venerdì 3 ottobre 2014

Il Ponte Arcobaleno

 
Un po’ di tempo fa ho assistito a un convegno di diabetologi.

Dopo una serie di interventi riguardanti argomenti già ascoltati tante volte, dalla corretta alimentazione, all’utilizzo più giudizioso dei vari farmaci secondo il tipo di paziente, è stato il turno di una psicologa che, a sorpresa, ha tenuto la relazione ascoltata con il maggior coinvolgimento da parte degli, ormai sonnecchianti, partecipanti.

Il suo contributo riguardava le difficoltà nella comunicazione tra il medico e il paziente.

Per prima cosa, la psicologa ha invitato tre medici a salire sul palco e a sedersi su tre sedie, disposte in fila, una dietro l’altra.
 
Lei ha svolto il ruolo del medico e i tre diabetologi, quello del paziente.

Come, vorrai dire: dei pazienti, ti sei sbagliato a scrivere”, dirà qualcuno.
 
No, rispondo, perché la psicologa sosteneva che ogni paziente che si siede davanti a un medico è, in un certo senso, costituito da tre entità differenti.
 
Alla persona fisica, con i suoi dolori, la sua malattia, i suoi bisogni, si affianca una persona emotiva, dominata dalle sue paure, dalle emozioni e dai sentimenti e una persona mentale, con le sue idee, le sue ideologie religiose e politiche, le sue convinzioni.

Il medico, se vuole curare il paziente integrale, deve tener conto di questi tre centri di consapevolezza che convivono all’interno di ognuno di noi, sani o malati che siamo.
 
La psicologa poi ha aggiunto: c’è anche una quarta entità dentro ogni paziente (e dentro tutti noi), rappresentata da un quarto individuo seduto dietro gli altri tre: la sua essenza. Essa, concluse, rappresenta il nostro scopo più intimo e profondo, la nostra ragione di vita.

Per uno studioso di psicologia esoterica, essa è l’anima, il Sé superiore, la nostra scintilla divina.

La psicologa non poteva saperlo, ma ha spiegato in modo impeccabile l’esistenza di un rapporto, interno a noi, fra i tre corpi della personalità (fisico, emotivo e mentale) e la nostra anima.

Questo ci porta a capire quanto siamo vicini a una profonda rivoluzione all’interno della psicologia accademica, che sta per riconoscere l’esistenza del nostro Sé superiore e la necessità di costruire un ponte, una connessione tra la personalità e l’anima.

Finora la psicologia ha scoperto, nell’ordine:
-  L’intelligenza mentale, quella logico-razionale, evidenziata nei test d’intelligenza, che ci permette, fra le altre cose, di prendere dei bei voti a scuola.
-  L’intelligenza emotiva, che ci offre la possibilità di entrare in relazione con i nostri simili attraverso “gli affetti del cuore”, le emozioni, i sentimenti e non solo attraverso la fredda razionalità.
-  L’intelligenza del corpo (fisico) che ci segnala, in ogni momento della giornata, quali sono i nostri bisogni; ci suggerisce quando e cosa mangiare, quando abbiamo bisogno di riposo per non ammalarci, e così via.
Ora sta scoprendo l’intelligenza spirituale che ci spinge a cercare un contatto con la nostra anima e ci guida verso il bene comune, anziché nella direzione della nostra realizzazione individuale.

Solo il contatto con l’anima, dunque, può rivelarci, come per magia, lo scopo della nostra vita o, per dirla in linguaggio esoterico, il nostro Piano di Vita. Solo lei può rispondere alla domanda che tutti ci facciamo, a volte con curiosità, altre con sofferenza e angoscia: “Che cosa ci faccio io qui?”.

La domanda che forse sorge ora nella nostra mente è:
Come posso costruire questo ponte? In quali modi posso favorire il contatto con l’anima?

