venerdì 1 settembre 2017

Le cose del cielo, le cose della terra


... e se la cosiddetta spiritualità fosse solo un modo per sfuggire dalla realtà e dalle cose che non si vogliono guardare?

Mi sono posto questa domanda più e più volte ultimamente osservando un universo di 'nuovi' maestri, corsi e insegnamenti che vorrebbero inculcare nella mente delle persone concetti di amore, miracoli, onnipotenza, immortalità e illuminazione, diffusi da persone che tutto sembrano meno che onnipotenti o immortali e che sopratutto propagano sempre di più messaggi che separano gli individui 'spirituali' da quelli che non lo sono.

Non faccio nomi, ma rifletto un attimo su questo concetto come anche sul fatto che tanti comportamenti ascritti alla vita spirituale (pace interiore, distacco dal mondo, scelte alimentari e sociali ecc...) a volte sembrano tentativi di reprimere o evitare di guardare taluni dolori o complessi inconsci, più che mezzi per evolvere.

Tra le cose del cielo e le cose della terra sembrerebbe esserci un grandissimo divario al momento: tantissima gente chiacchiera continuamente di cose che non ha mai vissuto, cose come 'illuminazione' o 'risveglio planetario' spiegando agli altri cosa queste parole significhino, e non ci sarebbe niente di male se non fosse che questa stessa gente si sta perdendo la vita 'vera' che sta scorrendo sotto i loro nasi, incessante.

Se guardo facebook, blog o siti web trovo molte persone impegnate nel tentativo di diffondere 'verità' agli altri senza avere nessuna idea se queste verità esistano davvero. E' un errore che ho fatto anche io, per anni.

Ho iniziato a parlare di legge di attrazione e potere del pensiero molto prima che ne conoscessi l'effettiva portata, a volte anche dicendo delle cose assurde e lo facevo perchè in fondo mi sentivo meglio degli altri facendo così, e mi sembrava temporaneamente di aver dato un senso a una vita senza senso.

Quando poi arrivavano i problemi veri non riuscivo a credere ancora a quelle cose che sfacciatamente sbandieravo perchè non le avevo davvero ancora sperimentate e cadevo nel dolore, nel giudizio, nel pensiero negativo.

Mentre la realtà è semplicemente quello che è, a volte difficile, le cose del 'cielo' sembrano sempre più profonde, più importanti e più 'eterne' di quelle della terra, e della vita materiale che per molti spiritualisti non ha più alcuna importanza. E anche io ho predicato il distacco, e l'ho anche praticato ma credo che distaccarsi dalle cose del mondo non sia affatto lo stesso che ignorarle.

Credo ad esempio che lavorare sulle emozioni non equivalga a non avere più emozioni o voler evitare quelle negative. E sono sicuro che lavorare sul distacco dal corpo non significhi avere un corpo trascurato e malandato perchè tanto il corpo è illusione. Credo invece che per essere nel mondo senza essere del mondo bisogna ricordarsi e praticare la prima parte dell'equazione molto più della seconda.

Nel mondo bisogna esserci perchè il mondo E' il quaderno degli esercizi. E ci si può stare anche felicemente quando si applicano bene i princìpi, ma questa è una cosa che gli esseri 'evoluti' al momento non accettano... alcuni esseri 'evoluti' ci stanno dicendo infatti che stare bene nel mondo equivale a coltivare un attaccamento al mondo stesso, quindi il benessere non è la prima cosa da inseguire.

Eppure io credo che anche e soprattutto quando si stia abbastanza bene si può lasciar andare l'attaccamento o, come diceva non ricordo chi, quando hai il pane per sfamarti puoi dedicarti a Dio senza altri pensieri, e credo che la sofferenza in molti casi (ma non in tutti) sia davvero un sovrappiù.

Molte persone si stanno dedicando a percorsi ascetici, eosterici, evolutivi non per vera vocazione, ma perchè hanno una tremenda paura di soffrire e stanno cercando la pillola magica che faccia cessare il loro dolore, stanno tentando di controllare la loro vita col risultato però di scapparne via, così come sono scappato io per tanti anni. Tuttavia fare questo significa 'reprimere' e la 'repressione' porta sempre a manifestarsi tutto ciò che è stato represso secondo un ben noto e infame meccanismo di proiezione.

Ci sono ancora troppe persone che credono seriamente di doversi isolare e andare a chissà quale ritiro, grotta, ashram a fare chissà quale meditazione, e chiamano questa una 'pratica' spirituale, per raggiungere l'illuminazione, la centratura, la pace. E mi sta bene perchè anche a me servono periodi del genere.

Ma le stesse persone poi non sono in grado di portare questa pace nella vita quotidiana, nelle loro famiglie, relazioni e cerchie di amici, non sono in grado di accettare la diversità e non riescono a non giudicare tutti quelli che non fanno un percorso anche solo simile al loro. Tuttavia proprio quelle situazioni che si giudicano male e poco evolute spiritualmente, nascondono probabilmente gli esercizi più preziosi e le ricompense migliori per chi si prende la briga di 'starci' dentro e non scappare in qualche meditazione, mantra, concetto, principio.

A un certo punto della mia vita sono arrivato a capire che le cose del cielo e le cose della terra non sono affatto separate, e che il mondo può in effetti essere usato per trascendere il mondo stesso. Ho compreso chiaramente che essendo il mondo un simbolo, una proiezione di me stesso, scappare dal mondo significa esattamente scappare da me e dalle mie zone oscure, e ho smesso da tempo di credere di dovermi ritagliare del tempo per dedicarmi a 'cose spirituali', perchè tutto è spiritualità e tutto è un simbolo, un riflesso di qualcosa che origina dalle profondità della mia coscienza. Perciò ho sposato la presenza, l'accettazione e il non giudizio in qualunque situazione come la mia pratica.

Questo mi ha dato tantissimi bei risultati, veri e propri cambiamenti e svolte epocali. Ma ancora sono un praticante molto più scarso di quanto mi piacerebbe credere e so che finchè sono qui non c'è fine al lavoro che devo fare.


Adriano Panatta


fonte: http://quantum73.blogspot.it/2011/08/le-cose-del-cielo-le-cose-della-terra.html

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