L’avena ha anche una lunga storia come
farmaco. In passato, si usava il decotto di semi (cariossidi) come
emolliente nella cura delle affezioni infiammatorie delle vie
respiratorie (soprattutto dei soggetti fragili e deboli). Il decotto
veniva anche somministrato, come ricostituente, ai bambini nell’età
dello sviluppo, alle donne dopo l’allattamento, ai convalescenti, ai
tubercolotici e agli anziani. Tutte queste indicazioni rimangono ancora
oggi pienamente valide.
Più di recente, si è voluto indagare le
proprietà dell’avena da un punto di vista scientifico. E’ emerso che
questa pianta possiede proprietà antiossidanti, immunomodulanti,
antinfiammatorie, antidiabetiche, cicatrizzanti, antiprurito,
antiaterogenico e antitumorale.
I macrocomponenti dell’avena sono:
polisaccaridi solubili (65-85%), proteine (15-20%), lipidi (3-11%) e
fibre (5%). I più importanti principi attivi sono i polifenoli, le
saponine glicosidiche, i flavonoidi e il tocoferolo.
Il gruppo dei polifenoli avenantramidi
possiede un potere antiossidante dalle 10 alle 30 volte superiore
rispetto ad altri composti fenolici presenti nell’avena. Gli
avenantramidi sono in grado di sopprimere la produzione di diverse
molecole implicate nello sviluppo della placca ateromatosa. Studi
clinici hanno mostrato che questi composti sono anche utili nel caso di
dislipidemie.
Tra i polisaccaridi dell’avena si
annovera anche un β-glucano, in grado di modulare i livelli di glicemia
nei soggetti diabetici e nei pre-diabetici.
Esternamente, l’avena si è dimostrata
efficace nel caso di irritazioni della cute, nell’eczema nei danni da
UVA/UVB. Prodotti a base di avena colloidale sono risultati efficaci
nelle abrasioni, negli eritemi, nelle lichenificazioni e nel prurito di
pazienti affetti da xerosi.
Un’altra interessante indicazione
dell’avena sativa è nell’ambito dei disturbi mentali e cognitivi. E’
noto che lo stress ossidativo cellulare è in grado di alterare le
performance neuronali, tra cui la neurotrasmissione e il funzionamento
generale del cervello. Lo stress ossidativo è anche implicato nei
disturbi neuropsichiatrici, tra cui gli stati di ansia, la depressione e
i gravi stress. I semi immaturi di avena sono utilizzati da tempo come
un sicuro farmaco nervino e prescritti nel caso di ansia cronica, stati
di tensione e sindromi neurasteniche.
L’azione nervina è stata
confermata utilizzando test comportamentali nei topi: i risultati del
gruppo che assumeva avena erano quasi comparabili ai risultati del
gruppo cui era stato somministrato del diazepam. In un altro studio,
sempre sui topi, l’assunzione giornaliera di un estratto di avena per
sette settimane ha migliorato significativamente la risposta allo
stress, l’apprendimento e il comportamento sociale, diventato più
“amichevole”. Per altro, sappiamo che le alterazioni del comportamento
sociale possono essere indicative di vari disturbi cognitivi.
Gli stessi
risultati benefici si sono ottenuti in un trial clinico in Australia,
nel caso di anziani affetti da un moderato disturbo cognitivo: dopo
qualche ora dall’assunzione di un estratto di avena, i soggetti testati
erano già in grado di mantenere l’attenzione e la concentrazione su di
un compito assegnato. In un simile studio clinico condotto invece in
Inghilterra, un estratto di avena ha migliorato l’esecuzione dei compiti
assegnati e la memoria episodica in un gruppo di adulti di mezza età
che manifestava un precoce declino cognitivo.
In Germania si è voluto studiare
l’attività elettrica cerebrale durante il lavoro mentale e dopo
l’assunzione di un estratto di avena, utilizzando l’EEG e il mappaggio
quantitativo del cervello. Si è visto che i maggiori effetti dell’avena
si concentravano nella regione fronto-temporale, che notoriamente è
quella coinvolta nelle funzioni cognitive.
Infine, studi non ancora pubblicati di
un produttore tedesco di fitoterapici, dimostrerebbero che un estratto
etanolico standardizzato di avena verde è in grado di inibire due
distinti enzimi: la fosfodiesterasi 4 (PDE-4) e la monoamino ossidasi B
(MAO-B). Entrambi questi enzimi agiscono sul sistema nervoso centrale
(SNC) e modulano gli stati d’ansia, la memoria e la depressione.
Inoltre, elevati livelli di MAO-B nel cervello sono associati a disturbi
neurodegenerativi, come l’Alzheimer e il Parkinson.
Oltre ai disturbi
legati al SNC, gli inibitori di MAO-B e PDE-4 hanno mostrato un
potenziale campo di azione che include anche l’artrite reumatoide e la
bronco-pneumopatia ostruttiva. Il produttore tedesco è convinto che
anche questo estratto di avena potrebbe sortire effetti terapeutici
simili a quelli dei farmaci inibitori delle monoaminossidasi. Attendiamo
ulteriori verifiche.
Quindi, sulla base di tutti questi
studi, possiamo affermare che l’avena ha indubbi effetti benefici sulle
funzioni cerebrali e notevoli potenzialità nei disturbi cognitivi e
dell’umore.
Bibliografia
Lang S. Avena sativa: a natural supporter of cognition and mental fitness. Anklam Extrakt GmbH, Research Study, 14-Jun-2017.
Francesco Perugini Billi©copyright
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