Il vice-presidente degli USA Joe Biden, intervenendo
all'Università di Harvard, ha accusato la Turchia, l'Arabia Saudita e
gli Emirati Arabi Uniti di aver sponsorizzato gli islamisti in Siria e
in Iraq. Poi però si è scusato, smentendo se stesso.
Washington
è alla vigilia di una lunga e difficile guerra. Ne ha avvisato il
vice-presidente degli USA Joe Biden le persone riunite a Harvard per
sentire il suo intervento. Ha chiarito poi che sono stati gli alleati
mediorientali a creare queste difficoltà agli USA: Turchia, Arabia
Saudita e Emirati Arabi Uniti. Ci tenevano così tanto a esautorare il
presidente della Siria Bashar al-Assad da inviare centinaia di milioni
di dollari e decine di tonnellate delle armi a chiunque era disposto a
combattere le truppe siriane governative, ha accentuato Biden.
Raccontando perfino un passaggio di un colloquio con il leader turco
Recep Tayyip Erdoğan che ha espresso un rammarico che la Turchia faceva
attraversare il suo confine troppi guerriglieri che in seguito si sono
uniti a ISIS.
Poi certamente Joseph Biden si è scusato
con Ankara e Abu-Dhabi. Dicendo che intendeva dire ben altra cosa e non
accusa per niente gli alleati di favoreggiamento al terrorismo. Le
parole però, diffuse da migliaia dei mass media e in rete, hanno un
impatto di gran lunga maggiore rispetto alle scuse per telefono.
Soprattutto sul pubblico interno. Proprio su questo contava
l'amministrazione della Casa Bianca. Sarebbe ingenuo pensare che un
politico altolocato con così tanta esperienza accumulata come il
vice-presidente degli USA Joseph Biden potesse lasciarsi sfuggire
qualcosa senza frenarsi. Ciascuna sua parola pronunciata a Harvard è
stata meticolosamente calcolata perseguendo uno scopo specifico,
respingere le accuse mosse contro il governo americano di aver
sponsorizzato islamisti oltranzisti, fa notare il politologo Leonid
Isaev:
Noi ricordiamo la seduta del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e la riunione dell'Assemblea Generale dell'ONU alle quali sia i paesi mediorientali sia i paesi latinoamericani hanno posto la domanda: chi e a quale scopo aveva finanziato in passato ISIS? E per respingere queste domande a esso rivolte la leadership americana deve giustificarsi e reindirizzare le accuse contro i suoi partner.
Per fare ciò non
c'è bisogno di inventare qualcosa: bisogna semplicemente dire la verità.
La cosa principale è di scegliere il momento giusto e porre
correttamente gli accenti, fa notare Adjar Kurtov, esperto dell'Istituto
Russo degli Studi Strategici:
Gli USA, avendo una rete ramificata delle rappresentanze diplomatiche, dell'intelligence e delle organizzazioni non-governative dove, in sostanza, pure opera il personale dell'intelligence, sono ben informati di ciò che stanno facendo i loro alleati. Perciò questa filippica, rivolta sul contro degli stati arabi e contro la Turchia ha come obiettivo primario sminuire gli errori commessi dagli stessi USA. Poiché anche gli USA hanno fornito armi e soldi all'opposizione siriana. Nelle condizioni della guerra civile invece nessuno controllava questi flussi. Questi mezzi arrivavano alle unità combattenti che potevano cambiare gli schieramenti. Perciò gli USA sono altrettanto colpevoli, alla pari della Turchia e degli Emirati Arabi Uniti.
Quando
i colpevoli invece sono tanti allora è impossibile chiamare a
rispondere qualcuno. Tanto più che la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti
in un primo momento si sono offesi, ma poi subito hanno perdonato. Non è
il momento per offendersi quando i guerriglieri dell'ISIS avanzano su
tutti i fronti.
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