Macché scorie radioattive. Era uranio arricchito di interesse militare
quello che ha viaggiato lunedì notte dal sito Sogin di Trisaia di
Rotondella, in Basilicata, all’aeroporto militare di Gioia del Colle in
Puglia.
O meglio, lettori: le cose di interesse militare non le vengono mica a dire nè a me nè a voi. Però cucendo insieme Wikileaks e comunicati stampa si arriva dritti e filati a questa conclusione.
Il trasporto notturno ultrascortato e ultraprotetto di presunto materiale radioattivo è stato segnalato dal senatore del Movimento Cinque Stelle Vito Petrocelli, che ha annunciato un’interrogazione e suppone che si trattasse di scorie provenienti dalla centrale nucleare americana di Elk River.
Da Wikileaks si ricava che il sito Sogin (la società di Stato incaricata del decommissionamento nucleare) di Rotondella nel 1970 ha ricevuto dagli Usa 64 barre di combustibile usato, divise in due diversi fusti. Contengono il 93% di Uranio 235, meglio conosciuto come uranio arricchito, sono di interesse militare e vengono effettivamente da Elk River, una delle primissime centrali nucleari statunitensi (funzionò fra il 1964 e il 1968) situata in prosimità dell’omonimo laboratorio di ricerca.
Un comunicato stampa emesso martedì dalla Sogin informa che “si è concluso oggi il rimpatrio negli Stati Uniti di materiali nucleari sensibili di origine americana”. Una frase ambigua: si è concluso il rimpatrio di tutte le 64 barre americane o solo di parte di esse? Senza contare che, se mi seguite, in questa storia si incontra non solo l’uranio arricchito ma anche il plutonio. Dov’è quel plutonio, ora?
Intanto ecco (via Rna su Facebook) la corrispondenza confidenziale intercorsa nel 2006 fra l’Italia e gli Usa a proposito delle barre di Elk River custodite al sito Sogin di Rotondella e diffusa da Wikileaks.
Governava Berlusconi e il suo sottosegretario Gianni Letta (lo zio dell’Enrico ora presidente del consiglio) supplicava gli americani di riprendersele a causa del loro impatto psicologico sulla popolazione.
In quel periodo era ancora fresca l’onda delle proteste, nel 2003, per il ventilato sito nazionale di rifiuti radioattivi a Scanzano Jonico, ad una decina di chilometri da Rotondella, e Berlusconi si apprestava a tentare invano di far digerire agli italiani il ritorno all’energia nucleare.
Se non vi riprendete le 64 barre, scriveva nel 2006 Letta agli americani, con suo grande rammarico l’Italia dovrà mandarle in Russia.
Sempre dalla lettera di Letta zio si evincono quantità, qualità, interesse militare e provenienza delle barre: la storia della centrale nucleare americana di Elk River, roba da archeologia nucleare, è raccontata (prima e seconda puntata) su Atomic Power Rewiev.
Gli Stati Uniti risposero di no, che non avrebbero ripreso la loro roba. L’Italia incassò il dinniego e non mandò a Putin le barre di Elk River. Il veto a riportare negli Usa le barre di Elk River cadde solo nel 2012, in occasione del vertice sulla sicurezza nucleare svoltosi a Seoul. Anche se non ho trovato il documento ufficiale, un blog americano che dà minuzioso conto dell’evento a lode e gloria del presidente Obama sostiene che in quell’occasione l’Italia annunciò che avrebbe lavorato insieme agli Usa per eliminare gli “eccessi” di uranio arricchito e di plutonio presente sul suo territorio, identificare il materiale trasferibile negli Stati Uniti e mandarlo là entro il 2014.
Faccio una pausa nella narrazione: plutonio? Quale plutonio, dove è ora il plutonio? Nel cablo di Wikileaks a proposito delle barre di Elk River si fa riferimento solo ad Uranio 235 e Torio.
Anche se, dicevo, non ho trovato l’originale dell’accordo Italia-Usa del 2012 sull’uranio arricchito e sul plutonio presente sul territorio italiano, una versione assolutamente identica dei patti allora raggiunti è presente anche su un sito coreano.
Si arriva così alla fine della vicenda segnalata dal senatore Petrocello: il comunicato stampa pubblicato martedì 30 dalla Sogin dice che il rimpatrio del “materiale sensibile” statunitense è avvenuto “in ossequio agli impegni presi dall’Italia in occasione del Vertice sulla Sicurezza Nucleare svoltosi a Seoul nel marzo del 2012″.
