venerdì 15 settembre 2017

Esempi di Resistenza Attiva

 
Esistono persone e gruppi di esseri umani ancora vivi, creativi e positivi. Accade in Valle d’Aosta ove un gruppo di famiglie accorte, motivate ed amorevoli verso la loro prole ha deciso di abbandonare il sistema centrale dell’educazione dell’obbligo per optare per una forma alternativa di educazione dei propri figli. 
 
La proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza genitoriale è il famigerato ed illegale decreto Lorenzin/Gentiloni sulle vaccinazioni forzate, quell’abominio coercitivo degno di uno stato totalitario qual è la ‘Republic of Italy Spa’. L’articolo:


Una cinquantina di mamme e papà hanno annunciato di voler puntare su un’istruzione differente per i loro figli, progettando una scuola parentale. Ecco la diffusione, la legislazione e le certificazioni richieste per questo tipo (previsto dalla costituzione) di obbligo scolastico. In questa scuola pubblica non ci sentiamo liberi, ce ne andiamo”. 
 
Gli ultimi dissidenti del sistema d’istruzione italiano sono una cinquantina di famiglie della Valle d’Aosta che si sono conosciute nell’ambito del movimento nato contro l’obbligo vaccinale
 
Mamme e papà che si sono sentiti obbligati dallo Stato e che hanno scoperto di avere il desiderio di un’istruzione differente per i loro figli. Una scelta per evitare la vaccinazione obbligatoria e assicurare l’istruzione ai bambini che potrebbe ben presto essere seguita da molti altri genitori in tutt’Italia.

Per ora – spiega Stefano Minetti, presidente dell’associazione “Pro libera scelta Vda” – siamo circa cinquanta famiglie ma molto dipende da come si comporterà lo Stato a marzo: se quei bambini saranno sbattuti fuori dalle aule potrebbero decidere di fare scuola parentale. I genitori sono preoccupati e scettici”. 
Numeri che vanno a sommarsi ai tanti che in Italia hanno già fatto questa scelta: solo nell’ultimo anno scolastico il ministero ha registrato 1.226 alunni in istruzione parentale. Per la precisione: 438 alla scuola primaria, 475 alla secondaria di primo grado e 313 alle superiori. Un fenomeno che è sempre più in espansione
 
Non stiamo parlando di numeri allarmanti ma dall’anno scolastico 2014/2015 ad oggi (unici dati disponibili) c’è stato un netto aumento delle famiglie che hanno fatto questa scelta. Tre anni fa alle elementari erano 307 i bambini che venivano educati a casa. 
 
Mentre va registrato un calo alle medie: se nel 2014, infatti, erano 638, nel 2015 sono calati a 337 per aumentare di nuovo lo scorso anno a 475. Quest’anno l’obbligo vaccinale potrebbe portare di nuovo ad un incremento.

Le regioni dove vi sono più alunni che abbandonano la scuola pubblica sono la Campania (228 alunni in istruzione parentale); il Trentino Alto Adige (160), la Sicilia (133) e la Lombardia (119). 
 
In Molise, invece, non vi è una sola famiglia che ha fatto questa scelta, in Basilicata sono solo quattro e sei in Calabria. In Italia la scuola parentale è garantita dall’articolo trenta della Costituzione (“È diritto e dovere dei genitori mantenere, istruire ed educare i propri figli”) che dà il compito a mamma e papà di scegliere come insegnare ai figli a leggere, scrivere e far di conto.

Chi opta per questa strada è sottoposto solo alla legislazione italiana non a norme regionali o locali. In caso di istruzione parentale, i genitori dell’alunna o dell’alunno, ovvero coloro che esercitano la responsabilità genitoriale, sono tenuti a presentare annualmente la comunicazione preventiva al dirigente scolastico del territorio di residenza. 
 
Questi studenti sostengono annualmente l’esame di idoneità per il passaggio alla classe successiva in qualità di candidati esterni presso una scuola statale o paritaria, fino all’assolvimento dell’obbligo di istruzione. 
 
Dal punto di vista legislativo la garanzia dell’assolvimento del dovere all’istruzione avviene attraverso l’autocertificazione dei genitori di avere le capacità tecniche ed economiche per provvedere all’educazione dei propri figli.

Famiglia e direzione scolastica si accordano su una data in cui i genitori e lo studente presenteranno il lavoro svolto durante l’anno scolastico. La programmazione delle famiglie è tenuta a seguire le linee guida nazionali del Miur e non i singoli programmi della scuola di riferimento.

Di fatto il panorama degli “homeschoolers” è vario. C’è chi ha scelto di essere “duro e puro” e non adotta alcun libro scolastico, non ha orari definiti e chi invece decide per una via di mezzo, istruendo i figli tra le mura di casa ma prendendo come punto di riferimento i testi adottati dai compagni. La terza strada, infine, è quella di chi si affida a degli esperti, a degli insegnanti che si prendono in carico un piccolo gruppo di bambini.

In Valle D’Aosta non hanno ancora deciso che strada prendere: “Non facciamo scissioni per partito preso. Siamo partiti dal tema dei vaccini pensando che un tema così delicato non può essere trattato come un trattamento sanitario obbligatorio ma mentre ragionavamo abbiamo capito che in Italia è necessario fare scelte di libertà anche per quanto riguarda l’istruzione dei figli. 
 
Il nostro progetto di scuola parentale nascerà in Valle D’Aosta in un luogo raggiungibile a tutti. Non vogliamo fare una scuola privata saremmo felici che ci fosse la scuola pubblica che ci offre una pedagogia in linea con la società che viviamo”, spiega Minetti.
 
 
 

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