giovedì 27 novembre 2014

L'ecumenismo nel Nuovo Testamento

 
In un vecchio articolo sulla figura di Gesù nei Vangeli canonici, ho ricordato la presenza di diverse frasi ed episodi che mostrano Gesù come un profeta ebraico che predica agli ebrei. Emblematiche sono le parole del vangelo secondo Matteo, capitolo 10: 5-6
Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.
Fanno contraltare diverse altre frasi ed episodi di tenore opposto, come ad esempio il passo dello stesso Vangelo di Matteo, capitolo 8: 5-13, un passaggio, da notare, che precede quello appena citato (a segno che non si può nemmeno parlare di una graduale modifica dell'insegnamento di Gesù che dopo avere predicato agli Ebrei si rivolge anche al resto del mondo):
Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò». Ma il centurione riprese: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va', ed egli va; e a un altro; Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa». All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Và, e sia fatto secondo la tua fede». In quell'istante il servo guarì.
Ancora in Matteo 24: 14, nel famoso "discorso sulla fine dei tempi", leggiamo 
Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.
Similmente in Giovanni 10: 16 leggiamo:
E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.
E ancora in  Giovanni 4: 1-41 si legge di Gesù che incontra una Samaritana e le offre le sue parole salvifiche, poi condivise con il resto della gente di quella città (notare la differenza con la citazione di apertura).

Chi come me ha letto per intero le profezie dell'Antico Testamento sa bene per altro che in esse si trovano soprattutto visioni nazionalistiche e guerrafondaie della Grande Israele che soggioga tutte le nazioni vicine, ma anche visioni più idilliache in cui la centralità di Israele è vista più sotto un profilo spirituale, ed emergono persino visioni ecumeniche della fine dei tempi, quando Dio Padre porterà la pace su questa Terra dopo una lunga tribolazione.

Ciò è evidente soprattutto nel libro di Isaia, che secondo gli stessi studiosi cristiani è derivato da una giustapposizione e sovrascrittura di elementi di Isaia stesso, del Deutero-Isaia e di altri compilatori successivi. In tale libro leggiamo che Israele ed il suo popolo devono essere pii, tenere fede all'allenza speciale col loro Dio esclusivo, non cercare alleanze con altri popoli (fedeli ad altri dei) e aspettare che il Dio degli Ebrei come ricompensa renda grande la nazione di Israele, ovvero che faccia di Israele un paese che vince le guerre e che ingrandisce e rende saldi i suoi confini. 

Ma nello stesso libro di Isaia troviamo scritto, nel capitolo 66: 18-21
Io verrò a radunare tutti i popoli e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria. Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle genti di Tarsis, Put, Lud, Mesech, Ros, Tubal e di Grecia, ai lidi lontani che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunzieranno la mia gloria alle nazioni. Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutti i popoli come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari al mio santo monte di Gerusalemme, dice il Signore, come i figli di Israele portano l'offerta su vasi puri nel tempio del Signore. Anche tra essi mi prenderò sacerdoti e leviti, dice il Signore.


Esposti fin qui i dati veniamo alla loro analisi. Le possibili interpretazioni sono tre:
1) Gesù era un nella migliore delle ipotesi, un mistico, un profeta apocalittico, che come molti altri profeti apocalittici aveva un che di sciamanico, intuiva il futuro in base a visioni e precognizioni che non sempre erano coerenti le une con le altre. Tale interpretazione, che di sicuro ridimensiona la pretesa divinità di questo essere umano, si basa su quanto già esposto negli articoli sulle visioni del profeta Ezechiele, e sull'Apocalisse
2) Vi è stata una intenzionale adulterazione dei testi originali, con l'introduzione di aggiunte posticce. Sappiamo bene che nessuna copia originale dei vangeli (o della supposta fonte Q) è in nostro possesso, ed è forte il sospetto che la nascente teologia "cattolica" di Paolo di Tarso abbia cercato di adattare il testo evangelico alle proprie esigenze, forzando l'originale giudaismo della predicazione di Gesù.  
3) Non ad una sola persona sono attribuibili parole e gesta narrate nei Vangeli, ma a due distinti personaggi: un predicatore/profeta, leader spirituale, ed un leader politico indipendentista rivoluzionario antiromano. Per approfondimenti su tale interpretazione vedi: 

Errori, incoerenze e altri misteri che si celano dietro il processo e la crocifissione di Gesù


Rileggendo i vangeli canonici in maniera sincronica (ovvero confrontando per ogni episodio le versioni dei diversi vangeli) si scoprono cose davvero interessanti, ma soprattutto differenze e contraddizioni che lasciano pesanti ombre di dubbio sulla veridicità di quei resoconti.

Ad esempio nei primi due vangeli (Matteo e Marco) leggiamo che assieme a Gesù furono crocifisse altre due persone "che lo insultarono", mentre nel Vangelo secondo San Luca troviamo la storia (decisamente molto più bella e poetica ma non per questo più vera) del pentimento del secondo "ladrone"; il vangelo di Giovanni da parte sua non fa cenno alcuno alle parole degli altri due condannati alla crocifissione.

E andando più indietro quando Pilato (secondo il resoconto evangelico) si fa convincere (cedendo alle pressioni del sinedrio) a far giustiziare Gesù, troviamo ancora Marco e Matteo concordi nell'affermare che Gesù fu da Pilato affidato alle guardie. Nei Vangeli di Luca e Giovanni invece troviamo scritto che Pilato affidò Gesù ai rappresentanti del popolo ebreo affinché ne facessero ciò che volevano.

