La questione delle nuove sanzioni alla Russia potrebbe
essere discussa al vertice europeo del 18-19 dicembre. Ciò avverrà se le
milizie del Sud-Est passeranno all’offensiva e cercheranno di occupare
dei nuovi territori. Ma anche in questo caso, come ha precisato il
ministro degli Esteri della Lettonia, Edgars Rinkēvičs, non si tratterà
delle cosiddette sanzioni settoriali, perché le trattative in merito
sono appena cominciate.
La decisione sulle sanzioni
economiche e finanziarie deve essere preceduta da un’attenta analisi e
questo richiede parecchio tempo, fa notare Aleksandr Bovdunov, esperto
presso il Centro di studi conservativi dell’Università Statale di Mosca.
L’UE non è sufficientemente libera nella sua politica estera. Inoltre, i suoi problemi sono in primo luogo di natura istituzionale. È abbastanza difficile raggiungere una decisione comune di fronte alla diversità degli interessi in campo, specie nel contesto della crisi economica. L’UE non riesce neanche ad armonizzare gli interessi nazionali dei suoi membri.
L’ultima discussione a Bruxelles ha
dimostrato che tra i membri dell’UE non c’è unità sul problema della
situazione in Ucraina. Questo fatto è stato riconosciuto dal ministro
degli Esteri polacco Grzegorz Schetyna che tuttavia ha giudicato come
positivo il fatto che il Consiglio sia comunque riuscito a concordare la
dichiarazione finale. La dichiarazione incarica la Commissione europea
di preparare entro la fine del mese in corso le proposte per includere
nelle “liste nere” i leader delle autoproclamate Repubbliche di Donetsk e
Lugansk. “Sarebbe stato peggio se non fossimo riuscitia raggiungere una
posizione comune e dobbiamo essere contenti di quello che è stato
fatto”, - ha detto Schetyna. Secondo il capo della diplomazia polacca,
le divergenze tra i membri dell’UE sono diventate più profonde di quanto
lo erano ancora un mese fa.
Si sa che la Gran Bretagna e
la Polonia invocano nuove sanzioni, mentre Ungheria, Slovacchia, Grecia
e Cipro si oppongono. Non sembrano molto propense alle nuove sanzioni
neanche la Spagna e la Gemania. La posizione di Belgio, Irlanda,
Danimarca e Austria è neutrale, mentre la Serbia ha declinato l’appello
della Commissione europea che la esortava ad aderire alle sanzioni.
Il
politologo Vladimir Zorin rileva che l’Europa ha sottovalutato alcuni
fattori. Per esempio, le sanzioni non hanno avuto un effetto rapido,
come Bruxelles sperava. Una sorpresa per l’UE è stato anche il fatto che
la pressione esercitata su Mosca porti al consolidamento
dell’autorevolezza del potere russo, sottlinea Zorin.
Il tema delle nuove sanzioni segue un percorso sinusoidale, alternando “bastone” e “carota”. È uno strumento di pressione sulla Russia. La nuova fase di questo discorso, quando si comincia a dire che le sanzioni potrebbero essere allentate e che non ci saranno nuove limitazioni, inizia in vista dell’eventuale inasprimento della situazione nel Sud-Est dell’Ucraina, quando la parte ucraina intensificherà i preparativi per un’operazione di forza.
Da parte sua, Valery Ostrovsky dell’Università di San Pietroburgo crede che l’Europa cominci ad essere stufa di due cose.
La prima è certamente la posizione messianica di Obama che crede di essere il “re del mondo”. L’Europa si posiziona come una regione speciale, culla della civiltà, almeno della civiltà europea. In secondo luogo, l’UE segue con attenzione i segnali che arrivano da Kiev. Nelle ultime due settimane il premier Yatsenyuk e il ministro degli Esteri ucraino Klimkin hanno fatto una serie di dichiarazioni dalle quali risulta che l’Europa non capisce Kiev, non capisce la gravità della situazione e non aiuta l’Ucraina in misura sufficiente. Eppure l’Europa capisce che schierandosi in sostegno di Kiev ha fortemente indebolito le proprie posizioni economiche e politiche.
Dal punto di
vista di Vladimir Shapovalov dell’Università Umanitaria di Mosca, l’UE
si è cacciata da sola in un angolo e ora sta cercando di mantenere la
faccia.
È del tutto ovvio che prima o poi ci sarà il ritorno alla sobrietà. Le valutazioni e i giudizi dovranno diventare più oggettivi. Persino considerando l’influenza che gli USA hanno sull’opinione pubblica europea, è impossibile protrarre all’infinito lo stato di “mobilitazione russofoba” in cui si sono trovati i vertici dell’UE.
L’UE
comincia già a cercare soluzioni per rimediare alla situazione. Il capo
della diplomazia europea, Federica Mogherini, ha comunicato che sta
esaminando la possibilità di rilanciare il dialogo con Mosca ed è
persino pronta a recarsi nella capitale russa. Secondo la Mogherini, di
per se le sanzioni alla Russia non permetteranno di risolvere la crisi
in Ucraina.
Anche il ministro degli esteri della
Germania, Frank-Walter Steinmeier ha rilevato che “occorre probabilmente
cercare dei nuovi approcci per ridurre la tensione nei rapporti con la
Russia”. Un approccio nuovo protrebbero essere i contatti tra
rapprsentanti dell’UE e dell’Unione eurasiatica.
Martedì
il capo della diplomazia russa Sergej Lavrov ha osservato che la linea
dell’UE nel problema della crisi ucraina palesa i tentativi di scaricare
la propria responsabilità, il che compromette la fiducia in Europa.
“Speriamo che il punto di non ritorno non sia stato ancora superato, -
ha rilevato Lavrov. – Siamo interessati a uno sviluppo progressivo delle
nostre relazioni”.
Nessun commento:
Posta un commento