiamo a seguire un ulteriore esempio che evidenzia come questa holding non rappresenta il baluardo della salute dei bambini ma li usa come merce di scambio.
 

La promozione del vaccino antipneumococcico Prevenar
Agli inizi di questa storia commerciale, incredibile ma vero, l’Agenzia Italiana del Farmaco [AIFA] aveva chiesto la sospensione della campagna pubblicitaria televisiva e radiofonica che promuoveva la vaccinazione antipneumococco [testimonial prevista Rosanna Lambertucci, patrocinata dalla holding di uno dei maggiori sindacati di pediatria, la Federazione Italiana Medici Pediatri, Fimp]. Una decisione, quella dell’Aifa, che fu sostenuta dalle associazioni a tutela dei consumatori.
 
La campagna era stata presentata con grande scorrettezza, attraverso questo messaggio di fondo:  “tutti i genitori dovrebbero proteggere i propri figli dalla meningite“.
 
La soluzione proposta: far vaccinare tutti i bambini sotto i due anni contro lo pneumococco [uno dei tanti batteri responsabili di una forma di meningite].
 
Un particolare da non trascurare: nei messaggi pubblicitari, molto scorrettamente, non era indicato che lo sponsor della campagna era un’azienda farmaceutica, la Wyeth [ora Pfizer], che, guarda caso, produce proprio il vaccino contro lo pneumococco [Prevenar].
 
La campagna conteneva una serie di informazioni scorrette o taciute, fatto che ancora oggi è ampiamente reiterato da una certa pagina gestita da identica holding:
- in primo luogo, i ceppi di pneumococco contenuti nel vaccino sono responsabili soltanto di una forma di meningite; esistono molte altre forme di meningite, provocate da diversi batteri o virus, contro i quali il Prevenar non può dare alcuna protezione;
- non sono disponibili dati certi sull’incidenza della meningite da pneumococco tra i bambini in Italia, è quindi in pratica impossibile valutare il rischio di contrarre questa malattia [dato importante per stabilire se somministrare o meno un vaccino];
- la copertura data dal vaccino non è totale e neanche sufficientemente nota; dalla documentazione presentata dall’azienda per la registrazione del farmaco, si apprende che tra il 65 e il 79% dei bambini vaccinati dovrebbe ipoteticamente sviluppare anticorpi contro la pneumococco; non si sa però quanto il vaccino serva a eliminare tutte le infezioni da pneumococco; il bambino potrebbe contrarre un’infezione dovuta a uno pneumococco di ceppo diverso da quello contenuto nel vaccino;
- come qualsiasi farmaco, il vaccino non è privo di effetti indesiderati, anche gravi, e lo abbiamo evidenziato tramite i documenti riservati che rivelano altresì le gravi omissioni delle autorità sanitarie
- il vaccino è insolitamente costoso, possiamo confermarlo quando lo abbiamo acquistato per analizzarlo: costa ben 91.85 euro a dose, e devono esserne somministrate da due a tre dosi, a seconda dell’età in cui si comincia la somministrazione.
La campagna patrocinata dalla Fimp, e giustamente bloccata dall’Aifa, era in sostanza una pubblicità, e per di più occulta, di un farmaco, diretta al pubblico.

Un vaccino costoso, a cui è stata concessa nel 2006 la “sperimentazione su bambini sani“, sul quale è documentata la più grande truffa della vaccinopoli italiana, e sul quale mancano da sempre una serie di dati fondamentali: l’efficacia reale e l’incidenza in Italia della malattia da cui dovrebbe proteggere.

Evidentemente a qualcuno vanno male gli affari. Tuttavia, noi siamo per l’informazione da veicolare ai genitori, qualcuno ha optato esclusivamente per i benefici e noi [per par condicio] abbiamo optato prevalentemente per i danni, perché è un diritto sacrosanto sancito dalla Costituzione che i genitori vengano adeguatamente informati, al momento di somministrare il vaccino, sul fatto che non si conosce affatto il profilo di sicurezza e di efficacia di un determinato vaccino nella sua categoria di appartenenza.



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