La
neorieletta presidentessa del Brasile Dilma Rousseff è sopravvissuta
alla massiccia campagna di disinformazione del dipartimento di Stato USA
per il ballottaggio contro Aecio Neves, sostenuto dagli Stati Uniti,
del 26 ottobre. Tuttavia, è già chiaro che Washington ha avviato un
nuovo assalto a una dei principali leader del BRICS, gruppo non
allineato delle economie emergenti di Brasile, Russia, India, Cina, Sud
Africa. Con la vera e propria guerra finanziaria degli Stati Uniti per
indebolire la Russia di Putin e una serie di destabilizzazioni contro la
Cina, fra cui la recente “rivoluzione degli ombrelli” a Hong Kong
finanziata dagli USA, sbarazzarsi della presidentessa socialista del
Brasile è una priorità assoluta per fermare l’emergente polo contrario
al Nuovo Ordine Mondiale di Washington. La ragione per cui Washington
vuole sbarazzarsi di Rousseff è chiara.
La Presidentessa è uno dei
cinque capi dei Paesi BRICS ad aver firmato la creazione della Banca di
Sviluppo da 100 miliardi di dollari e la riserva valutaria di altri 100
miliardi di dollari. Sostiene anche una nuova valuta di riserva
internazionale per integrare ed eventualmente sostituire il dollaro. In
Brasile è sostenuta da milioni di brasiliani dal basso reddito sottratti
alla povertà dai suoi programmi, in particolare la Bolsa Familia, programma di sussidio economico per madri e famiglie a basso reddito.
La Bolsa Familia
ha liberato 36 milioni di famiglie dalla povertà, tramite la politica
economica di Rousseff e del suo partito, spaventando Wall Street e
Washington. Il suo rivale sostenuto dagli Stati Uniti, Aécio Neves, del
partito socialdemocratico brasiliano (Partido da Social Democracia Brasileira
– PSDB), serve gli interessi dei magnati e dei loro alleati di
Washington. Il capo consigliere economico di Neves, che sarebbe
diventato ministro delle Finanze con una presidenza Neves, era Arminio
Fraga Neto, caro amico ed ex-socio di Soros e del suo hedge fund
Quantum. Consulente di Neves e ministro degli Esteri probabile se avesse
vinto, era Rubens Antonio Barbosa, ex-ambasciatore del Brasile a
Washington e oggi Senior Director dell’ASG di San Paolo.
L’ASG è la
società di consulenza di Madeline Albright, ex-segretaria di Stato degli
Stati Uniti durante il bombardamento della Jugoslavia nel 1999.
Albright dirige il principale think-tank statunitense, il Council on Foreign Relations,
ed è anche presidente della prima ONG delle “rivoluzioni colorate” del
governo degli Stati Uniti, National Democratic Institute (NDI). Non
sorprende che Barbosa in campagna chiedesse il rafforzamento dei
rapporti Brasile-USA e la riduzione dei forti legami Brasile-Cina
sviluppati da Rousseff dopo le rivelazioni sullo spionaggio della NSA
degli USA verso Rousseff e il suo governo.
Appaiono scandali sulla corruzione
Durante l’aspra campagna elettorale tra Rousseff e Neves, l’opposizione di Neves diffuse voci secondo cui Rousseff, che finora non era mai stata collegata alla corruzione, così comune nella politica brasiliana, fosse implicata in uno scandalo che coinvolge il gigante petrolifero statale, Petrobras. A settembre, un ex-direttore Petrobras affermò che i membri del governo Rousseff avevano ricevuto commissioni su contratti del gigante petrolifero utilizzati per comprare il supporto del Congresso. Rousseff era nel consiglio di amministrazione della società fino al 2010. Ora, il 2 novembre, pochi giorni dopo la sofferta vittoria di Rousseff, la principale società di revisione contabile degli Stati Uniti, PriceWaterhouseCoopers, si rifiutava di firmare gli utili del terzo trimestre della Petrobras.