Qualcuno opinerà che si tratta di dettagli non sostanziali nell'economia complessiva della storia della Redenzione, ma se questi due dettagli sono discordi vuol dire che 2 vangeli su 4 sbagliano piuttosto spesso; quanti saranno i dettagli errati o inventati?

Come se non bastasse c'è da chiedersi perché mai il sommo sacerdote ed il sinedrio avessero bisogno del consenso di un rappresentante del'imperatore per sbrigare quella che agli occhi dei romani doveva apparire una faccenda interna di cui difficilmente si sarebbero immischiati: la stessa tradizione cristiana narra di Stefano lapidato dagli ebrei poco dopo la morte di Gesù nello stesso racconto evangelico si legge di un'adultera che è stata salvata da sicura morte per lapidazione proprio dall'intervento di Gesù.
 
Ponzio Pilato nel racconto evangelico viene descritto come un uomo facilmente condizionabile dagli umori degli ebrei sottomessi, cosa ben poco aderente alla realtà dei fatti ed alle testimonianze dello storico Giuseppe Flavio. Tutta la faccenda della liberazione di Barabba in cambio della condanna di Gesù d'altronde, sembra ben poco coerente con le abitudini dei dominatori romani, che non hanno mai concesso un'amnistia in occasione di una festività dei popoli sottomessi. Dal momento che Barabba era verosimilmente un rivoluzionario antiromano (arrestato durante un tumulto nel corso del quale era morto un uomo, testimoniano i vangeli) il racconto evangelico appare ancora più difficile da credere.

Se poi pensiamo che ladrones ("ladroni") è la parola utilizzata in latino per indicare i ribelli (anche i fascisti in epoca più tarda usarono chiamare "banditi" i partigiani che si ribellavano al regime) potrebbe finalmente avere senso la crocifissione di tre ribelli che avevano intrapreso un'azione armata contro i romani. Solo che a questo punto sembra ci sia stato, nella narrazione evangelica, uno scambio di identità tra un leader spirituale ed un leader nazionalista.

In effetti ci sono antiche versioni del vangelo ove si precisa che in seguito ad un tumulto era stato arrestato un uomo famoso soprannominato Barabba e chiamato Gesù, ed il nome Bar Abbà in aramaico significa figlio del padre (come Barnaba significa figlio di Naba e come in altra lingua Olafson significa figlio di Olaf). Gesù a sua volta nel vangelo viene detto Figlio di Dio (secondo il vangelo quando Caifa chiede a Gesù "sei tu il figlio di Dio?" egli  risponde "tu l'hai detto"), ma siccome gli ebrei non possono nominare il nome di Dio sono costretti ad utilizzare altre locuzioni, e ben sappiamo che Gesù si riferiva a Dio chiamandolo Padre: Gesù era quindi identificabile con la locuzione Bar Abbà, figlio del padre.

Pagina 101 del Novum Testamentum Graece et Latine (a cura di A. Merk, Istituto Biblico Pontificio, Roma, 1933): Iesoûs Barabbàs
Come giustamente osserva David Donnini
Dal rebus di Gesù e Barabba non scaturisce invece una soluzione su chi siano state queste due persone. Erano veramente due? Si tratta di una persona sola che ha subito uno sdoppiamento, come tanti altri personaggi della narrazione evangelica? Si tratta di due persone i cui nomi, titoli, ruoli e responsabilità sono stati intrecciati e confusi negli interessi della contraffazione storica? Sono forse i due aspiranti messia degli esseno-zeloti, quello di Israele (il capo politico) e quello di Aronne (il capo spirituale)? Se Gesù Barabba è il prigioniero che fu liberato, dobbiamo credere che Gesù non è mai stato crocifisso, coerentemente con quanto sostenuto dalla tradizione coranica e da altre tradizioni? 
Per meglio comprendere le incoerenze presenti nei testi dei vangeli canonici molto probabilmente occorre pensare al fatto che l'ideologia cristiana originaria (di matrice ebraica e fortemente antiromana) sia stata pian piano soppiantata da una "revisione" ad opera di Paolo di Tarso, con successivi correttivi ad opera della nascente chiesa cattolica.

Secondo lo studioso David Donnini nei vangeli troviamo diverse componenti stratificate (né più né meno di come succede per il vecchio testamento):
a - tradizioni risalenti al messianismo ebraico;
b - tradizioni risalenti alle sette cosiddette giudeo-cristiane (in cui possiamo collocare la testimonianza di alcuni seguaci diretti di Gesù), che esistevano originariamente in forma orale o scritta nelle lingue semitiche (aramaico ed ebraico);
c - tradizioni orali, prodotte dall'insegnamento di San Paolo in contrasto con gli apostoli diretti di Gesù (Simone e Giacomo);
d - tradizioni scritte, prodotte da seguaci di San Paolo, che hanno operato in ambienti romani o ellenistici e che hanno scritto in greco;
e - correzioni e aggiunte effettuate nel corso dell'opera progressiva di canonizzazione da parte dei cosiddetti Padri della Chiesa;
f - ulteriori correzioni e aggiunte conseguenti alle formulazioni teologiche scaturite dal concilio di Nicea, voluto da Costantino nel quarto secolo;
g - correzioni successive effettuate nel corso delle traduzione dal greco antico alle versioni comunemente lette nelle lingue moderne (sono state ritoccate alcune frasi e sono stati aggiunti titoli di paragrafi che non esistono nelle versioni originali).

fonte: http://scienzamarcia.blogspot.it/2014/11/lecumenismo-nel-nuovo-testamento.html  
http://scienzamarcia.blogspot.it/2012/08/errori-incoerenze-e-altri-misteri-che.html

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