venerdì 28 novembre 2014

Putin: “Non minacciamo nessuno, ma guai a chi ci provoca!”

Putin: “Non minacciamo nessuno, ma guai a chi ci provoca!”

Il 26 novembre, incontrando a Sochi i dirigenti delle Forze armate, Vladimir Putin ancora una volta ha spiegato con molta chiarezza la posizione della Russia sui problemi di politica internazionale.
 
Il messaggio politico è questo: Mosca non intende aggredire nessuno, ma non permetterà neanche di coinvolgerla in intrighi geopolitici.

Questa dichiarazione del presidente russo, come del resto tutte le altre degli ultimi tempi, s’inquadra nell’analisi della situazione in Europa, in rapida evoluzione dopo l’inizio della crisi attorno all’Ucraina
Putin ha fatto capire la Russia non sta dimostrando alcuna aggressività, ma è pronta a dinfendere la sua sicurezza e quella dei suoi amici con tutti i mezzi che saranno necessari.
Non minacciamo nessuno e non intendiamo intervenire in intrighi geopolitici di qualunque tipo e, tanto meno, nei conflitti, per quanto qualcuno cercasse di coinvolgerci. Al tempo stesso dobbiamo difendere in maniera sicura la sovranità e l’integrità della Russia e la sicurezza dei nostri alleati. In modo particolare attiro la vostra attenzione sulla necessità di usare un approccio integrato per coordinare gli sforzi di tutti gli organismi statali nell’ambito dell’assolvimento dei compiti relativi alla sicurezza del paese.
A Sochi Vladimir Putin ha tenuto una serie di importanti incontri con i militari della Russia, dedicati ai problemi dello sviluppo delle Forze armate e della pianificazione militare. Questi incontri si sono tenuti a un paio di settimane dalla data in cui saranno rese pubbliche le modifiche della dottrina militare della Russia. La dottrina attuale è stata varata nel 2010, ma la crescente aggressività della NATO, la dislocazione dello scudo missilistico degli USA in Europa, e l’avventurismo con cui la NATO e Washington si comportano in Ucraina, hanno cambiato profondamente la natura delle minacce militari e delle sfide geopolitiche.

Gli esperti capiscono tutto, rileva Vladimir Shtol, docente all’Accademia del servizio pubblico presso il presidente della Russia. Dall’inizio degli anni 2000 si è cercato con insistenza di coinvolgere la Russia nella guerra in Afghanistan, poi in Libia, nel conflitto tra l’Occidente e l’Iran e, infine, nel conflitto in Siria. Adesso gli USA stanno cercando di trasformare la crisi ucraina in un focolaio di tensione permanente. Secondo Vladimir Shtol, la nuova dottrina darà a Mosca dei nuovi strumenti per manovrare nella situazione geopolitica, che sta cambiando rapidamente, e dei punti di riferimento più netti.
Innanzitutto dovrà significare la fine della dipendenza dalle importazioni, la sostituzione delle importazioni con prodotti locali, l’uso prevalente delle proprie realizzazioni tecnico-scientifiche e una maggiore attenzione per l’attività di ricerca e sviluppo. La dottrina deve prevedere il perfezionamento dello scudo nucleare del paese e l’ulteriore sviluppo degli armamenti convenzionali. In via di principio, non ci sarà nulla di nuovo, solo che sarà nettamente accentuata l’importanza della componente militare della politica estera.
Dopo il golpe a Kiev e l’inizio della nuova avanzata della NATO in direzione dei confini della Russia, gli esperti russi hanno cominciato a dire apertamente che i concetti troppo diplomatici della vecchia dottrina non erano più adeguati perché non si è avverata la speranza di un autentico partenariato con gli USA e la NATO. Ora che i rapporti con l’Occidente sono diventati molto più tesi, è necessario specificare quali sono e da chi vengono le minacce.

Inoltre, la nuova dottrina regolamenterà in maniera più precisa la presenza nell’Artico, la creazione delle forze di difesa spaziale e l’attività di sviluppo delle produzioni a sostituzione dei prodotti importati.
 

Andrey Fediašin 


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