Non credete minimamente a ciò che dico. Non prendete nessun dogma o libro come infallibile. (Buddha)
martedì 5 settembre 2017
L’Egitto volta le spalle agli USA e si schiera con la Russia e la Siria
Putin con Al Sisi
L’avvicinamento
diplomatico che si è incrementato di recente tra l’Egitto e la Russia
sta creando grosse preoccupazioni al governo di Tel Aviv che teme una
associazione russo-egiziana a favore della Siria ed in pregiudizio del
propri interessi.
In questo senso, il giornale israeliano “The Jerusalem Post” scrive che
la decisione dell’Amministrazione statunitense di annullare parte del
suo aiuto finanziario all’Egitto e di sospendere un’altra parte del
debito verso il Cairo, per causa della mancanza di progressi nei
“diritti umani”, ha fatto infuriare il Governo del Cairo. Il giornale
afferma che l’Egitto si sente di nuovo insultato e tradito
dall’atteggiamento statunitense. I partiti politici egiziani i
parlamentari e gli analisti hanno manifestato la loro protesta contro la
decisione statunitense.
Non si conosce che cosa abbia motivato la decisione degli Stati
Uniti. Ci si domanda se sia stata una decisione presa ad un livello
inferiore dell’Amministrazione USA senza pensare alle sue implicazioni
strategiche, se la Casa Bianca sia stata informata di un cambiamento
contrario alla politica del Presidente. Risulta certo che questa
decisione si riferisce alla legge che sospende gli aiuti militari ai
paesi responsabili di violazioni dei diritti umani.
Tuttavia è noto che la decisione finale risale al Segretario di Stato
che può decidere quando applicare questa legge. Potrebbe essere questa
una mossa che potrebbe “svergognare” il Presidente e agire contro la
sua politica? Rientra forse nel conflitto interno in corso a Washington?
Queste le domande che si pone il Jerusalem Post.
Tuttavia l’Egitto già da tempo aveva deciso che era arrivato il
momento di avvicinarsi alla Russia piuttosto che confidare negli Stati
Uniti.
L’Egitto è il più popoloso ed influente Stato arabo che dispone del
maggiore Esercito nella regione.
Si tratta di uno stato a maggioranza
sunnita che dovrebbe essere il paese leader in una coalizione antiterroristica, visto che il terrorismo islamista ha colpito più volte
l’Egitto nel Sinai ed al Cairo.
Tuttavia l’Egitto si è tirato fuori
dalla coalizione promossa dall’Arabia Saudita dei paesi sunniti contro
l’Iran e l’avvicinamento alla Russia comporterà inevitabilmente un
avvicinamento anche all’Iran ed alla Siria, stretti alleati di Mosca nel
conflitto siriano.
Pochi giorni dopo della visita del genero e consigliere di Donald
Trump, Jared Kushner, che non è stata considerata benvenuta dai
funzionari egiziani, Alexei Lijachev, direttore generale della russa Rosatom,
ha viaggiato al Cairo dove ha definito e sottoscritto l’accordo
iniziale del 2015 relativo alla costruzione di una centrale nucleare con
quattro reattori in Egitto per il 2022.
Il Cairo sta cercando di allinearsi alle posizioni di Moscarispetto alla Siria e sta aiutando la Russia a recuperare la sua influenza in Libia. Inoltre l’Egitto sta cercando di fortificare le sue relazioni con la
Cina, avvisando che la nuova Amministrazione statunitense non sembra
voler chiarire in quale direzione andare. Questa non è una buona notizia
per Israele, conclude l’articolo del The Jerusalem Post.
Forze egiziane antiterrorismo
Il presidente egiziano Al Sisi e la delegazione dei ministri che lo
accompagnava hanno viaggiato in Cina per assistere al vertice del gruppo
dei BRICS e in quella sede sono previste riunioni, nel contesto del
vertice, con i presidenti della Russia e della Cina. I responsabili
egiziani hanno previsto di discutere di varie questioni importanti fra
cui la crisi siriana che interessa entrambi i paesi.
Quello che sembra sicuro è che, l’allontanamento dell’Egitto
dall’orbita statunitense e saudita per entrare in cooperazione ed
alleanza con la Russia, costituisce un ulteriore smacco per la
diplomazia e per la strategia degli USA in Medio Oriente. Israele ne è
consapevole ed inizia a preoccuparsi dei riflessi che questo potrebbe
avere sulla propria situazione, già delicata dopo la sconfitta subita in
Siria della coalizione diretta dagli USA.
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