venerdì 1 settembre 2017

L’ avena nei disturbi cognitivi


Per diverse migliaia di anni, l’avena, Avena sativa L. è stata utilizzata nella dieta umana. Evidenze archeologiche mostrano che nel primo millennio a.C. l’avena era presente nel Centro e nel Nord Europa, in Cina, nel bacino del  Mediterraneo e in una vasta zona che va dall’Iran all’Africa.

L’avena ha anche una lunga storia come farmaco. In passato, si usava il decotto di semi (cariossidi) come emolliente nella cura delle affezioni infiammatorie delle vie respiratorie (soprattutto dei soggetti fragili e deboli). Il decotto veniva anche somministrato, come ricostituente, ai bambini nell’età dello sviluppo, alle donne dopo l’allattamento, ai convalescenti, ai tubercolotici e agli anziani. Tutte queste indicazioni rimangono ancora oggi pienamente valide.

Più di recente, si è voluto indagare le proprietà dell’avena da un punto di vista scientifico. E’ emerso che questa pianta possiede proprietà antiossidanti, immunomodulanti, antinfiammatorie, antidiabetiche, cicatrizzanti, antiprurito, antiaterogenico e antitumorale.

I macrocomponenti dell’avena sono: polisaccaridi solubili (65-85%), proteine (15-20%), lipidi (3-11%) e fibre (5%). I più importanti principi attivi sono i polifenoli, le saponine glicosidiche, i flavonoidi e il tocoferolo.

Il gruppo dei polifenoli avenantramidi possiede un potere antiossidante dalle 10 alle 30 volte superiore rispetto ad altri composti fenolici presenti nell’avena. Gli avenantramidi sono in grado di sopprimere la produzione di diverse molecole implicate nello sviluppo della placca ateromatosa. Studi clinici hanno mostrato che questi composti sono anche utili nel caso di dislipidemie.

Tra i polisaccaridi dell’avena si annovera anche un β-glucano, in grado di modulare i livelli di glicemia nei soggetti diabetici e nei pre-diabetici.

Esternamente, l’avena si è dimostrata efficace nel caso di irritazioni della cute, nell’eczema nei danni da UVA/UVB. Prodotti a base di avena colloidale sono risultati efficaci nelle abrasioni, negli eritemi, nelle lichenificazioni e nel prurito di pazienti affetti da xerosi.

Un’altra interessante indicazione dell’avena sativa è nell’ambito dei disturbi mentali e cognitivi. E’ noto che lo stress ossidativo cellulare è in grado di alterare le performance neuronali, tra cui la neurotrasmissione e il funzionamento generale del cervello. Lo stress ossidativo è anche implicato nei disturbi neuropsichiatrici, tra cui gli stati di ansia, la depressione e i gravi stress. I semi immaturi di avena sono utilizzati da tempo come un sicuro farmaco nervino e prescritti nel caso di ansia cronica, stati di tensione e sindromi neurasteniche. 

L’azione nervina è stata confermata utilizzando test comportamentali nei topi: i risultati del gruppo che assumeva avena erano quasi comparabili ai risultati del gruppo cui era stato somministrato del diazepam. In un altro studio, sempre sui topi, l’assunzione giornaliera di un estratto di avena per sette settimane ha migliorato significativamente la risposta allo stress, l’apprendimento e il comportamento sociale, diventato più “amichevole”. Per altro, sappiamo che le alterazioni del comportamento sociale possono essere indicative di vari disturbi cognitivi. 

Gli stessi risultati benefici si sono ottenuti in un trial clinico in Australia, nel caso di anziani affetti da un moderato disturbo cognitivo: dopo qualche ora dall’assunzione di un estratto di avena, i soggetti testati erano già in grado di mantenere l’attenzione e la concentrazione su di un compito assegnato. In un simile studio clinico condotto invece in Inghilterra, un estratto di avena ha migliorato l’esecuzione dei compiti assegnati e la memoria episodica in un gruppo di adulti di mezza età che manifestava un precoce declino cognitivo.

In Germania si è voluto studiare l’attività elettrica cerebrale durante il lavoro mentale e dopo l’assunzione di un estratto di avena, utilizzando l’EEG e il mappaggio quantitativo del cervello. Si è visto che i maggiori effetti dell’avena si concentravano nella regione fronto-temporale, che notoriamente è quella coinvolta nelle funzioni cognitive.

Infine, studi non ancora pubblicati di un produttore tedesco di fitoterapici, dimostrerebbero che un estratto etanolico standardizzato di avena verde è in grado di inibire due distinti enzimi: la fosfodiesterasi 4 (PDE-4) e la monoamino ossidasi B (MAO-B). Entrambi questi enzimi agiscono sul sistema nervoso centrale (SNC) e modulano gli stati d’ansia, la memoria e la depressione. Inoltre, elevati livelli di MAO-B nel cervello sono associati a disturbi neurodegenerativi, come l’Alzheimer e il Parkinson. 

Oltre ai disturbi legati al SNC, gli inibitori di MAO-B e PDE-4 hanno mostrato un potenziale campo di azione che include anche l’artrite reumatoide e la bronco-pneumopatia ostruttiva. Il produttore tedesco è convinto che anche questo estratto di avena potrebbe sortire effetti terapeutici simili a quelli dei farmaci inibitori delle monoaminossidasi. Attendiamo ulteriori verifiche.

Quindi, sulla base di tutti questi studi, possiamo affermare che l’avena ha indubbi effetti benefici sulle funzioni cerebrali e notevoli potenzialità nei disturbi cognitivi e dell’umore. 


Bibliografia
Lang S. Avena sativa: a natural supporter of cognition and mental fitness. Anklam Extrakt GmbH, Research Study, 14-Jun-2017. 


Francesco Perugini Billi©copyright


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