Durante l’aspra campagna elettorale tra Rousseff e Neves, l’opposizione di Neves diffuse voci secondo cui Rousseff, che finora non era mai stata collegata alla corruzione, così comune nella politica brasiliana, fosse implicata in uno scandalo che coinvolge il gigante petrolifero statale, Petrobras. A settembre, un ex-direttore Petrobras affermò che i membri del governo Rousseff avevano ricevuto commissioni su contratti del gigante petrolifero utilizzati per comprare il supporto del Congresso. Rousseff era nel consiglio di amministrazione della società fino al 2010. Ora, il 2 novembre, pochi giorni dopo la sofferta vittoria di Rousseff, la principale società di revisione contabile degli Stati Uniti, PriceWaterhouseCoopers, si rifiutava di firmare gli utili del terzo trimestre della Petrobras.
PWC ha richiesto un’ampia inchiesta sullo scandalo della corruzione che riguarda la società petrolifera statale. PriceWaterhouseCoopers
è una società di revisione contabile degli Stati Uniti coinvolta in
diversi scandali. Per 14 anni coprì le frodi nel gruppo assicurativo
AIG, al centro della crisi finanziaria degli Stati Uniti del 2008. E la
Camera dei Lord inglese nel 2011 criticò PWC per non aver indicato i
rischi dell’azione della Northern Rock Bank, maggiore
catastrofe immobiliare nella crisi finanziaria della Gran Bretagna del
2008, un cliente che doveva essere soccorso dal governo del Regno Unito.
Gli attacchi contro Rousseff aumenteranno, possiamo essere sicuri.
La strategia globale di Rousseff
Non è solo l’alleanza di Rousseff con i Paesi BRICS che l’ha resa bersaglio della destabilizzazione di Washington. Sotto la sua presidenza, il Brasile si allontana rapidamente dalla vulnerabilità alla sorveglianza elettronica dell’US NSA. Alcuni giorni dopo la sua rielezione, la statale Telebras annunciava l’intenzione di costruire un grande cavo sottomarino per telecomunicazioni in fibra ottica con il Portogallo, attraverso l’Atlantico.
Non è solo l’alleanza di Rousseff con i Paesi BRICS che l’ha resa bersaglio della destabilizzazione di Washington. Sotto la sua presidenza, il Brasile si allontana rapidamente dalla vulnerabilità alla sorveglianza elettronica dell’US NSA. Alcuni giorni dopo la sua rielezione, la statale Telebras annunciava l’intenzione di costruire un grande cavo sottomarino per telecomunicazioni in fibra ottica con il Portogallo, attraverso l’Atlantico.
Il cavo previsto da Telebras
coprirà le 3500 miglia da Fortaleza al Portogallo. È una rottura netta
nelle comunicazioni transatlantiche con il dominio tecnologico degli
Stati Uniti. In particolare, il presidente di Telebras
Francisco Ziober Filho ha detto in un’intervista che il progetto del
cavo sarà realizzato senza aziende statunitensi. Le rivelazioni di
Snowden sulla NSA, nel 2013, tra l’altro svelarono i legami intimi delle
principali aziende strategiche dell’IT, come Cisco Systems, Microsoft e altre, con la comunità d’intelligence degli Stati Uniti e dichiarò che “La
questione dell’integrità e della vulnerabilità dei dati è sempre una
preoccupazione per qualsiasi azienda di telecomunicazioni“.
Il
Brasile reagì alle fughe della NSA facendo verifiche approfondite sulle
apparecchiature di fabbricazione straniera per verificare la
vulnerabilità della sicurezza e accelerò il passaggio del Paese verso
tecnologia affidabile, secondo il capo di Telebras. Finora
quasi tutto il traffico transatlantico IT passa dalle coste orientali
degli Stati Uniti a Europa ed Africa, con grande vantaggio per lo
spionaggio di Washington. Reagendo alle rivelazioni di Snowden, il
governo Rousseff dispose la risoluzione dei contratti con Microsoft Outlook
per i servizi di posta elettronica. Rousseff dichiarò di voler
“impedire un possibile spionaggio”.