La risposta proveniente dalla Scienza dello Spirito (un altro nome che viene dato alla Saggezza Esoterica) è: attraverso la Triplice Via del Discepolo.

Per comprenderla immaginate un triangolo.

Al centro del triangolo ci siamo noi, il discepolo di verità. Lo spazio nel triangolo rappresenta invece il nostro campo di esperienza quotidiana.

I tre vertici rappresentano le tre attività che possono velocizzare il contatto con l’anima: lo Studio, la Meditazione e il Servizio.

Lo Studio è l’insieme dei libri che leggiamo e dei corsi che frequentiamo, alla ricerca di conoscenze teoriche e di tecniche pratiche che ci portino un po’ più in là nella comprensione di noi stessi e del nostro sentiero.

La Meditazione nasce in noi quando ci fermiamo, ci rilassiamo e applichiamo qualcuna di queste tecniche di concentrazione ricettiva per prendere contatto con il nostro sé più intimo.

Il Servizio si espande nel nostro ambiente quando abbiamo cambiato noi stessi a sufficienza per compiere l’opera di guarire le relazioni con le persone che ci sono più vicine, in famiglia, tra amici, nel mondo del lavoro. 

Poiché il nostro mondo esteriore è il riflesso del nostro mondo interiore, non possiamo fingere di essere cambiati se qualcosa non migliora nelle relazioni umane che coltiviamo.

Quanto siamo conflittuali con chi ci circonda? Fino a che punto giudichiamo gli altri o piuttosto li accettiamo per quello che sono, comprendendoli e amandoli per ciò che sicuramente hanno da insegnarci?

La risposta a queste domande può darci la misura della bontà e dell’efficacia (o della loro mancanza) del nostro servizio al mondo.

Come?  Ma il Servizio non è qualcosa di più grande e completo? Non coinvolge forse la nostra opera di guaritori, di portatori della luce della conoscenza esoterica nel mondo?

Certamente. Ma, come affermava qualcuno duemila anni fa: “Chi è fedele nel minimo, lo sarà anche nel molto. Chi è mancante nel minimo, sarà trovato mancante anche nel molto”.

In altre parole, se non riusciamo nemmeno a essere amorevoli e gentili con chi ci è più vicino, non potremo neppure divenire fari di luce in ambienti più vasti.

Non cerchiamo di frequentare l’università se non abbiamo ancora completato le scuole medie.

Purifichiamo il nostro piccolo universo di relazioni umane e altri ambiti di servizio si apriranno davanti a noi spontaneamente, quando sarà tempo e quando saremo pronti.

Quando avremo compiuto, fino a un certo punto, la costruzione di questo ponte interiore, che cosa accadrà?

La luce di questo arcobaleno inizierà allora a illuminarci con le qualità della nostra Anima.

Quali?

Esse possono essere indicate (ma anche velate) con tre parole magiche, tanto utilizzate quanto poco comprese: Luce, Amore, Volontà.

Queste parole sono come il proverbiale dito che indica la Luna. Se siamo saggi non ci concentreremo sul significato letterale di questi termini; piuttosto cercheremo di intuire i concetti, le idee esoteriche nascoste in essi, come tesori da tanto tempo occultati.

Prima che io vi parli, in un successivo articolo, delle idee che si nascondono dentro i termini Luce, Amore, Volontà, che ho evocato, vi chiedo di riflettere, concentrarvi, meditare, su questi concetti-seme.

Riflettete su ciò che possono significare nella nostra vita, su come possono manifestarsi, come entità viventi, nel nostro mondo interiore e nel suo riflesso, il nostro ambiente di attività quotidiana.

Questo è il primo, importante passo per portare le qualità dell’Anima nella nostra vita. 

Ci ritroveremo insieme, in un prossimo incontro, con una nuova pillola di saggezza esoterica.


Francesco de Falco


fonte: http://www.stazioneceleste.it/articoli/FrancescoDeFalco/DeFalco.3.htm

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