Esistono persone e gruppi di esseri umani ancora vivi, creativi e positivi. Accade in
Valle d’Aosta ove un gruppo di famiglie accorte, motivate ed amorevoli verso la
loro prole ha deciso di abbandonare il sistema centrale dell’educazione dell’obbligo
per optare per una forma alternativa di educazione dei propri figli.
La
proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza genitoriale è
il famigerato ed illegale decreto Lorenzin/Gentiloni sulle vaccinazioni
forzate, quell’abominio coercitivo degno di uno stato totalitario qual è la ‘Republic
of Italy Spa’. L’articolo:
Vaccini, famiglie ribelli in Valle d’Aosta: “No all’obbligo, educhiamo i figli in casa”. In Italia l’homeschooling è in crescita
Una cinquantina di mamme e papà hanno annunciato di
voler puntare su un’istruzione differente per i loro figli, progettando una
scuola parentale. Ecco la diffusione, la legislazione e le certificazioni
richieste per questo tipo (previsto dalla costituzione) di obbligo scolastico. In questa scuola pubblica non ci sentiamo
liberi, ce ne andiamo”.
Gli ultimi dissidenti del sistema d’istruzione
italiano sono una cinquantina di famiglie della Valle d’Aosta che si
sono conosciute nell’ambito del movimento nato contro l’obbligo vaccinale.
Mamme e papà che si sono sentiti obbligati dallo Stato e che hanno scoperto di
avere il desiderio di un’istruzione differente per i loro figli. Una
scelta per evitare la vaccinazione obbligatoria e assicurare
l’istruzione ai bambini che potrebbe ben presto essere seguita da molti altri
genitori in tutt’Italia.
“Per ora – spiega Stefano Minetti, presidente
dell’associazione “Pro libera scelta Vda” – siamo circa cinquanta famiglie ma
molto dipende da come si comporterà lo Stato a marzo: se quei bambini saranno
sbattuti fuori dalle aule potrebbero decidere di fare scuola parentale. I genitori sono preoccupati e scettici”.
Numeri che vanno a sommarsi ai tanti che in Italia hanno già fatto questa scelta: solo nell’ultimo anno scolastico il ministero ha registrato 1.226 alunni in istruzione parentale. Per la precisione: 438 alla scuola primaria, 475 alla secondaria di primo grado e 313 alle superiori. Un fenomeno che è sempre più in espansione.
Numeri che vanno a sommarsi ai tanti che in Italia hanno già fatto questa scelta: solo nell’ultimo anno scolastico il ministero ha registrato 1.226 alunni in istruzione parentale. Per la precisione: 438 alla scuola primaria, 475 alla secondaria di primo grado e 313 alle superiori. Un fenomeno che è sempre più in espansione.
Non stiamo parlando di numeri allarmanti ma dall’anno
scolastico 2014/2015 ad oggi (unici dati disponibili) c’è stato un netto
aumento delle famiglie che hanno fatto questa scelta. Tre anni fa alle
elementari erano 307 i bambini che venivano educati a casa.
Mentre va
registrato un calo alle medie: se nel 2014, infatti, erano 638, nel 2015 sono
calati a 337 per aumentare di nuovo lo scorso anno a 475. Quest’anno l’obbligo
vaccinale potrebbe portare di nuovo ad un incremento.
Le regioni dove vi sono più alunni che abbandonano la
scuola pubblica sono la Campania (228 alunni in istruzione parentale);
il Trentino Alto Adige (160), la Sicilia (133) e la Lombardia (119).
In Molise,
invece, non vi è una sola famiglia che ha fatto questa scelta, in Basilicata
sono solo quattro e sei in Calabria. In Italia la scuola parentale è
garantita dall’articolo trenta della Costituzione (“È diritto e dovere dei
genitori mantenere, istruire ed educare i propri figli”) che dà il compito a
mamma e papà di scegliere come insegnare ai figli a leggere, scrivere e far di
conto.
Chi opta per questa strada è sottoposto solo alla
legislazione italiana non a norme regionali o locali. In caso di istruzione
parentale, i genitori dell’alunna o dell’alunno, ovvero coloro che esercitano
la responsabilità genitoriale, sono tenuti a presentare annualmente la comunicazione
preventiva al dirigente scolastico del territorio di residenza.
Questi
studenti sostengono annualmente l’esame di idoneità per il passaggio alla
classe successiva in qualità di candidati esterni presso una scuola statale o
paritaria, fino all’assolvimento dell’obbligo di istruzione.
Dal punto di vista
legislativo la garanzia dell’assolvimento del dovere all’istruzione avviene
attraverso l’autocertificazione dei genitori di avere le capacità
tecniche ed economiche per provvedere all’educazione dei propri figli.
Famiglia e direzione scolastica si accordano su una
data in cui i genitori e lo studente presenteranno il lavoro svolto durante
l’anno scolastico. La programmazione delle famiglie è tenuta a seguire le
linee guida nazionali del Miur e non i singoli programmi della scuola di
riferimento.
Di fatto il panorama degli “homeschoolers” è vario.
C’è chi ha scelto di essere “duro e puro” e non adotta alcun libro
scolastico, non ha orari definiti e chi invece decide per una via di mezzo,
istruendo i figli tra le mura di casa ma prendendo come punto di riferimento i
testi adottati dai compagni. La terza strada, infine, è quella di chi si affida
a degli esperti, a degli insegnanti che si prendono in carico un piccolo
gruppo di bambini.
In Valle D’Aosta non hanno ancora deciso che strada
prendere: “Non facciamo scissioni per partito preso. Siamo partiti dal tema dei
vaccini pensando che un tema così delicato non può essere trattato come un
trattamento sanitario obbligatorio ma mentre ragionavamo abbiamo capito che
in Italia è necessario fare scelte di libertà anche per quanto riguarda
l’istruzione dei figli.
Il nostro progetto di scuola parentale nascerà
in Valle D’Aosta in un luogo raggiungibile a tutti. Non vogliamo fare una
scuola privata saremmo felici che ci fosse la scuola pubblica che ci offre una
pedagogia in linea con la società che viviamo”, spiega Minetti.
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