Invece il Brasile adottava
nazionalmente un proprio sistema di posta elettronica chiamato Expresso, sviluppato dal Serviço Federal di Processamento de Dados (Serpro) statale. Expresso è già utilizzato da 13 dei 39 ministeri del Paese. Il portavoce del Serpro Marcos Melo, dichiarò: “Expresso è al 100 per cento sotto il nostro controllo“.
Vero o no, è chiaro che Rousseff e il suo partito guidano il Brasile
verso ciò che ritengono il meglio per gli interessi nazionali del
Brasile.
Cruciale geopolitica petrolifera
Il Brasile molla anche il dominio anglo-statunitense sul suo petrolio e gas. Alla fine del 2007 Petrobras scopriva ciò che viene indicato come nuovo gigantesco giacimento offshore di petrolio di alta qualità sulla piattaforma continentale brasiliana, sul bacino di Santos. Da allora, Petrobras ha creato 11 pozzi di petrolio nel bacino di Santos, tutti riusciti. Solo a Tupi e Iara, Petrobras stima che 8/12 miliardi di barili di petrolio siano recuperabili, quasi raddoppiando le attuali riserve di petrolio del Brasile. In totale la piattaforma continentale del Brasile può contenere oltre 100 miliardi di barili di petrolio, trasformando il Paese in una grande potenza petrolifera e gasifera, per cui Exxon e Chevron, i giganti del petrolio degli Stati Uniti, hanno fatto di tutto per controllare.
Il Brasile molla anche il dominio anglo-statunitense sul suo petrolio e gas. Alla fine del 2007 Petrobras scopriva ciò che viene indicato come nuovo gigantesco giacimento offshore di petrolio di alta qualità sulla piattaforma continentale brasiliana, sul bacino di Santos. Da allora, Petrobras ha creato 11 pozzi di petrolio nel bacino di Santos, tutti riusciti. Solo a Tupi e Iara, Petrobras stima che 8/12 miliardi di barili di petrolio siano recuperabili, quasi raddoppiando le attuali riserve di petrolio del Brasile. In totale la piattaforma continentale del Brasile può contenere oltre 100 miliardi di barili di petrolio, trasformando il Paese in una grande potenza petrolifera e gasifera, per cui Exxon e Chevron, i giganti del petrolio degli Stati Uniti, hanno fatto di tutto per controllare.
Nel 2009 secondo cablogrammi diplomatici statunitensi
pubblicati da Wikileaks, Exxon e Chevron
furono contattati dal Consolato degli Stati Uniti a Rio per tentare,
invano, di modificare una legge proposta dal mentore e predecessore di
Rousseff nel Partito Lavoratori del Brasile, il Presidente Luis Inacio
Lula da Silva, o Lula. La legge del 2009 dava all’operatore statale
Petrobras tutti i lotti off-shore. Washington e i giganti del petrolio
degli Stati Uniti erano furiosi per aver perso il controllo sulla
maggiore scoperta di petrolio degli ultimi decenni.
A peggiorare le
cose, per Washington, non solo Lula cacciò ExxonMobil e Chevron dal controllo, a favore della Petrobras
statale, ma anche aprì il Brasile all’esplorazione petrolifera cinese.
Nel dicembre 2010, uno dei suoi ultimi atti da presidente fu
supervisionare la firma dell’accordo tra la compagnia energetica
brasiliana-spagnola Repsol e la cinese Sinopec. Sinopec costituì una joint-venture, Repsol Sinopec Brasil, investendo più di 7,1 miliardi di dollari nella Repsol Brasile. Già nel 2005 Lula aveva approvato la formazione del Sinopec International Petroleum Service of Brazil Ltd. nell’ambito della nuova alleanza strategica tra Cina e Brasile, precursore dell’attuale organizzazione dei BRICS.
