10 anni fa alle ennesime presidenziali al ballottaggio
sono arrivati due candidati: Viktor Yuscenko che rappresentava gli
interessi della parte occidentale e centrale del paese e Viktor
Yanukovich che aveva l'appoggio incondizionato del Sud-Est. Secondo i
sondaggi dell'opinione pubblica, le possibilità di successo dei
candidati erano più o meno uguali.
Il 21 novembre del
2004 la Commissione elettorale centrale dell'Ucraina ha reso pubblici i
risultati preliminari dell'esito delle presidenziali: ha vinto Viktor
Yanukovich con il vantaggio del 3%. Gli avversari hanno pubblicamente
accusato la squadra dell'oppositore politico di brogli. Sulla piazza
centrale di Kiev, Maidan dell'Indipendenza, sono confluiti centinaia di
sostenitori di Yuscenko. Il loro segno distintivo sono diventate le
sciarpe arancioni, colore della bandiera dello staff elettorale di
Yuscenko. Così in Ucraina è iniziata la Rivoluzione Arancione, i cui
partecipanti nei comizi e sulle barricate conseguivano lo scopo di
rifare le elezioni. Gli organizzatori delle agitazioni popolari avevano
altri scopi, ritiene Igor Shishkin, vice-direttore dell'Istituto dei
paesi della CSI:
Non è stato l'unico motivo e neppure quello principale. E' stato un pretesto. E inoltre il pretesto inventato poiché le successive inchieste giudiziarie non hanno potuto evidenziare alcun broglio in quelle elezioni. Gli avvenimenti odierni in Ucraina dimostrano quale era l'obiettivo della Rivoluzione Arancione. E' stato il primo tentativo di staccare l'Ucraina dalla Russia.
Il tentativo è
fallito. In gran parte perché le speranze dei semplici cittadini, che
hanno sostenuto sinceramente il movimento arancione, sono andate deluse,
ritiene il politologo Mikhail Pogrebinskij, direttore del Centro studi
politici e della conflittologia di Kiev:
Se al posto di Yuscenko fosse stata qualche altra persona più ragionevole allora probabilmente avrebbe potuto raggiungere grandi obiettivi. Yuscenko invece è stato riconosciuto dall'opinione pubblica ucraina il più fallimentare presidente che l'Ucraina avesse mai avuto. La gente che contava sull'avvio della lotta alla corruzione, credendo in un benessere nel futuro, non ha ottenuto niente di tutto questo. La corruzione è perfino aumentata. L'unico ciò che è iniziato era l'estromissione della lingua e della cultura russa da tutte le sfere della vita sociale in Ucraina. Durante la presidenza di Yuscenko ciò è diventato una parte della politica dello stato.
Gli
avvenimenti del 2004 hanno spaccato il paese. L'elite politica
dell'Ucraina, giunta al potere in seguito alla Rivoluzione Arancione,
pure non è riuscita a consolidarsi. I problemi economici sullo sfondo
della frammentazione ideologica della società hanno aiutato le forze
esterne a riportare la gente sul Maidan. Un anno fa, il 21 novembre del
2013, il presidente dell'Ucraina Viktor Yanukovich ha definito il
trattato sull'eurointegrazione non corrispondente agli interessi
economici del paese e ha rimandato la firma di questo documento. La
stessa sera sul Maidan dell'Indipendenza a Kiev sono stati incendiati i
falò e centinaia di persone hanno chiesto il cambio del regime. La
faccenda è stata coronata con un colpo di stato, sostenuto apertamente
dall'Occidente. Ajdar Kurtov, esperto dell'Istituto Russo degli Studi
Strategici, fa notare:
Ciò può essere considerata la continuazione di Maidan-2004 nel senso che anche se i cambiamenti del 2004 non sono risultati completamente soddisfacenti, ma gli avversari geopolitici della Russia hanno tratto le debite conclusioni. Hanno cercato di fare in modo che il secondo tentativo alla fine del 2013 sia stato più potente, più fornita di risorse di diverso genere, tra l'altro anche con il sostegno politico che abbiamo visto durante le visite su Maidan di diversi inviati delle potenze occidentali.
Oggi una delle repubbliche
più ricche quando faceva parte dell'URSS è diventata povera e si è
sprofondata nel caos della guerra civile. Kiev invece festeggia. Il
presidente Petr Poroshenko con il suo decreto ha proclamato il 21
novembre in Ucraina la Giornata della libertà e della dignità.
Nessun commento:
Posta un commento