Tutto quadra, mi pare. Tranne il plutonio del cui rimpatrio si parlò a Seul e tranne un’incognita: le barre di Elk River erano in due contenitori, sono stati entrambi rimpatriati o solo uno?
fonte: http://blogeko.iljournal.it/macche-scorie-radioattive-da-rotondella-e-uscito-uranio-arricchito-di-interesse-militare/75232
O meglio, lettori: le cose di interesse militare non le vengono mica a dire nè a me nè a voi. Però cucendo insieme Wikileaks e comunicati stampa si arriva dritti e filati a questa conclusione.
Il trasporto notturno ultrascortato e ultraprotetto di presunto materiale radioattivo è stato segnalato dal senatore del Movimento Cinque Stelle Vito Petrocelli, che ha annunciato un’interrogazione e suppone che si trattasse di scorie provenienti dalla centrale nucleare americana di Elk River.
Da Wikileaks si ricava che il sito Sogin (la società di Stato incaricata del decommissionamento nucleare) di Rotondella nel 1970 ha ricevuto dagli Usa 64 barre di combustibile usato, divise in due diversi fusti. Contengono il 93% di Uranio 235, meglio conosciuto come uranio arricchito, sono di interesse militare e vengono effettivamente da Elk River, una delle primissime centrali nucleari statunitensi (funzionò fra il 1964 e il 1968) situata in prosimità dell’omonimo laboratorio di ricerca.
Un comunicato stampa emesso martedì dalla Sogin informa che “si è concluso oggi il rimpatrio negli Stati Uniti di materiali nucleari sensibili di origine americana”. Una frase ambigua: si è concluso il rimpatrio di tutte le 64 barre americane o solo di parte di esse? Senza contare che, se mi seguite, in questa storia si incontra non solo l’uranio arricchito ma anche il plutonio. Dov’è quel plutonio, ora?
Intanto ecco (via Rna su Facebook) la corrispondenza confidenziale intercorsa nel 2006 fra l’Italia e gli Usa a proposito delle barre di Elk River custodite al sito Sogin di Rotondella e diffusa da Wikileaks.
Governava Berlusconi e il suo sottosegretario Gianni Letta (lo zio dell’Enrico ora presidente del consiglio) supplicava gli americani di riprendersele a causa del loro impatto psicologico sulla popolazione.
In quel periodo era ancora fresca l’onda delle proteste, nel 2003, per il ventilato sito nazionale di rifiuti radioattivi a Scanzano Jonico, ad una decina di chilometri da Rotondella, e Berlusconi si apprestava a tentare invano di far digerire agli italiani il ritorno all’energia nucleare.
Se non vi riprendete le 64 barre, scriveva nel 2006 Letta agli americani, con suo grande rammarico l’Italia dovrà mandarle in Russia.
Sempre dalla lettera di Letta zio si evincono quantità, qualità, interesse militare e provenienza delle barre: la storia della centrale nucleare americana di Elk River, roba da archeologia nucleare, è raccontata (prima e seconda puntata) su Atomic Power Rewiev.
Gli Stati Uniti risposero di no, che non avrebbero ripreso la loro roba. L’Italia incassò il dinniego e non mandò a Putin le barre di Elk River. Il veto a riportare negli Usa le barre di Elk River cadde solo nel 2012, in occasione del vertice sulla sicurezza nucleare svoltosi a Seoul. Anche se non ho trovato il documento ufficiale, un blog americano che dà minuzioso conto dell’evento a lode e gloria del presidente Obama sostiene che in quell’occasione l’Italia annunciò che avrebbe lavorato insieme agli Usa per eliminare gli “eccessi” di uranio arricchito e di plutonio presente sul suo territorio, identificare il materiale trasferibile negli Stati Uniti e mandarlo là entro il 2014.
Faccio una pausa nella narrazione: plutonio? Quale plutonio, dove è ora il plutonio? Nel cablo di Wikileaks a proposito delle barre di Elk River si fa riferimento solo ad Uranio 235 e Torio.
Anche se, dicevo, non ho trovato l’originale dell’accordo Italia-Usa del 2012 sull’uranio arricchito e sul plutonio presente sul territorio italiano, una versione assolutamente identica dei patti allora raggiunti è presente anche su un sito coreano.
Si arriva così alla fine della vicenda segnalata dal senatore Petrocello: il comunicato stampa pubblicato martedì 30 dalla Sogin dice che il rimpatrio del “materiale sensibile” statunitense è avvenuto “in ossequio agli impegni presi dall’Italia in occasione del Vertice sulla Sicurezza Nucleare svoltosi a Seoul nel marzo del 2012″.
Tutto quadra, mi pare. Tranne il plutonio del cui rimpatrio si parlò a Seul e tranne un’incognita: le barre di Elk River erano in due contenitori, sono stati entrambi rimpatriati o solo uno?
fonte: http://blogeko.iljournal.it/macche-scorie-radioattive-da-rotondella-e-uscito-uranio-arricchito-di-interesse-militare/75232
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