Washington non è contenta
Nel 2012 l’esplorazione congiunta tra Repsol Brasil Sinopec, Statoil e Petrobras, fece una nuova importante scoperta nel Pao de Açúcar, il terzo del lotto BM-C-33 che include Sedile e Gávea, quest’ultimo una delle 10 maggiori scoperte mondiali nel 2011. Le compagnie petrolifere statunitensi e inglesi non avevano nessun ad assistervi. Mentre i rapporti tra governo Rousseff e Cina, così come Russia e gli altri partner BRICS si approfondivano, nel maggio del 2013 il vicepresidente statunitense Joe Biden fece un viaggio in Brasile dedicato a petrolio e gas. Incontrò la Presidentessa Dilma Rousseff, succeduta al mentore Lula nel 2011. Biden incontrò anche le principali imprese energetiche del Brasile, tra cui Petrobras.
Nel 2012 l’esplorazione congiunta tra Repsol Brasil Sinopec, Statoil e Petrobras, fece una nuova importante scoperta nel Pao de Açúcar, il terzo del lotto BM-C-33 che include Sedile e Gávea, quest’ultimo una delle 10 maggiori scoperte mondiali nel 2011. Le compagnie petrolifere statunitensi e inglesi non avevano nessun ad assistervi. Mentre i rapporti tra governo Rousseff e Cina, così come Russia e gli altri partner BRICS si approfondivano, nel maggio del 2013 il vicepresidente statunitense Joe Biden fece un viaggio in Brasile dedicato a petrolio e gas. Incontrò la Presidentessa Dilma Rousseff, succeduta al mentore Lula nel 2011. Biden incontrò anche le principali imprese energetiche del Brasile, tra cui Petrobras.
Mentre poco fu detto pubblicamente,
Rousseff si rifiutò di adattare la legge sul petrolio del 2009 secondo
Biden e Washington. Pochi giorni dopo la visita di Biden vi furono le
rivelazioni di Snowden sulla NSA degli Stati Uniti che spiava Rousseff e
gli alti funzionari di Petrobras. Livida denunciò
l’amministrazione Obama a settembre, all’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite, per aver violato il diritto internazionale. Cancellò la
visita in programma a Washington per protesta. Dopo di che le relazioni
USA-Brasile si congelarono.
Prima della visita di Biden, nel maggio
2013, Dilma Rousseff aveva il 70% di approvazione. Meno di due settimane
dopo che Biden aveva lasciato il Brasile, esplosero le proteste
nazionali di un gruppo ben organizzato chiamato Movimento Passe Livre,
contro l’aumento nominale di 10 centesimi del biglietto degli autobus,
portando il Paese quasi a una battuta d’arresto molto violenta. Le
proteste avevano il segno distintivo della tipica “rivoluzione colorata”
o destabilizzazione via twitter che segue Biden ovunque passi.
In poche settimane la popolarità di Rousseff crollò al 30%.
Washington
chiaramente avvertiva Rousseff che doveva cambiare rotta o affrontare
gravi problemi. Ora che è stata rieletta sconfiggendo gli oligarchi di
destra e l’opposizione ben finanziata, Washington chiaramente prova con
rinnovata energia a liberarsi di un altro leader dei BRICS nel tentativo
sempre più disperato di mantenere lo status quo. Sembra che il mondo
non scatti più sull’attenti come nei decenni passati, quando Washington
dava gli ordini. Il 2015 sarà un’avventura non solo per il Brasile, ma
per il mondo intero.
F. William Engdahl New Eastern Outlook
William Engdahl
è consulente di rischio strategico e docente laureatosi in politica
dalla Princeton University ed autore di best-seller su petrolio e
geopolitica, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2014/11/18/la-presidentessa-del-brasile-prossimo-obiettivo-brics-di-washington/
Nessun commento:
Posta un commento